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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE
DEGÙ STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO - STATISTICO - COMMERCIALE
DEGLI STATI
DI 8. HI. IL RE DI SARDEOIVA
COBfPILATO PER CURA
DEL PROFESSORE
GOFFREDO CASALIS
DOTTORE DI BELLE LETTERE
OPERA
MOLTO UTILE AGLI DCPIEGATI NEI PUBBLICI E PRIVATI UFFIZI
A TUTTE LE PERSONE APPLICATE AL FORO ALLA MILIZIA AL COMMERCIO
2 SINGOLARMENTE AGQ AMATORI DELLE COSE PATRIE
Ofnnes omnium carltates patria
una coro pie xa est. Gc. i Off,
VOL. III.
TORINO 1836
PRESSO G.Maspero libraio
Cassone Marzorati Yercellotti tipografi
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^rif ì^f?ng,g>3r-
F£l^ 21 iy40 j
^^dAlÉJU-^ ^A*-*-^
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CZf Editori MàSPERO, Marzobati e Comp. intendono godere
del prix^ilegio conceduto dalle Regie Patenti del 28 feb^.
brafo 1826, avendo eglino adempito quanto esse pre^
scrivono»
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE
DEGÙ STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
^ ISABELLA ( Cabdla)j com.ndi mand. di Rocchetta, proy.
di Novi y dioc. di Tortona , dir. di Genova. Dipende dal se-
nato di Genova 9 vice-intend. prefett* ipot e posta di Novi, insin.
di Rocchetta.
Giacer sul confluente del Borbera, e del rivo Aliassa: .dalla
parte di levante vedesi un promontorio dell'altezza di loo me-
tri, sulla cui cima sta un vecchio palazzo d'assai pregevole
architettura. Esso appartiene al principe Doria Panfili già feu-
datario di questo comune.
I luoghi di Volpara, di Piuzzo, è metà di quello di Cosola
sono uniti' a Gabella.
Vi passa una sola via comunale , che da mezzodì conduce a
Carrega , e da mezzanotte ad Albera : essa discorre lungo la destra
sponda del Borbera : trovasi in pessimo stato , e non è prati-
cabile che a piedi.
II detto torrente, che nasce dal monte Antola , forma il li-
mite di questo comune dal lato occidentale, e dividelo da quello
di Rocchetta. 11 suo corso é da ostro a borea. La sezione trans-
versale del suo letto è di i5o metri circa. Non evvi ponte
per valicarlo. Per Tordinarìo é povero d'acqua ; ma ingrossa
in tempo di dirotte pioggie per modo che Straripa , ed inonda
le circostanti campagne.
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6 CABRAS
Al 'confine del territorio, dalla parte orientale , aTvi una ca-
tena di monti di considerabile elevatezza : il più alto di essi è
il Montebore : sulla superficie di questi monti si distendono as-
sai vaste praterie; ma per esservi molto freddo il clima, non
vi prospera la vegetazione dell'erbe.
La parrocchiale di Gabella è intitolata a s. Lorenzo; quella
di Volpara é sotto il patrocinio di s. Michele ; quella di Piuzzo
ha per titolare s. Marziano.
Vi sono giorni di fiera il 27 di aprile, tutti i sabbati di giu-
gno , il 22 di luglio , il 17 di agosto , il i5 di settembre , il
1 8 di ottobre , ed il 3 di dicembre. Il prìncipale traffico di
queste fiere si é quello del grosso bestiame.
Il territorio produce grano, meliga , legumi , poche castagne,
e cattivo vino. Vi si mantengono capre in mediocre quantità,
e poco bestiame bovino.
Questi prodotti bastano appena al sostentamento degli abi-
tanti per due terzi dell'anno: le derrate che mancano, vi sono
trasportate dalle terre lombarde.
Pesi, misure e monete come nel suo capo di provincia.
. I terrazzani di Gabella sono generalmente robusti, ed appli-
catissimi all'agricoltura. Molti di essi recansi a passare l'inverno
in Lqmbardià, ove s'impiegano in campestri lavori.
Popol. 1920.
GABRAS, ant. Capra o Caprasy grossa terra della Sarde-
gna , nella prov. di Busachi. Comprendevasi nell'antico giudi-
cato d'Arborea , nel dipartimento del Gampidano di Siamuiaggio-
re, e cresciuta poscia la sua popolazione vi si mandò a risiedere il
giudice, e divenne capoluogo del mandamento, nel quale re-
stano aggregati Baratili, Gerfaliu , Donnigàla, Màssama, Nurà-
chi, Nura/i-nieddu , Riòla , Siammaggiore , Solànas, Solorùssa.
Giace in esposizione a tutti i venti , sopra un piano in gran
parte sabbioso , appoggiata alla sponda orientale del lago di
Pontis , comunemente detto Mare-de-pontis , a un miglio dal
mare , a tre dalla foce del Tirso verso tramontana , e pure a
circa tre miglia da Oristano verso Pon-maestro. -
Le case sono circa 910, e coi loro interstizi occupano pres-
soché tee quarti quadrati d'un miglio. Le stanze sono tutte al
pian terreno», e. le solite divisioni sono in una sala d'ingresso,
che in uno od axnho ì lati a destra e sinistra danno adito ad
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CABRAS 7
una 6 più eamere : con in addietro un cortile per li polli^ per
coltirarvi qualche erba ortense y e per }e legna. Le linee in
cui sono disposte , il paralellismo che in alcune è stato os<^
servato , il competente spazio che intercludono , portano ceita
apparenza di regolarità , e conciliano qualche beUezza al totale.
Non essendo però state coperte né di ciottoli , ne di lastre ,
neppure dispostosi il suolo ad un conveniente declivio, perciò
nelle piovose stagioni sono non poche contrade per la loia e
mota mollissime , e in alcune rimane il brago fino a che un
forte sole le asciughi. Pari incomodo è nelle vie per cui vi si
avvenga da altronde.
Il clima è caldo , ma per lo frequente e quasi periodico
vento di mare , e per V influenza dell'aria da tutt'altre parti
ne resta mitigata la temperatura.
Grande è l' umidità , per ciò che non solo il mare e i laghì^
ma il fiume , che verso il sirocco-levante avvicinasi al paese
poco men d'un miglio , la ramificazione complicata dei canali,
^e bevon dal Pontis , e dodici o più paludi satollano di va*
pori l'atmosfera. Quindi le frequenti nebbie, che serpeggiando
ingombrano la terra , e mentre nuocono mai sempre alla sa-^
nità dei corpi non usi alla loro azione , avviene die in qualche
stagione dannifichino pure alle biade, agli ohvi , e ad altre
specie.
In questa condizione ^ cose non può non essere che nel-
l'estate ed autunno non si sviluppino dei miasmi dalle acque
più crasse e morte. Non per tanto é da dire, che questi agi-
scono poco o nulla negli abitatori ^ e nominatamente tra ipe»
scatorì, da che nuU'appariscono i tristi effetti, che in altri luo*
ghi malsani rendono tristo e doloroso l'aspetto e Tessere delle
persone.
In .generale god'esi una salute prospera dove siasi felicemente
trapassato lo spazio della puerizia : la vitalità regge in molti
anche al settantesimo anno , e fiirono non rari gli esempi di
vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo -, invece ti si pre-
senteranno belle proporzioni , vivace colorito , e nelle femmine
tanta finezza di taglia , e si lieto lume di avvenenza , che le
crederesti le bellissime donne dell'isola , se non ti soccorresse
in altre regioni della medesima essere delle fonne prestanti con
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B CABRAS
la importante aggiunta di ciò che ben si sente , e mal 'si si-
gnifica con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama delle belle
crabarisse sali in maggior onore , poiché visitando questi luoghi
la Regina Maria Teresa d'Austria videne molte , che a di lei
giudizio , la quale meglio d'altri di ciò intendevasi , potevano
in paragone contender della superiorità con le istesse giorgiane^
e con più sorte delle altre quella, cui in atto di ammirazione
compiacque maggiormente onorare baciandola in fronte.
Il numero delle famiglie, che fu preso nella recensione par-
rocchiale del 1834, era sulle 900 , e in queste si comprende^
vano anime 3556. La solita proporzione dei nati alla popola-
zione si calcola d'un venticinquesimo, quella dei morti ai nati
di nove quattordicesimi.
Resta in questo paese finora ineseguita la comandata riforma
delle sepolture. Il cemitero è nell'estremità dell'abitato in con-
tiguità alla chiesa parrocchiale. L'uso delle nenie nei funerali
non è del tutto estirpato: ma non anderà molto che le canti-
lene delle mercenarie prefiche cedano alla religiosa costuman-
za , che va allargandosi di invitare per una limosina le povere
donne a temprare col canto del rosario il dolore delle parenti
coronanti il feretro in atteggiamento mestissimo.
Nelle maniere di vestire non distinguerai questi dagli altri
Arboresi, se non che spicca nelle donne una pulitezza squisita,
e maggior leggiadria nel portamento.
La istruzione primaria non è in più alto grado , che altrove.
I maggiori non sono persuasi dell'utile della istituzione^ i pic-
coli poco diligenti ; i maestri poco zelanti ; il metodo non molto
lodevole. Sogliono concorrere circa ^5 fanciulli.
Nelle professioni meccaniche di prima necessità si esercite-
ranno pressoché i5o persone. Dopo i contadini , il numero mag-
giore è dei pescatori. Impiegansi nella tessitura non meno di
85o telai sardeschi -, ma alle enormi imperfezioni della mac-
china supplendo la diligenza del lavoro , oltre i panni da fo-
rese , sono fabbricate delle tele , coltri , e tutte specie di lin-
gerie , che hanno qualche merito.
Comprendesi questa parrocchia nell'amministrazione dell'arci-
vescovo di Arborea. Nell'abitato troverai due sole chiese , la
maggiore dedicata alla santissima Vergine Ass&nta , dove go-
verna un vicario con l'opera di altri cinque preti -, la minore
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GABRAS 9
•otto l'invocazione dello Spirito Santo, dove n£Ezia una con-
fraternita.
Le principali feste occorrono per la nostra Donna addi 24
maggio y per s. Antonio da Padova addi i3 giugno, e nella
commemorazione dell' Assunzione addi i5 agosto. La prima è
più delPaltre frequentata da forestieri , e in essa siccome nel-
l'altra del mese seguente si offre lo spettacolo della corsa dei
barberi governati, com'è uso perpetuo, dai fantini, nella quale
sogliono intervenire i più nobili corsieri , perché considerevoli
i premi che si propongono.
Una società di giovani , ed altra di maritati , che sono in-
scritti siccome operati per le spese della solennità , fanno a
gara gli uni gli altri per soprdvanzare , e i primi per la sola
questua , i secondi per la questua , e per una quota nei sin-
goli , studiano di raggranellare delle forti somme.
Il rispettivo palio, che é una pezza di qualche bella pannina
di seta, dividesi da una e da altra compagnia in due porzioni
disuguali , onde siano quattro premi , i due dei giovani per lo
primo e terzo dei cavalli grandi, i due dei maritati pel secondo
di questi, e primo ed imico dei puledri. Gli operari della prima
società erano di vantaggio obbligati alla veglia sacra nella notte
del giovedì al venerdì santo per curare i lumi che ardevano al
sepolcro. £ non erano le sole cere, ma molte e molte centi-
naja , e quasi quante le famiglie , di grandi lampadi , quale di
quattro , quale di più stoppini disposte in lunghi ordini sopra
panche. All'alba ciascuna famiglia , data un'offerta alla titolare^
riprendeva la sua , e guardava la quantità residua dell'olio o
della cera come consacrata da una benedizione , e nella sua
virtù di non so quali cose efficace.
Nel Sinnis erano in altri tempi gran numero di chiese, ora
non ne stanno che due , l'altre già cadute o disfatte -, e sono
queste, una dedicata a s. Giovanni (titolo abbazìale) antico
edifizio a tre navate con poche colonne , il quale fu non a
guari ristorato; l'altra denominata dal Salvatore fabbricossi so-
pra alcune camere sotterranee scoperte a caso , che per certa
mensa formata da due lapidi verticali con altra orizzontale, e
sopravi un simulacro tarlato creduto rappresentare il Salvatore,
fa stimata una chiesa. Quindi a breve intervallo sono alcuni
nideri detti Sa domo d^ Cubas , che la tradizione riferisce ad
uno stabilimento di benedittini.
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IO CABRAS
Agricoltura^ pastura^ pesca. La estensione superficiaria del
territorio di questo comune è tanta , che se sì raddoppiassero
i coloni avria ciascuno in cui versate il suo sudore. Ed il ter-
reno si vorrebbe prestare a più altri generi di coltivazione , se
agisse più sollecita diligenza con maggior corredo di cognizioni.
Dannosi alla terra nella seminazione star, di grano aSoo ,
d'orzo 3oo , di fave loo, di lino i5o, e sopra tutto questo o
nuir altro j o ben poco, perchè né del granone , ne delle di-
verse specie di civaie si £a stima. Queste coltivazioni patiscono
spessi danni da varie cause y e non guardando alla solita scar-
sezza delle pioggie , che é più comune della ridondanza , le
gru che in sul cominciare del verno compariscono in grandi
stormi y quando s'avvisino d'un campo seminato a fave , ac-
corronvi a scavarle si che obbligano a nuove fatiche e dispen-
dio , e ad una rigorosa guardia a volere che germini il seme*
Quel lascino intatto le gru , toccasi dalle cornacchie , che in un
momento lo coprono quasi d'un nero velo instandovi operose
a saziarsi.
Le escrescenze del fiume, quando son continuate, come nel
i832 che accaddero dieci alluvioni, fanno cadere tutte le spe-
ranze e restar senza premio le fatiche durate.
Il superficiale frullamento delle terre , difetto comune degli
arboresi , l'imperizia nelle operazioni sono sempre , e meglio
che altro , cagione del tenue frutto che percevesi.
Il suolo è opportunissimo alle viti , onde vengono con molta
felicità, e maturano i grappoli prima , che altrove, onde ne' più
anni s'anticipano nel giorno di s. Bartolommeo le allegrezze del
Sanmartino -, negli altii non si lascia andare la prima dome-
nica di settembre. Tanta accelerazione egli è da ciò , che per
la difettosissima manipolazione del mosto i vini sentendo il ca-
lore si esacerbano, e questo rinforzando ogni di più ancora si
inforzano sino ad una acidità troppo pungente.
Grande è il consumo di questo prodotto , e quando accada
che se ne esponga in vendita di tal gusto che lusinghi, allora
una moltitudine ( e i pescatori sono sempre la massima parte
dei concorrenti ) questi tra motteggi , quelli tra discorsi che
serio il tono vuotano in brev'ora una bote. I vini inaciditi si
passano sul fuoco, e la quantità può ragguagliarsi ad una ot-
tava del mosto. Questo vigneto tiene una certa varietà da cui
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CABRAS 1 1
sono quelle uve passe , che si paragonano alle migliori del
conunercio. ,
Tra le specie fruttifere le più numerose sono i fichi , peri ,
sasini y meli , gli agrumi di molte varietà , i mandorli , gelsi ,
sorbi , e le palme , che darebbero in somma non meno di i5
mila individui , non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante
tra grandi e piccole sommano esse a non meno di 4^ ^^^ 9 e
quando sia una piena produzione e non offesa dalle meteore
si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui
sono serviti ì valligiani d'Arborea , e fino la stessa capitale.
Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi , e
cosi procurarsi un altro ramo di lucro , e più nella produzione
sicuro , che non sono gli ulivi.
Finora non si è formata alcuna gran chiudenda , o tanca
che dicono volgarn^ente , e Ib piccole sariano facilmente con-
tenute in una dodicesima del territorio. Vi si semina e tiene a
pastura il bestiame domito.
Il Sinnìs è ima vasta regione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare , a levante dal gran lago. In sua maggior lunghezza po-
tresti numerare migUa 1 3, nella maggior larghi&zza 5, nella sua
superficie 32 quadrati incirca delle medesime. Distinguesi in due
partì: la coltivata, dove insieme coi Grabarissi lavorano molli
contadini di Riòla , Muràchi , Baratili , Solànas , s. Yero-Milis ;
l'incolta , che ingombrasi dai lentischi , corbezzoli , mirti , cistio,
e dalle prunaie, é una vera landa.
Gli armenti e greggie del comune pascono tra queste mac-
chie e nei prati, finché mancando le sussistenze comandi l'emi-
grazione ad altre giurisdizioni. Le specie erano nel i834 nei
seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi i5oo , vacche 1000,
capre 4^o, porci 6000, cavalle rudi i3oo, cavalli domiti 3oo,
giumenti circa 800. Della bontà dei formaggi non si hanno cer-
tamente a dire molte parole di lode. Quest'arte è men cono-
sciuta delle akre.
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali,
leprì e volpi.
In cosi vasto territorio chi soffra sete si che stenterà pria di
trovare una vena a cui dissetarsi. Pari mancanza è nel sito del
paese , e in sua circostanza. Certamente non è a gran distanza
il fiume ; ma se nell'inverno , quando volgonsi pure le acque ,
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12 CABRAS
e la marca non ascende a contaminarlo di sabedine ^ sommi^
nlstra buone acque, in altre stagioni è forza di be vere dai pozzi,
e puoi stimare, conosciuta la condizione della località, se dolci
sìeno gli umori che yi spicciano. Invece sono, come te ne sa-
rai già avvisato, molte concavità che ricevono e ritengono gran
quantità di acque.
Tra questi laghi è da notarsi che il Mar-^e-^pontis , cosi de-
nominato dai ponti sui quali si traversano i rivi che da esso
portano al canale delle peschiere e al mare , e quindi ripor-
tano al suo seno. La sua circonferenza valutasi nelle 1 6 miglia,
la lunghezza nelle 5, la larghezza compensata nei 3[2. Esso dalla
parte di terra si alimenta per le acque del Cispiri (fiume di
Riòla ) , dalla parte di mare per l'influsso periodico nelle due
giornaliere piene. Il solcamento dei rivi è stato cosi condotto,
che tagliano in sei e più isolette la maremma tra il fiume e
lo stagno, e può immaginarsi fatto non solo a che avessero le
due peschiere più bacini , dove potesse pascolare maggior nu-
mero di pesci , ma eziandio a volere che nel perpetuo timore
delle notturne sorprese e repentine invasioni dei barbareschi ,
questi trovassero impedimento in tante fosse profonde. £ il pen-
siero non riusci in vano : imperocché non ostante tanta pros-
simità della popolazione al lido , solo una volta ardirono gli
infedeli di tentar quei guadi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono due peschiere , la
principale tra la foce e lo stagno nominata di Pontis , e l'altra
quasi sussidiaria alla foce , che appellasi Màrdini. Intramendue
danno un prodotto considerabile, e per ordinario le l. n. 6o mila.
A destra di questo canale lungo la spiaggia per le due mi-
glia stendesi con varia larghezza il lago di Mistras. Esso può
tenersi quasi un'appendice dell'anzidescritto. Nella foce , per
cui comunica col mare , è una terza peschiera.
£ quando or ^ade in acconcio citerò pur l'altra che suole
stabilirsi nell'alveo del Tirso non a molta distanza dalla sua
imboccatura. Né queste acque solamente , ma altre delle mi-
nori paludi poste verso la tramontana del paese sono ricono-
sciute pescose.
Le principali specie , di cui é grandissima cattura , sono le
anguille e i muggini. Da questi egli é che si traggono quelle
belle e grandi bottai^he , che sono a dir degl'intelligenti un
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CABRAS i3
buonissimo leccume , un gran tornagusto. I lupi , e non pochi
sulle 3o libbre sarde (vedi per le misure sarde nell'art, fut-
sachi prov. l'equazione metrica), prendonsi nell'acque del fiume,
nel bacino principale di Pontis, e Màrdini: e dentro del Afar-
e-pontis è uno spazio chiuso da palizzate sulla parte, nella quale
sono stati aperti i rivi , doye in numerosissime greggie essi pa-
scono da nessuno turbati di giorno (però che i ladri amano
l'oscurità) : e chi su qualche battello osasse approssimaryisi, ei
si esporrebbe ai colpi della vicina torre.
La saboga , che tra tutte le altre specie è più apprezzata ,
vedesi nel fiume alla primavera: la canina si coglie dai calici
del Mistras. Quivi quando soffia forte il maestrale, e fa tra-
boccar nel mare con forte corrente , e più forte nell'ore del
nflusso , le acque dello stagno , aperto il varco essa si vibra
contro l'impeto delle medesime , e tosto vi riman chiusa per
prendersi quando tenti di ritornar nel mare affirontando la cor*
rente della piena.
Vive tra l'altre nel Mar-e-pontis celta specie di pesciolini
bianchi, e se ne fa gran preda nelle serene giornate dell'in-
yerno all'aspetto del sole , al quale essi soglion uscire e venir
su. Nella immensa copia , di cui si grava il battello , il prezzo
é cosi basso , che se ne possono nutrire anche i più poveri.
Chiamasi oiy/^ ed è assai gustoso , quando abbia l'ovaja. Si fa
gran salagione di anguille e muggini, e un grande smercio per
tutto il regno.
Non pesci solamente , ma varie spede pure di uccelli in nu-
merosissimi stormi frequentano queste acque nelle stagioni d' au-
tunno e d'inverno. Non mancano i fenicotteri. Il Fara fa men-
zione dei cigni , e chi sa quale specie tra le molte che vengono
a svernare egli voluto abbia designare»
Pesca di mar vivo. Più numerosi dei pescatori di stagno sono
quelli che si affiiticano sul mare , dei quali se ne può nume-
rare circa no distribuiti in una dozzina di battelli. Il golfo e
mari del paraggio sono abbondantissimi, e più sentita è cotanta
abbondanza nell'autunno e primavera. Alcuni nella quaresima
vanno sull'acque di Marceddl-, prendono parte coi forestieri nella
pesca delle sardelle e ne fanno salatura.
Saline, In fondo al seno del Peloso sono delle . saline ,. che
or^ tcngonsi in economia dal R. Patrìmouio , e producono un
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i4 CABRAS
annuo reddito di circa io mila lire nuove. Nell'ultimo appalto
queste con l'altre dì Pauli-pirastu (littorale di Terralba) , che
sono inferiori, furono locate in scudi sardi 7000.
Delle spiaggie del Crabarese, le quali dalla foce del Tirso
continuano per tutto il Sinnis, è stato detto abbastanza nell'art.
Busachi prov^
Andchkà. Nel Sinnis sono a potersi riguardare *x5 di quelle
costruzioni cidopée che sono dette norachi : essi troTansi uno
dall'altro distanti circa un quarto d'ora, e in tanto corrette di
tempi cosi patirono, che non ti verrà fatto di troyame un
solo perfetto. Con tutto questo meritano alcun' attenzione tra
i quali quello che sorge presso s. Salvatore , e distinguesi col
nome di Figu de cara, nella cui volta pretendesì sia inserito
un anello di non so che metallo. Queste anella dei norachi son
di quelle siflEeitte cose, che come gli spettri, si veggono , e non
si lascian toccare. Presso il littorale sono molte caverne se-
polcrali.
Ro\dnt di Tarro (Tharra, o Tharrus). Di questa città si
fa menzione per Tolommeo ed Antonino. Quegli la chiama
Tbarras, e la situa tra il porto Coracode (che io designo
nel porto dell'antica città e colonia di Comua, in fond<^
al seno che formasi per la protensione della terra del Sin-
nis quasi allo stesso meridiano del Marrargio ) , e la foce del
llrso: qnesti scrive Tharrus, e la fissa nella linea della via lit-
torale all'occidente da Tìvola a Sulci a XVIII. M. P. da Cor-
nua , o Comi , come esso porta , ed a XII. da Othoca che
porrei in Oristano o in s. Giusta. L'altra appellazione di TJùrra
reca il Fara nella sua corografia ; ma non da esser ammessa ^
siccoHìe quella che non proviene da una rispettabile autorità.
E questa chi che aboia senno vedrà nell'impostore che com^
pilava nel medio evo gK atti del martirio del veneratissimo
s. Efiso', nei quali per la piena ignoranza della condizione dei
tempi affastellava tante stranezze da far strabiliare.
Alle quali memorie altra ci è dato aggiugnere , la quale si
contiene nella lapide migliaria A Cabras , che Toculatissimo
cav. Della Marmora riconobbe rìnversa nell'angolo estemo d'una
casa. Eccone il tenore a) m. pASS • . . 6)
e). .... . T\S-d) c)PONT.MAX.TRIB.POT-y)
P. P. COS. VIAM.g)QV^ DVC1TTHAR.A)R0SC0RNYAE
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CABRAS i5
VETV-0 STATE CORRVP-A) TAM. RESTITVIT. CV - /)
RAWTE. M. VL-m) PIO. VICTORE. E. V.-«) PROC. SVO.
L'imperatore , di cui è cancellato il nome , egli è Filippo ,
come ne profano altre iscrizioni su colonne migliane , che por-
tano la restaurazione delle vie militari sotto la prefettura di
M. Ulpio Vittore. F'edi le due iscrizioni di Nuracheddus trovate
dal prelodato cavaliere in sulla strada da Nora a Bizia; e l'altra
che per ventura venne trovata sulla strada ad Olbia a due mi-
glia da Terranova.
Con tali dati puossi , se mal non mi lusingo , determinare
la direzione della strada da Tarro quindi a Comua , quinci ad
Othoca. La linea tra le due prime determinandosi eguale a
XYIII. M. P.^ che equivalgono a presso che i4 comuni (di 60
al grado ) , se da Corchinas (sito vero di Comus^) sia menata
una retta al ponente del lago di Pontis a Coruna , e radendo il .
Mistras o traversandolo ^ questa si riscontrerà di miglia comuni
i4; onde con tutta la probabilità potrassi questa direzion te-
nere siccome parallela o coincidente col vero tracciamento. Da
Tarro poi ad Othoca essendo marcati XIL M. P. se misurerai
sulla carta (Smith.) per im arco , come vuole la curva del lit-
torale , troverai da là ad Oristano 9 miglia . comuni y~ che rispon-
dono a XI. M. P. e CCCy ; la qual differenza data a delle
condizioni locali potreste dedurre che la strada ad Othoca era
tracciata lungo il lido , che scorreva al mezzogiorno di Cabras
in distanza di circa P. D., e che Othoca stava o in sul suolo
della città d'Oristano , o in molta prossimità , come sarebbe
presso s. Giusta. Se rivedrai ancora l'iscrizione di Cabras , men-
tre ti appariranno due diversi punti di direzione , comecché
spiegati con poca esattezza grammaticale ( se non sia errata la pro-
posta leggenda ) forseché in te pure nascerà il sospetto non si dira-
masse presso Cabras la strada romana in un bivio , del quale
una linea s'incurvasse a Tharro per la spiaggia del mire , l'al-
tra suUa sponda orientale del lago di Pontis corresse diritta*-
mente a Corona. Veramente a chi volesse da Othoca portarsi
in questa colonia saria stata una perduta fatica il soprappiù^
degli Vili. M. P. che avria dovuto fare in passando per Tharro.
Ma non voglio insister su ciò.
Era Tharro fondato sul promontorio oggi detto di s. Marco ,
non lungi dalla aniinotata chiesa di s. Giovanni ; e ne sono
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i6 CABRAS
ancora tra la sabbia visìbili molte vestigie insieme con i sepol-
cri, e le fondamenta del doppio corno del porto ora quasi del
tutto colmato. Trovasi vicino un pozzo che tiene un'acqua bian-
chiccia e un po' crassa siccome fosse mescolata di sapone. I
crabarissi la gustano volentieri e l'hanno grata ; e cosi dovea
accadere in un luogo aridissimo; piuttosto stupisco del Fara
che abbia lodato un pozzo siffatto come «m fonls perenne som^
ministrante acque dolci.
Della fondazione di questa città chi ne potrà parlare ? Non
pertanto di suo prospero stato nei tempi romani nessuno vorrà
dubitarne , induce odone la sua posizione a crederla una città
commerciante , e la in allora popolatissima regione del Sinnis,
e idonea a grandi coltivazioni ad affermare l'agiatezza dei suoi
cittadini.
Volgendomi quindi nelle cagioni di sua decadenza stimo senza
gran tema d'errore , che come le altre città marittime dell'iso-
la y cosi Tarro abbia sperimentata la violenza dei barbari in-
vasori dell'impero romano, poiché si fecero navigatori a danno
delle isole , e delle remote provincie. Ma il più fiero tormento
ella certamente pativa dagli arabi spagnuoli ed africani parte-
cipe del destino di Gomua. ( F. U eh. barone Manno agli
anni loSi-Sa).
Né quando fu posta la Sardegna sotto l'alto dominio e pro^
tezione dei Pisani cessarono le molestie dagli infedeli , le quali
anzi più rabbiósamente si accanirono , e non potendo coi Pi-
sani , che erano più forti , sfogavano il furore sopra i loro di-
pendenti. Tal condizione di cose credo essere stata la suprema
ragione perché i Tarresi nel 1070 abbandonate le antiche sedi
trasportassero le loro cose più addentro. Sul quale trasloca-
mento più cose vennero scritte poco probabili. E primieramente
si pose quanto era bastante a far stimare che verso quei tempi
fosse questa la capitale dell'Arborea , e vi risiedesse il Giudice:
a che io e meco qualunque il quale considerì le cose che &i
devono riguardare non acconsentirà volentieri,
Si é pure preteso che Oristano abbia avuto in quell'anno i
suoi princìpi ; la qual asserzione sembrerà non che dubbiosa ,
anzi improbabile come per altre ovvie ragioni, cosi per quello
che sopra toccai intorno ad Othoca. Finalmente diessi ad in-
tendere che sia da quella città in Orbtano trasferita il vescovo
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CABRAS 17
la sua cattedra; in che neppur posso senza grave sospetto di
male appormi conreni re.
U vescovo d'Oristano non è egli della successione dei vescovi
arborensi ? Or ciò posto , o Tarro era l'antica Arborea , o non
accadde mai la prenarrata traslazione. Ne Tarro fu mai detto
Arborea *, e in conferma della distinzione , e della esistenza d'una
città chiamata Arborea , la quale sempre ho creduta per ciò
che la cognomiuazione dei vescovi è stata sempre dxd capiluo-
ghi di diocesi, apporterò esser ancora viva la memoria della
medesima , e in alcune nozioni sulle cose ecclesiastiche della
diocesi d'Oristano, cortesemente favoritemi dall'egregio arcìv. D.
Giannantonio Bua, determinarsi la posizione della medesuna verso
all'austro d'Oristano a distanza dal mare di un'ora.
Queste cose riguarda le dette non per abbattere le finora
rispettate narrazioni , non per istabilire nuove opinioni , ma si
per avvisare che non è certezza in alcune particolarità che per
gli antichi nostri istoriografì si sono aggiunte a fatti od eventi
indubitati.
Popolazioni antiche del contado Tarrense nel Sinnis. Que-
sta regione muta e squallida , tale non era in alui tempi ,
quando inesperta ancora delle violenze saracene , era fio-
ritissima di popolazioni industriose. Il viaggiatore attento ne ri-
scontra di tratto in tratto le vestigia , come i consunti avanzi
d'un cadavero. I campidanesi che vi lavorano nella coltm'a ,
o vi pascono il bestiame , le appellano is biddas beccias ( vil-
laggi vecchi).
Se credasi al Fara , lasciate le spiaggie dell'Ogliastra , rìco-
veravasi in queste , ed occupava una terra deserta dai Saraceni,
la figlia d'un re di Navarra (vedi l'art. Baunèi).
Castello di Cabras. Presso il cemitero della chiesa parroc-
chiale appariscono ancora alcuni avanzi , che attestano una
bell'opera d'antica architettura militare. Dicesi volgarmente il
castello ; e perchè la tradizione porta che in esso assai usasse
la famosa regina Arborense Leonora figlia di Mariano il Gran-
de, molti Io denominane e dimostrano ai forestieri come il di
lei palazzo.
Egli è per Io studio e somma diligenza posta dal eh. barone
Manno nella investigazione delle antiche memorie , se m*é dato
addurre sul proposito alcuna cosa. Ed ora io riguardo quelle
Dizion. Geogr. ecc. Voi. III. 2
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(8 CAfiRAS
perfBmene sino a questi tempi ignorate e sepolte nell'archivio
ducale di CeDOva , donde furono da lui prcUotte non vane no-
tizie intomo alla regia casa che i Giudici arboresi aveano in
Cabras , e residenza che in qualche tempo yi solean fare (P^,
il lodato istor, air anno i i3o ). Nibatta , madre del giudice Tor-*
beno , avea edi6cata la magione di Cabras, Concessole da lui
di disporne a suo talento , ella ne stabiliya la dotazione , e vie-
tata la vendita dichiarava sua volontà che perpetuamente ri-
manesse in potestà di chi avesse l'imperio della provincia» Per
la qual condizione la detta magione diventò casa di regno»
Questi atti appartengono all'anno citato. Nel seguente faceasi
cosa di più alta importanza , però che ivi Gomita segnava una
carta dove si conteneva come egli avesse abbandonato la sua
stessa persona e quella del figlio insieme con il regno e con
tutto il suo patrimonio al comune di Genova , e per esso al
console Ottone Gontario , il quale era passato nell' isola come
legato della repubblica. -— Nell'anno 1164 Barisone di Logu-
doro col fratello Pietro giudice del Caralese facendo oste sopra
l'Arborea , e ponendo ogni cosa a ferro e a fuoco , Barisone
che avea il governo di questa provincia , fuggitivo e perdente si ri-
coverava nel castello di Cabras. Aboliti i giudici e poi i mar-
chesi d'Oristano, gli stranieri poco si curarono di questa rocca*
Non pertanto avuto riguardo alla maniera in cui ne parla il
Fara possiam stimare che stesse ancora intera al suo tempo ,
e fossero chiare le vestigie del fosso , in cui si torcessero le
acque del Mar-e-pontis a isolarla perfettamente.
Notizie istoriche. Alle già arrecate si aggiunga che nel i5o9
da molte galere turchesche che rendevano infesti i lidi e mari
dell'isola postasi giù della gente in questa spiaggia , ebbero i
Crabarìssr a patire gravissimi danni , e molti a seiTire agl'infe-
deli -, e che della squadra speditasi dal viceré di Napoli a rispingere
i barbari restaron perdute tre galere , tra le quali la sarda.
Degna cosa è pure da ricordarsi che nel 1687, venuta nel
golfo d'Oristano la flotta francese capitanata dal conte di Har-
court e dall' arcivescovo di Bourdeaux , questi popolani, veduto i
nemici superar l'opposizione che facea allo sbarco la torre del
porto, liirono costretti alla fuga per non vedere la devastazione
dei loro campi , lo spogliamento delle case , né soffrir anche
peggio dalla Ucenza militare.
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CAfiU-ABBAS 19
GABU-ABBAS {Capo di acque) ^ regiolie dell' isola di Sarde-
gna y nella provincia di Alghero , e antico dipartimento inscritto
nella giurisdizione del Giudicato del Logudoro.
Ebbe siffatta denominazione dalla nobilissima fonte , che , se
procedi diretto a tramontana , troverai sulla destra a piccol tratto
dalla yia centrale in un pittoresco rìcesso sotto roccìe vulcani-
che sormontate da un rovinoso norache ; e ritennela poi sem-
pre siccome quella che versa tanta copia di acque , che più
nuU'altra del distretto , né la stessa Nùrighe , che da sito al-
quanto più elevato scende nel suo alveo.
Essendo in cotal situazione dove è la divisione delle acque,
ed occupando le estreme e più alte parti di tre bacini , che
sono del Conguina , del fiume Torrìtano , e del Tosano , può
chiunque ragionare non esser cosi ^ basso il livello delle terre,
come in qualche luogo potrebbe parere. È un paese anzi mon-
tuoso che no. Abbondano le roccie di origine ìgnea con molte
materie congeneri, e si ravvisano facilmente, perchè ben ca-
ratterizzati , i crateri delle eruzioni nel Gucureddu (monte di
Kéremule ) , e nel prato di Gìave , che sono i maggiori ; nel-
l'Annàru , in Monterosso , e altrì siti del campo inferiore , che
sono i minori. Però' la roccia più comune é la calcarea , la
quale, dove ancora apparisce la vulcanica, puoi rivedere sotto
i suoi strati.
Di essa è formato il Montemaggiore celebre per la grotta
delle stalattiti , che si vorrebbe paragonare con la più famosa
di Nettuno nelle coste d'Alghero (Y. Alghero).
In questo dipartimento , cui il P. Napoli ( compendiosa descri-
zione... della Sardegna ) consente 60 miglia quadr. di superficie ,
sono sole superstiti cinque popolazioni del numero che certa-
mente fu in tempi remoti assai maggiore. Esse sono Bessude ,
Kéremule , Tiési , e Cossaine con Giave.
Caddero, e non si sa né quando né perché, Sustàna ed Ibi-
li , delle quali si é già parlato nell'art. Bessude; Mogoro, della
cui situazione mancami certa contezza \ Tibiri in territorio di
Kéremule , dove sono le vestigio e della chiesa di s. Pietro
menzionata dal Fara , e di altre due , dedicate una a s. Sal-
vatore , altra a s. Michele , e scaturisce la fontana summento-
vata di Nùrìghe -, Tacariu in su quel di Cossaìae presso la chiesa
di ». Maria de Inu^mu ^ e più altre nella circoscrizione del
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20 CABU-ABBAS
Giavese , delle q^ali citerò le rovine che veggonsi nella cus^
sorgia dell'Archessi in sito appellalo S* Amuradu (Amuratte) ,
dove , se bea mi ricordo , da una antica tradizione ponesi un
castello , o altra qualunque stazione di saraceDÌ , e trovaronsi
spesso delle anticaglie.
Ne tacerò dell'antica Hafa^ di cui è menzione nell'Itinerario
nella corsa da Tivola a Cagliari per una delle vie centi*ali nel
punto di mezzo tra Molaria (oggi Mulargia) e Luguidòne a
M. P. XXIY, e quinci e quindi La sua situazione a Monte-
giave accennata dallo stesso cognome , il quale può concedersi
provenuto da lafe o lafa , si dimostra , e restò a me più volte
provata dallo spazio misurato tra Mulargia e Giave , che non
di molto differisce dalle miglia comuni 19 a 20, le quali rispon-
derebbero alle sussegnate romane ; e senza questo , dalla di-
rezione della stessa strada romana , che si riconosce sul pianoro
del Càccao nel filo dell'attuale , come pure dalla procedenza
ulteriore della medesima a Toralba , presso cui ritrovavasì dal
cav. Della Marmora un frammento di colonna migliar ia notata
cjlel nome dell' imperatore Yitellio , e prima nel tracciamento del
Carbonazzi aveasi ad osservare quanto poteva persuadere che la
di lui linea per grandi tratti coincideva con la romana. Il qual
punto 9 dove resti determinato , forsechè iscontrereuio l'antica
Liigitidòne j capitale dei popoli Luguidonesi ricordati da To-
lommeo , vera origine del nome di Lugudoro ; e chi sa non
s'abbia a riconoscere nell'antica residenza dei Giudici di questa
provincia , in Ardara ? Muovo confermamento cresce alla mia
opinione dalle numerosissime caverne sepolcrali , onde il Mon-
te-Giave alle sue falde meridionali apparisce foracchiato , le
quali , comecché non ricercate , si presentano al passcggiere y
quando venga in sul tratto di Riu-molinu , e bastano pure a
fargli concepire una non piccola idea della vetustissima città
che ivi componeva i suoi morti.
Alla più alta antichità sono in questo dipartimento ad essere
riferiti non meno di 90 norachi. Delle quali costruzioni se mol-
tissime siano ammirabili per la grandezza ed esattezza deUe
forme , e per gU enormi materiaU , altre cagionano dello stu-
pore per la loro ardita situazione in su torreggianti inaccessibili
massi a cui sia poca stima della meccanica degli uomini delle
prime età. Indicherò soli i denominati de Boès , de Cdgules nel
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CACCIA ai
di Giave, ed il Fenesiras in quel di Tièsi , siccome i degnis-
simi che siano da un viaggiatore veduti , e da un dotto esa-
minati.
Delle costruzioni del medio evo proporrò il castello di Giave
suUa parte più alta del monte nobile nella storia di quei tempi ;
del quale si parlerà nell'art. Giave.
Questa regione è stata divisa in due feudi: la Baronia detta
di Cabu'obbasy che comprende Cossai ne e Giave , ed appartiene
ad uno straniero : il marchesato di Montemaggiore che con-
tiene Béssùde , Kéremule e Tièsi, e si possiede dalla antichis-
sima e principalissima delle famiglie sarde, la casa Manca, in-
vestitane dopo onoratissimi servigi al re d'Aragona per annullare
la potenza dei Doriescbi. Se ne parlerà negli articoli dei capi-
luoghi di mandamento.
La popolazione degli esistenti villaggi (an. i834) componesi
di famiglie incirca 1600, e di anime 7100. Si semina poco più
o meno di star. 1 2000 , e si educano capi di varie specie
quasi 35ooo.
Il nome di Cabu-abbas fu comunicato per simil ragione del-
l'anzidetta con altri siti. Perciò lo udirai ad accennare un luogo
a 3 miglia da Terranuova , donde l'acquidotto d'Olbia avea
suo incominciamento. Parimente saprai appellata una regione
in quel di Sindia , dove era un insigne monistero fondato da
Gonario (il santo) tetrarca del Logudoro , il quale vi pose un
buon numero di monaci concedutigli da s. Bernardo abbate di
Chiaravalle. Finalmente , a tacer d'altri luoghi , troverai nel
Ciserro sififattamente denominato un sito (Capudacguas) j dove
è una grossa vena che versa un fiumicello , il quale a*esciuto
per lo conflusso del Flumen-tepido , e del Paringiano entra in
mare in Bau-/erbu a due buone miglia nel mezzogiorno di Por-
toscuso.
CABU-E-SUSU { Sardegna ìy V. CAPO SUPERIORE.
CABU-E-IOSSU [Sardegna), V. CAPO INFERIORE.
CACCIA (Cada), piccola terra nella prov. e dioc. di Tori-
no, sul torrente Ceronda tra Baratonia e Givoletto. Essa fu gi:
una corte con distretto sotto i marchesi di Torino nel secolo X;
det quali marchesi Arduino V figliuolo di Odone la donò alla
badia di s. Michele della Chiusa.
Questa donazione venne confermata nel 1014 da Ugone so-
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3^ CACCIORNA E CADDO
prannomiiiato il Cherico marchese del Bosco (V. Bosco) : U
quale se non fu, come opinarono alcuni, figliuolo di queir Ar-*
duino gli si dimostra prossimo parente : fu eziandio approvata
nello stesso anno dall' iàw pera to re Arrigo li.
Adelaide, ultima erede dei ridetti Marchesi, nell' istituire il
Viscontado di Baratonìa , vi comprese anche la Caccia.
Fra questi visconti si trovano Enrico soprannominato Mar-^
chionij che nel io64 assistette ad un placito tenuto dal mar-
chese Pietro di Savoja primogenito di Adelaide suddetto -, un
Brunone co' due suoi figliuoli Marchioni ed Ottone nel 1090.
Estinti i visconti di Baratonia , gli Abati della Chiusa ne
investirono insieme con Alpignano nel i3o8 i Mombelli dell'an-
tica schiatta degli Entremont di Savoja , i quali ricevettero la
conferma di quella investitura dai principi di Savoja succeduti
ai sopraccennati Marchesi. Se ne ha una conferma di Giacomo
principe d'Acaja nel i338.
Dai Mombelli passò ai Clermont pure savojardi, in appresso
ai Provana di Carignano , ed infine ai Duci gentiluomini di
Moncalieri con titolo di contado.
Questa terra è menrionata nelle bolle d'Innocenzo III del 1216,
d'Innocenzo IV del 1245 , e d'Urbano IV del 1400.
In valle Anzasca evvi un'altra Cada che nelle carte antiche
ha il soprannome di Mediana.
CACCIORNA. Fedi ANDORNO-CACCIORNA.
* CADDO {Cadus)y coni, nel mand. di Domodossola , prov.
d'Ossola, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem.,
vice-intend. prefett. insin. ipot. e posta di Domodossola.
Fu antica corte , di cui il vescovo di Novara s. Adelgiso nel-
r84o assegnava le decime , parte alla sua cattedrale , e parte
alla collegiata di s. Gaudenzio : h qual donazione fu conferà
mata dall'imperatore Lotario.
Giace questo comune in sito montuoso, alla distanza di mezz'ora
di cammino da Domodossola.
Al confine del territorio vi scorre il ^prrente Rogna , che nel
1755, in una terribile innondazione , vi danneggiò grandemen le
molto terreno , e non lasciovvi che le vestigie delk parrocchia:
si che i terrazzani per le cose spirituali ricorrono alla chiesa
parrocchiale di Preglia. Coll'andar degli anni il corroso terreno
venne ridotto a discrete coltura , ed a pascoli -, ma nel |834
il toiTcnte tutto vi distrusse un'altra volta.
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CAFFASS£ a3
Erri un monte, che appellasi di Caddo^ sol quale nell'estiva
stagione si conducono a pascolare le itiaiidre. Le vie ne sono
appena praticabili con bestie da soma.
I prodotti del comune sono: vino, butirro, formaggio, fieno ^
castagne , lamponi , patate , ottimi marroni , legname da co-
struzione e da bruciare : vi si mantengono capre domestiche e
selvatiche , e bestiame bovino : vi si cacciano molti faggiani e
pernici. Il conunercio di tali prodotti si fa con DonM>dos60la ,
e coi Yallcsani.
Pesi , misure e monete come nel capo di provincia.
Gli abitanti sono mediocremente robusti, di quieta indole, e
indefessi al lavoro» •
Nei fondi comunali si trova quarzo latteo amorfo bianchis**
siuio.
Vuoisi che prima deiresistenza di Domodossola, una smisu-
rata frana di monte qui subissasse un grosso borgo, chiamato
Villa lunga , e che niuno de' suoi abitatori avesse avuto scamr
pò 9 gli enormi caduti macigni v) cx>pro3o ancora un'estensione
ovale di mexao miglio circa.
Popol. i^a*
* CAFFASSE {Càfassiae) y eora. nel mand. di Fiano , ptx>v.
dioc* div. di Torino. Dipende dal senato di Piem. , intend. gen.
prefett. ìpot. di Torino , insin. di Cirìé , posta di Lai^so.
Nel diploma dell'imperatore Corrado il Salico del 1026, e in
quello dell'imperatore Ottone ly del 1210 questa terra e detta
Leocaffis\ e vien chiamata Leocqffum in un diploma del 1048
dato dall'imperatore Arrigo III. In que' tempi i nptai appicca-
vano talvolta a* nomi de' paesi l'articolo le lo , come scorgesi
in Let/lniascum , Lostadium ecc., in luogo di^nis , stadium:
onde sembra che il suo vero nome antico fosse Caffis poco
diverso dal presente. Questo villaggio prima del i64a era ,
eaiandio per lo spirituale , umto al comune di Mathi.
Lo compongono molte sparse villate.
Trovasi distante da Lanzo tre miglia , ed undici da Torino.
È costeggiato da una sterile montagna detta Montebasso , su cui
i terrazzani conducono a pascolare le piKO numerose loro
mandre.
La via comunale da levante conduce a Fiano, e daponeiite
a Lanzo.
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a4 CAGLURI
Sul confine del terrìtorìe , dalla parte di tramantaoa , tì
scorre lo Stura , cui gli abitanti , quando gli abbondano le
acque , vanno a tragittare sul ponte detto del Rocco distante
due miglia.
Yarii canali deriyantì dallo Stura servono ad inaffiare le cam*
pagne di Caffasse.
Evvi una pubblica scuola y ove s'insegna a leggere e scrivere.
La parrocchiale è sotto il patrocinio di s. Grato.
Il territorio dà scarse ricolte di grano, e produce in medio*
ere quantità meliga , marzuoli e patate.
Pesi , misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti di Cafiassc sono quasi tutti applicati ai lavori
campestri.
Popol. 700.
CAGLIARI (provincia): la prima e più importante delle prò-»
Tincie dell'isola e regno di Sardegna, di cui è capo-luogo la
"Stessa capitale.
Comprendesi entro i paralelli 38^ 5^^ , e 39^ 3o^ : fra li
meridiani o^ 3a^ all' occidente, e o^ 28^ all' oriente della Do*
minante. La superficie può calcolarsi di migl. quadr. iioo.
Contermina da levante alla Ogliastrina, da tramontana alla
Isilese , da ponente alla Sulcitana , da mezzodì vallasi dal mare
africano.
È per una metà piana, per altra montagnosa , di modo però
che il piano fiancheggiasi a ponente e levante da catene di
monti tutti di prima formazione.
La catena di levante è in continuazione con la centrale , dove
più alta levan la cresta i monti del PartioUa , e i due che suc-
cedono più prossimi al meriggilo , i Sette-fratelli ed il Mela. La
punta di Serpeddi domina su tutte le altre. Le falde occiden-
tali della prima e maggior eminenza stendonsi non poco, onde
che da questa parte vi apparisca il piano gonfiato in frequenti
ma facili colline , in alcune delle quali é riconosciuta dai geo-
logi l'origine ignea.
Nei monti di ponente parria vedere una prolungazione della ca-
tena movente dal Capo*frasca , se non che nel Ciserro tanto
vedesi avvallato il terreno, da esser troppo sentita la interri:^
zinne impreparata. In essi sono più cospicui il Separa , TAr-*
cuòsu , il Montessanto. U Separa levasi più alto ancora del Sci>«
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CAGLIARI 35
peddi j e dalle sue estremi rupi dktendesi un vastissimo oriz-
zonte j che da maestro a sirocco perdesi nella vastità del ma-
re^ in là deUe ^o miglia.
Degna dì essere menzionata è dopo queste la piccola catena
cagliaritana , la quale per intermedi avvallamenti in quattro
eminenze comparisce distinta , che sono da tramontana ad austro;
una di s. Michele , la cui testa vedesi coronata' da un antico
castello ; altra della città \ la terza appellata Mouvolpino; l'estrema
sporge nel mare, e forma quasi una testa da potersi facilmente
isolare. Sono le roccie stimate di calcareo teraiario .... Ma
nient'altro su questo, che della geologia parlerà compiutamente
il eh. cav. Alberto Della Marmora nella relazione de' suoi viaggi
scientifici.
Seconda alla gran valle, di cui si é fatto cenno, resta a no-
tarsi il piano di ]\ora tra i mónti di Sarroco e Montessanto ,
la sua continuazione lungo il littorale di Caladostia a Ghia , e
quindi in là il campo di Spartivento.
Non é ) a dir vero , molta copia di acque sorgive , massime
nelle pendici occidentali dei monti di levante , n'é poi scar-
.sezza nelle falde, ed un vero difetto selle parti più basse. Co-
noscesi qualche acqua minerale, che vorrebbe essere analizzata.
I fiumi che ne derivano sono il rio di Tr^'enta, di Donò-
ri , di Settimo , di Sinnai , di Gereméas , di Solànas , di
Carbonara.
Pure dalle peadici orientali dei monti di ponente scorrono
poche acque. Nel riunirsi nutrono alcuni rami del Ciserro che
viene dalla provincia Sulcitàna, e formano il fiume di Pula, il
Riera, il fiume di Chia^ e quello di Teulàda, non fatto conto
.di nitri minori riozzoli.
Sbocca nello stagno di Cagliari il Caralita, a'cui. tenui j^rin-
cipii nel Sarcidàno (prov. Isilese) si fanno accrescimenti poco
considerevoli sino a che avvidnandosi allo stagno accoglie a
ministra i due fiumi anzinotati di Tre/enta e di Donàri riunitin
presso la terra di Decimo-^mannu , e alquanto in giù a destra
il Ciserro. .
La costituzione delle terre, per cui sono frequenti concavità^
e queste o sotto il livello del mare in vicinanza al lido , o
aventi un fondo impermeabile é cagione , che in molti siti l'acqua
dei fiumi o torrenti si ferini e dorma.
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a6 CAGLIARI
Le principali siffatte lagune sono al littorale di Cagliari : a po-
nente la massima detta lo Stagno cagliaritano , a levante il Molen-
targiu con alcune pertinenze , il Mare-stagno , la palude di Pal-
mas , e altre nei territori di Quarto , Quartuccio , M ara-Calago-
nis. Più in dentro sono gli stagni di Serrenti e di Sanluri, e
molte paludi tra le quali è rimarchevole quella di Mara-Ar-
baréi* Gli stagni saliferi tra le coltivazioni si sono sperimentati
molto nocivi, se la stagione sia troppo secca. Il polverio delle
loro sponde all'azione dei venti & che intristiscano cosi le spi-
ghe , che i grani manchino y e in pari modo i grappoli , onde
a pena si possa fare un po' di vinello.
Flusso e riflusso* Questi fenomeni sono ben osservabili nel
littorale di Cagliari , e distidguonsi con li nomi Plenas e Siccas,
Mell'ordinario spazio delle 24 ore e 48 minuti le acque alter-
nativamente intumidiscono e sgonfiansi due volte. L'altezza della
marea varia , siccome altrove , secondo la posizione della luna,
e l'influenza dei venti ; ordinariamente però giugne a metri o,3o.
I pescatori dello stagno appellano il flusso implidàra (riempi-
tura) y il riflusso col nome comune sicca (secca). Nelle foci
della Plaia , come è detto il lungo banco di sabbia che di-
vide lo stagno dal mare, è perciò continuala corrente, o dal
mare, o da terra, ciascuna per 6 ore e la minuti, se la vio-
lenza del vento non vinca i primi e deboli sforzi della con«-
traria. Quando soffi con forza il maestro , l'empimento dello sta-
gno non può ascendere all'ordinaria altezza, che qui suol es-
sere di metri 0,^3, e nelle ore della secca va fuori quantità
d'acqua maggior del solito. Queste secche sono più marcate nel
gennajo o febbrajo per circa una decina di giorni , onde in
molti siti dello stagno resta scoperto il fondo. Lento e scarso
i allora il flusso , e come cominci a vedersi l'aumento dell'acque
esse sono tosto assorbite.
. Non ha guari si sono fatte osservazioni d'uno e d'altio fe-
nomeno nel canale di piccola navigazione apertosi tra Mon-
volpino. e il promontorio pel trasporto dei sali. Eguali ne Ia-
cea il P. V. A* nello stagno anzidetto di ponente.
LitloraU della pro\nncia. Da Calapira dove sono i limiti tia
Castiàdas , regione meridionale del Sàrrabus , ed il territorio
assegnato a Carbonara nelle spiaggie di levante si calcola nel
suo distendimento sino a Portopino di circa 84 miglia.
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CAGLIARI 27
I prìocipalì capi sono: Capo-Carbonara a 89^ 4^ di latltu-»
dine 9 e o^ a5^ di longitudine occidentale. — S. Elia a 89^
io' , e o® a\ — Capo-Pula 38® 59^ , e o® 6' longitudine oc-
cidentale. — Spartivento 38*^ 53' , e o** 16' Ho". — TeulÀda
38® 5a^ , e 0° 3o',
Porti. Nel golfo di Cagliari ne sono formati due dal promontorio
di s# Elia : uno detto di Cagliari , l'altro di Quarto, capaci di
tutte le flotte dell'Europa e sicurissimi. Anche il promontorio di
Nora forma altri due porti. Nel golfo diXeulàda trovasi quello del*
risola rossa, e l'altro di Malfettano. Di seni minori ve n'ha
non pochi , dove però iion ^ ricoverano che legni piccoli in
tempi fortunosi.
ìsoleue. Levansi sul circostante mare alcune piccole terre,
che appena sono qualche cosa di più che scogli. Da levante a po-
nente troverai la Serpentaina al sirocco di Calapira, l'Isola dei ca*
yoU alla stessa direzione in verso Carbonara, s. Macario a Capo
Pula , l'Isola rossa in fondo al golfo di Teulàda. Sulle tre prime
furono costrutte torri*
Topogre^ia aimosferica. Il clima à dolce d'inyemo , caldo
d'estate , se pur non intervenga opportuna la ventilazione j la
quale e frequente con certi caratteri di costanza. I calori soli-
tamente incominciano a sentirsi da sijla fine di uoaggio , ne
intepidiscono che nell'estremo settembre. L'umidità regna da
per tutte le situazioni poco elevate nella notte, e meglio nelle
stagioni autunnale e primaverile , copie pure quando dominano
i venti di levante e mezzogiorno , che si yorrebbero meno
frequenti.
La pioggia suol essere portata dal libeccio; però esso.é io*
vocato dai contadini quando veggono languire la yegetazione ,
e fendersi sitibonde k argille. JPochi sono nell'anno i giorni
piovosi , tenue la quantità che cade «il piano. In esso non è
infrequente la nebbia; massime nella Fai Dòrida y q/nctì^i il
gran tratto delle terre che lo stagno tocca verso tramontana* Jlel
maggio causa grandi timori ai contadini , e danno certissinio ,
se il maestrale non la rovesci nello stagno, e rasciughi dai ma-*
ligni umori le lattanti spighe. L'elettricità di rado si £1 sensi-
bile ; quindi men delia grandine ,. che di altro infortnnio, te**
mesi dall'agricoltore ^ né. romoreggiano i tuoni ch(^ poche volte
nell'anno ; tuttavoUa quando accade squilibrio esso manifestasi
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28 CAGLURI
nei più terrìbili modi. Le cime più alte dei monti veggonsi di
rado biancheggiar per le nevi nel cuore istesso del verno , e
ben tosto ripigliano i consueti colori.
L'aria , come era da immaginarsi per lo basso livello delle
regioni sulle quali seggono le popolazioni , per la povertà di
grandi vegetabili , per le frequentissime paludi , per li panta-
ni , per li letamai , e per la assoluta negligenza della polizia
sanitaria , è generalmente poco salubre , e la sua infezione è
in alto grado dal solitone a dopo le grandi pioggie autunnali
che dissipino i miasmi morbiferi. Con tutto questo tieni cer-
tissima cosa che non troveresti i luoghi sorani che scorriamo
perigliosa mente nella Toscana , e più che altrove nello Stato
Pontificio , né le arie che si esalano sentiresti pestifere in
quel modo , che si provano nei menzionati tratti , lo che ap-
patisce chiaro dalla men forte violenza del male sugli stranieri,
e dalla generale impunità dei naturali che pure niente studino
alla loro sanità. Questo sia detto a ridurre a buoni termini gli
esageratori , cui non basta notare una temporanea insalubrità
che sperimentasi nel patire dopo il caldo l'umido j e pare sia
più conveniente la pestilenza che notò un oratore trasportato.
Popolazione, Gomponesi questa provincia di 61 comuni, i
quali sono ripartiti in nove distretti.
i.** Cagliari città, che consta di quattro quartieri , e d'un
sobborgo , e annovera circa 25769 anime in famiglie 6752, non
inclusivi gli ecclesiastici, i militari, le genti delle prigioni e del
bagno, ed i forestieri.
2.^ Doraus'de-Maria — popolasioni 5, anime 5i84i fdmi-
gKe 12 IO.
3.'® Pauli-pirri — pop. 7 , an. 18746 , fem. 4^82.
• 4'*^ Srfnlùri -^ pop. 8, an. 9097, fata. 2^20.
■ 5.^ Senòrbl — pop. i3 , an. 9780 , fam. 235o.
6.® Serrainanna — pop. 6, an. 7145 , fam. i63i.
7;® Siliqua — pop. 6, an. 6457, fam. i525.
• 8.** Sinnai — pop. 5, an. 6267, fam. i53o.
g.® Ussana — pop. li , an. iiogS, fam. 2658.
Totale della popolazione della provincia nell'anno i834 ani-
me 99489 , distribuite in famiglie 24o58.
Nel decennio antecedente i numeri del totale della provincia
erano i seguenti: 92253 — 92836 — 94^49 — 9^4*7 "^
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CAGLIARI 29
958o5 — 94779 — 94696 — 95438 — • 97140 — 99o5o,
Cosi dalle recensioni parrocchiali. Scommetterei nondimeno che
da più di tre anni sì oltrepassò il centomila. I preti sono poco
scrupolosi in sìSàtta operazione , né si sentono punti per la
.inesattezza , se notino solamente i presenti , e quei che co-
noscono.
In questa medesima circoscrizione nel medio evo, ed a più
precisione j nell'epoca in cui quest'isola era ancora governata
dai suoi tetrarchì , sussisteva un numero di abitazioni , senza
esageramento , triplo della somma attuale , che poscia nella
malversazione degli stranieri , e nella spensieratezza del governo
restarono deserte. Della qual cosa resterà facilmente persuaso chi
voglia consultare il Fara su gli antichi dipartimenti o curatone
che si comprendevano nel perimetro della odierna provìncia.
Se avvenga che tra le popolazioni da lui appellate alcune
sieno riconosciute non già un tutto veramente e un corpo in-
tero , ma parti e membra di altre ; non però vorrei fosse mi-
norata la proposta ragione : con ciò sia che molte egli ne abbia
obbliate , e più ancora ignorate per non aver data alla rico-
gnizione tutta l'opera che per lui si poteva , e adoperato nella
ricerca delle cose deUa parte meridionale e della Gallura con
eguale amore, quanto avea lui confortato in quelle del Logu-
doro. Questo sarà cento volte provato.
Posizione dei paesi* Almeno un terzo dei medesimi si fon-
darono in luoghi bassi e paludosi, né piacquero situazioni che
erano in prossimità assai migliori , e per l'altezza e per la
secchezza del suolo , e per l'opportunità d'acque salubri : onde-
che sia inconcepibile a chi osservi gli attuali stabilimenti, che
si gran motivo abbia prevaluto nel giudizio dei primi coloni
perché si stanziassero nei luoghi siffatti.
Colonie da stabilirsi. Tra le popolazioni esistenti sono non
poche che hanno fresca la data del risorgimento. Riconosci fra
queste quelle che coltivano il Norese , e sono Teulàda , Domus-
de- Maria , Pula , s. Pietro , Sarròco , Caposerra , dall'altra
parte Burcei ecc., dove si raccolsero fuorusciti del Logudoro e
Gallura , e altri avventurieri.
Potrebbesi fare consimili stabilimenti in molti siti , ed offrire
ai nulla tenenti , che non pochi sono nelle più grosse terre ,
dei mezzi per piantarvi abitazione , e cominciare i lavori ru-
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30 CAGLIARI
stici. Ecco che Carbonara entro pochi anni yiene su senza grandi
dispendi. Slnnai che ha una grande estensione di territorio po-
trebbe scemarsi di alcuna famiglie , e mandarle a stare alla
falda occidentale dei Sette-fratelli in Bau-arré/ini , dove è buona
la terra , ottima Paria e l'acqua. Da Quarto se ne potrebbe
dedurre in j. Isidoro o in Nuiayianna , da Teulàda in Cala-
piombo , e in Malfettano.
Dir potrei lo stesso di altii stabilimenti cui converrebbe
piantare come per altri gravissimi motivi , cosi per scemare
l'orrore di quella solitudine , che attrista un viaggiatore , e rende
arditi i malviventi.
Fisico di questi provincialL Su tal questione vale nel co-
mune quanto si è detto dei campidanesi d'Arborea. £ come in
quelU e nei Sulcitani ,. cosi in questi avviene un rapido svi-
luppo del sesso. È frequente che prima dei quattordici anni al-
cune siano madri , e vedesi in Pula una fanciulla di sette anni
giunta di già alla pubertà.
Facoltà inìellettuaii. Generalmente si osservano buone an-
che in coloro che mancarono d'ogni educ£^zione. Pertanto
io mai consentirò su quella inferiorità di cui i campidanesi erano
notati verso i logudoresi , e con essi tutti coloro che fossero
nati in luoghi bassi, come se l'aria grossa dovesse poii:are una
grossa organizzazione di cervello , e la fina una dilicatissiroa
testura , si che fu una scappata da entusiasta rattribuzione data
da Fr. Carboni ai campidanesi di plumbei , e ripetuta da chi
non sa dir che ciò che abbia detto un altro , e deve pensare
come abbia pensato un altro sia ragionatore, sia sragiona tore.
Egli é vero che i provinciali di Cagliari che abitano nella pia-
nura sono nella totalità poco vivaci nel parlare, ma hanno poi
del buon senso , e della sodezza nel pensare , qualità che
congiunte ad un dilìcato gusto , e ad una fantasia moderata
splendidamente appariscono in coloro , che furono coltivati con
buone dottrine.
U carattere morale è universalmente da essere lodato v però
che sono docili, soggetti, pacifici, laboriosi, e buoni massari.
Riconoscerai nei medesimi una gente che tengon la fede , ed
odiano il tradimento anche fra nemici , onde o nulle o rarissime
sono tra loro le violenze pi'emeditate , e gli agguati. I principali
dei villaggi distano poco dalia condizione dei più colti cittadini.
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CAGLURI 3i
Nei popolani si vorrebbe maggior cortesia , e dispiace certa
ravidezsa di maniere , e malizia di atti che principalmente si
osserva nei paesi più prossimi alla Capitale. La religione è ben
fondata nei cuori, e molto la loda il rispetto e venerazione che
si dimostra agli ecclesiastici , la beneficenza ai religiosi , i molti
legati , e la suntuosità delle feste. Invan però si negherebbe
essere nella medesima alcune macchie da certe pratiche su-
perstiziose.
Istruzione pubblica. Pure in questa provincia l'istituzione
delle scuole primarie non ha prodotto quei frutti che se ne
speravano 9 e qui per le stesse cagioni eziandio, che abbiamo
altrove notate. La frequenza alle medesime è potissima, e
non so se in tutte complessivamente siano mille fanciulli. In
molti luoghi è in \iso un amabilissimo calendario, tenendosi
scuola óra quando piace agli studenti, ora quando piace ai
maestri. Perciò di questi provinciali (salvo i cittadini) appena
a5oo persone saranno che sappian leggere , e di questi non più
di due terzi che possano servirsi della penna nelle loro fac-
cende.
Nella Dominante oltre le primarie sono delle scuole elemen-
tari, dove alla educazione cristiana morale e civile si aggiunge
l'insegnamento della grammatica latina e della rettorica; però
r imperfezione dei metodi cagiona che non si ottengano che
'meschini frutti dopo uno studio di circa otto anni.
Mancano le istituzioni di conveniente educazione per le fan-
ciulle, e sono perciò desiderabili quelle donne religiose che in
altri paesi danno lor tempo ed opera a cosi formar le figlie ,
che abbiano le necessarie cognizioni nella morale e nella gen-
tilezza delle maniere, acquistino destrezza nei più importanti
lavori femminili, e possano un giorno prestar tutte le partì di
ottime madri di famiglia.
Sariavi in Cagliari in supplemento d'altro meglio l'orfano-
trofio delle fEiiìciulle, ma certe opinioni ancora prevalgono, e
però meno si teme della turpitudine d'una difettosa educazio-
ne, che del giudizio che persone , che tu ti dirai quanto siano
giudiziose, oserebbero di proferire contro un padre che man-
dasse le figlie tra quelle fanciulle se poco care alla fortuna ,
molto alla virtù.
Abbigliamento. Non parlando della Capitale, dove tutto è
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3a CAGLIARI
coaforme alle mode fiorenti nelle più polite città del continen-
te, se si eccettua l'infima classe, gli altri provinciali massime
i più vicini a Cagliari hanno un vestiario suntuoso di maniera
che è un bello spettacolo veder la gioventù quando raccogliesì
a su pre]eri (piacere, e qui ballo geniale) dietro i zampo-
gnatori, e quando celebra la carola. Tra le differenze di moda
che si osservano nei vari paesi di questa provincia è da essere
notato il velo delle Sanluresi ( su parapetlu ) , che è mia qua-^
drata pezzuola , la quale attaccata con spille agli omeri tienesi
distesa sul petto sino al cinto o come elle dicono lazzada , che
varrebbe allacciatura. Quella veste sardesca, quale la dice chi
crede sia stato sempre il mondo del colore d'oggigiorno, il
coietto, va in disuso,, non cosi però che in molti luoghi, e
nella stessa capitale , non si vegga portata da alcuni vecchi
contadini, rigattieri, carratori. La veste di pelle {sa best-e-pcddi)
o pelliccia è ancora adoperata generalmente, senza maniche e
corta alle anche *, se ne eccettui i Sanluresi che V hanno distesa
a mezza gamba. Vale pure in ogni parte su sacca de coberri;
i pastori lo portan sempre , i contadini quando abbiano a se-
renare nel salto, gli altri il serbano in casa per iscambiarlo col
cappotto bagnato dalla pioggia.
Costumanze. Nelle nozze tra i popolani non è stipulato al-
cun contratto essendo cognito ciò che la consuetudine poita sia
rispettivamente contribuito dagli sposi. A lei spetta di prepa-
rare il talamo , il telajo , il guardaroba , la lingerìa , le sedie,
i necessari arnesi per lo paniGcio, le stoviglie ecc. Egli dee
provvedere per la abitazione , ed , ove sia agricoltore , aver
propri e il carro con due tori domiti, e tutti gli istromenti ne-
cessari per r agricoltura con copia di semi per la terra , e suf-
ficienza dell' altro che vuoisi avere per il vitto ; ove poi sia pa-
store essere padrone d'un branco, o aver sua parte nello d'al-
trui che governi.
Nel di precedente alla benedizione mandasi dai parenti della
fidanzata l'anzinarrato fornimento e apparato domestico alla
casa nuziale, e si trasporta con molto fasto, e col consueto ac-
compagnamento dei zampognatorì su dei carri tratti da bei
tori con le corna infiorate.
Suonando l'ora fissata, lo sposo in tutta gala, corteggiato dai
suoi consanguinei, dal parroco e dagli amici, va a ritrovar la
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CA6LUR1 il
ipota* Non però oltrepassa il liminar della di lei casa , e re-
stasi nel cortile sino a tanto che ella j come é costume degli
sposi prima di sortire dalia casa patema per costituirsi in nuova
famiglia y compisca Terso i suoi genitori y o alcuno dei più pro-
pinqui che li rappresenti , al sacro dovere del congedo. La ver-
ginella piangente nelle sue tenere commozioni, adorna nel mi-
glior modo di quanto ha di più prezioso, portasi alla presenza
dei suoi genitori che con cert'aria di gravità assisi nell' interna
stanza 1* attendevano tra i pro'ssimiori e gli amici più confiden-
ti y e piegatasi ai medesimi , e stante tra uno ed altro bacia le
mani paterne e chiede d'essere benedetta. Lo spettacolo si fa,
dirò, più sentimentale accesi gli affetti della paternità. Le la-
grime della dolcissima tenerezza si confondono tra gli abbrac-
ciamenti, e dice a un tempo e il padre e la madre tntto quel
bene , che desiderano avvenire alla medesima. Nella sem-
plicità di menti poco colte odonsi nel linguaggio della passione
delle bellissime cose, e lo spettatore ne rimane soddisfatto*
Movesi quindi lo sposo medio tra due dei primi consanguinei
della sposa col suo festivo stuolo aUa chiesa, segue la sposa
fra due principali della parentela dello sposo, e con molta co-
mitiva di donne. Presi i sacramenti di preparazione , e quindi
compito il rito solenne, nell' incamminarsi alla casa maritale si
uniscono le due . parentele, e si frammischiano donne con don-
ne, uomini con uomini intorno e addietro degli sposi. Per bel
complimento e felice augurio coloro presso le cui case passano
gli sposi versan su i medesimi sa razia ( forse grazia ) fru-
mento intramischiato di legumi e di sale, spruzzan dell'acqua,
spandon dei denari su i due consorti , e la gente fa codazzo,
non risparmiato il prete. Questi come entra nella casa la be-
nedice e prega per gli abitatori. La compagnia resta tosto ser-
vita di dolcerie, vini preziosi e caffè, ne sono serviti gli ac-
correnti, e finalmente ricevute le felicitazioni da coloro che
non parteogono alle famiglie affini dassi opera al convito, partì
dei quali sono mai sempre la busecchia, il montone, o il ca-
pro, che è più stimato. Uno stesso piatto, uno stesso bicchiere
deve servire ai due sposi.
Si tosto poi come una donna sgravisi della pregnezza usasi
in molti paesi di tutte lavare le meinbra del neonato con vino
tepido, e in siffatto umidore aspergerle di finissimo sale-, la
Dizion. Geogr. ecc. Voi. Ili. 3
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34 CAGLURI
qual pratica i lodata come ben propria a fortificar la cute, e
scansare alcune malattie superficiali , tra V altre i sudaminì.
Le esperienze confermano l'opinione. Di cotal uso antichissimo
appariscono le vestigia nella Sacra Scrittura. Costumavano gli
Ebrei ( cosi il Tirino in Ezech, ) di lavare con acqua calda i
molli corpi non solo perchè (ossero purificati dalle sordi del
parto, ma e perchè le membra che contratte ancora nel me-
desimo rimanevansi si potessero distendere e acconciamente for<-
mare. Le medesime tantosto venivano salate a farsi più sode
giusta l'asserzione di Galeno, e poi si e ostringevano tra i panni
con le fascie per non curvarsi e depravarsi.
Nelle morti è un rito quasi comune il compianto, e fino nel-
l' estremità della stessa Dominante , nominatamente nella Villa-
nuova , non è una usanza conosciuta da pochi. Il defunto espo-
Besi in casa e portasi alla tomba con le vesti dì gala; se ma-
ritato con gli abiti più splendidi, anzi con quelli stessi nei quali
comparve nel solenne giorno dell'amore: e qui è da notare
che molti non più li indossano dopo le noj^ze, e con diligenza
conservati li risparmiano al giorno della loro morte: se nubili
alle loro proprie vestimenta ed abbigliamenti aggiungonsi dal
padrino o padrina altri ricchi fregi. 0 questa o questi tolto
una fronda di alloro forma una corona intrecciatevi rose ed
altri fiori, e tutto stringe con catenelle d'oro, d'argento, e
con filze di collane. Ma egli è sul collo e sul petto della ver-
gine , o del giovanetto , dove con molto studio si compongono
siffatte gale. Composto il corpo sul feretro , le donne del pa-
rentado, e quelle pure di servigio meste nelle gramaglie del
duolo si assidono intorno sospiranti. Non possono che non la-
scino romper dal petto i gemiti, e diano più forza al dolore
dì chi più sente la perdita o madre o sposo o figlio. Intanto
sorge il funebre metro della canta trice.
In qualche luogo della diocesi Cagliaritana non sono, come accen-
nava, totalmente perdute certe superstizioni che una inumana pietà
9on sa stimare empie, a voler abbreviare le agonie d'un infelice.
Levansi via dalla stanza e croci e simulacri e imagini, e viene
egli spogUato, quando abbiane, degli scapolari sacri di qual-
che ordine religioso, delle scatolette che abbiano alcuna reli-
quia ecc. Tanto perché? perchè si crede che tnt valgano ad
ilppciUr l'anima nella partenza, e prolungare le sue sollerenze.
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CAGLIARI 35
Ove poi in breve non estìnguasi il loro carissimo, viensi al ri-
medio che stimano per efficacia supremo, e sottopongono e
adattano alla di lui cervice il giogo d' un aratro , o d' un carro.
* Verso i contadini delle altre provincie sono questi lodati sic-
come paxientissimi della fatica, e non poco solleciti d'una
esatta esecuzione delle opere. Ma attendi che compiscano i la-
vori della preparazione delle terre, deUa seminazione del fru-^
mento, di alcune specie di civaje, e della messe, e tu non ri-
conoscerà i più i colali in una gente scioperata. Manca l'inda-
stria , è perciò angusto il cerchio dell' esercizio , e pertanto me^
schina la loro condizione.
I Sardi in generale, e . caraifctensticamente l contadini cam-
pidanesi, sono frugivori, amando a preferenza il pane , le paste , i
legumi , e poco desiderando la carne e i pesci. Nella stagione delle
frutta se ne mangia con tale avidità, che non spegnesi per
poco, e non si aspetta la perfetta maturità. Delle frutta del
fico d' India , che forma le Aefì delle tenute , si fa un gran-
dissimo consumo. Non cosi procedon le cose nei paesi di mon-
tagna, dove si educhi gran quantità di bestiame, e in quelli
che sono alla sponda del mare o del gran lago; però che nei
primi sono per quanto dura il lattamento a comune materia
di sussistenza i latticini ; negli altri , per la stagione della pe-
sca , le più copiose' specie che si estraggano dalle pescaje. Le
frutta ed erbe ortensi fanno pure una parte del vitto alle po-
polazioni più prossime alla Capitale ; non però sono gradite le
patate, che si coltivano in poca quantità per darne ai citta-
dini. Il panificio è molto lodato , e la pasta si per la estrema
bianchezza, che per lo gusto può difficilmente eguagliarsi in
altre regioni dell' isola. Le pagnotte ordinarie per la gente da
servigio sono preferibili al miglior pane lavorato nel processo
d'arte quale è usato dai genovesi e francesi. La macinazione
del grano si fa per gli asinelli con una mola semplicissima e
rozza , quanto sarà stata nei più antichi tempi. Le pietre sono
provvedute dai Nurresi ( prov. d' Isili ). Di molini idraulici non
se ne trovano nella pianura, che dove sia corrente d'acqua.
La superiorità delle paste sarde fatte a mano con lungo stento
à ben conosciuta; le fabbricate nel Campidano di Cagliali non
cedono che alle più fine d'Oziéri. Amasi molto il pan di sa-
pa, cosi detto perchè* di questa intridesi la farina. La forma
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36 CAGLIARI
i di un anello. Si adorna con fettuccia di fogli d'oro e d'ar«*
genio, e con yariameoti colorati confettini. Usasi farlo per Ognis-»
santi insieme con le pappassìne , che sono una mescolanza di
uve passe , mandorle , pinocchi , pistacchi ecc. , agglutinati coii
un po' di patta sapata. Pure per le feste solenni se ne usa
fare ; e quelli che si offrono al santo e s' inseriscono nelle brac-
cic della barella, sulla quale trasportasi il simulacro, sono enormi.
Bevesi generalmente vin generoso, e nella pianura se ne fa mag-
gior consumo che in situazioni più elevate. Non intendi però che
ci ecceda : un eccesso in tal materia ha congiunta certa infa-
mia. Le donne dei villaggi sono proibite del medesimo anche in
piccola dose. Nelle tavole usasi poca varietà di cibi , salvo
quelle dei principali dei paesi, nelle quali tutto è preparato ,
come é solito nella città.
L'acquavite è T ordinaria mattutina bevanda della plebe;
ma a bel bello anche in questa classe va propagandosi il gu*
sto pel caffé. La naturale bevanda , V acqua , non è , per la
terza parte almeno della provincia, quale esige la sanità. Le
vene dei pozzi non somministrano che grossi umori pregni di
sali o d' altre sostanze minerali poco salutifere. Cominciasi a
supplire con le acque piovane, e in molti siti potrebbesi con
perpetuo vantaggio per cannelle di terra cotta raccogliere da
scaturigini non molto discoste, e gioverebbe ricercarne per la
trivellazione. Anche in Cagliari , sebbene non siane un vero
difetto, perocché hannosi alcuni pozzi pubblici inesauribili ,
tuttavolta malvolentieri beve dai medesimi la stessa minuta-
glia , ondeché quando per la scarsezza delle pioggie inaridi-
scano le cisterne, la più parte, riservati i pozzi agli altri usi,
se ne procuran ottima dai battelli, che si riempirono delle ri-
putate soigenti della tanca di Nizza presso la Maddalena, e
dalle fonti , che trovansi in fondo allo stagno quasi sulla estre-
ma sponda nel siti, uno detto sa cràstuUij altro appellato dì
$• Maria,
Al già detto intomo alla costruzione delle case pel Cam-
pidano d' Arborea ( Y. Busachi prov. ) non é altro da es-
sere aggiunto per lo Campidano di Cagliari, che la più ele-
gante forma, e il megUo inteso scompartimento, oltre allasu-
perior pulitezza. Sono avanti o allato delle medesime grandi
cortili con dei loggiati per stallaggio, nei quali accogliesi il he-
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CAGLURI S7
stìame impiegato nel «ervìgio domestico, o nelle opere mrali.
Aderente al muro della casa è una galleria ( su stdulu , su um-
bràgulu, da umbraculum ) ^ dove in tempi sereni siedon le
donne o al telajo o ad altri lavori.
Gli edifizi sacri di questa provincia sono meglio che nelle altre
costrutti, parati, provveduti, e goveraati. Rimarrebbe unica*
mente a desiderare che fosse men pericoloso il fermarvisi agli
u£Szi divini, oslarutte e non più riaperte le tombe , che sono un'altra
maligna fonte di infezione. Le più rimarchevoli antichità di
questa provincia sono in Cagliari e Nora. Nella prima e an-
cora visibile una gran porzione dell'anfiteatro romano con più
precìnzioni; ed il suntuoso acquedotto , che per una linea <ii
circa 5o mila metri derivava le acque dalla celebre solvente
di s. Giovanni de Bucca^-rutia traversando le teire di Sili-
qua, di Yillaspecìosa , di Decimo-manno , e del Maso. Se ne
diranno altre parole nell'art. Cagliari ciaà. In Nora è poco
men che intero u^ teatro in opera quadrata , dì cui l'Indicatore
Sardo diede brevissima descrizione tratta da una lettera sotto-
gnata col bigramma V. A. Sono in questi due luoghi , ed in
parecchi altri degli oggetti degni dì considerazione, di cui fa-
rem parola nell'occasioni. Non sono rare ne anche in questa
provincia quelle antichissime costruzioni che diciam norachi, e
in alcune spiccano delle singolarità, che domandano saggi e
pazienti osservatori. Non se ne ha il preciso numero, ma messi
in conto quelli pure, di cui restano le sole vestigie, forsechè
sommeranno a parecchie centina ja. Il difetto di pietre nella
parte media del piano ne ha fatto scomparire non pochi.
Statistica medica. Sarebbe desiderabile die l'egregio profes-
sore Zucca desse al pubblico i suoi lavori intorno a questo im-
portantissimo oggetto. Intanto giovati dei seguenti cenni. Per
ogni distretto è stipendiato un medico ed un chirurgo, ed è
posto uno speziale, e cosi è stabilito, che quelli, di cui consti
la povertà, abbiano le medicine gratuitamente. Le malattie più
frequenti sono nelle stagioni invernale e primaverile infiam-
mazioni di varie forme secondo le condizioni diverse degli in-
dividui, e delia atmosfera; nell'estiva ed autunnale febbri ga-
striche, intermittenti per lo ordinario complicate, nervose e si-
mili. Sopra le loro cause vale quanto fa detto nella provincia di
Bttsachiy e toma però occasione di implorare una pulizia sa-
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38 CAGLIARI
nitarìa , che obblighi i comuni a dar scólo alle acque , togliere
le molte pozzanghere che si mantengono a ciò vi si possano
imbrodolare i majali, inalveare i ruscelli , aprir gore ai rista-
gnamenti, portar lungi il letame, cingere sufficienti campi-
santi e scavarvi profonde le fosse , perchè grave dolore non
prenda i cuori umani in vedendo i cadaveri addentarsi dai ca-
ni , né sia necessità di esumare i non ancora disciolti per fare
luogo ad altri. E in questo sarebbe ancora a doversi prowe-*
dere in modo, che senza maggior indugio come fosse indubi-
tata la morte si portassero i defunti nella sepoltura. Orribili
cose avvennero in altri tempi , ed una maravigliosa avarizia
diede esempli di solennissima empietà, irreligione, inumanità.
Asciugamento delle paludi. Tra le molte menzionate ve n' ha
parecchie le quali asciugate assai gioverebbero, si perchè sa-
riano restituiti alla agricoltura gli spazi che ricoprono, come
perdiè resteriano soppresse tante perenni fonti di micidiali
miasmi.
La palude Palmas, che giacesi tra Pirrì e Paùli, non più sa-
sarebbe, se, come è facile, si colmasse, e nella sua lunghezza si
aprisse un profondo canale al Molentargiu: gli altri tre di
Mara-Calaginis, Quartucciu e Quartu né presentano maggiori
difficoltà air idraulico , né l'operazioni domandano grande di-*
spendio.
La palude di Sanluri, e la prossima ( Paùli-manna) dei salti di
s. Gavino forzate dall' arte cederebbero i male occupati luoghi.
Un solcamento vedesi cominciare presso la sponda del ricet-
tacolo , che proseguendo giù costeggia le vigne di Samassi , e ,
più in là, gli orti di S^rramanna per volgersi al fiume in su
i limiti di questa terra e di Villasor. Sgorgando nelle grandi
pienezze Tacque dello stagno in questo canale sarebbe facile
profondandolo più Carvele cader tutte. Insomma per bene stimate
linee di scavamenti si riuscirebbe ad aver esonerato tanti in*
fruttiferi crateri, perchè non se ne ritrae sale , se saliferi; non
pesci, se ve ne vivano, e, quel che peggio d'ogni altro male,
perchè con le loro morbifere esalazioni turbano o distruggono
la buona costituzione dei corpi umani, e infamando l'aria ri-
spingono i viaggiatori, in cui la precauzione del male sia più
fòrte della brama di ben conoscere un paese dove è aperto uà
vasto campo a saggie Qsserva2;ionì,
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CAGLIARI 39
Vaceinaùone. Questa salutevolissima istltuiioue^ la quale più
4' altrove era da essere studiosamente curata in una terra di^
fettosissicna di coloni ^ vedesi pi-ocedere lentamente per la co-
stante pervicacia dei genitori , e non ' potrassi stabilii^ , come è
desiderio dei saggi, se non si venga a . provvìdens^ rigorose.
La strage degli anni i8:ft^3o non li portò, in migliori tei^
mini; giacché nel i83i non M vaccinarono in tutta la provini-
eia più di 180 individui, e nel i83:k non più di 900, <avve-
gaachè la sómma dei nati nel biennio non fesse stata minore
di 7000. A voler però dare a ciascuno quel che tocca , non tac-
cerò , che in qualche distretto sono dell'opinione di coloro da
«ssere accagionati gli operatori, che mal praticando l'innesto
fanno si die i pretesi vaccinati, non già rarissimi, ma pres-
soché tutti, sentano, quando esso si sviluppi, la forza del
.morbo, e molti vi succumbano. Nella maggior parte dei paiesi
del Campidano muojono dentfco l'anno due quinti dei neona-
ti; un altro nei due anni consecutivi, non considerando i casi
di ^idemìa e di carestia, che pure per disgrazia sono frequen-
ti. Nel quale spazio di tempo sono gli infanti soggetti a feb-
bri putride. E vuoisi ciò attribuire alla malignità del latte, che
da un malsano nutrimento separino le nutrici , ed al troppo ar-
dore del sole' cui restano esse , e lasciano quelli esposti quando
sbarbatisi i lini , ed é permesso lo spigolamento : il che si com-
prova da che maggiore si é osservata la mortalità dal princi-
piar dell'estate all'estremo ottobre. E più empia era in altri
tempi la morte , quando i flebotomi , che soli nelle campagne
esercitavano l'arte medica, credevano rimedio utile in tutti i
mali il salasso» Benché la cura di costoro (ossit un' azione di
omicidio , nondimeno ei sostenevansi sempre in credito per
cert'aria di importanza, in cui si componevano, spacciando
molta perizia e confidenza nelle funeste osservazioni che ave-
vano fatte , se non era lecito vantar dottrina , perocché mal
sapevano leggere , siccome coloro che erano v enuti dalle bot-
teghe dei barbieri di Cagliari. Chi creda che ancora ti possa-
no , anzi tanto possano in molti paesi da soperchiare gli stessi
chirurghi ? Trapassato il pericolosissimo periodo della infanzia
sembra concepiscano i corpi forze gagliardissime contro alle ca-
gioni dei mali; ondechè sono pochi quelli che languiscano nella
impubertà; pijì pochi nella giovinezza. Mentit iu. siffatti climi
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4o CAGLIARI
è solito che una esuberanza di vita obblighi a percorrerne pìA
rapidamente il periodo; tuttavolta ammirasi in alcuni, nei quali
il supposto precoce sviluppo siasi, verificato, un lento ansi tar*
dissimo deperimento* Cosi fu conosciuta in uno del cognome
Vacca coslffiitta natura, che all'età di no anni sia potuto pas*
sare a seconde trozze , e vivere con la moglie sette anni s fu<*
rono veduti, in una signora tra i 90 e 98 anni, rinascere cin**
que o sei denti , e sotto la canutezza rigerminar nuovi oapelU
d'un bel colore castagno: ella aveva allattato dieci figli: altra
ne fu fatta sapere di io3 anni con le forze intellettuali fermis-
sime^ e tanto pure valente delle membra da far a piedi spesso
le quattro miglia anche in strade fangose.
Presentemente in Cagliari si ha non pochi esempli d'una
vetusta vecchiezza in più persone nonagenarie ; ed accade al-
tro e tento in paesi pure d'aria men salubre, in che potrei
citere alcuni, la cui vite è sul ventunesimo lustro. Ciò che
sia mirabile in questi fenomeni egli è non tento la vigoria del
corpo contro il pernicioso effetto del clima, quanto il riconi^
scerli in certe gente che poco amarono parere, ed essere
moderati.
Agricoltura, L'agricoltura, pastorizia, pesca e caccia, ecco
le fonti donde questi provinciali traggono quanto ai bisogni e
ai pochi comodìr della vite sia necessario e conveniente. L'agri-
coltura è la primaria occupazione, e la principale speranza. Il
rapporto attuale dei pastori ai contedini puoi tenerlo come di
z a 11,7. Lasciati da parte i paesi che siedono nelle falde, o
appoggiansi alle pendici dei monti, nei quali mentre perl'op*
portunità della pastura è copioso il bestiame deve essere un
numero proporzionato di persone a curarne l'educazione; ne-
gli .altri, che sono situati nella pianura, gli abitetori sono
quasi esclusivamente agricoltori. E qui sono stesi i campi vera-
mente graniferi della Sardegna; qui vedresti biondeggiar le fa-
mose opime messi. Che se pure vogliasi instituito un parago-
ne , e indicato dove la terra pa ja più che altrove Catte a que-
ste preziosissima produzione, ti citerò la Tre/ente, e le cam-
pagne prossime da maestro insìno ad austro. Che stupenda ye-
getezione non copriva quelle terre in quest'anno ( i835), av-
vegnaché favorite sia stete dal cielo solamente dopo la metà
del suo perìodo ! Che marayigliosa la bontii 9 quantità dei
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GAGUARI 4i
frutti! • • • • Qui dunque si conoscerà molto bene l'arte? A
non portar cosa contro il vero, dirò che negli uomini del con<-
tado e provincia di Cagliari , i quali ben di poco per arte e
diligenza superano gli altri, la troppa benignità della terra Cacea
languire e l'attenzione alle regole agronomiche , e lo studio
nelle opere.
Ma i tempi migliori sono per volgere; e non può non di-
lettarsi di tale speranza chi vede come già siasi eccitato , ed
ampiamente nei più ricchi proprietari si propaghi l'amor di
quest'arte , che è il fondamento fermissimo della prosperità dei
popoli ; e come per naturai connessione e conseguenza acqui-
stino i lavoratori più larghe e sincere cognizioni. Di che io lo<-
derò cagione il luminoso esempio delP eccellentissimo, uomo, il
signor marchese di Villahermosa , che si pose il primo . alla
grand-opera della restaurazione dell'agricoltura Sarda, e con
cura dilìgentissima voltosi a cangiare in deliziosi giardini, in
fruttuosissimi poderi le selvatiche, lande , e le paludose ma-
remme da Sarròco a Capoterra intragìacenti , fece della sua
villa d'Orri una scuola piratica d'economia preconcependo ^ e
colorando il disegno dei poder-modello tanto dai ragionatoli di
economia rurale commendati in questa età.
Se non otteneva il fine, cui si avea proposto quando a Gaik»
FeUce, principe amantissimo della prosperità d'una nazione de^
votissima a' Sabaudi , suggeriva la erezione d' una accademia sul
disegno migliorato e ampliato di quella de' georgofili di Firen*^
ze, onde dai dotti emanasse nei contadini gran copia di lumi;
non perciò disperava di cagionare una gran conversione nelle
cose rustiche , e le portare al grado , in cui sono pervenute
presso genti più colte ; ne si intiepidiva il suo amore, perchè
quasi solo si vedesse in su tanta opera ; però costantemento
insistendo , e quanti mezzi aveva , che molti erana e grandi ,
saggiamente spiegando, ottenne, che ed i proprietari conosoes*
aero, oltre il maggior utile d'una più profonda cognizione, del*
l'arte , la necessità d'una riforma nelle antiche maniere \ ed i
contadini , disimparate le malanticipate opinioni , si corredasi*
sero ad un esercizio assai più fruttifero di quanto l'esperien*
za , il ragionamento , ed il sussidio di altre scienze esibisce in
questo tempo ai coltivatori delle più felid regioni del conti-*
nente. Su quàl proposito toccherò oel progresso , come nascami
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42 CAGLURI
ropportuuita, quanto da lui si fece nell'iotendimeato di p«r*
fiuadere coi fatti , che sono a dir vero meglio che i raziocini
efficaci a convincere , instituendo comparazione dei nuovi coi
vieti metodi , dell'eseguimento delle opere per li nuovi isti*u-
menti y con il lavoro per li nazionali in conto di regolarità, e
di speditezza , facendo delle spese false ecc. ecc.
Già rammenterai la ragion che posi degli agricoltori ai pa-
stori : or abbiti determinato il lor numerp , di 23,5oo , quanto
fu nello scorso anno i834 nconosciuto.
Di questi sono più lodati gli uomini di Sanluri, i quali men-
tre sembrano avere una cognizione più chiara dell'arte , sono
«enea contraddizione i più diligenti ed assidui. Onde che, quando
eziandio la perversità delle stagioni diede tempi contrari, e da
tutti gli altri campi non si ripigliava né intero quel che si era
affidato , veniva loro dai propri tanta copia, che altri se ne sa-
riano rallegrati in anni di ubertà.
PreparatUone delle terre, I malesi si soglion rompere (ar<-
vattai arvum aptare) nel gennajo, e di nuovo rivolgersi (re-
lòrdri) nel marzo. Una terza aratura viene eseguita dopo le
prime pioggie autunnali {su repassu) ; e cosi disposte le terre
come in esse si conosca un mediocre contemperamento di umore
e di calore tosto sono riempiuti i solchi {su plemmentu) ; il
che ordinariamente accade verso la metà della stagione. £ vuoisi
tanto anticipare massime nella pianura , perchè in altro modo
meno pronte si leverebbero e fallirebbero le biade; senza che
cariano più offese dalle brinate nella primavera.
La seminazione del frumento viene ancora praticata secondo
gli antichi metodi. Alcuni però cominciano a sarchiarlo quando
è ancora in erba tenera, e sgombrarlo di tutte le inutili e no-
cive gramigne.
Si sono fatti degli sperimenti di aratri a treno, se n' è lodata
l'operazione ; ma il sardo va con calzari di piombo a tentar le no^
vita; egli ben esperto che i grani sono assai più produttivi
quando si piantano a due o tre pollici non sa vedere perchè
convenga far gemere i buoi sotto Taratro profondamente im*
presso; egli propugna ancora i suoi maggesi. Né in questo io
saprei contraddire considerato Fattuale condizione delle cose.
Che , un campo già esausto per la produzione, e che dall'in-
flusso delle meteore deve unicamente attendere di essere iavi«
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CAGLIARI 43
f Olito a nuovi parti , è d'uopo die riposi , se in questa solita
graffiatura delParatro comune non può una terra inesercitata
e piena di sue forae rivoltarsi in su a dar alinento ai semi.
Ma in questo egli è che versa suo errore. In profonde arature
avnasi sempre una terra ricca di buone sostanze.
Vorrai sapere le spese occorrenti per un solo starello della
seminagione alla ricolta ? Sommano a lire sarde :k5 incirca ,
che molto inegualmente vanno divise per le diverse operazioni.
E avverti che sopra queste dovrebbesi il valore della quantità
seminata e dell'affitto del terreno , ove si lavori in quello
d'altrui.
Il totale del seminamento per tutta la proviada potrà rap-
presentarsi in star. 91,800, che distribuirai in 60^00 di grano,
1 3,000 d'orzo, 14,000 di lave, 3,oòo di legumi, 1,800 di lino*
£d il frutto in anni di ubertà può calcolarsi di star. 1,863,700,
se desse ( e die anche più ) il grano i ,200,000 , l'orzo 390,000^
le laive 210,000, i legumi 60,000, il lino 3,700. di seme. Onde
intenderai la media comune eguale a 20,3o per uno -, e le par-*-
ziali , 20 pel grano , 3o per l'orzo , 1 5 per le lave , 20 pei
legumi , 2 pel lino.
Né solamente la poca attitudine degli istrumenti , che si han-
no , il difetto d'altri necessari , l'irragionevole pretesa che il
terreiio si adatti ai semi , la comunanza o quasi comunanza
delle terre , l'apertura delle medesime ad uomini e a bestie ,
msL nuoce pure , e non poco , al buon esito delle coltivazioni
la lontananza delle ndazzonì. E quindi risulta nuova ragione
perchè i coltivatori vivano o su , o presso le loro terre ; e per-
chè le numerosissime aggregazioni si dividano in minori da sta-
bilirsi in siti che per la salubrità del dima dell'aria dell'acque
sien iiBusti alla vita, e sempre in centro di un cerchio propor-
rionato , in quella istessa maniera che era ripartita la popola-
zione agricola prima che un nemico destino soggiogasse i sardi
alla dominazione aragonese. Cosi metterebbonsi a profitto tutte
le ore, uomini ed animali entrerebbero nell'opera con l'intero
vigore, intumescenza di fiumi non ritarderebbe i lavori, pati-
rebbesi meno di disagi e di pericoli, donne e figli verrebbero
in ausilio con le loro fatiche. E se l'abitazione toccasse il po-
dere altri rami di lucro crescerebbero , potendosi educare mag-
gior numeio di galline , oche , colombi , polli d'india , qualche
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44 CAGLURI
vacca j alcune pecore e inajali. Dì Tantaggìo non invaderebbero
nei colti gli animali a calpestare e rodere , i polti'oni a brut-
tare. Infine tu ci potrai vedere anche un guadagno per la mo-
ralità, e per la sicurezza dei passeggieri, non meno che per lo
comodo dei medesimi.
Or impara la condizione di questi contadini rispettivamente
alla loro agiatezza. In che a voler , quanto sia dicevole , defe-
rire all'accortezza di perspicaci computatori, tra quello che
deyon dare alla chièsa , e" le altre somme da contribuire al
R. Erario y alla cassa baronale^ al bilancio comunale essi sono
obbligati nella ragione del 78 per cento. Pertanto se per ir-
regolarità di stagioni venga meno , che erano degne le fatiche,
non ti pare debbano battersi V anca ? Qui sappi che la messe
è quasi vorrei dir Tunica tettola , se riguardi il generale , di
cui si giovino per la sussistenza, già che a ben pochi vien lu-
cro dalle vigne , orti e verzieri. Ad emungere di sue residue so-
stanze i poveri soccorre l'avarizia e la frode ; l'avarizia degli
usurai , dai quali y non potendo far somministranze i monti ,
devono dimandar prestiti per la messe ; la frode degli incetta-
tori , grandi mastri d'iniquità , gente di due misure.
£ qui y quando n'ho il destro , non tacerò che ad alcuni di
costoro nel vendere , non essendo quella porzione sufficiente che
loro riserba la misura mancante , desiderosi di più fanno gon-
fiare i grani posti in luoghi d'aria umida , o in mezzo il muc-
chio introdotta un'anfora nuova e piena d'acqua , ne li satol-
lano bene.
yigne. Le terre della circostanza ed a levante e ponente di
Cagliari, Tisoletta dello Stagno, e le regioni sur esso o il mare
mentre comparativamente alle altre sono men felici per le bia-
de , si lodarono mai sempre siccome appropiatissime alle viti.
Ed a questa specie distinta in molte varietà (62) é specialmente
rivolta la cura degli uomini del contado cagliaritano. Spesso si
fanno copiosissime vendemmie , si che i minori proprietari in
mancanza di botti , ed in bisogno di denari devono offrire il
mosto a vilissimo prezzo.
A concepire quanta sia in qualche anno la fruttificazione
delle vigne basti sapere che nel territorio di Carbonara da un
tralcio destinato a propaggine per tre fondi, che erasi allun-
gato a a8 palmi entro i mesi della vegetazione, si portarono ,
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CAGUARI 4^
«enea connumerarvi i radmoletti, centoyentìdue grappoli. La
quantità del mosto che suole ottenersi in tutta la provincia, se
niente sia avvenuto d'infausto alle vigne, non si calcola in meno
di quartieri 80,000,000.
La venderamiazione comincia solitamente dopo il 4 d' ottobre ,
e dura sino alla metà di novembre. Il vino é distinto di due
sorta; il comune , che volgarmente cognominano nero, comechè,
non abbia un color molto carico ; ed il gentile che dicono
bianco, sebbene siane qualche specie assai colorata. Il primo è
assai generoso , e conviene beversi con molto rispetto. Il me-
todo di sua manipolazione è semplice. Racoolgonsi le uve in
grandi botti (is cuppus) con un fondo , e vi si lasciano a fer*
mentare più o meno di otto giorni, però che variasi nel tempo
seconda la qualità delle uve e la condizione atmosferica. Il
momento della pigiatura arriva, e non si può indugiare ,
quando il mosto rende un odore aggredevole , sentesi in certo
moderato grado di temperatura , ed ha un gusto tra il dolce
e Tamaro.
U vino gentile , che si sperimenta generosissimo, non é ma-
nipolato in modo eguale. Le uve non si lasciano fermentare ,
e tosto come sien poste nel tino vengono spremute.
Questi vini distinguonsi dì tre specie : i semplici che deri-
vano da una stessa qualità .di uve ; is genius , che sono da
diverse uve -, e i vini de passadùra , o conciati , i quali men-
tre provengono da una certa uva si fan passare per la vinaccia
d'un' altra diversa.
I semplici sono : la malvagia , la vamàccia , il nàscolo , la
mònica, ilnuràghus, ilcannonào, il moscato, il giróne, prese
le denominazioni dalle uve. Se ne potrebbero annoverare altre
specie , se si usasse farne da altre uve gentili senza mistura
di mosti.
Le genie non sono distinte in più varietà ; ma non pertanto
queste sono tante , quante le variabili combinazioni delle di-
verse uve , si per Io numero e le qualità diverse, come per le
disuguali proporzioni.
I vini di passatura sono di due sorte, essendo o passaliira
nel giróne , o passatìtra nel moscatello. Il primo è dal mosto
della mònica , il secondo dal semidàno , tenuti per circa dodici
ore nella vinaccia, quello del giróne, questo del moscatello.
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46 CAGLIARI
Ottime nei senapllci e nelle genie «ono le essenze: queste sono
i liquori di colatura spontanea. Alcuni, coinè il moscatello , il
^ròne ecc., si temprano per un gusto dolce, e ciò si ottiene o
torcendo sulla vite il picciuolo del raspo alcuni giorui prima ,
p se i grappoli yendemmiati si espongano ad alcuni soli. Dei
nominati y la malvagia è principalmente pregiata, massime ove
abbia il merito del tempo , il quale , a giudizio degli inten-
denti , non è una qualità che si imagina , nia che benissimo
si sente per la purezza , finezza , e per certo qual gusto , che
dicono di catrame. Confrontati eoi più riputati vini dell' £u*
ropa meridionale hanno avuto, cosi giudicando dilicatissimi pa«
lati, l'onore deUa preferenza , e presentono i medesimi che ^
so accada' meglio sieno conosciuti nel continente , i famigerati
ungarici vini del Tokai non si possano sostener nell'alto luogo,
dove sono , e il colle di Mizào-male debba cedere al ca-
gliaritano.
I campidanesi pongono molt'opera ad assicurare i vini. Con-
siste questa operazione nel travasarli, e separarli dalla feccia,
o dal sedimento.
Si£htte trasfusioni dopo la prima, che si suole eseguire nel
genniqo , si ripetono nel marzo , nel maggio ^ da alcuni anche
nel luglio , da più pochi pure una quinta volta nel settem-
bre. Cosi si diffecciano, e acquistano maggior liquidità e chia«»
rezza.
La quantità che si fabbrica dei vini gentili è circa un de-
cimo del comune.
Sono celebrate nella provincia la vamaccia di s. Sperato-, la
malvagia, ed il moscato di Samassi e di Uta. Né sono in minor
pregio i vini d'Orri e di Capoterra.
Si pubblicò trovato da un intelligente proprietario il modo
di fabbricare il vin di Malaga , e fu annunciata tanto perfetta
l'imitazione che non se ne addarebbe un malaghese. Sia. Ma è
meglio Car conto dei nostri , ne é necessità dare al mònica na-
zionale un nome straniero per conciliargli estimazione.
Dalla distillazione dei vini producesi per ogni quartiere (A^.
Busachi prov. Eijuaz. metrica ) tre libbre di alchool poco più o
meno per la maggiore o minor loro bontà.
I Samatzaesi bruciano gran quantità di mosto, e prowedon
d' acquavite i paesi d'intorno. È comune 1' arte di far dei ro-
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CAGLIARI 47
soli, e di coafeadonar yariamenle li spìriti men rettificati.
Altra porzione di mosto si acidifica , ed a questo ora suole
usarsi quello che viene dalle uve che si tolgono dal su-
periore strato del tino , le quali ne han già concetto un
principio.
Gioverebbe alla economia domestica , quando l'abbondanza
è maggiore dell'ordinario , né si sa che uso farsi del mosto ,
se conoscessero i contadini come ottenerne dello zucchero. La
facilità del processo })ennette che possa questa manipolazione
raccomandarsi alle donne (Y. Elem. di chimica generale appli-
cata nella traduzione italiana per G. L. Cantù). Che se questo
per lo gusto rinfrescante e dolce ^a inferiore al comune, non
pertanto sarà cagione di grandi risparmi.
Orticolùàra. Questa è in qualche pregio nelle terre più pras-
sime alla capitale. Le erbe e le frutte non vengono meglio al-
trove, e sono stimale per una sapidezza gratissima. I Quattur-
eiesi , Selargiesi , Donoresi, Utesi studiano con molta intelligenza
in questa coltivazione, e se i luoghi sono aridi ei suppliscono
opportunamente con l'acque dei pozzi. Usasi il molino a ca-
vallo , e le trombe sono in piccol numero. In Puk nelle terre
del fiume presso alla foce ammireresti una vegetazione mara-
vigliosa. Pochi coltivano le patate , e non v'ha dubbio , che
in certi siti la compattezza dell'argilla è niente fisMista a questa
specie.
Lo zafferano coltivasi eoa gran successo in Villamara , in
s. Gavino , in Samatzài , e se ne ritrae non tenue lucro -, che
Vendesi a lire sarde 4 l'oncia. Si introduceva anche in altri
luoghi, ma i conigli sei divoravano. Vien pure nelle terre di
Cagliari.
GU alberi fruttiferi, Vìik che altrove sono coltivati in Cagliari
e terre più vicine del suo contado , nella regione di Piumini
( lungo tratto di terra nelle £ftlde dei monti di Mara-Catagonis)
ben irrigata ed esposta e però fatta agli orti ed a' grandi ve-
getabili , in Orrì , Sarròco , Pula ecc. Sono un buon numero le
specie , e in ciascuna molte distinzioni ; ma se ne desiderano
più altre.
Le frutta lodansi per la loro singoiar soavità.
Le specie più comunemente sparse sono i mandorli, dei quali
fassi una vistosa raccolta. U solo nnarch. di l^Uahermosa in cin«
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48 CAGLIARI
que o sei tratti del sao gran podere d'Oni n'ha già piantai
1 8,866. La estensione della specie in tutta la provincia egua-
glia forse i 2,000,000 individui.
Gli olivi si cominciano a riguardare con certo amore , e se
adesso a mala pena ne potresti numerare circa 80,000 per la
massima parte dispersi , forseebé non andranno due lustri , e
li oliveti nascenti, e quelli che vannosi formando produrranno
oltre il bisogno della popolazione.
I paesi che la natura e la esperienza designa acconci a que-
sta specie sono Decimo , il Maso , Pula, Orri. In quest'ultimo
n'ha già il prelodato marchese o piantati o innestati poco men
di io,ooo. Ma poi la falda dei monti di levante dalla contrada del
Giarréi al mare è tanto più idonea a siffatta coltivazione , che
con maniera vieta di parlare degna sarebbe d'esser detta la
terra di Pallade. Ivi meglio che in altre regioni meridionali del-
l'isola si allefica questa specie , ed é cagione di maraviglia ve-
dere l'energia dello sviluppo nelle piantagioni che si praticano
secondo i veri metodi dell'arte.
Agrumi. Se nella Foràda del Sàrrabus ^ che dir voglio egua-
le , se non oso superiore , alla Vega di Milis , troverai molte
terre attissime a queste piante -, di certo che non meno alle
medesime ti avverrà di riconoscerne attate nel tenitoro di s.
Sperato , di Pula , di Orri , e nella anzimentovata regione di
Piumini in su quel di Cagliari. Gli aranci ed i limoni di molte
varietà con i cedrati ecc. fruttificano cosi che più non si possa
bramare.
Gelsi, Egli é tanto tempo, che molti piemontesi precedente
e susseguentemente alle esortazioni del Gemelli mentre cono-
scono questo clima a siffatta coltivazione ben idoneo , ci van
proponendo i grandissimi vantaggi che ne potremmo ritrarre ;
e tuttavolta non vi si è sinora convertita l'opera e la mente j
salvo- da pochi. Fra i quali primeggia il march, di Villahermo-
sa , che intende e non invano studierà ad estendere questa im-
portantissima cultura , e le necessarie cognizioni per lo setificio.
Le fanciulle del conservatorio di Cagliari hanno già in questo
non poca esperienza , e dai bozzoli dei filugelli sardi veggonsi al-
cuni lavori, nei quali è pure da anumrare la bontà della materia.
La quantità delle piante fruttifere della provincia si può compu-
tare di circa ^^Soofioo tra grandi e piccole. In verità che per
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CÀGLURI 49
cotanta superficie sono pochissime , e saranno finché non «i
prendano opinioni e metodi migliori.
Cagìonavasì questa scarsezza e dal pregiudizio anche oggidì
fermissimo del cerio npcujiiento deirombra ai seminati ed alle
vigne, e dalla difficoltà deirallevamento. Il pregiudizio caderà
diffondendosi più ampiamente i lumi ; la difficoltà del prospe-
ramento cesserà se vogliasi tenere il metodo praticata nella villa
esemplare d*Orri, dove nei fossi , in cui sono dal vivajo tra-
sportate le pianticelle , usasi alternare degli strati di buona
terra con altri di fico dlndia, le quali per l'abbondante urao-
rosità diventano le sicure loro nutrici nel caso non infrequente
di siccità ', in quel metodo quasi assicura la riuscita , e rende
proficue quelle foglie y che prima si lasciavano corrompere su
la terra ad accrescere il vizio dell'aria. £ quindi da sperare ,
che quanto prima vi torni la Sardegna in quella condizione in
cui la ottennero i Romani, quando Polibio la lodava e per la
frequenza degli uomini , e per lo copiosissimo provenimento
dei frutti , e beata la dicea. Sti^abone per un suolo eccellente-
mente ferace di frumento , e di tutte le cose niaravìgliosamenté
fecondo.
Tabacchi, Si è voluta introdurre in vari luoghi della provincia
la pianta nicoziana ; però o sia il difetto nel clima , cioè nel
suolo o nel cielo , o sia^ piuttosto nella coltivazione , essa è ben
inferiore a quella die vegeta in Sassari , Sorso , Sennori. Non
ogni terreno porta tutto.
Soda , ed erba cristallina. In compenso è il contado di Ca-
gliari nelle ten e un. po' salse , che sorgono alla sponda del mare
e degli stagni , attissima a queste erbe , onde è la materia
prima per alcune fabbriche , che ancora desidera la Sardegna.
Altre coltivazioni. La robbia viene molto prosperamente nel
circondàrio istesso della città. Verrebbe parimente l'indaco ,
come cel persuade il soddisfaciente esperimento che tentossi nel
regno di Carlo Emanuele III. Si vuol augurare una vegetazione iion
meno felice della cannamela, e di altri pregiatissimi generi tp-
loniali. Su che io non vorrei contradire; conciossiaché a voler
comprendere quanto questo clima sia fausto alle piante esoti-
che basta guardare nel vasto giardino attiguo al palazzo della
villa d'Orri, dove sono in bella e prosperevole vita con le
nordali molte piante delle regioni equatoriali, e in piena terra
Dizion. Geogr. ecc. Voi. III. 4
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So CAGLIARI
e floridissime sono quelle vedute che per la restante Europa
nei climi superiori non si posson serbare in vita se non coi
benefizio d'una conveniente temperatura.
Coltivazione deW anice. Fu provata nel i833, e produsse il
62 per uno. La comparazione lo dimostrò per forza non in-
feriore all'estero, però di dolcezza minore dello spagnuolo.
Formiiim tenax. Tra le piante erbacee, che in questo clima
prosperano con molta felicità, merita esser notata questa specie,
della quale sono nell'anzidetto giardino più di 4^0 ceppi. Se
propaghisi potrannosi mettere nel commercio le sue fila ottime
per cordaggi e gomene da servire alle macchine idrauliche.
Giardini, Ne potrai veder parecchi presso la citta, tra i
quali è più degno di considerazione quello del marchese di
s. Tommaso , e può anzi parere un piccolo stabilimento. In
Pula ed in Samassi se ne trovano dèi belli; però nessuno più
del già sopralodato di Orri. In questo vedrai pure un gran vi-
vajo , che con gli altri degli attigui possedimenti contengono
circa le ^o mila pianticelle. L'arte del giardinaggio se comin-
ciasi a conoscere é merito e deve esser lode del marchese di
Villahermosa. Egli la faceva apprendere a due nazionali cui
somministrava generosamente mentre si trattenevano nei mi-
gliori stabilimenti del cont'mente, e assistevano alle lezioni dei
professori di Botanica. Ora col sussidio dei giornali georgici le
acquistate cognizioni vanno perfezionandosi , e si ha opportuna
contezza dei continui progressi dell'agricoltura, e de' migliori
metodi che vengono in onore. Intanto si formano degli allievi.
Terre chiuse, È ben piccola la porzione delle terre che veg-
gansi cinte ^ o assiepate , e queste sono intorno alla popolazione
a un piccol raggiò. La proprietà per molti pregiudizi e forti
ostacoli non può ancora vincerla sopra la barbara comunanza:
e se non ottenga il trionfo, che le augurano i buoni cittadini,
non sarà mai che possa fiorire , quanto le consente la natura.
Le poche private proprietà non sono né anche per un terzo
chiuse , e le chiusure sono comunemente a siepe viva , dure-
vole e fruttifera , adoperandovisi i fichi d' India. In nessun' al«
tra parte dell'isola vegeta questa pianta più vigorosamente,
che nel Campidano. Distinguonsi alcune sue varietà, tra le quali
il napal con fiori e frutte rosse , e con le spine molto sottili e
riunite in fascettì, nel cui congenere gli industriosi americani
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CAGLURI 5(
allevano l'insetto della cocciniglia. Altre se ne lono recente-
mente introdotte , e tutte vengono maravigliosamente. Le frutta
delle aiffiitte siepi somministrano per li meno agiati parte della
sussistenza, e producono non piccol lucro per quella quantità
che porgesi ai cittadini. Il sovrappiù serve di nutrimento ai
majali.
Sciite ghiandìfere. Nelle pendici occidentali dei monti di le-
vante queste specie ( tra le quali pii^ numerosi i lecci ) vanno
sempre più diradandosi per opera maligna dei pastori. Patiron
melio nei monti di ponente forse perchè tutto il dipartimento
del Norésé frequentissimo giù d'uomini anche nell'epoca dei
Saraceni , e più nel governo dei regoli Cagliaritani , restò poi
deserto, quando gli Aragonesi vennero a dominare. Grandissi-
ma è la superfìcie che occupano queste selve , o , dirò meglia,
avanzi, dove non pertanto potrebbero in anni id)ertosi impin-
guare più di 3oo,ooo capi porcini , e computarsi circa 5o mi-
lioni individui di piante fruttifere. Trovansi frammisti innume-
revoli ginepri, ed alcuni assai annosissimi, dai quali si sanno
lavorare mobili di grandissimo pregio. Veramente per la bel-
leaa e per la durevolezza sorpassano le opere più stimate del
tasso e del noce.
Lentisco. Ecco il supplementario degli olivi nei paesi posti
dlle falde dei monti. Se ne trae molt'olìo, e questo mettesi
nel commercio interno, ond'è un qualche lucro alle mamfat»
trici.
Bosco ceduo. Invano ne cercheresti nel piano ^ dove fuor
della breve circonferenza delie vigne, sarà gran sorte se un
viaggiatore incontrisi in un'ombra benefica. Solo presso le
sponde di qualche corrente, o in luoghi acquidosi usano al-
cuni allevare dei pioppi per servirsene nella travatura delle
case, e per alcuni mobili ed utensili. Comprenderai da tanto
che si scarseggia di tegne, e la scarsezza giugne spesso a tale,
che, consumati i saraieutì, vuoisi bruciar delle erbe secche a
sciildur il forno, in mancanza delle quali, che in qualche sito
non è rara, è giocoforza far conto dello sterco bovino. Sono
di questo difetto continui lamenti-, se ne può crear copia, e
non pertanto nessun si pone all'opra. Ma ancor poco, e col
suo esempio darà fortissimo impulso alla formazione e colti-
vazione dei boschi cedui il tante volte lodato marchese di Vii-
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5a CAGLIARI
lahermosa. Così avranno un necessario elemento le popolazio^
nij gli alberi ghiandiferi saranno risparmiati, le pioggie ca-
i dranno più frequenti, le acque sorgeran meno rare, e scor-
reran perenni , T aria si sanificherà ; se sia vero che abbiasi
nelle piante dei naturali elaboratori, dove si consumano i mia-
smi, e si produce il gasse vitale. Aggiungasi anche il lieto
aspetto che prenderan le terre, le quali in questi tempi, dopo
il taglio del frumento, presentansi in una prospettiva squalli-
da, nojosa ed orrida.
Pastorizia. Il numero dei pastori della provincia nel i834
era di i85o. A questo è decresciuto da quanto era nei tempi
superiori, che men si conoscevano i vantaggi della vita degli
agricoltori. Non è. da molto che Uta e Siliqua dissodarono gran
parte dei campi.
Questi pastori sono più rozzi che in altra parte, vivono in
gran disagio , e solo nella stagione dell' allattamento formansi
delle capanne , o si ricoverano nella camera di qualche nora-
che. Eccettuerai i Te*iladini che hanno delle stazioni stabili se-
condo il costume dei vicini Sulcitani.
Le solite specie del bestiame in tutta la provincia possono
in totale giugnere a capi i^'jjOOOy le cui parziali quantità of-
fronsi nei seguenti numeri.
Buoi per l'agricoltura 18,000 -— Vacche mannalite o dome-
stiche 3,000 — Vacche rudi 17,000 — Pecore io4>ooo — Ca-
pre 5o,ooo — Majali 5,ooo — ^ Porci rudi 25,ooo — Cavalli e
cavaUe domite 7,000 — Cavalle rudi 5,ooo — Giumenti 14,000.
Accusasi l'aria come cagione del degeneramento delle spe-
cie, ed io non so immaginare di quale elemento essa manchi
in su questa terra, che abbia nelle regioni d'Italia e Spagna
sotto la stesso dima. Vorrei in vece porre cause morali, quali
«potriano essere la poca intelligenza nel provvedere alla propa-
.gazione, e la negligenza nella educazione. Il che non studierei
a provare.
Anche in questa parte , che è l'altra delle professioni prin-
cipali dell' uomo sardo , volgeva sua mente il marchese di Vil-
labermosa, e . introduceva le racze piemontese, svizzera e sici-
. liana dei tori, l'araba dei cavalli, la tibetana delle capre, la
spagnuola delle, pecore, ecc. Al loro nutrimento formava un
campo iìrrìguo nella tanca di Nizza, dove hannosi già più di
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CAGLIARI 51
60 giornate dì prati adacquatori, e fansi due o tre tagli d'ot-
tuno fieno , e preparava tutto per costituire net podere del Loi
una cascina sul modello delle migliori della Lombardia. Infine
proponeva per dieci anni un premio di cinquanta scudi a chi
presentasse in sul mercato di Cagliari entro il gennajo il più
grosso bue. Noi godiamo in yedendo che infruttuosamente egli
non operava , e che di già non pochi proprietari studiano al
miglioramento delle razze.
Nel generale i buoi per T agricoltura sono curati con qual-
che diligenza. Però sono di corporatura maggiore che nelle al-
tre Provincie, e sul conto delle forze un giogo campidanese
strascina più facilmente, che quattro d'altronde. La razza di
Siliqua e della vicina Musèi è più lodata. Dalle vacche non
aveasi in addietro altro che il feto; ora se ne emunge un po'
di latte.
Le pecore si educano dappertutto, ma per ciò che patiscono
molto e dalla inclemenza delle stagioni, e spesso per difetto
di nutrimento rendon poco «frutto. Le più produttive non ren-
dono all'anno più di 3o libbre di formaggio, e questo per la
malintesa manipolazione poco si pregia. Di tutti i formaggi che
nella provincia fannosi dal latte pecorino il Burcerese é in
maggior onore.
Dalle capre poco è pure il profitto che si ritrae.
Cavalli. Molto é l'amore con che i ricchi proprietari guar-
dano ed accarezzano questa specie. Ondechè se in questa noni
ne sia maggior numero che in altre dove sono grandissimi ar-
menti per la propagazione, troverai però gli individui più di-
stinti per corporatura, vivacità, docilità, e per gli altri pregi,
che sogliono adornare i migliori. Di siffatti se ne veggono non
pochi nell' uscita solenne alla peregrinazione a Pula nel di
primo di maggio, nell' ipodromo carnevalesco, e quando cor-
icasi il palio in Cagliari , o nei paesi del Campidano , dove
siano ofierti premi di molto valore.
11 pollame è assai copioso nelle terre più vicine alla capita-
le , di che sono, contenti sparvieri e volpi. Con le specie indi*
gene sono mescolate le straniere. I polli. 'di Sanlmù sono sti-
mati per la loro grossezza.
Cacna di fiere. Alcuni uomini delle terre poste alle mon-
tagne affaticansi nella caccia, salvo in quella stagione, che
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54 CAGLURI
quelle attendono alla propagazione; ondechèeidi continuo pos-
sono somministrare alle mense più suntuose cinghiali, cervi
daini, e qualche muflone. I soli cacciatori di Uta, che non
sono più di 4^) ^^^ iS^9 portarono in Cagliari 1028 capi di
grossa selvaggina.
Dopo queste specie tanto amate per le carni, è numerosis-
sima quella delle volpi assai ricercate per la pelle. Queste fanno
le loro parti, e quelle dei lupi che mancano. In tempo che
le pecore figliano, corrono attorno senza posa per grande amore
dei teneri agnellini. In difetto trovano di che provvedersi nei
pollai. Anche le lepri e i conigli sono moltiplicati in grandis-
sime famigUe , avvegnaché contro loro si faccia guerra in tutte
parti e senza tregua.
Uccelli, Grande è V ornitologia di questa provincia , e poi sarà
maggiore, che si riconoscano tutte le specie, che o vi siedono
come in luogo patrio, o vi avvengono da altronde. Se non
senza frutto sonosi alcuni da poco tempo in qua applicati a
riconoscere se la Sardegna, che non so per qua] destino resti
quasi ignota all'Europa fino a questi ultimi tempi, potesse
dare qualche nuova specie; è da sperare che maggiormente
avranno a riuscir fruttifere altre più studiose inquisizioni. Non
sarà discaro che io qui enumeri le specie , che sono conosciute
generalmente in questa provincia ^ e che hannosi in mostra nel
gabinetto ornitologico. Nel che io mi prevarrò delle note fa-
voritemi dal signor Gaetano Cara preparatore di Zoologia nel
R. Museo della Università degli studi, dove sono indicati
quei nomi vernacoli che si sono potuti sapere. Tra i rapaci
nel genere degli avoltoi , il grifone ( vultur fulvus ) volg. an-
trà]u murra j Tarriano ( v. cinereus ) volg. antràju nieddu^
r a volto] o alimaccio (cathartes perìnopterus) \6i%. antrii]ubiann
cu, ravoltojo barbuto ( gypaetus barbatus ) volg. harbùdu , o
ingùrtiossu. Dei Ailconi propriamente detti trovasi Io sparvier
pellegrinus ( falco lanarius ) volg. stori perdiglùnu^ lo sparvier
reale ( f . peregrinus), Tastare di palude (f. subbuteo ) volg.
stori y il falchetto di torre ( f. tinnunculus ) voi. zerpeddèri ,
il falco acertello ( f. tinnunculoides ) volg. tilibrìcu. Tra le
aquile propriamente dette sono da notarsi l'aquila imperiale
(falco imperialis) volg. àhUi-era, o àkili-vera^ l'aquila reale
( f. fulvus ) volg. akilònij l'aquila-bonelli ( f. bonelli ) de-
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CAGLIARI 55
(critta già dal cav. Della Marmora, e detta volg. akUonedduj
e l'aquila nevìa ( f. naevius ) volg. akiloneddu. Segue V aqui-
lina ( f. psachjdactjlus ) volg. stori ^ V jiquila pescatore ( f.
faaliaethus ) volg. akiil-e-piscL Tra gli astori è conosciuto il
colombaro ( f . palumbarius ) Volg. stori coiumbìmiy il falchette
fringuellaro ( f. nisus ) Vdlg. zerpeddèri^ tra ì mUvi o milani ;
il nibbio forbiccione ( f. milvus } volg. zneddias tra i lanieri
o pojane , il £alco cappone ( f. buteo ) volg. siori-de-puddas ,
il falcone ( f. lagopus ) volg. stori-mannu ; tra i nibbi o circi ,
il falco cappuccino di palude ( f. rufus ) volg. stori-^e-pisci ,
l'albanella (f. cjaneus ) , e altro, che è 'A falco ci"
neraceus^ Delle strigi si conoscono finora l'allocco bianco
( strix flammea ) volg. stria , la civetta ( s. passerina ) volg.
cucumèuj il gufo stridulo ( s. brachyotas ) , il gufo
comune ( s. otus ) , 1* assiolo ( s. scops ) volg. zotica*
Degli onnivori, e dei corvi propriamente detti conosciamo il
corvo imperiale ( corvus corax } volg. crobu , il corvo mag-
giore ( e. coronae ) volg. crobu ^ la inulachia ( c.^ comix )
Tolg. corròga-braja f il corvetto dei campanili (e. monedula)
volg. corròga » la ghiandaia ( e. glandarius ) volg. piga ; del
genere de' rìgoli od orioli, il rìgolo ( oriolus galbula ) volg. ra-
nariu''arestiy o agresti; di quello degli storni, lo stornello
( sturnus vulgaris ) volg. sturru^pintu , e lo sturnus unicolor
descritto dal ca v. Della Marmora , e detto volgarmente sturru'
nieddti. Degli insettivori, e delle velie o ca/orni, la verla ca-
pirossa (lanius rufus) volg. passadiàrgia j la gazzlna (1. mi-
nor ) ; dei pigliamusche , 1' aliuzzo ( muscicapa crisola )
volg. bicca-HgUj la boccalepre ( m. albicollus ) ; dei
merli p tordi, il tordo maggiore (turdus viscivorus ) volg. /itr-
<f tf , la tordella gazzina (t. pilaris ) volg. turdu o taccidaj
il tordo bottaccio ( t. musicus } , il tordo mal vizzo
( t. iliacus ) , il merlo ( t. merola ) volg. meiirra^ il
codirosso maggiore ( t. saxatilis ) volg. culurubiu , il passero
solitario ( t. cyanus ) volg. solitaria. Dei cìnclì , il merlo pe-
scatore ( cinclus aquaticus ) volg. meitrra de acqua. Del ge-
nere delle silvie, la forapaglie ( Sylvia aquatica )...., 1' usi-
gnuolo di palude ( Sylvia cetti) descritta dal cav. Della Mar-
mora, la capinera ( s. atricapilla ) volg. conca^e^morUj Tusi^
gnuolo (s. luscinia ) volg. rossignòluj il beccafico (s. Iìorten«
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sis ) , la capinera-nera (s. melanocephala ) volg. cori"
ca-e-moru, la ( s. provincialis ) volg. topide-matta ^ il
pettirosso ( s. rubecula ) volg. grisù- o barbarubia , il codirosso
( s. phoenicorus ) volg. coarubia , il codirosso ( s. tì-
tb js ) volg. coa-^e-fogu , la ( s. sarda ) descritta dal-
Tauzilodato Cavaliere e detta volg. topi-^de-matta ^ la
( s. conspicillata ) descritta dallo stesso, e con egual nome volg.
detta y il beccafico canapino ( s. hìppolais ) volg. topi^de-matta ,
il beccomoschino ( s. cisticola ) , il fiorrancino ( s. re-
gulus ) volg. topi'dè-maita , il re di macchia ( s. troglodytes )
volg. idem. Del genere delle sassicde , il cordibianco ( saxi-
cola cenante ) volg. culu-biancu ^ la stapazzina ( s. - stapazi-
na ) , e altre due , la ( s. rubetra ) e la ... .
( s. rubicela ). Degli accentori , la stipaiuola ( accentor modu-
laris ) ed il (a. montanellus ). Delle montacille , o cu-
trettole, la ( motacilla lugubris ) voì^.coetta, la bal-
lerina bianca ( m. alba ) volg. coetta-bianca , la ballerina gialla
( m. boarula ) volg. coetla-groga, la ( m. citreola )....
Delle spioncelle, il ( antlius aquaticus ) , il
pispolone (a. arboreus) volg.^Jin/À/TO/w'. Tra li granivori nel g,
delle lodole, la calandra (alauda calandra ) yo\g. calandria^ lalo-
dola cappellaccia (a. cristata] volg. calandria^ la lodola panterana
(a. arvensis] volg. calandria^ la lodola mattolina (a. arborea ] volg.
pispànti , il lodolino ( a. brachidactyla ) volg. laccaièrra. Nel g.
delle cinciallegre o perrizzeccie , e particolarmente dei silvicoli, la
cinciallegra capinera (parus major) volg. ogu-de-bòi^ la perlonza
piccola (p. coeruleus) volg. . . . , la cincia coromagnola (p. ater)
volg Nel g. delle zie , tra le propriamente dette , il
DOttolano ( einberlza melanocepbala ) volg , lo zigolo
giallo (e. citrinella) volg , lo strilozzo (e. miliaria)
volg. orgidlij l'ortolano (e. hortolana) volg , lo zigolo
comune (e. cirlus) volg Nel g. dei fringuelli', tra i
laticoni , il frosone (fringilla coccotbraustes) volg. pizzu^
grussu ^ il verdone (f. chloris) volg. verdaròlu ^ il (f.
faispaniolensis) volg. cruadèu j il crespolino (f. serinus) volg.
canariii'burdu , il fringuello di monte (f. montifringilla ) volg. . . .,
la passera lagia (f. petronia) volg. cruculèu de monti , il mon-
tanello ( f . cannabina) volg. passaredduj il cardellino (f. car-
duelis) volg. cardanera. Nel g. dei cuculi, il cuculo (cucu«
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CAGLIARI 57
lus canoi-us) volg. cucii. Nel g. dei picchi o piconzi, il picchio
gallinaccio (picus viridis) volg , il picchio maggiore
(p. major ) volg. hiccalinna , il picchio piccolo ( p. minor )
volg Nel g. dei torcicolli , il torcicollo ( iunx torquilla )
volg Nel g. degli abbriccagnoli , il rampichino (certhia
familiaris ) volg Nel g. delle ticodrome , il picchio mu-
raiuolo (tycodroma phoenicoptera ) volg. topi de muru. Nel
g. delle upupe , la puppola (upupa epops) volg. pupìtsa. Nel
g. delle meropi, la merope (merops apiaster) volg. marragàu.
Nel g. degli alcioni , l'uccello di s. maria (alcedo- hisplda)
volg. pillòni de santu-perdu. Nel g. delle rondini, la rondine
(hirundo rustica) volg. rundlni , o pulhni de santa lidia ^ il
balestrino (h. urbica^ volg. idem , la rondine montana ( h.
rupestris) volg. rundird (fé monti. Nel g. de^cipseli, il ron-
done (cypselus alpinus) volg. varziìoni y e altro (e.
murarius) volg. varzìa» Nel g. dei caprimulghi , il succiaca-
pre (caprimulgus europaeus) volg. succiaerabas .altrimenti
diego della notte , il nottolone ('e. ruficoUis) volg. idem. Nel
g. dei colombi il colombaccio ( columba palumbes) volg. co-
lumbù agrestUy la colombella (e. oenas) volg. tidòni^ il pic-
cione terraiuolo (e. Hvia) volg. succella , la tortora (e. tur-
tur) volg. tùriuri. Nel g. delle pernici , la pernice ( perdix
petrosa) volg. perdi\i ^ la quaglia (p. coturnix) volg. t/uaglia
o cìrcuri, li g. dei fagiani o manca , o non si è ancora ri-
conosciuto. Nel g. delle clareole, la pernice di mare (clareola
torquata) volg. perdici de mari. Nel g. delle otarde , la gal-
lina prataiuola ( otis tetrax ) volg. pìdrayu , da alcuni stimato il
fagiano. Nel g. degli edinnemi, e tra le gralle a tre dita l'oc-
chione ( oedicnemus» crepitans ) volg. pudda mèdia. Nel g.
delle calidri , la calidra ( calidris arenaria ) volg. zurruliu. Nel
g. dei cavalier grandi , il cavalier d' italia ( hymantopus mela-
nopterus ) volg Nel g. degli ematopi ( haematopus ostre-
legus) volg Nel g. dei pivieri, il pivier dorato (cha-
radrius pluviatilis) volg. culingiòni de terra , il piviere tortolinò
( e. molinellus ) volg. zurruliu o conch^e-molenti. Nel g. dei
vanelli , la pivieressa ( vanellus melanogaster) volg , la
pavoncella (vanellus cristatus) volg. lèpuri de argiòla. Nel g.«
delle grui, la grue comune (grus cinerea) volg. grìd. Nel g.
delie cicogaee, la cicogna bianca (ciconia alba) volg. cicogna
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58 CAGLIARI
bianca, la cicogna oera (e. nigra ) volg. cicogna nicdda. Ke)
g, delle ardee, l'airone (a rdea cinerea) volg. meiiga, la sgarza
ranocchiaia (a. purpurea) Tolg. idem ^ la sgarza bianca (a.
egretta ) volg. menga bianca , la sgarzetta ( a. garzeta ) volg.
mengfu]edda bianca j la sgarza nitticora (a. nycticorax) volg....,
il tarabuso (a. stellaris ) volg. caboni de canna ^ la sgarza
ciuffetto (a. ralloides) volg. menghi\edda groga ^ la canaaiuola
(a. minuta) volg. menghi\edda. Nel g. dei fenicotteri, il fe-
nicottero ( phoenicopterus ruber) volg. mangòni. Nel g. delle
avocette , la monachina ( recurvirostra avoceta ) volg. paisdnu.
Mei g. delle spatole , il becco-spatola (platalea leucorodia)
volg. gragalla. Nel g. degli ibi o chiurli , il chiurlo marino
(ibis falcinellus) volg. tardnu. Nel g. dei curii-chiurli, il
chiurlo maggior* (numenius arcuata) volg. atruliu ^ il chiur-<
lotto (n. phaeupus) volg. idem. Nel g. delle tringe , tra le
proprìamente cosi dette, iipiovanello (tringa subarciiata) volgi.
beccaccìnu de nu^i , il piovanello . . • . ( t. variabilis ) volg%
idem , altro . • . . ( t. platyrincha ) volg. idem y la tringa vio-
letta (t maritima) volg. idem; tra le tringhe spilorzi, il gam-
becchio ( t. minuta) volg. beccaccUlu de mari , il malbecchia
(t. cinerea) volg. idem; tra quelle d'altra distinzione, la gam-
betta vera (t. pugnax) volg. idem. Nel g. dei totani, la gam-
betta scherzosa (totanus fuscus) volg. zurndiottUj la gambetta
di gambe rosse (t. calidris) volg. zurrulìu peis ràbius j T al-
bastrella (t stagnatilis) volg. zurrulìu, il culbianco (t. ochro-^
pus) volg. idem , il piovanello dei boschi (t. clareola) volg.
idem, il piro-piro (t. hypoleucos) volg. idem; e tra quei di
becco rialzato , il (t. glottis) volg. zurruViu. Nel g.
delle pantane, il gambettone (limosa m«lanura) volg. beccac--
cìnu, la pantana pittima (1. rufa) volg. idem. Nel g. beccac-^
cia-beccazza tra quelle che hanno il ginocchio piumato , la
beccaccia ordinaria (sclopax rusticola) volg. beccaccia o ca-
boni de murdegu \ e tra quelle che hanno nude le ginocchie ,
il croccolone (s. major) volg. beccaccinu imperiali, il beccac-
cino reale (s. gallinago) volg. beccaccinu reali, il frullino (s.
gallinula) volg. beccaccinu. Nel g. dei ralli o gallinelle palu-
stri, la merla acquatica (rallus aquaticus) volg. puddijcdda
de acqua. Nel g. delle gallinole tra quelle che mancan di plac-
ca , il re di quaglie ( gallinula gres ) volg. rei deis quaglias ^
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CAGMARI 59
^ Altro (g. poraana) volg. puddiykddA de acqua \ e tra }«
placcale, la sciabica (g. chipropus) yolg. caboniscn de acqua»
Nel g. pordrio , il pollo sultano ( porphjrlo liyanciotliioiu )
yolg. puddòni. Nel g. delle folaghe , la folaga ( fuUca atra )
yolg. pidiga^ Nel g« 4ei coUmbi , il toffolo ( podiceps crìsta-*
tus) Tolg. gangorra^ l'astrologa (p* nibricollis) volg. cazzòlu^
il tuffetto ( p. auritus ) yolg. cazzòlu j il tuffetto piccolo ( p>
minor) volg. acca kussonì. Nel g. delle sterne | la veccapesci
( sterna cantiaca ) volg. caìtta, altra ...*($. dougaUi) volg*
idem, ranima-di-sbirro fjs, hinipdo^ volg. idem ^ raBÌoia-<li-
sbirro bianca C»^ leucoptera) volg. caijèdda , il migoattino (a.
minuta ) yolg. idem^ altra (s. A)gra>^ Tolg. idem. N^
pare mancbino i Caloropi. Nel §. dei gabbiani , 9 tra i co$l
detti propriamente , il gabbiano grosso ( larus ^f ucus^ volg.
cali, il gabbiano reale (\. argentatus ) volg. càu, altro gab^^
biano reale (1. fuscus) volg. gavin^f^; tra le movie, il gabbiano
capinero (L melapocepha^us ) volg, idem , il gabbiano ridente
(1. ridibundus^ volg. idctfiy il gabbianello {L minutusj volg.
cai\èdda. Nel g. delle propellarie, T uccello di tenapesta ^proi-
cellarìa glacialis) yolg. giaiìrru , altro ... (p. puffinus^ volg.
idemj altro • .^ • (p- pelagica) yolg. idem, altra • • • (p. lea^ii }
volg Nel g. delle anitre , tra le oche, l'oca selvatica
( anas ansar ferus ) yolg. aca selvatica ; tra i cigni , il cigno
^a. cyenus ) volg. sìsiai \ tra le anitre proprian^ente dette 9
Tafiitra broqta (a* t^idorna^/ volg. 4ZJtà£U-éray U germano reale
^a. boscbas^ ^olg. anodi conca-birdij il cannapiglia fa« stre*
pera ) volg. trigàli , il codone C a. acuta ) volg. àgu , l' ani^
tra bibbio {&• penelope) volg. cabu-arrossu ^ l'alzavola (a.
querquetola) Yoìg. cìrcuredda de ispagna, T anitra n>arzaìuoU
( a. graeca ) volg. circuredda , \ anitra di / barberia ( a. leu-
cocephala ) volg. tililiQodfi , il fìstione del ciuffo ( a. rufina^
yolg. bùsciuy il moriglione (a. fenna) yolg* idem^ la moretta
( a. fuligula ) volg. rdeddiiznu , altra ^ a. cljpeata J
volg l'anitra domenicana (a. clangtela ^ volg. anàdU
Nel g. degli smerghi , il seghettone ( mergus serrator ) volg.
scoccaletut , il pesciaiuolo f m. albellas ) volg Nel g.
dei pellicani , il pellicano ( pelecanus onocrotalus^ volg. pelli"
càmi. Nel g. dei cormorani , il corno marino ( carbo rormo-
rannsj yól^, crobu angiùddàrgiu ^ altro • . . (" e. graculus} volg*
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6o CAGLURI
idem y altro Cc> crìstatuis ) volg. idem j il cormorano
pimmeo ( e. pjgmaeus ) volg. idem , il cormorano ( e. africa-
nus ) volg. idem , altra specie stimata nuova dal stg. Gaetano
Cara, e nominata carbo leucogaster (i) volg. idem. Nel g.
dei colimbi , il colimbo ^colimbus septentrionalis ^ volg
Nel g. dei pinguini, il pinguino minore (alca torda) volg. .. .
ecc. ecc.
Caccia dei lordi e congeneri. Si fa questa nei monti di le-
vante e ponente in molti siti, dei quali il più prossimo a Cagliari
è alle rive del fìumicello Ànciòva nella valle di s. Girolamo.
Gli uccellatori volg. piUonadòris , come declina l'autunno che
è il tempo della inunigrazionedei tordi nell'isola, non indu-
giano a portarsi nelle regioni , dove si conosce esser soliti gli
stormi per la copia delle frutta di loro gusto , che allora ma-
xturano nella mortella , nel corbezzolo , lentisco , olivastro , e
ginepro. Due volte al giorno in sul primo mattino , e in sulla
sera , non mai oltre il termine d'una mezz'ora , si può atten-
dere alle insidie , quando gli uccelli discendon nell'aperto delle
lande , e quando satolli se ne rìtornano nel bosco. E siccome
nel loro passaggio costumano per un sito volar quasi radendo
il suolo , per altro alquanto elevati *, co^i secondo che uno ha
(i) // sig. Cara avendo potuto osservare sette individui di
questa specie ne rilevava i seguenti caratteri — Le parti su-
periori y testa y collo y groppone d^un bruno leggiermente tinto
di verdastrO'Cangiante* Le piume delle copritrici alari, e del
dorso orlale d'una frangia biancastra e lustra. I remigi
neri, e di pari colore la coda composta di dodici penne or^
late di bianco sporco. Le parti esteriori delle co scie brune.
Nell'altre parti inferiori del corpo v' è bianchezza. Del becco
la parte inferiore gialliccia, la superiore nerastra. Gialleg^
giante pure la piccola borsa gutturale e i piedi. Il tarso e le
parti ififeriori delle dita nere. L'iride bianca. Dimensioni.
Dal becco alla estremità della coda piedi i , poU. 4 *> ' tarso
poli. 1 \ apertura longitudinale del becco poli. 3 , Un. 9. Dei
sette descritti uccelli due si presero addi i5 aprile i835, gli
altri cinque si uccisero nello slagno di Cagliari addi 20 giù-
gna, e tutti si ritrovarono similissimi. Se ne vede uno nel
museo di storia naturale di Cagliari.
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CAGLIARI 6i
osservato , rUpettlvainente alla posizione che si ha scelto , d'i-
versamente si governa ^ ed o prepara l'uccellaia su la terra, o
sospende un palchetto tra li pìàalU rami di due alberi vicini.
Tanto però nel primo modo , che dicooo tashrd , quanto nel-
l'altro che si nomina cadalettu , deve con yettoni e frasche for-
marsi un passaggio largo da due in tre metri con uscita chia-
ra , alla quale si applica la rete all'altezza di circa 4 metri ,
che si raddoppia con l'altra sua metà che appresa nell'estre^
mità ad un bastone solleva il cacciatore per conchiudere entro
ambe gli uccelli che incauti vi imbattano. La luce o cresciuta
a perfetto giorno , o scemata e mancata nella notte , tornasi
ciascuno non sempre con un volto , come appaia quello della
fortona , con le reti e con la preda alla capanna. Dove con-
corron pronti i rigattieri , che secondo la condizion dei tempi
e della cacciagione propongono vai^^o prezzo per ogni tàccola j
che cosi chiamasi una filza di otto uccelli , con sempre usata
certa graduazione per li spennati e bolliti. A conservare i pas-
sati pel fuoco sino all'ora della spedizione al mercato è solito
di conciarli con sale nel collo e basso ventre , e dentro una
tinozza mescolarli e seppelhrli tra le foglie della mortella , si
veramente che badisi a ciò ninna mosca possa sedere su quei
corpiceUi , però che ne verrebbe certa la corruzione di tutto il
vagello. Dacché si può intender nato il nome di smurùdus, che
dassi agli uccelli della tàccola. Il tempo della caccia dalla fine
d'autunno si prolunga spesso all'ultimo inverno, entro il quale
spazio può una rete fruttare anche i 3o scudi, con che il nu-
mero degli uccelli si calcolerebbe di circa 3ooo. L' oUo della
bollitura è cosi pregiato , che sì serba per un regalo distinto.
Caccia delle folaghe , e d* altri acquatici nello stagno mag--
giore di Cagliari, Egli è in queste acque che quelle molte specie
di uccelli acquatici, che abbiamo annoverate nella ornitologia della
provincia , o vengono a svernare , o abitano fissamente. I feni-
cotteri ricompariscono sin dal settembre, e non se ne partono pri-
ma della buona stagione. Avendo atteso altrove alla propagazione
portano qui i novelU parti , e in circa ventidue diverse posi-
sioni distendono le loro schiere. Qualcuna di queste consta di
più di dodici mila capi, e se n'è calcolata in quest'anno ^i835)
la somma a poco più o meno aSoooo. Volgon essi fra l'acque
il lungo collo, e sempre frugano a mangiarsi i piccoli crostac-
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0% CA6LURI
ci) le cottèbigiiette del g. rtssoìa, ed alcune specie bivalve delle
quali ricorre in que^rie stagioni il prdducimento. ladugian molto
persisCeùdo in uuo stesso sito , se he sentan troppa salsedine
nelle acque , né i cacciatori troppo si avvicinino. Levansi al-
lora » ed o tendon col volo all'acque dolci , o a sottrarsi dalle
insidie in posizioni non tnohe lontane j pochi eccettuati y che
più tifnidi fuggono ttgli stagni o di Quarto o di Sanlurl. Non
cosi i fìstioni del ciuffo , cbé molto amanti dell'acque dolci
usano à ricercarne é Hetnpir<é le borsette, dirigersi giomal-
mente in humerosissimi stormi in vane parti. Questi pasconsi
delle tuberose radici della piadta acquatica ^ che volgarmente
si nomina ruargiu : altre specie mangiano altre erbe; le rima-^
nenti dan caccia ai pesci y tra le quali voracissime sono cono-»
sciute Taquile ed i cormorani. È veramente in giorni sereni uno
spettacolo magnifico aggirarsi su per queste acque, vedere ife^
nicotteri spiegar le grandi loro linee o aggre^rsi in quadrati
o in triangoli ; le volteggianti turme dei cigni , dei codoni , delle
morette , e dì altre specie di anitre , di gabbiani , di procella-^
rie , steme , colimbi , totani ecc.^ il Volo insidioso dei corvi an^
guillatorì y dell'aquila ecc. vaganti in tutte parti per esplora-
zione quando con la rapidità del balenò piombano e si tuffano
e ne traggon fra gli artigli la preda , e quando , come snoie
l'aquila, sur un palo si posa a sbranarla. Chi voglia far guerra
a queste o ad altre specie ìiA- ben in che esercitarsi per tutte
Tore e non manca di fortuna , se non sia che prenda di mira
gli aironi. Ma comecché troppo difScil cosa sia poterli cogliere,
non pertanto assai spesso si assaliscono , siccome quelli che si
amano per le carni che sono saporitissime, per la peluria che
giova nelle emorragie da ferite, e per l'olio di una virtù molto
predicata contro i reumatici. Non é mai che manchino tutte le
specie però che restano sempre 1' aquile , e nidificano in siti
secreti a fior d'acqua; restau pure alcune folaghe , che depon-
gon le uova tra le canne ; né parton i cormorani eco. Però la
caccia principale che facciasi in questo stagno è delle folaghe.
Certa classe di pescatori suole in essa occuparsi dai primi d' ot-
tobre Alta fine del carnevale , onde in tal tempo sono cogno-
minati paradòris dalla preparazion delle insidie. Conosduto da
certi indizi dove nella notte usi questa specie posare , trava-
gliano a formarvi d'alche e fanghi un letto alquanto sodo sino
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al livello, e da pali ben fissi lendon cosi da ima e da altra
banda del costrutto fondo le reti , cbe ad un colpo ^ l'uoa e
i'altra vengaDO a chiudersi sul medesimo e stringervi quanti
uccelli vi si trovino. Tornano in sul decVinarc della notte , e
se ascoltino il loro pispìgtiamento tosto vibran le reti ^ e ac«
cade spesso che ne prendano più centinaie.
Apicultura. Più che altrove gli é nei paesi della montagna
dove questo nobile insetto coltivasi dai pastori. Come in altre
cosi in questa provincia si conosce il lliiele amaro , e trovasi
in istrad or più or meno atti secondo che più o meno sia du-
rata la fioritura del corbezzolo, odel cistio ^ commessi stimano)
sopra e sotto gli altri che furon lavorati in altro tempo , e che
hanno le cellette piene d'un liquore aureo e dolcissimo. Non
si provvede in modo alcuno alle api , e però quando per sic-
cità mancano l'erbe e i fiori , conseguita gran mortalità negli
alveari. Nell'anno scorso (i834) perirono quattro quinti degli
sciami , e non ne sopravvissero che circa diecimila famiglie. 11
bellissimo vespiero (su marragàu) le insegue con una crudelis-
sima guerra principalmente nelle terre di Segarlo. Alcuni ma-
lefici Io gittan morto fra le arnie, e le possono disertare. Con-
giurano anch'esse nello spopolamento degli alveari le pie ci-
cogne j quando non possan far caccia di rettili. L'alveare suol
essere di corteccia di sovero congiunto in una informe figura
cUindrica con alcune verghette incrociate , ponesi sopra un
mattone , o altra lastra , e copresi con una buona difesa. Non
si cangiano mai di posto per diversità di stagioni , e solo di
provvede a che il loro sito non sia battuto troppo dai venti.
Alla pochissima cura rispond)e la quantità del frutto , di ma-
niera che cagioni stupore come in un clima cosi accomodato
a questa coltivazione , sia non pertanto esiguissima la copia del
miele e della cera. Converrebbe riformare le arnie , e imitare
le forme di quello che imaginavasi dall'inglese Nutt , insieme
però praticare i suoi metodi , e studiare sul sistema d'educa^-
sione. Stimerei che il profitto sarebbe in questa terra assai
maggiore di quello che ei ci narra aver percevuto sotto cielo
men propizio.
* Ittiologia. Forse che in altri paraggi delle coste europee ,
come nei mari della Sardegna , e specialmente alla parte me-
ridionale , non frequentano in ischiere più numerose più gene-
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64 CAGLIARI
razioni dì pesci. Sarà pregio dell' opera se io qui proferisca ai
lettori un indice delle più conosciute specie. Quando qualche
nazionale pieno d'amore per la storia naturale vorrà applicarsi
a questa parte , stimo che grande incremento ei potrà cagio-
nare alla Ittiologia europea. È ignota la terra sarda , ed è nien
noto il suo mare.
Della famiglia dei delfini salta in questi mari il vero delfino
dei greci (delphinus dclphis). Vi comparisce anche il soffiatore
( d. tursio ) , il delfino capidoglio ( d. senedctta ) - Tra le fo-
che , il vitello di mare ( phoca vitulina^ volgarmente vitella^
o boi marinu , qualche vacca ( trichechus rosmarus^ v. vacca
marina , la foca del cappuccio ( ph. monacus ) e la piccola foca
nera ( ph. pusilla ).
Nella gran famiglia dei pesci noteremo lo storione (acipen-
ser Blax'ìo ) ^ la sai-dina ( clupea sprattusy^ frequentissima nel
mare sardo, le acciughe (^clup. encrosicolus ) che vegnenti dal-
l'Atlantico a grandi sciami prendonsi e si salano come si pra-
tica delle sardine. - Tra le cheppie la vera ( ci. aiosa ) volg.
sabota. - Alcune specie di trote. - Tra gli sgombri, il tonno
(thynnus scomber ) v. fonm'na, la palamita (s. pelamis), l' ala-
lunga (s. alalunga ), il macareUo ( s. scombrus ), Io sgombro
biscia ( s. glaucus ). - Tra i gadi , il luccio di mare ( gadus
merlucius ) v. merluzzu , il gado blennio ( g. blennius ) , il ca-
pellauo o mollo ( g. minutus ) v. mustia , l' asello pollacco
( g. poUachius ) , il gado verde ( g. virens ) , il nasello bianco
C g. merlanus ) , il gado donnola ( g. mustela ) v. pisci moni.
- Della famiglia degli spari , la dorata ( sparus aurata ) v. ca^
nina , lo sparago ( s. annularis ) , lo sparo-sargo ( s. sargus )
V. sàrigu y Io sparo dal muso appuntato simile allo sparo-sargo
( S. puntatus^ V. feriara , lo sparo occhiatello (s, melanurus ) ,
lo sparo piccarello ( s. smaris ) v. . giarreltu , Io sparo pagello
o francotino fs. erjthrinus ) v. pagellu , Io sparo meiidola
( s. moena ) v. ciàccarra , lo sparo occhio di bue ( s. boops )
V. boga. Io sparo canteno (s. cantharus) y. tanmida, lo sparo
castagnola ( s. castancola ) , lo sparo bogaraveo (s. boga-
raveo ) , Io sparo mormìllo o niormiro (s. mormyrus } v.
mormungiorii , Io sparo marrone ( s. chromis ) v. orbàra^ lo
sparo di color di piombo ( s. livens ) , il vargadello o sarpe
( s, salpai v. sarpa y lo sparo tricuspide ( s. osbeki), lo sparo
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CAGLURI 65
dentice, il re della (amiglia, più che altrove frequentissimo in
questi mari , ma pochi sorpassano le 3o libbre ( s. dentex )
T. ^lenttjì, finalmente lo sparo cetti ( s. cettì ) specie novella. -
Della Camiglìa degli squali, il cane o lupo di mare ^squalus
carcharìus ) v. canir-marinu , il can-di-mare dal naso lungo
^s. cornubìcus ) v. cani-marinu-nasoni y il can-di-mare azzurro
(s. glaocus) y. caìU-marinu^iisàluy il pesce gatto (s. catulus)
T. gaUu de marij il can-di-mare di rupe ( s. stellarìs), il can-
di-mare donnola ( s. mustelus ) v. mussola , il can-di-mare stel-
lato ( s. asterìas), il fiburo ^s. fiburus) v* piscirpalittayH rnsLt»
teUo (s. zigaena), la lamiola (s. galeos) v. canuzzu, il pesce
spinello (s. canthias) v. agugUa, il pesce porco (s. centrina)
T. btmardinu y il can-di-mare dallo sprone ( s. spinax J v.
cani con sproni , il pesce sega o istrice di mare ( s. pristis )
▼. spada de mariy lo squadro fs, squatina ) y. pisci angiubi.
- Della famiglia dei pleuronetti , o pesci piani , la lima ( pleu-
Tonedes limanda ) v. pìsci lima , la sogliola ( p. solca ) v. 50-
giioia y il passero ( p. platessa ) v. palaia y la limanda dalla
scaglia ( p. pegusa ) , il rombo scatto ( p. rombus ) - Della fa-
mìglia dei labri, il labro topo (labrusmelops), il labro merlo
(1« menila), il labro trimacolato (1. trimaculatus ) v. arrocaliy
il labro a due macchie ( 1. bimaculatus ) .y. arrecali , il
labro dalle labbra increspate (1. ossiphagus), il labro dal
dorso violetto (1. tessellatus), il labro cappa ( sciena cappa ) ,
il labro dalla macchia bruna ( sciena unimaculata ) , il labro
mosca ( 1. operculatus ) , il labro pavone ( 1. pavo ) y. ma-
ré^nUUy il labro cìnerino (1. griseus), il labro azzurro e giallo
(1. mixtus) , la donzella (1. iulis ) , il labro gallo (1. psit-
tacns ), il tordo di mare ( 1. turdus ), il labro ciuedo ( 1. cy-
naedus ) v. arrecali , il labro dai denti (1. scarus) , il labro
di creta ( 1. cretensis ) , il labro a rete ( 1. venosus ) , il la-
bro macchiato in bianco ( L guttatùs ) , il labro olivastro (1.
olivaceus ), il labro d'una macchia sola (1. unimaculatus ) , il
labro adriatico (1. adriaticus) - Della famiglia dei pesci di
quattro denti mostrasi talvolta in queste coste il pesce tamburo
( tetraodon morsa ) , il pesce luna , mola , e pe^ce argento
( tetr. mola ), il riccio di mare bianco (lagpceph^us), il riondo
( lag. lineatus ) v. pisci-sirborU y la luna nuov^ ( tetraodon
ocellattts ), il flacspsaro (tetr. hispidus) yr» pisci^olombu. - Tra
Dizion. geogr. ecc. Voi. 111. 5
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GQ CAGLIARI
le rane la nzza eineriiia ( raja balis ) v. zinUia , 3 giìtOfQ ,
rann dal becco appuatató ( r. oxjrhincus ) ^ la razza del dorso
a punte di cordo ( r. fuUonica), la razza a spine (x* rubus)^
la razza elettrica o torpiglìa ( r. torpedo ) , la razza aquila ,
&lcoa di mare , o pesce rospo ( r. a<piila ) y. aquiloni , la
razza ricciuta ( r. davata ) , la razza bruco o pesce topo ( r.
pastinaca ) v. ferraiAa o scritta , lo squadrolino ( r. rUxaba-
tos), la rasza occhiata ( r. miraletus ), la razza nera ( r. ni^
gra ) , la razza di gierna ... - Tra i ragni ( tiachinus ) il
drago di mare , v. atonia^ il ragno grigio cinerìno, il bianee
( t. osbeki ). - Tra le corifene ( corjphena ) , V orata ( e. hip*
purus), ilpjesce pettine ( e. novacula) y. pisci resoia , la lam-
puga ( e. pumilus ) - Tra i gobbi ( gobius) Io lolero ( g« ni-
gér ) y il chiozzo bianco ( g« iozo) v. maccioni ^ U cbiozzino
( g. minutus ) , il gobbio rosso ( g. cruentus ) , il gobbio nere
e bruno ( g. bicolor ) , il pignoktto ( g. «phja ) , il paganello
( g. paganellus ) - IXelia famiglia delle triglie ( mullus ) la tri*
glia dalla barba ( m. barbatus ) v. triglia òarbada , la triglia
barbio ( ra. surmuletus ) , la triglia senza barba (m. imberbìs)
V. trigKola , la trìglia saltatrice ( trigla Tolitans ) , la rondinella
di mare ( t. kirundo ) v. pisci caponi , la triglia broBloloaa
( t. gurnardus ) , il nibbio di mare ( t. lucerna ) y. pisci lan^
terna , la triglia lira ( t. lyra ) , la stoyiza ( t. adriatica ) , la
trigha cabrigia ( t; cuculus) y. organu, -> La lampreda di
mare (petromjzon marinus) - La persica di mare X perca ma^
rina ) y. persica , la bella persica ( p. cabrilla ) y. pi4ci grogu*
rtèkim-asHiu , il pesce lupo o ragno ( p. punctata ) y. lupu ,
iupazzH^ ^ La gagnola dalla tromba (sjDgnathus tjpte), il pesce
ago ( 8. acus ) v. agiiglia , il cavai marinu ( s. hippocampius )
T. cuctddu de mari ^ il serpente di mare ( s. opfaidion) v. ser^
penta marinu , la gagnola verde , rossastra , a strisce , il pap-
paccino. - Delle remore , la pìccola ( echneis naucrates). - La
spinarola ( gasterosteus ) , la mezzana (poli. 3). - La murena
angtùlla o yera anguilla y. anguidda , il grongo (m. cooger)
T. grongu j la murena di Plinio ( murenaphis helena) v. mu^
rena y la niu^enà dal roslio aeuto ^m. myras ), il serpente di
fnafe macchiato {ih, orphis), il gran serpente snatìno ^m.
serpcns) y. serpenti mannu , ranguilla ^lettiica ( m« gjnao-
tos } y FangQi)k( dì sabbia ( m. ammodites ) y. wingoni* ^ 1 mo^-
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CAGLIARI 67
ginì sono numerosissimi, in sei dÌTerse specie , e popolano il
grande stagno. Vedi in seguito §. Pesca dello stagno. - L'ate^
rioa anguilla ( atberina hepsetus ) t. guenaru. - L'argentina
/^argentina spfayrene ) v. argentina. - La veccbierella (balistes
yetula ) - . Dei blenni , il blennio gattoruggine ( blennius gatto-
rugina ) ^ la lepre di mare ( b. lepus ) v. lèpuri de mari , la
tinca (b. pbycis ) v. pisci-mola , il blennio* gado (b. albidus),
il mesoro ( b, cellaris ) v. pisciaUlta giudea , il pavon di ma-
re, il blennio stellato, il blennio argentino, il ranocchio di mare
(b. raniniis) v. arrana de mari, il blennio foVa pietre (b. pbolis),
il galeretto (b. galerita) v. piscialetta a chighirista, il blennio
gramite ( gadus callarius ). - U pesce lira ( callionjmus lyfa ) ,
il dragoncello o ragno (dracunculus), la trombetta (centriscus
scolopax ). - La palamita ( centronotes glaycos ) , la palamita
piloto ( centronotes pìlotus) v. palamida pilota. - «U pesce
spada (xyphias gladius ) v. pisc-e-spada. - Il pe^e fabro
(zeus Caber) t. pisci de s. Perda j il riondò rosso (zeus aper)
V. pisci sirbòni. - Il . pesce prete ( uranoscopus scaber ) y. co-
siia in cela. - U pesce nastro ( caepola taenia ) v. piscivetta ,
il serpente rosso (caepola rubescens) v. serpenti rubiuj la falce
di mare ( caepola tracbyptere ) v. pisci/alci. - La donzella bar-
buta ( <^hidiuni barbatum ) t. piccinna barbuda , la donzella
senza barba ( ophid. imberbe ) v. piccina sbarbada, il pesce baule
( ostracion tuberculatus ) v. pisci bauli , la fiatola ( stromateus
fiatola) y. lisetia ^ il pesce scudo ( lepadogastems gouanianus)
Y. pisci seudu , l'ombrina ( sciena umbra ) y. umbrina o gor-^
ballina figaru , il pesce amo ( heptocepfaalus morrisianus ) y.
pisci ama. « La rana pescatrìce ( lopkius piscatorius ) y. pi-
scidiasUu. - Lo scrofauo ( scorpena horrida ) y. seròpula , lo
ficrofanello (scorpena porus ) y. scropuledda^ lo scro£ano scor-
pione ( cottut massiliensis ) y. pisci scorpioni , il bezzugo y.
€apponi^
Tra i snollusclii, la seppia dì dieci braccia y« calamàris o
tòntanu ( sepia offuiìnalis ) , il "polpo , o seppia da otto piedi ,
▼• pulpu , ecc. - I datteri di mare ( pholas dactylus ) y. data-
tili marina. Tra i testacei. In testuggine dalla scaglia fina ( te-^
stttdo caretta ) y. tosùiinij che qualche yolta pesa le 400 libbre.
Conchiglie. Da nota del S. G. C. Coronule, testudinaria, ed
una specie forse naoya. •- Balanus perforatos. - Anatiia, levis,
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69 CAGLIARI
striata. - Gastrochena modiolina. - Solen, vagina , decorticatas ^
ensis, legumcn , strigilatus, due var. - Mja truncata. - Lu-
trarìa piperata. - Mactra , helvacea , stultorum ( cocciula im-^
brìàga) , di cui una gran copia al vitto, lactea. - Erycina, co-
spirata , costata. - Solemja mediterranea. - Amphidesma , cor-
nea , e altre tre specie. - Corbula , nucleus , porcina. - Pan-
dora obtusa. - Sexicava pholadina. - Petricola fragilis. - Yenu-
rupis perforans. - Psammobia , vespertina , uniradiata , e altre
specie. - Telline, planata, nitida bis, tabula, depressa ter,
pulcbella , tennis bis , candida ter , balaustrina. - Lucina , la-
ctea , carnarìa. - Donax, trunculus bis. - Genei bis. - Cytherea ,
chione nitidula , tincta , e altre specie. - Venus , verrucosa
bis , gallina , damnoiensis bis , decussata ( cocciula niedda , di
cui un'immensa copia al vitto) quinquiesj florida bis^ bicolor,
sulcatina , dysera. - Venericardia pectinata. - Gardium, ciliare ,
ecbinatum , aculeatum , tuberculatum, oblungum fór, laeviga-
tum , edule ( cocciula bianca in incredibil copia ). * Cardita ,
trapezia , sinuata. - Arca, noae , tetragona, barbata, lactea. -
Pectunculus , pilosus bis , depressus , stellatus , violacescens ,
nummarius. - Nucula , pella , margaritacea. - Cbama , lazzarus
bis , grypboides. - Modiola , barbata , dealbata , minima , lito-
pbaga. - Mytìlus edulis bis. - Pinna , squamosa , nobilis ( v.
gnaccheray il cui bisso filasi in Cagliari, e si forma in guanti
pregiatissimi , e pure in scialli d'un valor maggiore di qualun-
que altro di ricca materia e delicato lavoro). - Lima, inflata ,
squamosa , ed altra specie. - Pecten lacobaeus di quattordici
varietà y unicolor, sulcatus, glabes, inflexus, di sette i^arxefà , isa-
bella di otto , succineus ter , altre quattro diverse specie , vi-
treus di otto s^arietà , incomparabilis , e altre quattro specie ,
lineatus di cinque varietà^ p. es. felis , varius di nove varietà. -
Spondylus gaederopus di dodici varietà. - Ostrea ( v. ostioni )
adriatica ter , cristata biSj deformis. - Anomia electrica. - Te-
rebratula , vitrea , truncata , caput serpentis , e altre specie. -
Chiton squamosus , fascicularius , cinereus , e altra specie. -
Patella , lamarkii bisy umbella. - Emarginula , fissura , co-
stata. - Fissurella , graeca , e altre tre specie , reticola. - Pileo-
psis , spirirostris , e altre due specie. - Carena ria vitrea. - Ca-
lyptrea laevigata. - Crepidula unguiformis. - Bulaea aperta. -
Bulla 9 lignaria, striata, bydatis òi5, cylindracea. - Cyclostoma
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CAGLIARI £9
STUBcatolum. - Eulima, candida, e altre specie. -* Neritina vi*
ridis. - Natica canrene y manuorata, valencienneosù, fascio-
lata. - lanthina fragilis. - Sigaretus baliotideus. - Torna tella fa-
sciata. - Haliotis tuberculata di quattro varietà, - Scalarla com-
munis 9 lati varicosa. - Sola riunì , perspectivum , stramineum. -
TrochuSy maLgmbiSy umbilicaris, adaasoni, corallinus, granu-
latus j zizifinus ^ conuius , e altre due specie. - Monodonta
aegjptiaca , conturiì , fragadoides. - Turbo , xugosus, arinatus ,
aeritoides, cimex , violaceus , tricolor. - Phasìanella , nicaeen-
5is , rubra , pullus. - Turritella , bicingulata , brocchi^ bis , e
altra specie. - Cerithiuin tuberculatum , granulatum', pervxrsum,
marroconum. - Pleurotoina di due specie. - Fasciolaria y tareo-
tioa , e altra specie. - Fusui Ugnsnrius , sjracusanus. - Murex
( y. bucconi ) brandarius ^ trunculus ( cbe è il comune , e co-
piosissimo ) , pusio , rusticus , granarius , syphonellusS .e altie
quattro specie. - Tritonium corrugatum , culaceum , maculosum.
- Rostellaria y pes pelecani. - ^tiombos ^ gibberulus y floridus.
- Cassis testiculum. - Purpara bemastoma. - Dolium galea bis, -
Succùium, unifasciatum, oomiculum, ascanias, mutabile, ma-
«uloaum , neritaeum. - Mitra luteola. - Uarginella cjpreola, -
Voi varia , triticea, ozyza , « altra specie. - O^ula , cornea , e
4iltra specie^- Cjpraea, lurida ^^i5 , ^nnulus, moneta bisy en-
ropaea , coccineHa. - Conus , franciscanns , mediterraneus , e
altra speòe. ^ Argonauta argo. - Zoofiti. Gorgonie, di cui dodici
«pecie, tra le quali qualcuna non descritta. - Madnepore, stel«
Jaris, labjrintbica, pectinata , virginea , cespitosa , cervfeocnis,
muricata., scotaria^ disthica , ramea. - Millepore,. turbinata,
verruccaria, pileus, reticulala^ celluiosa^ jungites. - Alcioni,
spugne y asterie , echini , di moltissime specie. Gli altri generi
e specie si produrranno quando qualche Baturalista nazionale
si applichi a conoscc!rU.
Piante marine. Di queste ne sono già conosciute trentadue
specie y come può vederci nel gabinetto omitologico-àttiologioo
4lel niuseo cagliaritano.
Pesca. Di tutte le suddette specie di pesci, « di altre ezian-
dio , delle quali alcune per avventura non sono conosciute pure
dagli Ittiologi , portano giornalmente ed espongono in vendita
ì pescatori molte cantara \ e come devonsi riferir grazie alla
datura per la gran moltitudine che assuefece a queste acque •
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7© CAGLIARI
cosi perehé tra queste specie copiosissime sono molte che som-
mimsti-ano un alimento delicato nelle mense più laute. Mareg-
giano lungo i lidi della provincia da 3o in 4<> battelli; e si calo-
col a , che possBR prendere all'anno circa i5,ooo cantara per
45,000 scudi.
Tonnare, Non è solamente nella stagione del consueto loro
viaggio entro il Mediterraneo dopo mezza la primavera che
prendansi dei tonni in queste acque, però che ve ne restano
ia gran numero anche nelP inverno. E quivi é che viene a far
le uova pressoché tutta quella colonna che dall'Atlantico en-
trando nel batìno mediterraneo viaggiò lungo le coste della
spagna , Francia , e del Genovesato , onde al mare sardo si
converte passando tra l'Elba e la Corsica. Ye n'ha d'un vo-
lume meraviglioso, lunghi 17 e più piedi , che pesano 1800
epiùlìbht^ sarde. Il tonno bianco conoscasi sotto l'appellazione
di sgombro sardo*
In altri tempi ^rano in vari punti del littorate della provincia
degli stabilimenti per la pesca dei tonni; ma siccome accadeva
spesso , che il prodotto iòsse minore del necessario dispendio,
furono abbandonati. Gli ultimi che si dismisero sono stati quello
di Malfettano nel golfo Teulada, e l'altro deli'isoletta di s. Ma-
cario presso Capo-Pula. I negozianti che le calarono ebbero a
patire grosse perdite. La tonnara di Malfettano si calava al
ritorno dei pesci nell'Atlantico , quando essi sono assai degra-
■dati da quanto erano in primavera , e però di pochissimo va-
lore. Importa molto esplorare qual linea sogliano avere nella
loro corsa , e stabilir la pesca dove si conosca che le loro
greggio possano scorrere. Della maggiore ^o minor quantità degli
individui di questa specie nella colonna su accennata portansi
Tarie ragioni , e molte non da essere ammesse. Intanto non si
considera , che la sorte è allo stretto di Gibiltenra , là dove
mentre si volgono per una maggiore o minore curvità della li-
nea del corso e avvicinamento alla costa spagnuola , o alla afri-
cana , si determina ad una più che ad altra grande l'afflusso;
siccome per una maggiore o minore propinquità delle diverse
Bchiere le seguenti sono determinate a inviarsi nella direzione
delle precedenti. E quando molti qui ne vengano può il can
marino aszurro che molto li ama e divoraseli in uno o due
bocconi, perciò dai tonnaiìoti appellato /wVct-Cwmiw, persegni-
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CAGLUkIUL 71
%m1ì, sperperarli, come qnà è solito fiirè nieàtemefio <c}ie«ttUe
coste deU'Ingbiltecra e «Iella. Francia*.
Pfisca netìo stmgno» Troraiisi in .questo già stabilite, ùndici
pecdliere , otto ntlU liate dcila plaia , una ia s« Gilla, altee
due neirintemo, le «pali fruàtaiia a. Gilla. scudi i6oo: Girinas,
che incontrerai dopo la «ca& , tua la prima «^ secofida. isvletr
ta j lao : Sol pi6<^eredda 900 : Sa ponti/edda . 900 : Su £ùndali
900 : Corti-longa 1000 : Pton^-becdna 6op z Sa pifiÓBa diostn
mola 400: Maiamuia iSo. £ nelterritarÌA.di Asscnyii, laposobiem
di s. Malia 3oo: Su pcirtasa i 3«* ^ «Si pnnò peto aensa 4ci'|ipalp
sospettare che questi numeri non rappneaentiso^ina prema me-
dia. In queste peschkDC so»a applitiate. cisca Jffi ,pars<MM «enan
fiar conto dei ragazzi, e impiegate barche ^1,
AhA 4fio pescatori di Ca^Uaci , con ao di Assemini;» e 12
del Maso sono occnpati nella pescagione dello .«ta^no ccùà.cUrqa
dncoento barche , dei qnah alAri usano' le iddi, altri l'amo »
questi la fiocina di giorno a tenlare f imigU.faé^<>siì doweafeV-
•mino tnMfansi delle anguille , qiMHi nella* oéciÉn|ài.éoo. Ja fiac-
oofe : onde nelle notti illimi^ ma serene, e Mjà beiUissiiMispel^
taooio alia città ; alcuni finalmente usano le nasse, i pesci, più
«opiosi sono i muggini di ^i diverse specie , cefalo , iHdusQl-
bida, uUiòne, senebeo, conchedda, nuiauhi. iNoniÉieab diicurca
altre venti diverse specie vi guizzano , nati ppnando^'in ooitfo -i .
gamberi che som . copiosissimi. 1 xagazai fn^nn 110Ì :baa^i Iiindi
per le conchiglie* . . . • v 1
Si calcola il prodotta di jqa«ste> aoque a ia,ooò ;oai^ta£a:iy
dalla qual somma deli^tto nn sento, pe;- io vbHo dei pescatoci
e loro £Miiiglta y pare pnasa^oo venire i|>eit>la .-vendita del sre«-
stante hre sutle 14^,000. fi menerei le ^pos&ievq lih]tltlao'ap^
prossimativaoieote lire sande 17,500, TdyiBhiAdasi-, > cfauJe ahce
arti ( quidi sono chianiafee le :diverse maniere di' pekafiei)* anni-
dano lire < 27,500.. Dall' anztnotato totale tofadberetteno >att' ap*-
pnltatore hre 36,35o, e le rimanditi diiose .in 'uonfaii ì5bo>
compmsi i piccoli, avrebbesi per comune lire ao8. a.
Pesca tieiJìumL Nel Caralita, e nei prìncipaU* suoi iniamit
non sono .scarse le anguille e le trote, e in .eerti, tenipi 've«-
donsi presso la ioce anche le . che|ipie ( altee ). , La copia del
primo genere è allora grankUssinML, quando per larghe pioggie
il fiume ristaura il oorso, e gonfiasi. La uialiiére delia. pesca
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7^1 CAGLURI
sono Tane, ina la più comune è per li nassai; che però do-
vrebbe essere limitata con appositi provvedimenti, perché il
piccol lucro dei pescatori non costi, come accade, un grave
danno ai comuni; quanto si sperimenta , quando le molte acque
non si potendo contenere nell' alveo e smaltire nel!' aperto solco
in varii tratti colmato per lo stabilimento dei nassa! , si spar-
gono , e causano calamità ai seminati , e spogliano i fondi della
terra vegetale. Si possono annoverare circa So pescatori, che
in comune, quando sian fortunati, pr^enderànno cinquanta can-
tara , che vendute a un prezzo medio potran loro valere scudi 25o.
- Rare volte si pesca nelle paludi, ondechè le anguille vi in-
grossano cosi, che se n'ebbe alcuna, la quale superò le libbre
sarde a5.
Sanguette. Se ne raccoglie grandissima quantità dai fiumi e
paludi* Furono ricercatissime nel commercio, e se ne mandò
tanta copia, che alPuopo mancarono agli stessi cagliaritani:
però fu pubblicata una proibizione.
Saline, in ^iù luoghi anche alquanto remoti dal mare sono
dei bacini in cui, quasi tutti gli anni, formasi il sale; però non
se; ne scava che nel littorale della città alla parte di levante.
-Le artificiali sono al Lazzeretto, a S. Pietro, e lungo la plaia.
Qnelle che furono formate in fondo al golfo di Teulada sono
neglette da non pochi annU
Gli é da un tempo immemorabile, che nelle vicinanze di
Cagliari si pratica il salificio. Se ne trova menzione nel governo
dei Giudici, e poscia in un diploma del re di Aragona e di
Sardegna D. Jacopo (all'anno 1327), in cui concede, che
^Ue regie saline deg)i stagni potessero i cagliaresi senz' alcun
prezzo tanto prendere^, quanto fosse stimato necessario all' uopo
giornalieiHii' delle famiglie, imposta una multa di 60 alfonsini
minuti a chi ne abusasse. •£ nel dubbio, se del sale naturale
dei bacini di M<4entra/u, e Marestagno debba intendersi, odi
quello che in artificiali vasi si formasse con l'umana industria,
inclinerei nella prima parte, conscio come sono della maravi-
gliosa produzione dei due detti stagni, la quale a far conce-
pire quanta sia, dei sapere che dall'anno 1781 al 1786 si
estraevano brodettate 3,729,8^3, e se ne ammucchiavano sal-
me 337485; onde per medio frutto di stagione si ottenevano
per anno in detto spazio salme 37,914? meatre dalle artificiali
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CAGLURI 73
cosi recchie, come recenti, non si ebbe che l'annua media di
7,386, che era circa un quinto del prodotto delle naturali»
Ma non ha guarì che si provvedeva con intelligenza alla mi-
norazione delle saline artificiali, e formavasi tra Monvolpino
e s. Bartolommeo uno stabilimento, affidata al cav. Delitala
(D. MicheUno) la direzione delle operazioni secondo i metodi
da lui proposti, e costituitavi una scuola di teoria, nella quale
alcuni alhevi dell'ospizio di s. Lucifero sono eruditi nell'arit-
metica , e nei principi! di chimica rispettivi alla salificazione.
Vi sorge un bel fabbricato con caserme, ergastoli, e magaz-
zini; e vi si gode la comodità di belle avventenze con la op-
portuna copia dell'acqua. Portavi questa per una linea di pres-
soché 3ooo metri un canale sotterraneo da una abbondantissima
fonte, die alle radici del colle di s. Ignazio felicemente ritro-
vava l'anzilodato Cavaliere per un egregio risparmio dell' azienda,
e salubre ristoro dei lavoratori nell'ardenza del sollione sotto
cut cominciano le operazioni dello scavamento*
La superficie impiegata al salificio é su- d' un fondo compatto
di argilla tenacissima. La sua quantità comprende finora otto-
mila ari; ma quanto prima distenderassi sopra altrettanto spa-
zio. Sono adoperate le viti archimedee, e le ruote a timpano,
e sono già scavati 18 pozzi.
La salsedine dell'acqua del mare suole trovarsi a 5^; se
però riposi per non più di cinque giorni nei bacini soffire tanta
vaporizzazione, che può essere versata nei vasi siccome satur-
nia a 37^ e ancor più in là.
La produzione é calcolata a salme io per ogni aro (la sal-
ma vale star. cagl. 11 , vedi Busachi prw, — Equazione me-
irica')i però si ottiene e il i5, e il ao ancora, se perla sta-
gione favorevole ùlt . si possano più ricolte. Indi é la gradazione
di pregio, coi si riguarda nei contratti. I sali di prima scava-
zioDe sono più stimati , meno gli altri che vengon dalla seconda
e terza , perciò che la cristallizzazione è sempre più impura.
La siccità è moltissimo desiderata ai salinieri L'umido nuoce,
che scema la quantità del prodotto, e può farlo mancare af-
flitto. Della bontà del sale non tutti, portano egual giudizio.
Sono alcuni, cui seppe alquanto d'amaro.
Valor del prodotto. Mentre la coltivazione, die si comprende
nei divcra lavori dell'asciugamento^ appii^namento, battimento
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74 CAGLIARI
della Mipeificie, cui segue lo scavamento del sale, e raoc»»
mulanettlo simultaneo, fi computa a 1. n, 0,75 per ealma
( come suol essere il presso d' appalto ) ; se a questo si ag-
giunga anche il valore del trasporto, avrai costare la detta
snisura K n. i,a5, non oonstderate le spese perla manutenzione
dello stabilimento.
Ordinaria quantità del prodotto negli anni pi>ossimamente
traAcorsi*
Nelle saline di Cagliari, e nelle altre del regno solerauai
ecavare di ^le naturale salme 74,000, di artificiale 479^^^*
Vcodevansi nel regno di sale naturale salme 6,000, di aiti^
€iale 10,000, quello per lire sarde i58,4oo, questo per »64,ooo:
alle gabelle del Piemonte di «ale naturale s. 3o/»oo per lire
60,000, di artificiale 3o,ooo per 67,500: agli esteri, ed ai sa-
lalori di sale naturale 10,000 per lire ao,ooo , di aitifidale
lOyooo per lire aa,5oo: si che ottenevasi una somma di lire
sarde 592,400 eguale a lire nuove 1,137,40^*
Canale delle saline. Il gran vantaggio delle saline di ponente
«ra la agevolezea del trasporto per acqua% Ora altrettanto si é
aggiunto alle recenti di levante dallo scavamento d'un «anale,
il quale mette sua foce nel mare sotto lo punta Misclis avan»
zandosi lungo le seccagne intra due palafitte a 710 metri. Un
efflussorio per poco non isola le antiche saline del Lazfeeretto.
il tronco principale producesi agli stagni della Palma e Pier-
ini bianca, donde si farà scorrere tra il Marestagno e Molen^
targiu alle ajc della terra di Quarto: La sua larghezza al pelo
delie acque magre è di metri 7,00 , nel foocìo di 4?4^= ^^ scarpa
di 4^^' ^^ profondità delle acque tra il flusso, e riflusso di
melFi i,3o. Opera è questa di molta provvidensa, la quale e
giova a ridurre le spese del trasporto, a circonvallare le sa-,
line e impedire i furti) e, ciò che grandemente importa, vale
ncuro deposito perle necessarie sommi nistranze ai vasi, semlo
che i due grandi bacini patiscono spesso cosi granai dimiau<»
sioni e pel calore, e massimamente fer k forza del maestrn*-
le, che mostrano scoperto il fondo per più della nietii.
Mineralogia, E alcun fondamento , su cui posare in opinando
av^r li romani pure in questa provincia conosciuto alcune vene
metalliche. £' potrebbe parere di veder notata un'antica fer-
riera neUa Ferrarla y dove è segnata stazione nell'Itinerario di
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CAGLURI 75
AntoajQo in su la linea di «orsa per lo lido erìciltalB, a M.
P. da Cagliari Xlil, corrispondenti a miglia comuni iOy4o.
DolgoQsi molti che si lascino n/egletti nelle viscere della terra
questi doni d'una benigqa natura, e che i sardi, i quali po^
trebberò fornir r£uropa d'un ferro che nei fatti sperimenti é
stato riconosciuto superiore a qualunque . altro delle miniere
europee , debbano mendicarne dagli esteri per formarsi gli istro-
menti delle arti. Gli é vero che ei non han d'uopo di ricer-
car in sotterranee ghUerie delle ricchezze, che migliori e più
copiose possono avere dal suolo; ma non pertaoti^ é ancor vero
«fservi delie braccia inerti, e del (tmpo vacito da occupazione
a potersi impiegare per fornire alm/eno agli artigiani nacionaU
queste materie prime*
Nella provincia di Cagliari ai trovano:
Territorio di Segarlo, Roccia di trachite brecciforme. ,&erve
di passaggio alla roccia alluminifera seguente : trovasi vkino al
territorio di Serrenti.
— Alluminifera. Forma delle grotte nella rooeia precedente
e nella calcarea marnosa ( iW ).
Allumina solfata che si raccòglie in efitorefeenze. NoHo^grottfe
suddette ( 2W ).
Calce carbcNiata^ denitritica che si avvicina al traefaita.
— Carbonata, dentritica, con qualche varietà' della.. prece»
dente. . • . .
Serrenti, Calce solfata, in frammentLdi cristalli dt^aasoi* Tno»>
vasi negli jscavi dello stagno di Serrenti»
Pimentdlo, Calce carbonata, dentritica. >
* Monastir.lìotcia. pirossenka^ xossì^uk., .di cui sì oosirnl un
ponte sulla nuova strada, lì villaggio di Monastk ripwa .su
qucata roccia.
*-^ Pirossenioa come la precedente, jna più bigia.
— Pirossenica con dorite, ialite e noccioli d'analcima. Del
monte Sara ( pezeo di rara belkiaa e colossale ).
Cabasia accoppiala all'analcìma, alla calce carbonata ed al
quarzo, che ricopre un agglomerato trachitico. Della cava A
Mooastir. Bellissimo saggio.
Stìlbite rossa, lamellare, sopra matrice trachitica verde.
— Bianca, lamellosa, mista alla cristallizzata , nelP agglome**
rato di trachite. Del mottte Sara.
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76 CAGLIARI
Stilbite bianca y cristallizsata, della varietà dodecaedraj in
una roccia trachitica (tW).
Roccia pirossenica con l'analcima, e che ricopre crittalU di
quarzo e di feldspato.
SUkpia, Porfido dei trachiti, con cristalli d'anfibola.
— Dei trachitì, di colore pavonazzo, con cristalli di piros-
sena.
Roccia porfirìca, cooaofibola e cristalli di feldspato. Del Co*
stdlo di Siliqua.
AssènUni, Porfido dei tracfaitì, con cristalli d'anfibola. Tro-
Tato fuori luogo y ad Asséinini, e che sembra apparleoere
piuttosto alla roccia di Siliqua, di cui sovra.
Raccolta mineralogica della collina di Bonaria. Calce car»
bonata, concrezionata e stalattitìca. Della collina di Bonaria^
presso Cagliari.
— Carbonata, concrezionata sul calcareo grossolano {ivi).
Marmo d'un bel giallo ( calce carbonata ) con piccole breo
ce, e di colore più vivace di quello di Verona.
— Bianco che volge al bigio ( calce carbonata ) in piccole
brecce come il precedente.
Calce carbonata, concrezionata, con ocra gialla.
-^ .Carbonata alabastro , bianca , di zone colorate in giallo
più o meno cupo, in bigio, ecc. .
— Carbonata , alabastrina , colorata. Come quella di Bil-
ica, nella jH-ovincia di Cuneo.
— Carbonata, alabastrina. Come la precedente, ma della
cava superiore.
. -^ Carbonata, alabastrina. Cooze le due precedenti , delfei
cava inferiore.
— Grossolana, compatta, conchiglifera, bianca e gialla.
Ferro idrato. Si trova nelle spaccature del calcareo prece-
dente.
— Ocraceo. Trovasi nel calcareo qiù appresso indìoato.
Calcareo, compatto, grossolano, contenente il ferro Sdmlo
suddetto ed indizi di ferro spatico.
Calce carbonata, concrezionata, che varia in alabastro» e
contiene una piccola prominenza che si suppone essere un dente
fossile del pesce lupo.
— Cari^ouata, cristallizzata sopra la calce carbonata gialla.
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CAGLURI 77
Calce carbonata, cristallizzata, delia varietà metastatica.
— Carbonata , stalagmitìca.
— Carbonata, stalagmitica , a HorL
— Carbonata che avvolge (rammenti calcarei d' altra forma-
zione, sopra un'ocra ferruginosa.
Calcareo compatto, grossolano, concbiglifero, con impronti
di madrepore, e di ostriche.
Calce carbonata, conchiglifera sul marmo o breccia, accen-
nata qui retro a pag. 76, lin. 17; V'ha molta varietà nelle conchi-
glie , e sopra taluna vi si vede la calce stessa confusamente cristal-
lizzata. U calcareo di Bonaria appartiene ai terreni ternari; esso
riposa sui banchi marnosi e sabbiosi: le masse di questi terreni
sono in generale poco alte, e la collina di Cagliari, che é una
delle più alte, oltrepassa appena i cento metri d'altezza. Il
calcareo suddetto racchiude una breccia 06sea simile a quella
di Nizza, Antibo, Gibilterra, ed accennata qui appresso. Essa
è evidentemente posteriore alla formazione calcarea, e la
sua parte inferiore é terminata da un piccolo deposito di ferro
colitico. Una parte del littòrale della Sardegna é ricoperta da
una formazione marina assai recente, che il cav. Della Mar-
mora crede propria del bacino d^l mediterraneo , e questa sem-
bra appartenere alla medesima epoca della breccia ossea di
Bonaria. In questa breccia v'ha un gran masso dì ossa di pio-
coli animali rosichiatori, della grossezza sottosopra d'un topo.
Breccia ossea in grosso masso , mista aUa calce carbonata di
Bonaria j di cui parlasi a pag. 76, lin. 17, ed appartenente
ad un quadrupede del genere sopraccei^to dei rosichiatori.
Ferro gldi)ulare in piccoli grani. Trovasi nella parte inferiore
della breccia, nelle fessure del calcareo grossolano indicato a
pag. 76, lin. 3o.
— Globulare ferruginoso , di grani un po' più grossi del pre-
cedente, e posto sopra la calce carbonata stalattitica, detta di
Bonaria.
— Globulare ferruginoso, di grossi grani ( iVi ).
Quarzo cristallizzato sopra il calcareo concrezionato.
Breccia ossea, con grosse ossa racchiuse nel calcareo gros-
solano. Di Bonaria.
Geode calcarea. Si rinvengono nelle escavazioni di Monte
Reale.
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78 CAGLIARI
Calce carbonata eoa ÌDiltzio di ferro spatico {i%*i)^
Arenaria ricoperta da piccoli distaili di calce carbonata. Si
rinvenne in profondita di 1 45 metri, neir escavazione d'unpoz-
zOy nella polveriera di Cagliari.
— Calcarea, di grana fina, serve di pietra da scalpello.
Agglomerato conchiglìfero. Trovasi presso Cagliari.
Calce carbonata, madreporitica , di tinta scura. Del selciato
dell'università di Cagliari.
Piombo solforato', argentifero ( forse lo stesso che il seguente ).
— Solforato, argentifero. Del monte Santa di Pula, presso
Cagliari. Diede all'analisi docimastica il 25[i 00,000 in argento,
ed il 63 per cento in piombo.
Arenaria quarzosa. Trovasi nelle vicinanze del castello di
1. Michele.
Breccia calcarea, conchiglifera. Della collina di 5. Michele^
Scisto micaceo. Della montagna di Capoterra^ vicino a Ca-
gliari.
Granati in massa e cristallizzati ( m ).
Roccia quarzofa di base talcosa, lisciata e levigata naturai*
mente (m).
Ferro magnetico. Si trova arrotolato in quantità nei dintorni
di Capoterra.
Calce carbonata con caselle di daitoli marini ( mytilus litho^
fagus ). Di s. Elia presso Cagliari.
— Polverolenta , terrosa. Di i. jivendrace^ sobborgo di Ca-
gliari.
Arenaria calcarea, concrezionata. Del luogo detto Fangario^
burrone che trovasi un'ora distante da s, jivendrace^ sulla
strada che mette a Iglesias.
Silice plromaca scura, con calcedonìa di varii colori.
Feldspato ed anfibola. Del selciato di Cagliari.
Quarto, Roccia porfiroidea, molto argillosa, con base di
feldspato , cristalli di quarzo , anfibola , indizi di talco , ecc. ,
del monte Figunieddu ( fico nero ). Trovasi sulla strada che
da Quarto mette a Muravera, verso l'estremità a ostro della
grande Catena.
— Porfiroidea come la precedente, ma più compatta.
Si vede in istrati sottostanti al granito, ossia alla roccia del
monte suddetto.
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CAGLURI 79
Roccia porfiroidea, cod noccioli di feld^to rosso , che Tarìa in
breccia. Trovasi verso la cima del monte suddetto, asccn-i
dendo da Quarto.
Lava foro$^' Della fortezza vecchia^ rada di Quarto*
S. Rocco, Piombo solforato, compatto, dì scaglia menooay
assai puro. Della miniera cbe trovasi alla distanza di due ore
dal villaggio di s. Rocco, in un vallone che si avvicina a quello
del fiume di Pula, al piede della montagna detta Ìsl Stidiosa,
cbe fu coltivata per cinque o sei mesi da certo cav. Bosingo.
Il minerale non ha f»ù là che metri o,io a o,i5 di spessezza,
e trovasi disseminato in una matrice di quarzo e di barite sol-
fata. L» roccia cbe circonda questa miniera è quareosa e du*
rissima , ed é questo uno dei motivi per cui la coltivazione di
essa riesce assai dispendiosa e che perciò fu abbandonata.
Roccia quarzosa. Forma l'incassamento della miniera sud-
detta.
Pula, Piombo solforato argentifero. Nel luogo chiamato i^^
narba, dipendenza del monte Sebura, montagne di Pula ^ si
scorgono degli indizi dì minerale di piombo in un filone di
ferro ossidulato magnetico, cbe dopo d'avere attraversato il
granito, si mostra all'aperto in una roccia calcarea sovrappo-
sta a quel terreno. La vista del minerale piombifero sembra
aver causata la ricerca fattasi sopra un' erta della roccia. Siceo*
me però la galena non si protrae di là dal calcareo , è proba-
bile che questa particolarità abbia £atto abbandonare l'impresa.
Questo minerale lavato ha dato il 25 per cento in slìcco, il
quale ha reso il 60 per cento in piombo , ed un quinto d' on-
cia,' per quintale , peso di marco, in argento.
— Solforato , argentifero , di una eacavasione antica. Trovasi
a' piedi del monte Santo di Pula in una roccia calcarea so-
vrappogta al granito , e che sembra una coaseguenaa delia pre-
cedente miniera. Il minerale è di ottima qtialità, avendo dato
il 73 per cento in piombo, senaa lavatura precedente, e i\5
d'oncia d'argento per ogni quintale.
Stilbite compatta. Della punta di s. Effisio di Pula.
— Radiata (m).
— Cristallizzata, della varietà unitaria d'Hauj. Delle r«cce
trachitiche.
Roccia pirossenica. Del luogo suddetto.
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So CAGLIARI
Rooda quanosa , che Tana ueììu pietra Udia,Deììe montagne di
Pula.
Isola di s, Pietro, Diaspro terroso, fasciato di giallo e bigio.
— Rosso cupo, ricoperto da una leggerissima^ crosta di cal-
cedonio.
— Giallo fasciato.
— Rosso macchiato in giallo*
— Rosso scistoso.
— Rosso, con quarzo ed ocra ferruginosa.
— Rosso cupo, vivacissimo e lucidissimo.
— Rosso fasciato, di zone verdi ed altri colori.
— Rosso cupo, macchiato di giallo.
— Scistoso, rosso-scuro.
— Giallo fasciato. Di Carloforte.
— Rosso bruno (ivi)*
— Verde ricoperto da un leggerissimo strato di calcedonio {ivi),
. — Fasciato, bigio e pavonazzo.
Quarzo resinile giallo, frammisto al calcedonio ( iW ).
— Diasproide, ricoperto dall'ocra.
— Rubiginoso.
— Diasproide, misto all'ocra gialla.
Porfido trachitìco, prismatico, ricoperto in parte da una
tinta rossa.
Trachite.
— Rossigno che volge al violaceo.
— Bigio.
— Compatto, violaceo.
— Porfirico, con feldspato vetroso.
Lava argillosa , con mica ed altre sostanze.
— Bigia, litoide.
Ossidiana periata, contenuta in una specie di podinga.
— Periata, di color verde scuro.
— Periata, di colore verde che passa in decomposizione.
Perlite.
Argilla smettile.
Arena cristalllfera d'i quarzo.
Ocra di ferro arrotolata, con nocciolo di calce carbonata.
Pauli Gerei, Lignite nell' arenaria.
Podighe, Geode calcarea in cui v'hanno cristalli della varietà
e^/uiasie.
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CAGLURI 8c
Geode calcarea di cristalli metastatici volgenti all'e^uùur^e.
Breccia selciosa, rossa, con noccioli bianchi e rossi della
stessa sostanza.
Manifatture, Le arti meccaniche sono mediocremente cono-
sciute nella città, rozze nei villaggi. Dura tuttora il sistei^a
delle corporazioni, vige T ingiustissima legge «fuof ar(e5 ne exer-
cèto, e si vogliono ferme le proibizioni e restrizioni, anche in
quei mestieri, dall'imperizia dei quali non viene o danno o
male, che a chi l'esercita. Avvi delle ammende per chi co-
noscendo arti diverse ora in questa ora in quella si eseixiti a
suo arbitrio: ve n'ha pure per chi si ardisca in proprio nome
far alcun' opera nel mestiere , in cui compi il legittimo garzo-
nato, se non abbia potuto prima raggranellare il danaro ad
essere inscritto dopo un dubbio esame nell'ordine deUa Mae-
stria. Qu'mdi accade ai meschini, cui fu con modi indegni in-
terdetto di procacciarsi la sussistenza col lavoro di sue mani,
essere una necessità l'accattare, o U rubare. Residuo di ini-
quità e servitù di tempi barbari.
Sono nella provincia dei paesi conosciuti per de'manofatti,
ma certamente di pochissimo pregio. Deciino-manno e Deci-
mo-puzzu per la fabbricazione di grosse stoviglie : Fuitéi e Se-
garlo per te voli e mattoni: Samatzài anche per la calcina: Sin-
nai e Settimo per certi utensili di fieno che lavorano le don-
ne: Paùli-Arbarèi per stuoje di sala: Donòrì per sedie e simi-
li; e altri per altre opere di non più alto merito.
Tessitura, Potrai numerare in tutta la provincia, non com-
preso il capo-luogo, circa i3,ooo telai non migliori, che nelle
altre provincie. Deve perciò, e per difetto delle sussidiarie
macchinette avvenire, che colei pure che con buon animo si
accinga , e duri con costanza in una lunga giornata non si con-
soli che dell'ottava parte del lavoro sopra un telajo meglio co-
strutto. Ai panni lani meno che ai lini sono applicate le don-
ne; e tuttavolta né si ha pure di questi il sufficiente. In Ca-
gliari questa sorta di artificio si è già di molto migUorata , mercè
le cure dei due ottimi cittadini, cui fu commessa la educazione
ne' due orfanotrofi. Ei pure v'ha contribuito chi stabiliva la
lavoreria dei bordati. Fu già una fabbrica di panni, ma in
breve tempo cadde. Dalle quali cose è dritto inferire esser le
manifatture di tutta la provincia una cosetta meschina, o es-
Dizion. geogr. ecc. Voi. UI. 6
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8^ CAGLIARI
sere in sul nascere . « . . ahi a^ T oroscopo è infausto! E si
intenderà di vantaggio pochi essere i prodotti della natura,
che si nobilitino a maggior valore , e mancare il popolo di im-
piego; ond'é conseguenza penuria^ miseria, povertà, ignoran-
za, rouezza, superstizione, barbarie. Oh quanti si lamentano
che in ripigliare manofatte le materie che diedero grezze , sian
richiesti di restituire il ricevuto con una arrota doppia, tripla,
e talvolta decupla! E si che ben conoscono quanto si aggiunga
di valore alle materie per Tarte; e non pertanto non li vedi
mai determinarsi al buon partito, e non saprai presagire,
quando siano messi in grado di entrare nella guerra commer-
ciale , e onorevolmente liberarsi dal tributo , cui sono costretti
di offirire tutti gli anni alle fabbriche estere, e da una vii ser-
vitù, qual è veramente la dipendenza che non sia da una ra-
gione insuperabile ; quando si scuotano dalla inerzia , in cui
naturalmente va a spegnersi il movimento degli animi in que-
sto e simili climi, e caldi di generoso ardore adoprino a che
l'industria, cui è mollo felice questa provincia per lo migliore
relativo stato dell'agricoltura, germini, e di quelle arti, che in
regioni più colte educa , sia benaugurata madre. Che le persone
di non volgar fortuna studiino a farle fiorire, né rifugga da
quest'impegno la nobiltà, essendo la vera verissima ragion di
prestanaa nella patria il ben meritar di lei la vera gloria , il
ben meritare della umanità y togliendo, per via d'esempio,
la mendicità, che è certo una gangrena, e stringendo gli
oMÙ, che sono una peste, a vivere per se e per altri. Che
si facda sentire desto quello spirito d'associazione Industriale,
che le piccole fortune riunisce e pareggia a grandi intraprese ,
e dal niente e dal poco fa nascer cose, e cose grandi. Allora
soccorrendo opportune le proibizioni, le quali non si può ne-
gare essere alunne della industria principiante, potrebbero pure
fra i sardi elle rinnovare i miracoli, che altrove felicemente
ebbero operato. Pretenderai più dallo stato, che già pose
feodamento a tutto con incoraggiare l'agricoltura, con pre-
Starle ampio favore, con togliere questi ostacoli, che per la
còndision delle cose è stato lecito alla di lei migliorazione , e cosi
ereaiva l'abbondanza, ed in questa cagionava un prezzo me-
diocre alle opere y non si concede che alla gente grossa. Che
se ineuBlba a lui dt formare degli stabilimenti di industria,
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CAGLURI 83
ciò non sarà che in uno dei due casi^ o di impiegare le per»
sone dannate, o di assoggettare al lavoro gli oziosi vagabondi
e accattoni.
Commercio. Dal sin qni detto intomo alla agricoltura ed in-
dustria potrà senz'altro ogni uom avvisarsi di ciò che sia il
commercio di questa provincia interno ed esterno. Però a dir
qualche parola sul primo, noterò esser in alcuni luoghi ( Quar-
to, Serdiàna, Sanlùri, Villamàr) non pochi che mercanteg^
giano su gli ordinari articoli, cereali, vini, formaggi, bestia-'
me : e tenersi delle fiere in occasione di feste popolari , dove
però non si eonchiudono che piccoli a£EEirucci.
Strade, Oltre la strada centrale, dove in certi tempi è un
gran movimento per lo trasporto delle derrate alla capitale,
trovasi da su Monastir cominciato il traccianpento della pro-
vinciale alla Ogliastra. Ma come si desidera il perfezionamento
di questa, cosi è desiderato Taprìmento di alcune altre per
facilitazione del commercio col Sulcis, col Sarrabus, con i paesi
littorali a levante e ponente , e per le comunicazioni viciualì.
Le correnti, i fanghi, le asprezze sono grandissimi impedi-
menti. Peggio se gente malvagia vada attorno con libertà , e
aon abborrisca dalle grassazioni.
Porto. 11 numero medio dei legni mercantili che all'anno
frequentano U porto ascende ai 3oo. €he se si considerino
quelli solamente che direttamente vengono per commercio fòr>«
sechi il sopposto numero dovrà scemarsi sino alla metà. Di
rado si, ma pur avviene che passi la settimana senza un ar*^
rivo o partenza: e più infrequentemente, che si veggano tn-*
tro V immenso porto tanti legni ( n.^ 5o ) quanti starvansi un*
corati col segnai nessun mi tocchi sul trinchetto o com*
presso , quando in snl cadere del i835 affollaronsi tutti quelli
ehe avevano negozi nella piazza per entrar i primi in quelle por-<
te, che da sei mesi con danno incalcolabile dei produttori te-
liea serrate una opinione. Le frequentissime provenienze sono
da Genova e sue riviere, Marsiglia, Livorno, Napoli, Malta,
Fiume. Con la Finlandia e Svezia pochissimi contratti, meno
ancora con la Spagna. Dei legni di commercio con bandiera
sarda , che sono la massima parte degli avvenienti , non so
q[uanti appartengono a negozianti della piazza.
in tutta la provincia non è pel commercio altro porto, che
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84 CAGLIARI
il cagliaritano. £ gli è iu questo , che può uno formarsi giu-^
sta idea di tutti i bisogni dei sardi. Quali e quanti sieno gli
articoli principali dell' attivo , e chi non sappia ? Quali e quanti
quei d'importazione? dicali l'industria nazionale, ed il pazzo
lusso gi£| da una in altra delle classi cittadine sino ai villaggi
propagato con la forza d'un contagio , che questo, il quale
anzi è un bene dove fioriscono l' arti., è veramente altrove una
rovinosa j^zzia. In poche parole abbiti molto: ricevesi quanto
è nelle cose necessarie utili dilettevoli, fatta restrizione per
alcuni manofatti che già somministrano le piccole fabbriche
della città. Piccol risparmio, che certamente non pareggia la
perdita patita dal commercio attivo per certe estrazioni cessa-
te , o molto ridotte. E qui mentre mi cade in acconcio noterò
che dello scemamento degli avventori , mentre potevano essere
state altre , e furono , con troppo manifesta ingiustizia si è vo-
luto portar cagione la malafede. Ebbervi qui pure ( e in qual
parte non si trovi questa gente piena di magagne? ) dei cotali
che si intrusero avventurieri nella professione del commercio ,
e adulterarono i grani, la soda, i vini, i formaggi ecc., e for-
tunati nella frode sfuggivano poi di essere mandati, dove me-
glio stanno questi infami delitti, che certe venialità in materia
di furto, che l'odio, l'invidia, la vendetta spesso fanno ve-
dere per un microscopio. Ma senza questo , in mani di chi è
il commercio della piazza?
Chi ora domandi in qual parte preponderi la bilancia com-
iikerciale? Già sarai venuto in gran maraviglia per quel certo
Statistico , il quale ragionando di tai tempi , quando era biso-
gno di più merci dall'estero, osava affermare ineguaglianza
grande nelle somme comparate del commercio attivo e passi-
vo , e quyesta in favor dei sardi , i quali or dovriano , se avesse
detto quel che era, esser ricchi di molte centìnaja di milioni
di Ure nuove serbati. A riformar l' opinione secondo il vero ,
eccoti alcuni numeri del movimento commerciale non della
sola provincia di Cagliari , si bene di tutto il regno negli anni
1824 1825 * 1826
import 4,849,111. 5,838,i8i. 7,178,333.
Esport. 3,487,177. 5,228,836. 5,418,796.
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CAGLIARI 85
1827 18:28 18:19
fafort. 9,o65y!ii5. 'jySi^^g^. 9,5i9,i!i2.
fiport. 8,239^788. 10,433,644* 7,126,001.
Risulta una passività, e questa si verifica frequentemente. Si
vorrebbe calcolato quanto viene dai sali; ma gli è questo un
artìcolo d' altra natura. Si vorrebbe computato quanto viene dai
contrabbandi; ma in questo fatto non accadono scandali, e per
avventura l'avuto può ^bilanciarsi col dato.
Amministrazione di giustizia nella provincia. Sopra la me^
desima è preposto un prefetto , che è consultore dei ministri
di giustizia tra i vassalli di feudatari stranieri. Mandamenti.
T. In Cagliari è il tribunale della R. Vicarìa con gli assessori
dei quartieri secondo il voto dei quali sentenzia il Vicario, a.
Quarto capo-luogo di mandamento Quartucciu e Pirrì. 3. Se-
larpufi e. 1. Settimo e Sestu. 4- Paùli-pirri e. 1. il Maso. 5.
Sinnai e. 1. Mara-Cala gònis, Burcèi, Carbonara. 6. Ussana e. 1.
Soléminis. 7. S. Sperato. 8. Villasòr e. 1. Decimo-puzzu , Vii-
lahennòsa. 9. CapoteiTa e. 1. Sarròco. io. Pula e. 1. s. Pietro-
Pula, Domos de Maria. 11. Serdiàna e. 1. Donòrì. 12. 5icci.
i3. Assémini e. 1. Uta. i4* Decìmo-manno e. 1. Villa speciosa.
i5. Villamàr. 16. Samàssi e. 1. Serrenti. 17. Sanlùrì. 18. Nu-
rioninis e. 1. Monastir. 19. Senorbi e 1. Sèlegas, Seùni, An/i,
s. Basilio, s. Andrea. 20. Furtéi e. 1. Segarlo, Villagréca. 21.
Serramanna. 22. Guasila e. 1. Guamaggiore , Ortacesus, Pimen-
tallo y Barrali. 23. S. Pantaleo e. 1. Suelli. 24- S. Gavino e. 1.
Sàrdara, Pabillònis. 25. Siliqua. 26. Samatzài.
Delitti. £ssendo generalmente i campidanesi di miti costumi
sono di poco conto le più frequenti colpe, e degne men di
pena, che di una paterna correzione. Ciò è chiaro dalle stesse
condanne alla sdiiavitù pubblica per leggieri peccati, ordina-
riamente di furto. I gravissimi sono di uccisioni spesso indeli-
berate per trasporto di furia , raramente premeditate per amor
di vendetta , e accadono più spesso nei paesi di montagna y
dove è ancora un po' di fierezza, che altrove. Non pertanto si
ricordano esempi di crudeltà in uomini delle terre più basse
da commozione di gelosia ; e furono pure che intraprendessero
t^e strade pubbliche i passeggicri.
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86 CAGLURI
Intendenza provinciale. In quanti distretti sia stata spartita
già fu detto. Amministrasi dallo stesso Intendente generale del
Regno, onde che egli deve dividere la sua attenzione tra le
particolarità e minuzie provinciali e locali, e la generalità del
reggimento di tutte 1* altre.
Quello che proviene all'erario cumulativamente alle gabelle
e agli altri redditi si può stimare di novecento e più mila lire
sarde, circa due milioni di lire nuove.
Opere e forze militari. Senza i propugnacoli della citta do-
minante , di cui sarà poi particolar disborso, sono state in certi
punti del littorale edificate delle torri. E procedendo da le-
vante a ponente troverai prima delle altre la torre di Cala-pira
conia vicina di Serpentarìa sur una isoletta; quindi la denominata
dei cavoli sopra im altro gran masso entro il mare. Siede sul
prossimo promontorio e domina il porto di Carbonara la cosi
detta fortezza vecchia. Successivamente sopra vari spargimenti
della costa sono le torri di Capo Boi , di Monti-fenùghu , della
Regina, di s. Andrea, quindi il fortino del Margine-rosso, dove
fu già il campo dell'esercito francese di sbarco nel 1793* Sul
promontorio di s. Elia sopra Cala -mosca é il forte della torre
dei segnali. A ponente della città sono le torri del Loi, dì
s. Macario sopra una isoletta, del Coltellazzo sulla testa del
promontorio su cui fra due porti sedeva l'antica e nobile città
di Nora, e in là quelle di Cala-d-os(ias, Chia, Sparavento,
Malfettano, del Budello entro il gran seno di Teulada, e oltre
il capo di questo nome V estrema di Cala-piombo. In questa
linea erano anticamente più numerosi i punti , dove eransi po-
ste armi e guardie , e vi sorgevano in siti opportuni per l'al-
tezza alle vedette alcune torricciuole per stazione degli specu-
latori \ per forma che era tra tutte le guardie del littorale una
corrispondenza poco chiara a dir vero, ma era il primo ten-
tativo e passo alla telegrafia.
L' origine di queste torri si riferisce al regno di D* Pietro IV
( anno 1 354 ) quando trovandosi nell' isola ordinava fossero in-
torno alla medesima, specialmente nei luoghi di approdo, costrutte
torri, e in eminenze di largo orizzonte stabilite specole , che
per via di foco segnassero se nei rispettivi paraggi si presen-
tassero legni nemici.
Erano altre foi*tificazioni presso la città , che a spese dei cit*
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CAGUAftl 87
ladini fuiooo costruite in quei punti HÙlitarì| cbe par?e bene
preoccupare a poter iar argine ad un nemico , che con preci*
pitosa marcia si pcMrtasse sulla capitale. Allora le eresie del
HoDVolpino si coronavano di piccoli bastioni; si co:»truiva sul
monte di s. Ignazio a sopraccapo della torre dei segnali un
forte che facesse giocare più di 36 pezzi d'artiglieria-, e sulla
Kaffa , eh' era altro punto di somma importanza dove potevasi
operare sul mare e sulla avvenienza dalla plaìa, fondavasi uà
terzo bastione. Diversa maniera di pensare in fatto di tattica
non ha guari fé' distruggere le opere del Monvolpino, e lascia
le altre si sfacciano per opra del tempo o dell'uomo.
Delle Gostruziotki militari del medio evo restano ancora pa*
recchie, comecché già rovinanti, fatta eccezione di quelle che
comprendonsi nelle fortificazioni della città; e sono il castello
di Bonvicino ( Bonvebi ) , altrimenti di s. Michele , sopra la
prima collina della catena cagliaritana ad un miglio circa la
tramontana della città , di cui in appresso sarà special menzio-
ne ; e le rocche, una di Siliqua, della quale sotto la denomina-
zione di Gioiosa guardia sono molte memorie istoriche; altra
dell'antica città di Sanlàri che tuttora si conserva; e la terza ,
il castello di Sàrdara , che ebbesi il cognome di Monreale. Tra
quelle che già caddero devonsi notare la fortezza di s. Gilla
molto celebre nell'estrema epoca dei giudici cagliaresi, e il
castello di Bonaria. Sopra le quali sono dal Fara ricordate le
castella di Pula e Santisconata nel Norese, di Sorris in Parte-
Ippis, di Orgulosu nel dipartimento di Galilla, altrimenti del
Giarréi ; ma il primo è tutt' altra cosa , per la forma che quella
che si nomina , avvegnaché alcuni uomini vi si potessero difen-
dere; del secondo non si ha finora alcuna contezza ; rispetti-
vamente al terzo, cosi la tradizione, come quello che avanza
della costruzione cel presentano non castello, ma palagio del
barone.
Milizie. Delle regolari si di infanteria , come di cavalleria ed
artiglierìa , che sono nella provincia, il numero porta uomini
circa i5oo. Se esso fosse più ampio, si potrebbero fissare delle
stazioni nei capi luoghi dei distretti a maggior fermezza del
buon ordine, e a meglio frenare quei che scapestrano.
Le truppe nazionali sono in molte e numerose schiere, e
possono essere portate ad una quantità sei o più volte mag-
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88 CAGLURI
giore al primo cenno del goyerno. Esse nel 1798 mentre uo-
mini scelti dei cittadini erano intesi nella propugnazione , e so-
stenevano il vivissimo fuoco della formidabil flotta del Diret-
torio rivoluzionario di Francia, ferme in vantaggiose positure
contenevano dentro i loro steccati le feroci bande state man-
date giù per prendere alle spalle la capitale, e poi instando e
premendo con vigore le costringevano a ricercar salvezza nei
legni. Se avessero avuto a esser guidate da un abile capitano , sa-
rebbe ora in quei lidi la ricordanza di una illustrìssima vittoria.
Feudi. I 61 villaggi di questa provincia sono compresi in
%Z feudi.
I. n marchesato di Yillasor (popolazioni 3) appartenente
ad uno straniero.
a. id, Yillacidro ( popol. i nella prov. ) ad
uno straniero.
S. Sperato (p. i ) ad un signore sardo.
Giarrei (p* 3 nella prov.) ad un na-*
zinnale.
Soleminis ( p. i ) ad un signore sardou
Samassi ( p. a ) ad un signore sardo.
Baronia di Serdiana (p. a) ad un signore sardo.
S. Michele (p. 9) ad uno straniero.
Monastir (p. 5 nella prov.) aduno straniero.
Snelli ( p. a) all'arcivescovo di Cagliarì
Capoterra ( p* a nella prov. ) ad un signore
sardo.
Pula ( p. 3 ) ad uno straniero.
Samatzai ( p. i ) al R. Patrimonio.
Teulada ( p. i ) ad un signore sardo.
Monreale ( p. i nella prov. ) ad uno straniero.
Quarto ( p. 3 ) ad un signore sardo.
Furtei ( p. 5 ) ad uno straniero.
18. Viscontea di Sanluri (p. i ) ad un signore sardo.
19. Contea di Villa mar ( p. i ) ad un signore sardo,
ao. Signoria della Tre/enta ( p. 1 1 ) ad uno straniero.
ai. id. Marmilla ( p. i nella prov. ) ad uno straniero.
a a. Ducea di Mandas ( p. i ) ad uno straniero.
a3. Feudo d' Albis ( p. i ) ad un signore sardo.
Dal qual prospetto si apprende dai dieci feudatari forestieri
3.
id.
4.
id.
5.
id.
6.
id.
7-
Baroma dì
8.
id.
9-
id.
IO.
id.
ti.
id.
la.
id.
i3.
id.
14.
id.
i5.
id.
16.
id.
»7-
id.
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CAGLIARI 89
pocsederd popolazioni 4^ 9 che sono Teramente le più prodiit-
tÌTie^ dai signori sardi popolazioni ai. E si può designare come
m totale approssimativo delle prestazioni, cui sono soggette
fa ragioni di tutte sorte, lire nuore 5oo,ooo.
Questo ed altro più grave peso , che loro sovra incumbe , fa
gemere e cpiesti e gli altri popoli della Sardegna. Ma già verso
£ loro si volge il cuore dell'augusto Carlo Alberto, già vede
le cause della misera condizione, in cui versano, e tocco da
pietà non più indugia a tutta porre in opera la Sua Real
provvidenza (V. Carta Reale 19 dicembre 1 835 prescrivente la
consegna dei feudi , giurisdizioni e dritti feudali ) in loro sol-
lievo. Gli animi amanti della patria e cupidi del rifiorimento
della nazione si ergono a grandi speranze: poco ancora, e i
popoli dell'isola saranno posti nel grado di incivilimento e pro-
ferita, in cui per benefizio dei Principi Sabaudi sono perve-
nnti e consistono i loro fratelli del continente-, e Carlo Alberto
ac^iislerà altri e massimi diritti alla perpetua gratitudine dei
sardi, e con tutto merito l'appellazione affettuosa di Padre
della patria , il glorioso cognome di Ristoratore della Sardegna.
Del governo ^generale delT isola e regno di Sardegna. .
B reggimento della Sardegna è monarchico.
Le sue forme, e gli ordinamenti per la legislazione, e per
l'amministrazione si costituirono cosi:
Il re D. Pietro, il Cerimonioso ^ fu il primo dei sovrani
d'Aragona e Sardegna, che convocasse a Cagliari in parlamento
i più distinti fra i suoi soggetti. Il che avvenne nell'anno i355
(Y. Manno Storia della Sardegna in detto anno).
Alfonso T , quando abbandonata l' impresa della Corsica sof-
ferma vasi nell'isola, volle congregare alla, sua presenza nel ca-
stello di Cagliari il parlamento della nazione ( anno 1421 )•
Dal qual tempo cominciò per la nasdone sarda un ordine mi-
glior di cose, perché si facea partecipe in qualche maniera
deUe cure del proprio reggimento, ed invitavasi dai sovrani a
rassegnare periodicamente il quadi*o dei suoi bisogni , e la pro-
posizione dei rimedi. Ed ecco il cenno che delle leggi politi-,
che della Sardegna dà nella sua lodata istoria il chiarissimo
summentovato Autore.
11 re D. Alfonso non volendosi dipartire da quelle norme ^
che nei regni suoi della Spagna erano già in vigore ^ estese
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90 CAGLIARI
alU Sardegna la «tessa legge delle cosi dette corti generali del
principato di Catalogna, convocando a formare il parlamento
sardo tre ordini di persone: quello degli ecclesiastici, compo-
sto dei vescovi, abbati, priori e capìtoli delle cblese cattedrali ,
chiamato anche fra noi con vocabolo castigliano stamento ec-
clesiastico: quello dei gentiluomini, nel quale sono compresi
tutti i signori dei feudi, rappresentanti eziandio i comuni loro
sottoposti, ed intervengono tutte le persone nobili ed i cava-
lieri del regno , appellato stamento militare : e lo stamento in-
titolato reale, al quale convengono i deputati di ciascheduna
città. Allorché per convocazione intimata dal sovrano o dal vi-
ceré , si dovettero questi tre ordini congregare in solenne par-
lamento, chìamossi tal concilio corte generale , o curia del re-
gno. La riunione distinta di ciascuno ritenne il nome di sta-
mento; la qual cosa succedette specialmente più volte nelle ran-
nate dello stamento militare per lo privilegio concedutogli di
congregarsi anche alloraquando non si trovano adunate le cor-
ti, onde rappresentare al sovrano le cose necessarie al bene
dello stato; essendo stata a questo stamento in modo partico-
lare commessa la tutela delle ordinazioni vinte nei parlamenti.
Ed in questo rispetto devesi osservare che siccome ciascun or-
dine rappresenta una classe diversa di sudditi, così le risolu-
zioni prese se furono accordate fra i tre stamenti, ed appro-
vate dal sovrano obbligano il regno intero, ed hanno forza di
legge generale, mentre che quelle che ad un solo ordine ap-
partengono per una sola classe di sudditi partoriscono obbli-
gazione. Per le formalità solite usarsi vedi il lodato Scrittore
all'anno 14^1 ed all'anno 1721.
Queste assemblee facevansi solitamente in ogni dieci anni.
L'ultima fu tenuta nel 1699. Ottenutosi il regno sardo dai
duchi di Savoja , Vittorio Amedeo avea deliberato in conformità
alle domande fatte dallo stamento militare di convocare un
solenne parlamento; ma poi si incontrava una difficoltà nell'in-
felice risultamento del ricolto, e non si voleva in tal condi-
tone aumentare le pubbliche gravezze.
Fu poi nelle urgenze dei tempi torbidi del 1 795 tenuta una
general sessione, ma non fa numero con le precedenti, sicco-
me quella che non può comprendersi nell'ordine consueto.
Avvegnaché non si celebrino siffatte congreghe nelle solenni
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CACLIARI 91
forme y che si era «olito, tutUvolta i Reali di Sav<^a hanno
date e danno a questi ordini le più distinte prove di loro con-'
siderazione e fiducia. Imperocché non solo continuano nella con-
suetudine'^ di interpellare le tre prime voclj e i mfeuthri prin-
cipali di ciascun ordine per la proroga triennale del donativo ;
ma le chiamano in parte di importaotissimi negozi, ed i vi-
ceré ai maggiori congressi per interrogarli della loro sentenza*
Consigli di stalo. Quando il Sovrano restasi in sul continente
tiene presso di se un Consiglio, che si qualifica Supremo;
quando sia nel regno questo onore é attribuito alla Reale
Udienza*
Componesi il supremo consiglio d*un presidente, del reg-
gente di toga, che deve essere regnicolo, di due consiglieri
eziandio regnicoli, e di quegli altri, cui piace al re di eleg-
gere ; fìaaln>ente d' un avvocato fiscale generale , e d' un segre-
tario. Questi consultano il sovrano per tutte le provvisioni con-
cernenti r amministrazione della giustizia, grazie, e impieghi
di privativa dei regnicoli, e danno il loro sentimento sempre
che si tratti di leggi o di altri provvedimenti, che direttamente
si riferiscano al bene pubblico, e riguardino lo statuto della na*
zinne, o il governo politico. E qui è da notare che se le regie
provvisioni concernenti tali materie non siano segnate dai mi-
nistri del supremo devonsi dal viceré e dai magistrati trattenere.
Viceré. 11 Luogotenente del re nell'isola chiamossi in prin-
cipio Governatore, o capitan generale, quindi Viceré* Amplis-
sima e veramente regia erane nei primi tempi l'autorità: in
questi é circoscritta dalle leggi del regno, dalle reali istruzioni
del 1 755 , e dalle particolari che sono prescritte a ciascuno
nella sua nominazione.
Qualche volta per caso di morte o di assenza si destina un
presidente del regno , titolo che indica una luogotenenza prov*
visoria, quale suole commettersi al governatore di Cagliari^
Il viceré nella solenne inaugurazione di sua autorità giura
in presenza dei tre ordini del regno nella chiesa maggiore l'os-
servanza delle leggi vigenti nel regno , privilegi, capitoli di
corte ecc.
Assistono al viceré nella generale amministrazione delle cose
pubbliche /:ome suoi legittimi consiglieri i capi dei dipartimenti
giuridico, economico, militare. Ma il principale e perpetuo egli
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9^1 CAGLURI
è il Reggente la Real Cancellerìa , il quale dopo il viceré pre-
cede tutti gli altri impiegati del regno. Ei gli offre i suoi con-
sigli nelle materie giurìdiche, giurisdizionali e politiche , die
non sieno però di tanta importanza, da si dover sottoporre
alle deliberazioni della Reale Udienza, e con la stessa norma
nella provvisione d' uffici soliti conferirsi dal viceré o interinai*
mente o per incommenda ecc. La istituzione dell'ufficio del
Reggente fatta dal re Ferdinando II fu il primo temperamento
posto air arbitrario ed assoluto governo dei viceré. La Sardegna
per circa i6o anni soggiacque ad un reggimento quasi milita-
re. Lodossi mai sempre il governo di coloro che contenti ad
invigilare, e studiosamente invigilando operarono che le am-
ministrazioni fossero esercitate col dovuto zelo, e si accomoda-»
rono nella spedizione degli affari al giudizio dei capi di dicastero.
Sta presso il viceré una regia segreterìa di stato e di guerra.
È questo il primario uffizio del regno, onde é sfogo a tutte le
provvidenze governative.
Reale Udienza. Nel regno é la Reale Udienza un consiglio
di stato. Gli é mandato al viceré , che occorrendo cose gravi
o concernenti alle massime del governo, ei le debba trattare
con la medesima -, ed é pure ordinato che la risoluzione, che
d'accordo verrà presa, abbia ad essere spedita con segnatura
del Reggente, ecc. ecc. I pregoni contenenti provvidenze e di-
sposizioni prese nella maniera accennata, e pubblicate nella
forma prescritta , ottengono nel regno forza di legge perpetua.
La stessa Reale Udienza forma le terne dei soggetti nei quaU
concorrono le richieste qualità , per essere delle prelature e di-
gnità ecclesiastiche del reguo, arcivescovadi, vescovadi, abba-
zie, priorati, nei quali la nomina e presentazione spetta al
Real patronato, onorate e provviste sempre secondo la espressa
volontà sovrana le persone più degne e benemerite di esso re-t
gno. Siffatte terne tocca pur fare alla Reale Udienza nella va-
canza di quegli impieghi, ai quali deve il re nominare i re-
gnicoli , in favore dei soggetti più benemeriti e distinti del regno
in probità e dottrina. Quando sia questione intorno a provvi-
denze estere, o di regi editti, patenti, e diplomi, comprese
pure le lettere di grazia , di creazione , di commende ecc. ecc. ,
essa se riconoscavi ragioni di orrezione o surrezione , o altra
che stimi pregiudiziale al reale servigio, al pubblico bene, a
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CAGLURI 93
al teno, deve sospendere Vexequatur^ o la registrazione delle
medeàme , e proceder tosto alle opportune rimostranze. Final*
mente in mancanza del viceré (se pure già non siasi in altra
maniera disposto) il Reggente la Real Cancelleria, e tutti i
ministri della Reale Udienza , sino a che il Re provvegga , de*
von prendere il governo del regno ed amministrar giustizia con
autorità viceregia in una col governatore di Cagliari.
Magistrati supremi di giustizia. Il Supremo consiglio del re-
gno, e la Reale Udienza riuniscono in se quest'altro sublime
carattere. Sono ambedue supremi, ma tuttavolta dassi supplii
cazione da questa a quelUo, o straordinariamente consente^
una revisione* Veramente in parità d' altro dovea preponderare
l'autorità del Consiglio per la prerogativa dell'oracolo regio.
Compete al Supremo la giurisdizione civile e criminale nei
casi e modi dalle leggi del regno determinati, e secondo le
prescrizioni e disposizioni del legislatore. Un avvocato fiscale
generale vi deve intervenire a difendere i regii dritti, ed a
spiegar il suo voto consultivo in tutte le cause, nelle quali sì
tocchi l'interesse del reale patrimonio. Dal Supremo si sen-
tenzia su li processi conchiusi dal visitatore cui sia stato com-
messo di esaminare la condotta dei ministri reali, e degli al-
tri magistrati del regno, e ove a lui sia stata fatta potestà di
dar sentenza si ricevono gli appelli. . Capo di questo magistrato
è il Re , e chi lo presiede in suo nome ha il grado e le ono-
rificenze dei primi presidenti.
La Reale Udienza, come magistrato, fu con editto del 31
gennajo 18 18 ordinata in tre sale, due civili, ed una crimi-
nale, che è pur denominata Reale ConsigUo, o Sala di gover-
no. Il Viceré é capo del medesimo , e se intervengavi può dar
voto nelle cause criminali. Lui assente, prevale l'autorità del
Reggente la Real Cancelleria, e se questi manchi, ottien le
prime il presidente o il giudice seniore. Mentre é libero al Reg-
gente di presiedere in quella delle sale, dove stimerà meglio
convenire secondo la importanza dei negozi , é tuttavia dichiarata
sovrana intenzione che sia più assiduo nella sala criminale.
Spetta al Reggente la disti*ibuzione delle rispettive cause ai
giudici civili e criminali perché ne possan ridire la somma*
Ciascuno di questi quando gli tocca sua volta riferisce, e a
quest'atto vien ammesso, il pubblico.
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94 CAGLIARI
Una si è deUe precipue iocumbenie dell'avvocato fiscale,
cbe promova il corso della giustizia con procurare le prove dei
reati, e l'arresto dei delinquenti. Egli spiega il suo sentimento
sulle criminal'ttà , denunzia i delitti dei quali ebbe avviso dai
ministri di giustizia, domanda l'evocazione al Reale Consiglio
delle cause per misfatti degni di pronta ed esemplare punizio-
ne , e deve vigilare sulla condotta dei giudici locali.
I dottori di legge dopo che siansi esercitati nella pratica se
voglian essere ammessi a patrocinare davanti questi tribunali
devono prestare un apposito giuramento. Ye n'ha un numero
sorprendente.
Per li poveri è assegnato un avvocato e procuratore che
deve gratis e con buona fede patrocinare lor cause tanto ci*
vili, che criminali.
Supplicazioni. Dalle sentenze della Sala criminale è concesso
supplicare alla stessa, o alle civili; e da una civile ad ambe
unite se il valore della cosa che si contende sorpassi le lire
sarde 5oo; od al Supremo, se si litighi per una somma mag-
giore di i5oo.
Reale governazione del Logudoro. E questa pure ha il dop-
pio carattere di corpo politico, e di magistrato per le provin^^
eie del Logudoro. Risiede in Sassari , ed ha per capo il gover-
natore. Questi può intervenire alle sessioni qualunque volta
giudichi cosi convenire in affari che domandino una pronta
provvidenza governativa, ed assistere personalmente alla rela-*
xione e decisione di qualunque causa civile o criminale.
Delle operazioni deliberate nella Reale Governazione per af-
fari di governo o concernenti all'amministrazione della giusti-
lia , massime in materie gravi e giurisdizionali , devesi dare
senza indugio contezza al Viceré eoa l'esibizione dei consulti
e informative.
Appellasi dalle sentenze della R. Governazione nelle cose cri'-
minali al R. Consiglio , nelle civili alla R. Udienza.
Prefetture del regiu) già stabilite con l'editto dei 4 mag*
gio 1807. Sono state ridotte a dieci, e sono quest'esse: Caglia-
ri, Busàchi, Igl^stas, Isili, Lanusèi, Nuoro, Sassari, Alghero,
Ozièri, Càglleri. Tempio può nuovamente aggiungersi al nume-
ro, dopo essere stato separato per Carlo Felice dalla Ozierese,
e favorito d'un Delegato Consultore avente le stesse attribu-
zioni dei prefetti.
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GA6UARI 9^
I prefetti fanno residenza nelle città o terre destinate per
centro della giurìsdiùone, dove però non più eserciscono le
funzioni di giudici ordinari. Erano eì per T addietro giudici
d'appello dalle sentenze dei tribunali locali , ora le incunibenze
sonò ristrette a dare lor TOto ai ministri delle sole curie su*
bordinate per la prolazione delle sentenze nei processi civili
e criminali , ed a vegliare su gli officiali di giustizia anche con*
sultori, e perché dette giudicature siano provvedute a tempo,'
ed i detenuti ben custoditi, e con umanità trattati.
Tribunali di mandamento. Furono stabiliti Yeghieri (R. Vi-
cari) in Cagliari, Sassari, Oristano, Bosa, Alghero, un Pode^
sta in Castelsardo , un Capitano di giustizia in Iglesias, i quali
esercitano la giurisdizione in prima istanza. 1 veghieri valgonsì
del voto dei rispettivi assessori.
Alle curie pedanee soggette a feudatari residenti ne'regi do«-
minii é concesso avere dei consultori, negato alle soggette a
feudatari forestieri. I consultori proferiscono sentenza e dipen*
dono immediatamente dalla R. Governazione, o dalla R. Udienza.
Nelle ville si reali, che baronali componenti un sol manda-
mento deve l'ufficiale di giustizia deputare per ciascuna un
particolare luogotenente, il quale rispetto agli atti urgenti,
principalmente criminali, ha giurisdizione ordinaria^ e può pure
provvedere nelle cause minime e in quelle che non patiscono
dilazione. Che se l'ufficiale fosse sospetto, infermo, ò assente,
potrà conoscere e provvedere in suo luogo con la stessa autorità.
Sportale. I Magistrati non godendo un sufficiente assegna*
mento, vige tuttora il sistema sportulario regolato d'una re*
cente tariffa.
Sindacaturatié un'ottima instituzlone, che come èia natura
delle cose umane potrebbe degenerare in un cerimoniale inu*>
tìle, ed in un vero aggravio per le finanze. Fu questa in uno
degli articoli proposti dalla famosa regina d'Arborea Leonora
Desserra nel trattato^ di pace col re d' Aragona. Nei primi tempi
non ne erano esenti né anche i ministri maggiori del Re; poscia
Ti rimasero soggetti soli i minori. È solito che ogni tre anni i
Magistrati della R. Udienza e Governazione deputino uno o
più giudici, i quali con l'avvocato, o proavvocato fiscale re-«
gio trasferitisi nelle città e luoghi di residenza dei prefetti ve*'
ghierì, delegati consultori , e invitati gli aggravati a proporre
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96 CAGLIARI
le accuse , iinpreDdono V esame delie operaùoni del gitidice
locale ecc. 1 prefetti rivedono quelle dei ministri delle ville dei
loro distretti.
yisUatorL Se i ministri maggiori non sono più sottoposti a
quesU regolari esami, non perciò possono liberar l'animo da
tristi pensieri intorno all'avvenire, se male adempiano i loro
offici; che, quando sembri conveniente al Sovrano, comparisce
improvviso un regio Visitatore a discoprire le malvelate magagne.
Leggi. Quelle che si osservano , e secondo le quali si giudica
sono il dritto comune , e il patrio. Compongon questo i .^ la
Carta de Ioga, Codice diviso in 198 capitoli in antico dialetto
sardo, che si promulgava verso la fine del secolo xiv dall' an-
zilodata Leonora d'Arborea: fu commentato da Girolamo Oli-
ves , e recentemente tradotto , e molto dottamente illustrato da
D. Giovanni Mameli de Mannelli: a.^ le Reali prammatiche^
corpo di leggi in lingua spagnuola diviso in 5i capitoli, che
fu compilato e commentato da D. Francesco Vico reggente nel
supremo consiglio di Aragona, e promulgato da Filippo IV nel
i633: 3*^ i Capitoli di corte che sono suppliche rassegnate ai
sovrani dai tre stamenti del regno coi relativi decreti; furono
compilati da G.Giovanni Dexait: 4-^ gli Editti pregoni j ed al-
tre regie provvisioni emanate pel regno di Sardegna dacché
esso passò sotto la felice dominazione dei Reali di Savoja,
fra le quali ordinazioni le anteriori al 1774 furono raccolte
dal reggente del supremo consiglio Sanna-Lecca: 5.^ la nuova
Raccolta pubblicata da Carlo Felice addi 16 gennajo 1827 , che
componesi di articoli 2369.
jForo privilegiato. Tr9L vari tribunali detti di eccezione, come
pei militari , e pei ministri dipendenti dal regi9 patrimonio , i
nobili e cavalieri, però che sono dello stamento militare, sono
cosi privilegiati, che siano decise le loro cause criminali con
li voti del reggente , del relatore , e di sette giudici del pro-
prio stamento da essere eletti dal viceré , e con l' assistenza
dell'avvocato fiscale regio. £ poi come al fisco cosi al reo fa-
coltà di appellare dai loro giudicati. Al secondo giudizio in-
tervengono quattro uomini del ceto dei nobili, che non ab-
biano votato nel primo, il reggente e quattro giudici della
sala, cui siasi appellato. Intendi che i nobili che manchino
neir esercizio di qualche officio soggiacciono al dicastero , da cui
esso dipenda.
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CAGLIARI 97
Cancelleria apostolica é regia. Le controversie che occor-
rano tra la giurisdizione ecclesiastica e regia vengono inappel-
labilmente decise dal tribunale del Giudice delle contenàoni
costituito nel regno con siffatta denominazione.
Tribunale apostolico. Fu pure stabilito un tribunale supremo
ecclesiastico, che resta provvisto ogni cinque anni con breve
pontificio* Al quale sono le appellazioni dalle sentenze emanate
per le curie arcivescovili e vescovili.
Amministrazione economica della Sardegna. L'uffizio della
Intendenza fu nel regno surrogato al ministerio del procurator
reale. Siffatta amministrazione nel doppio aspetto di studiare al
miglioramento delle rendite, e al regolamento delle spese è
tutta in mani d'un supremo provveditore, che si appella In-
tendente generale. E pertanto è costituito, che nulle opere straor-
dinarie si possono intraprendere senza il suo consenso; e nella
previsione, che in tal accidente fosse dissentimento di lui dal Vi-
ceré , fu riservata la decisione al Sovrano , o ad un particolare
congresso, o giunta in casi d'urgenza.
L' economia delle provìncie é commessa ad altrettanti Inten-
denti provinciali. Di questi quello che fu postò in Sassari ebbe
il titolo di Vice-Intendente generale a causa di certa sopran-
tendenza sugli offici economici del Logudoro, che le fu racco-
mandata per consimili ragioni a quelle, onde si cagionò la
creazione della R. Govemazione.
Agli Intendenti provinciali incumbe di verificare il ripartì-
mento degli imposti reali e comunali nelle terre e villaggi del
rispettivo reggimento, di decidere qualunque controversia, cKe
in dipendenza delle medesime possa nascere, di vegliare alla
formazione del personale dei consigli comunitativi, e al riem-
pimento dei doveri di tal carica, di vedere il bilancio dei red-
diti e delle spese d'ogni comune, i conti dei sindaci, ricevi-
doi;Ì e agenti comunali, i contratti per l'affitto dei terreni pub-
blici; e finalmente di provedere all'incremento dell'agricol-
tura, e industria di loro provìncie, ed alla esecuzione degli
speciali provvedimenti che si sieno dati per la salute pubblica.
Non manca la necessaria coniroUorazione per un uffizio go-
vernato da un fungente le veci del controllore generale.
Amministrazione delle cose militari. Il supremo comando
delle armi è presso il Viceré. Sono a' suoi ordini due ge-
Dizion. gcogr. ecc. Voi. III. 7
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98 CAGLIARI
neraliy uno delle truppe regolari, altro delle bande nazionali.
Delle prime niente è , che non sia noto. Le altre non hanno
stipendio fisso , salvo quelli che sono nei gradi maggiori , i
quali sono stati liberalmente provvisti. I militi furon divisi in
due corpi 9 uno di cavallerìa, altro di fanteria, onde risulta
una forza rispettabile, di facilissima riunione, e traslocazione
per qualsiasi urgenza.
Dai miliziani sono scelti i barracelli, antica ed ottima insti-
tuzione . sarda, imitata ora con buon esito da alcune nazioni
più colte. Queste non sono meno che compagnie di assicura-
zione contro i furti e i danni ingiuriosamente dati ( V. la Carta
de Ioga ( cavaliere Giovanni Maria Mameli ) not. 265 ).
Torri. Uno dei particolari mezzi di difesa del regno si è una
linea di torri lunghesso il littorale une da altre a certe di-
stanze per la corrispondenza. Mentre le medesime possono gio-
vare alle regie finanze impedendo il commercio di frode , ed alla
salute pubblica vietando T approdamento delle navi procedenti
da luoghi pieni, o sospetti di infezioni, ottienesi pure di ren-
der difficile l'accesso ai nemici, come gloriosamente è avve-
nuto in molti punti , quando si pativa dagli europei che i bar*
bari delle coste africane scorressero a ladroneggiare nel mare
mediterraneo. Su queste fortificazioni perciò sono sempre ver-
sate le cure del parlamento del regno , a proposta del quale una
amministrazione fu stabilita, alla quale si affidava la cura del
servigio economico, mentre ad un colonnello quella commette-
vasi del servigio militare. Si Tuno che l'altro si governano alle
norme prescritte dal regio editto del 1766, i5 gennajo. Tut*
tavolta come è destino delle umane istituzioni sono invalsi al-
quanti abusi, li quali a togliere già converte sua attenzione il
governo.
Istruzione pubblica. Mentre tutte le amministrazioni in qual-
siasi genere di cose pubbliche hanno un principio, e un cen-
tro, onde sorge il movimento in una sola direzione, e cui
tutte le diverse parti si rìferiscono per connettersi in una bella
unità) sola la istruzione pubblica manca di congiunzione , né
v'ha un dicastero con una sola mente, che e vegga il com-
plesso delle parti, e con un consiglio operi , e mantenendo la
uniformità con energia indirizzi le cose al proprio fine, e le
promova a quella grandezza, in cui sono altrove cresciute. Per
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Coogle
CAGLURI 99
le quali cose é desiderata una commissione su questo impor-
tantissimo ramo di pubblica economia ad uomini che si cono-
scano valenti a si grave incarico , i quali alle costituite autorità
indipendenti sovrastando regolino tutto il sistema della istruzio-
ne, gli studi maggiori, i minori, l' erudimento primario.
Gli studi maggiori si fanno in Cagliari e in Sassari , dove è
r insegnamento delle quattro facoltà teologica , legale , medico-
chirurgica , filosofica. Né sa bene a molti questo raddoppia-
mento di disciplina in un piccol regno; però che ne questa ,
uè quella università promette e presta una istituzione comple-
ta, sendo che per iscarsezza di mezzi devono .mancare di
molte e necessarie parti d'un insegnamento, di molti e uti-
lissimi sussidi, ed i professori avere meno di quanto sian co-
nosciute degnissime le loro gravi e pregievolissime fatiche.
Quindi ai medesimi parrebbe ottima provvidenza un accumu-
lamento: e crederei che per una più soda e più estesa istru-
zione potesse assai giovare , si veramente che fosse avuto ri-
guardo al comodo di tutti. D che ove la condizione delle cose
ancora non consenta , è a studiarsi di conseguire una parte al-
meno del gran desiderio , e certo conseguirassi , se modi meno
fallaci, che gli ordinari, siano prescritti per la scelta degli institu-
tori; se quelli siano assunti al nobile ministerio che sappiano e
vogliano lavorare all'incremento delle scienze, e che coi pe-
renni monumenti di loro ingegno e studio possano onorar la
patria, e i lumi di loro scienza diffondere e porgere agli uo-
mini di altri luoghi e tempi; se desto all'operosità sia tenuto
il loro zelo, e vengano gli animi persuasi a una sincera con-
sensione, annichilate le rimanenze dell'antico furioso munici-
palismo , conciliate le menti alla necessaria docilità , e per
stringer il molto in poco, accesi i cuori d'un tale amore che
tolga la indifferenza , spegna le antipatie , e opprima , se esi-
sta, ogni invidia letteraria.
A più delle suddette due università ristabilite e ridotte a
forme migliori sotto i Reali di Savoja sono delle scuole mag-
giori nei capiluoghi di diocesi , spiegandosi pressoché in tutd ì
seminari ecclesiastici 1% filosofia e la teologia, omessa sempre
la canonica.
Le scuole minori per 1^ grammatica latina e per le belle
lettere sotto la direzione di chierici regolari , o di preti seco-
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loo CAGLURI
lari. Dì queste y'ha un buon numero , conciossiachè siano sta-
biliti dei ginnasi nelle città , nelle terre vescovili , e davvan-
taggio nelle più popolose. £ questi studi dimandano pure una
saggia riforma. Dopo otto anni ini^iegati nei sunnotati due
rami i più diligenti accorgonsi non aver ottenuto che un me-
schinissimo frutto.
Le scuole primarie sono per benefizio dell' immortale Carlo
Felice stabilite in quasi tutte le popolazioni del regno. Con sommo
dispiacere di tutti i buoni male esse corrispondono airintendi-
mento dell'istitutore. Restano sotto la sorveglianza degli inten-
denti provinciali , e in nulla o in poco dipendono dai mode»
ratori della istruzione pubblica.
Capitcuda generate e consolato. Il viceré in qualità di ca-
pitano generale presiede al tribunale cosi detto , cui é com-
messa la cognizione dei delitti degli uffiziali delle milizie na-
zionali , e degli uomini addetti al servigio delle torri in ciò
che riguarda i loro rispettivi offici \ e spetta pure il giudizio
sopra delitti commessi in mare , sopra la legittimità delle
prede. In generale le incumbenze e giurisdizioni del consiglio
dell' ammiragliato in Genova sono in Sardegna esercitate dal
viceré e dalla capitania generale.
Il magistrato del consolato venne stabilito in virtù del regio
editto 3o agosto 1770. Esso decide sommariamente e senza for-
malità di atti le cause di cambio , mercatura , ogn' altra que-
stione riguardante il commercio , e le insorte per costruzione
di navi mercantili , e loro armamento , equipaggio , stallie , e
getti. Oltre le quali attribuzioni ha dritto di inspezione sulle fab-
briche e manifatture , ed é specialmente incaricato di scoprire
e impedire i monopolii , di pubblicare i fallimenti , e provve-
dere sui medesimi.
Sono nel regno due siffatti tribunali , uno nella dominante ,
altro in Sassari. Dai giudici subalterni si può appellare a' sud-
detti due magistrati , se la somma sopravanzi gli scudi 4^ > se
il centinajo si può pure da questi. I giudizi di supplicazione
vertono unicamente avanti il magistrato di Cagliari , cui sono
aggiunti altri due giudici , se chiedasi riparazione di sua
sentenza.
Cen morato generale sopra i monti di soccorso. Sono cosi
chiamati i monti nununari e granatici che furono in favore
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CAGLURI loi
dell'agricoltura stabiliti secondo le prescrizioni del pregone 4
settembre 1767,
Ogni agricoltore ha dritto di farsi imprestare la quantità che
siagli necessaria per fare o compiere la seminagione. Dopo la
ricolta restituisce 9on l'aggiunta d'un lieve interesse. I denari
che si ritraggono dalla vendita dell'eccedente la conveniente
somma dotale sono a profitto delle banche nummahe , che
pure con altre particolari istituzioni sono dotate. Dalle quali si
anticipa ai poveri il danaro necessario per l'acquisto dei giu-
menti, degli istrumenti rurali 9 con la tenuissima usura dell'uno
per cento.
Per l'amministrazione dei monti dì soccorso è stata stabilita
in ogni città e villaggio una giunta particolare. Queste sono im-
mediatamente governate da una giunta superiore , che si ap-
pella diocesana , siccome residente in ciascun capo-luogo di
diocesi. Tutte dipendono daUa giunta suprema e generale di
Cagliari.
I censori si locali j che diocesani, non meno che il generale
sono segretari dei rispettivi comitati ; ai quali incumbe soprav-
vedere nelle giornaliere sue particolarità l'amministrazione dei
monti 9 riferire gli abusi invalescenti , e con ogni studio procu-
rare la miglioràzione e propagazione dell'agricoltura. Or conviene
richiamar le cose ai primi ordini , o riformarle a più si-
curi elTerà.
CAGLIARI, capitale del regno di Sardegna , una delle più
antiche città dell'Italia.
È situata in sul lido meridionale dell'isola alla latitudine
^9^ i3\ e longitudine (da Greenwich) 9^ 6\ Donde sorge
sopra la collina , la quale nel suo punto culminante non sor-
passa i metri centododici. Si questa , come le altre prominenze
già notate (art. CaglÌ€U*i provincia) si riconoscono d'un calcareo
bianco giallognolo distinto dai geologi sotto la denominazione
di calcareo di terza formazione, che il cavaliere Alberto Della
Marmora ravvisava a quello somigliantissimo che apparisce in
quasi tutte le sponde e-terre del bacino del mediterraneo ; anzi
perfettamente identico eziandio pei fossili compresivi con quello
de' terreni terziari del Piacentino, dell'Astigiana, di Montema-
rio in Roma , e di più regioni della Sicilia , delle Baleari , della
Bctica , di Montpellier, e di altre regioni della Francia nieri-
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ro2 CAGLIARI
dìonale; siccome della costa di Barberial Due , secondo il sul-
lodato Cavaliere j sono i fenomeni geologici del territorio di
Cagliari : i .^ la breccia ossesa di Monreale ( nella massa di
Mon volpino ed eminenza sopra Bonaria) , dove è ad esser ve-
duta una non numerabile quantità d'ossa d'alcuni rosicanti, e
sarieno questi topi hagoncis ecc. , cui quelle sono inframmischiate
di alcuni carnivori , cani, volpi ecc. , con altre di buoi , ca-
Talli , daini y rettili , uccelli ecc. Trovasi questo miscuglio nei
fendimenti e intervalli delle roccie , ed in alcune spelonche a
circa metri ^5 sul livello del mare , ed offre quasi le stesse
sembianze delle congeneri di Cerigo , Palermo y Gibilterra y
Ceuta , Pisa , Nizza , Antibo , che non altrimenti si ritrovano
presso le sponde del mare : 2.® le conchiglie suff ossili con
frantumi di terraglia cotta , e di altre opere di industria uma-
na y che si posson oggidì vedere a metri 5o sul livello del
mare (V. la lettera dell'anzimenzionato eh. Cavaliere nel Jour-
nal de Geologie y tom. 3, pag. 3 09). Nel museo della regia uni-
Tersità tra ì pezzi di pietrificazione se ne vedono che furono ri-
conosciuti per ossa di elefanti. Le quali mentre sono notate
siccome appartenenti alla collina della città , avvi perciò qual-
cuno cui pare ravvisarhe un ricco acervo in una roccia calca-
rea sotto il casino-Massa ( vedi pag. 75, e seguenti ).
Non è presentemente nella catena cagliaritana altra scaturì-
gine alla superficie, che quella la quale nel promontorio di s.
Elia sorge poco più che al livello del mare , cui subito si me-
sce. Fu mestiere ricercar l'acque scavando profondamente , salvo
nella falda settentrionale del detto promontorio presso la chiesa
di s. Bartolommeo , dove fu trovata presso al livello del mare.
Le acque dei pozzi altissimi della parte superiore della città
(il Castello) sono lodate come buone , fuorché dai chimici ,
che se lor piaccia , saranno ordinate tra le minerali. No*^ per-
tanto sono bevibili , e da ciò più di quelle pregiate che som-
ministrano l'altre vene che in generale sono salmastre e pe-
santi. Dentro alcune caverne raccogliesi dell'acqua per lo stil-
licidio y ma quanti vi si potriano dissetare ?
Gli stagni e laghi dei quali si è fatto cenno nel prospetto
della provincia comprendono una gran superficie. Il maggiore,
che vedi-ai al ponente ha una circonferenza di 20 miglia , ed
una superficie di circa io quadrate. Sono in esso alcune tcire
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CAGLURI io3
che poco si levano. La maggiore , che dicesi Sa lièta ( Tiso-
letta) lunga metri 1700 , con la larghezza media di ySo, in
distanza dalla Scafla di 14^0, e da s. Gilla di 1000. Le altre
sono Suhefradi lunga 900 , larga i3o : Reupodda lunga 100 ,
larga 80 : Ischèras lunga 4^ 9 larga 25: Is cadennas lunga 25 ,
larga 12. Alla parte di levante il Molentargiu ha una circon-
ferenza di 8000, con una figura quasi ovale in lungo 2700, in
largo 1900 y in distanza dalla città di i65o. Il Marestagno ha
una circonferenza di i56oo , con una lunghezza di 7000 , e
larghezza compensata di 65o. Il lago Palmas tra PauU e Pirri
è lungo 1270 9 e largo compensativamente no, in distanza daUa
citta di 3 100. Hanno tutti poco fondo , e meno degli altri
questi due ultimi.
Dai dati della latitudine, topografia, ed esposizione potrassi
incominciare la cognizione del clima deUa città: or diremo
della temperatura , elettricità , e di tutte Taltre vjiriabili con-
dizioni atmosferiche.
Barometro medio
anno i833 i834 anno i833 i834
Gennajo
75,78
75,78
Luglio
75,61
75,57
Fehbrajo
75,5a
75,82
Agosto
75,5i
75,61
Marzo
75,oa
75,82
Settembre 75,39
75,9»
Aprile
75,30
7540
Ottobre
7542
7^.9»
Maggio
75,67
75,63
Novembre 75,44
7545
Giugno
75,5a
75,94
Dicembre 75,79
75,87
Termometro medio
anno i833
anno i834
Gennajo
Int. 12,52
Est.
11,28
Int.
14,07 Est.
13,71
Fehbrajo
i3,3i
13,37
i3,o4
72,73
Marzo
12,46
12,44
13,82
14,32
Aprile
l5,2l
16,29
>9>99
i5,53
Maggio
20,21
21,26
a 1,28
22,33
Giugno
^4,09
24,82
24,29
25,46
Luglio
25,38
26,30
28,44
29,66
Agosto
23,22
27,64
28,67
28,84
Settembre
21,56
22,65
28,33
27,20
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io4
CAC
:i.URi
Ottobre
30,08
'9
47
31,88
2'»9»
Noveuibre
16,68
16,
69
17,81
nM
Dicembre
14,49
14
01
12,19
ia,oa
Giorni
sereni ,
piovosi ,
ventosi e
ventt dominanti.
Anni 1833-1834
Ser.
Piov.
VeiU.
Vent.
(2om.
Gcanajo
17. 30
4.3
a. 18
Leraote
Maestro
Febbrajo
19. i5
». 4
i5. 3
Maestro
id.
Marzo
II. 33
6. 0
7. 8
id.
Ostro
Aprile
18. 9
4.4
12. 7
id.
id.
Maggio
25. i5
4. 3
3. 3
Ostro Sin
id.
Giugno
33. 35
0. I
5. 7
id.
id.
Luglio
35. 36
0. 0
i3. 7
Maestro
id.
Agosto
38. 31
0. 0
14. 3
id.
Sbrocco
Settembre
18. 31
6. 0
8. I
id.
Ostro
Ottobre
* i4* II
1. 3
3. 9
Ostro
id.
Novembre
33. 17
a. 8
5. 3
Maestro
id.
Dicembre
34* 23
3. 2
20. 5
id.
id.
La elettricità poche volte è sovrabbondante a cagione della
molta e quasi ordinaria umidita *, ma in altra costituzione
atmosferica non infrequentemente accade che il forte calore
scaldando assai l'atmosfera giovi al suo sviluppo ; e allora se
lo squilibramento non si faccia sempre sentire con violenti ful-
minazioni , manifestasi in altre meteore , e solitamente con sif-
fatti venti che imitano le bufere. Sono memorabili alcune tem-
peste più per lo spavento , che per avvenute disgrazie: impe-
rocché mentre in alcune perseverò per molte ore un toneggta-
mento orribile , e tanta rapidità di fiamme , che pareva ar-
desse la città , tutta volta non si pati quasi mai dolore per grave
danno di edifizi , né si ebbe a deplorare spenti che pochi uo-
mini e animali. Nelle medesime fu a molti osservato il feno-
meno dei riflussi elettrici dalla terra alle nuvole. Gli é da molto
che la elettricità sotterranea non più opera, e da uno in altro
secolo appena chi ne sia espeiimentato accorgesi di alcuna leg-
gerissima succussione , sussulto o tremito , coincidente negli
stessi fatali momenti quando funestamente avviene che nella
Sicilia e Italia cadano le città , e si sprofondino i monti« Di
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CAGLURI io5
sìinili fenomeni si ha memoria uno avvenuto nel 1610 v4
giugno), altro nel 1778 (17 agosto) , il terzo nel i8i3, tutti
innocenti.
La umidita é molto sentita , quando dominano i venti dal
levante. Yedesi allora il selciamento delle strade cosi umettato
che giureresti avesse piovigginato , e gemere le mura alle parti
inferiori nei luoghi umorosi. Imiuag'ma quanto si rallenti l'ela-
sticità dell'aria , che in quel tempo si respira. Però segue un
rilassamento di fibre , una condizione di melanconia con per-
turbamento delle &coltà intellettuaU. Non è poi di si tristo
carattere il levante , o vento di mare , come dicono , nel pe-
riodico e regolar fenòmeno che si conosce sotto il nome d'im-
batiUy anzi moltissimo giova a temperare il calore estivo. Dalla
primavera all'autunno se non prevalgano, per più potenti ca-
gioni y che la maggior densità or dell'aria marina , or della
terrestre , altri venti , suole giornalmente avvenire che in su le
IO antimeridiane l'aria dal mare influisca nella terra, e poi nella
notte rifluisca nel mare.
Archeografia cagliaritana. Cagliari antica , Caralis , e Ca-
laris, che sono a detta dell'Arduino autorizzate ambe le lezioni
da antichi MSS. T. Livio ed Irzio la portano sempre in plurale
Carales , e Karales \ ed in tal numero vediamla pure decli-
nata in un cippo alla memoria di Favonia Vera , che sta espo-
sto nell'atrio della R. Università. U Bochart citato da La-Mar-
tinière ( art. Sardaigne ) fa venire questo nome da radice fe-
nicia, e la pensa appellata Caririn, o Cariroy a cagione del
rinfrescamento , che riceve (riferisce il citato geografo ) da una
collina, per cui vien protetta dai caldi venti del mezzogiorno.
Più probabile però sarebbe se rinfrescamento sì potesse acco-
modare nella voce primitiva a significare un nuovo provvedi-
mento di vettovagUe , che qui avessero potuto fare i fenici
nelle loro lunghe navigazioni in Ispagna , o in là delle colonne.
I primi anni di Cagliari di molto precessero i tempi della
storia. Emmi probabile aver si bene in questo sito stabilita
stazione i tirreni , non già amatala a preferenza ; conciossiaché
nella parte boreale più opportuno ai medesimi occorresse il
porto Olbiense da non lungi rimpetto alla lor patiia terra \ e
nella meridionale il Norense. Progrediti poscia a questi mari i
navigatori fenici , ed ottenuta o per amore o per forza di po-
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io6 CAGLIARI
tere la facoltà di alcuno stabilimento su questi lidi a comodo del
crescente commercio , non avranno mal conosciuta la impor-
tanza di questo sito , e allora, postavi la loro princìpal sede ,
fu che crebbe rapidamente a quella grandezza , cui la portava
la industria degli abitatori. E si fea più ampia e prendea mag-
gior incremento quando alle altre tribù Libiofenicie prevalendo
la Punica fu dai novelli signori scelta a centro del governo pro-
vinciale , siccome quella , da cui erano alla dominante più age-
voli e spedite le comunicazioni: Nel quale gi-ado persistette
anche sotto i romani ; in sul principio , perche era una van-
taggiosissima posizione militare contro i Cartaginesi *, e poscia,
per la sua grandezza e splendore , fino a che cominciò la di-
visione dell'isola in quattro o più toparchie, nulla al pensiero
offerendosi perchè si conchiuda essere stati né in sulle prime
subordinati al caralense gli altri regoli o giudici.
L'area dell'antica Cagliari può essere senza en'ore definita
per le ben appariscenti vestigia. £ queste provano sua lun-
ghezza dalla esistente chiesetta di s. Paolo in su lo stagno sino
a presso S. Saturnino y o come la denomina il volgo S. Co-
simo alla falda di Monreale (oggidì Boccìdro\u ): la larghez-
za , quanto l'intervallo tra la sponda del mare e le falde della
collina ; per lo che era più ampia nell'attuale quartiere di
Stampace ; e veramente da più indizi si riconosce esservi stata
più folta la popolazione , e la parte più nobile della cittadi-
nanza. Rimangon dei ruderi delle antiche costruzioni, e le mag-
giori si possono tuttora osservare nei campi presso la chiesa
dei Carmelitani, quella di S. Pietro. Le muriccie che chiudon
questi ed altri compongonsi da frammenti di muratura romana.
Altre reliquie sono pure a una ed altra sponda della strada a
S. Avendrace ; e si scoprivano alle spalle della chiesa di s. Ber-
nardo nel 1762 molti insigni avanzi di edifizi magnifici, e al-
cuni litostrofi molto pregievoli , uno dei quali era l'Orfeo con
attorno dodici animaU , che presentemente adoma il museo di
Torino ; e quarantaquattro anni addietro si disascondeva altro
impiantito d'opera maravigliosa rappresentante un Ercole tra
varie fiere , che diviso in parti mentre si mandava in Barcel-
lona , i barbareschi gittarono in mare. Lunga cosa sarebbe lo
indicar , e non più , le cose che ancora rimangono non da
spregiarsi -, il che deve far crescere V idea di quanto era ia
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CAGLIARI 107
tempi remoti questa città a chi consideri quanto si è distrutto
ed annientato nei passati secoli , e quanti belli monumenti ,
dei quali ora» ci potremmo onorare sono periti nella piena
barbarie, in cui sventuratamente sì giaceva il popol sardo , prima
d'esser riunito aUa Italia per li Duchi di Savoja. Non pertanto
questi pochi che rimasero a essere veduti da noi attestano sia
stata Cagliari nei tempi antichi , e sotto la dominazione romana
una città ragguardevole e per magnificenza di fabbriche , è per
numero di abitanti, che, se non mi inganni nel congetturare,
passavano bene i centomila. Eran quei tempi molto fausti all'in-
dustrìa. £ da non pochi segni è lecito arguire esservi stata pre-
cisamente nella pendice di Tuviieddu una fabbrica di terraglia.
Frugando nella terra ti verrà fatto di scoprire una incredibii
quantità di frammenti di antichi vasi di svariatissime forme ,
molti di una sorprendente finezza , altri con , altri senza ver-
nice , dei quali potrai vedere nel gabinetto archeologico di Ca-
gliari dei pregievolissimi pezzi. Inferiormente si trovarono degli
indizi d'una vetraia , e neU'anzidetto gabinetto ti si oiSìiranno
dei vasi di tal materia assai stimati.
AnfUtatro, Ecco un'opera giandiosa, che può far concepire
le ricchezze e popolazioni dell'antica capitale. Esso era per due
terzi formato nella roccia, e per un terzo a costruzione, della
quale sono veduti alcuni avanzi. L'eDisse suprema pare aver
avuto Tasse maggiore di metri 88,90, il minore di 72,90. L*in*
fima può computarsi nel primo di 5o,oo , nel secondo di
34) 00. L'altezza dal seggio estremo all'arena è calcolata di
i8,3o. Consta di due precinzioni , la prima pei cavalieri di
sette ordini , la seconda pel popolo di altrettanti. Quindi era
la galleria o ambulacro superiore con conveniente numero di
romitori o sbocchi agli scalari per li cunei. Dissopra erano al-
tri ordini di sedili. Sotto il podio cui è un competente sporto
scorreva una galleria con forse sei aperture con cancelli nel-
l'arena , e ingresso a due stanze per li gladiatori , e scala per
cui salivano al podio gli uomini primari e altre persone pri-
vilegiate. All'orlo del medesimo é una gora che si può stimare
fatta a raccoglier l'acqua , se piovesse , a che non si riempisse
l'arena, e in essa certi sfiatatoi ad una apposita chiavica nel
detto ambulacro inferiore che portava fuor dell' ingresso del-
l'anfiteatro, dove è visibile un maggior condotto, che riusciva
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io8 CAGLURI
a qualche serbatojo. Ti verran pure Teduti nel podio i forami
in cui piantarsi le aste per tendervi da alto in basso i velari
neirestate. Non poca parte dell'arena e coperta di rovine; tut^
tavolta pare sianvi delle buche dove si tenessero preparate le
Ocre. Se qualche studioso di antichità ne rimovesse V ingombro ,
forseché potrebbesi allora darne una più distinta descrizione.
Del suntuoso abbellimento niuno moverà dubbio y quando niente
sono oscure le apparenze di bassi rilievi nella galleria del-
l'arena. La capacità per un calcolo approssimativo é tanta , che
la pienezza potrebbe essere la somma di pressoché ventimila
spettatori. Ammirasi questa preziosa anticaglia nel seno della
valletta di Palabanda tra il convento dei cappuccini e lo spalto
della cittadella.
AiUico tempio. Alcuni scrittori nazionali dell' età superiori
fecero menzione di non so qual via sacra , d'un campidoglio ,
d'un tempio d'Apolline. Può essere che non sia stata una illu-
sione ; certo è però che a questi tempi altro non rimase o al-
men si conosce, che la parte inferiore d'un sacro edifizio d'arte
indubitatamente romana. È di figura circolare con una ben
apparente gradinata, e pare potessero sul pronao sedere quattro
colonne. La forma ne persuaderebbe a stimare che la divinità
che vi si adorava non già Apolline fosse , ma piuttosto la
dea Yesta.
Cisterne antiche di Cagliari. Solino Polihyst. e. ix. ne notifica
lo studio con che gli uomini sardi raccoglievano le acque pio-
vane , riservando a)la penuria estiva la copia invernale. E in
scrivendo ciò penso non vedesse altri che i cagliaritani , nella
cui collina vedesi sino a questi giorni gran numero di reci-
pienti scavati nella roccia. Sono di grandi dimensioni , lunghi
oltre i cinquanta metri con altrettanta estensione in largo in
una variabile altezza da tie a sei. Le forme varie con delle
sinuosità irregolari nelle pareti. Si ricoprivano dallo stilato su-
periore della roccia , ed esso si sosteneva da . un conveniente
numero di pilastri. In molti e tuttora ben conservata la into-
nacatura dello smalto. Dai canali in fondo degli scavati in più
alto livello pare lecito argomentare che si facessero le acque
scorrere da superiori in ricettacoli inferiori , talché spurgandosi
sempre più nei travasamenti sgorgassero infine pure e limpide
al bisogno del popolo. La superficie del colle spoglia quasi
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CAGLIARI 109
affatto di terra era in guisa solcata per lo scarpello , che la
collezione delle particolari confluenze corrivasse alle fauci delle
cisterne , le quali erano spiragli verticali ed obliqui per cui
l'acqua ' infondevasi. Nell'orto dei cappuccini si può vederne una
assai vasta, la cui volta è forata per siffatto inghiottitoio (m-
gurtidroyiy Tuvu-mannu, e Tuvi/eddu è poco meo che svi-
scerato per cotali vasche supplementarie di quelle che la na-
tura dimenticossi formare in questa collina -, però rare quelle
che non sieno state in gran parte rovinate ed ostrutte. £ incli-
nerei a credere lo sprofondamento della collina nel sito deis
mirriònis dall'essere crollate le volte di alcuni cosiffatti grandi
serbatoi. Né altra la cagione della totalmente mancata pendice
contro oriente del coUe su cui fu fondato il castello vorrei am-
mettere. Sono certamente queste caverne un'opera antichissima,
un lavoro dei primi fondatori della città. Né stimo ne sia stato
poscia abolito il servigio , che si scavò e costruì l'acquidotto ,
essendo in esse un opportuno sussidio per una qualche even-
tuale discontinuazione del corso del ruscello nel gran canale.
Alla qual asserzione concorre mostrare alcuno dei licettacoli
inferiori una via di comunicazione , che ne sembra vada in
quello a riuscire. Tale è la cavità sotterranea, che dicono pri->
gione di S. Efisio , nella quale si può osservare e imo spiraglio
superiore con cui beveva dai depositi delle pendici vicine , ed
altro inferiore per cui le smaltiva nell'acquidolto.
Acquidotto, Quando apparve alla gran popolazione non es-
sere sufficienti quelle conserve si pensò a provvedere con più
sicurezza e copia, e però formossi un acquidotto che si cono-
sce maggiore fra quanti furono fatti in Sardegna , siccome quello
che dalla sorgente di S. Giovanni de Ucch-e-rutta ( Bocca di
grotta ) sino a dove oggi è la porta Gèsus , percorreva una li-
nea di 4^,000 metri. L'epoca della fabbricazione contienesi
nel periodo della dominazione romana, e dalla forma triango-
lare dei mattoni v'ha chi la imputa agli estremi tempi della
repubblica , o ai primi dell' imperio. Durò nella sua integrità
fino alle invasioni o dei barbari del settentrione , o degli arabi
africani e spagnuoli, che ne distrussero quanto era apparente.
Nelle tristissime vicende di Cagliari, donde furono i nazionali
costretti più volte ad esulare , non si provvide più mai alla ne-
cessaria restaurazione -, e perduta in progresso di tempi tene-
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no CAGLURI
brosi la cognizione di quello esso era, divenne un oggetto di
iavoie, alcuni stimandolo un'opera del marchese d'Oristano,
o a meglio dire del diavolo che gli serviva, per venire inos-
seiTato alla capitale; altri asserendolo in serietà non meno
mirabilmente formato per una potentissima fata, che appellano
lAicìa Raiòsa, Mei 1761, essendo viceré il conte Tana, scoprissi
per a caso sulla estremità del borgo dell'Annunziata l'ingresso
al 'medesimo , si sgombrò dalle terre che vi avevano intromesse
le grandi alluvioni, e si percórse per circa 1800 metri sotto
Stampace e la Marina. Di presente non sì concede di proce-
dere molto al di là della chiesa di S. Bernardo, però che te-
merariamente un privato volle interromperlo per formarsi una
cisterna. Non pertanto puossi senza fallo designare sid terreno
il suo procedimento, avendosi vari punti ben conosciuti, nei
quali fu toccato in occasione che scavavasi per porre fonda-
menta o per altro : e sono essi il magazzino-Arcàis , e Viale in
Stampace, e a poca distanza dalla porta Gésus sotto la casa
Dessi nella strada denominata del fortino nella Marina. Nella
primavera dell'anno i835 è stato quest' acquidotto osservato
e descritto dal P. Y. Angius per circa due terzi della lunghez-
za , cioè da Cagliari a S. Maria di Siliqua, che è la distanza
dì 29,000 metri. Presso alla qual antica chiesa e oggidì rovi-
nosa alla sinistra sponda del Ciserro trovansi i materiali ro-
mani della costruzione dell' idi'oforo, e prossimamente lo scavo
del medesimo nella roccia con larghezza di metri 0,70, che poco
dopo ricomparisce presso una costruzione antichissima , che può
sembrare la pianta d'un picciol tempio. Essa è una massa
quadrata ora fessa in due parti, che ne formava il pavimento
e copriva un sotterraneo. Quindi pare che in direzione verso il
levante esso si spieghi sotterra come vuole la località per un
tratto di tre miglia , dopo le quali sono nuovamente visibili
le sue vestigia dove per li materiali disciolti, e dove per le
fondamenta ancor legate. In territorìo di Villaspeciosa se ne
vedono dei tratti, nei quali sì riconosce facilmente la parte
inferiore del condotto, l'ampiezza dello speco, e la grossezza
delle mura laterali. Traversato poscia il fiume Caralìta a mezzo
miglio dìssopra al ponte dei tredici archi (costruzione in
opera quadrata, ma barbara), là dove é un grosso pilone, la
linea inclinasi verso al scirocco, e sorpassata la valletta dei
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CÀGLURI III
due fiuraìcellì uno di Tre/entà , altro di Partiolla , rade la
chiesa di S. Greca e l'estremità meridionale della terra di
Decimo dirigendosi al Maso che lascia a destra in distanza
d'un terzo di miglio , e quivi debbe nascondersi altra yolta
nella terra. In tanto spazio osservasi sulla linea che qua e là
patisce alcune inflessioni comecché ottusissime dei ben lunghi
tratti nei quali mancano le sole mura laterali, e meglio che
altrove per la strada da Decimo al Maso | che si denomina
da S. Andrea, il dorso della quale è il fondo del canale in
gran parte ancora smaltato nella solita ampiezza dai o,65 a
0,70, spessezza delle mura laterali di 0,4^ e crassezza di 0,01
nello smalto che si compone di frammentuzzi di mattoni e car-
bone. In siti poi dove un improvviso avvallamento comandava
di sospenderlo non sono ricercati invano i piloni. Dal Maso
alla valle di Fangario ora é aperto un sol pozzo , ma prima
che le interposte terre si riducessero a cultura apparivane gran
numero. Pure nel concavo di Fangario il canale era in costru-
zione e posava sopra piloni , dei quali uno è tuttora visibile
in distanza di circa 3oo passi sopra il ponte : e questo chi
bene osservi non indugi era a riconoscer costrutto coi suoi fram-
menti. Sul margine sinistro di Fangario tornano visibili i pozzi
a piccole distanze , quali cl^iaramente appajono nel possesso
Misorro. La loro continuazione non più si interrompe dalla
estiemità di s. Avendrace sino a poca distanza dall'ingresso già
notato alla coda del borgo dell'Annunziata. Scorrendovi dentro
può ben osservarsi la sua costruzione a tuffo e mattoni trian-
golari, e la volta acuta a tegoloni notati del marchio della
fabbrica , sino a trovare la collina di Cagliari , dove è scavato
nella roccia calcarea ; e i pozzi che prima aveano una forma
quadrata di circa 3 palmi per lato , la prendon bislunga per
una apertura maggiore. Si li maggiori , come ì minori di que-
sti pozzi o sfiatatoi hanno tutti in due sole delle pareti opposte
dei buchi a distanze regolari , siccome staffe per poter discen-
dervi ed ascenderne senza altre scale. Sulla collina di S. Aven-
drace se ne veggono profondi sino di i4 metri ; dei quali uno
coperto in gran parte da costruzione antica , altri poco ben
chiusi da due gran sassi, altri del tutto scoperti , perchè questi
cadutivi dentro. Il condotto là dove è l'ingresso spiega un ramo
verso s. Pietro , e procedendo apre in varii punti i suoi fian-
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r
112 CAGLIARI
chi come a sfogo della piena , ed alle distribuzioni , tnentic
ÌD altra parte sembra avere un canale di sussidio che gli som-
ministri le acque di uno o più dei serbatoi anzi descritti della
collina della città. Altri simili rami partivano in progresso quale
verso il Carmine y quale verso la antica chiesa di's. Agostino,
presso la quale dicesi essere stata scoperta la gran balza. Il
tenuine della linea è probabile fosse non molto in là del
rivellino dì porta Gèsus. Il vacuo dello speco è tale che anche
un uom di superior corporatura vi scorre comodamente. La
inclinazione del canale è quasi insensibile , e non la crederei
guadagnare pii\ del due o tre sul mille. Non si può ben cal-
colare la quantità dell'acqua che si portava ai bisogni della
popolazione *, ma certo che era sufficiente anche a più di cen«
tomìla anime , e a quel numero di truogoli domestici , e di
bagni pubblici che gli uomini di quei tempi che non avevano
Fuso della biancherìa di lino stimavano e non senza buone
ragioni una delle cure necessarie per la sanità. Basti il dire
che era quel copioso ruscello d'acque limpide e pure che sorge
dal monte di s. Giovanni presso Domus-novas. Questa era l'ori-
gine creduta comunemente , e questa confermavasi dalle ricer-
che ed osservazioni fatte dal P. Angius: con tutto questo nacquero
nello scorso anno per vn momento dei dubbi: che vi fu uno
che poco saputo nei principii dell'idraulica , e povero di altre
belle cognizioni , ma tanto animoso quanto sono i ciurmadori ,
osò spregiare i lavori ^lell' anzidetto Osservatore , e presentarsi
al pubblico siccome l'unico che poteva ridune alla verità la
comune antica opinio|fe , avendo e investigato la derivazione
delle acque da altra parte , e scoperto le medesime tuttora
affluenti a pochi passi dalla città. Si infiammarono tantosto i
desideri, che erano per lunga siccità aride le cisterne -, voleasi
senza indugio riaperto l'antico corso all'acque , e rìstaurato il
benefico flusso. Era d'uopo di conforto ! Toccò cinquecento lire
nuove , travagliò a trarre 3o metri cubici di terra , e poi ? . . .
Il pubblico continua nell'ardente desio di godersi il bel co-
modo d' un elemento tanto alla vita necessario , che spesso
manca. E converrebbe trovar modo di risarcire l'antico idro-
foro sino all'anzinotato monte di S. Giovanni. Gli é veramente
un gran dispendio , che forse vorrebhe due milioni e mezzo
di' lire nuove ; ma la necessità è quanta nei luoghi più aridi ;
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CAGLURI ii3
Tutìlità saria immensa; e credo quest'una cosa decuplerebbe il
pregio della bellissima posizione della capitale, gioverebbe alla
salute pubblica , ed all'incremento della popolazione. Se al-
l'esempio dei romani si impiegassero nell'operare i servi pub-
blici 9 verrebbe fatto non piccol risparmio sulla somma supposta;
e se le famiglie continuassero, essendo meglio servite, a pagare
per gl'interessi d'un imprestito , e per l' estinzione del debito
quel che cumulativamente ora sono costrette a pagare ai car-
rattori, che non stimo meno di 100,000 lire nuove, e quello
che è domandato dalla formazione e riparazione delle cisterne,
credo potrebbero aversi le necessarie somme.
Antiche necropoli. Alle falde del Monreale e annesso poggio
di Bonaria è un antico sepolcreto , ed un altro alla estremità
del coUe cagliaritano sopra e lunghesso S. Avendrace. Proba-
bilmente ve n'era pure nell'area , che poi occupava il castello,
e i molti cippi e altre pietre sepolcrali che vediamo nelle resi-
due costruzioni pisane sembrano ra£fermare la congettura.
Gli é principalmente sulla collina di S. Avendrace che deve
volgersi la considerazione degli osservatori dell'antichità. La re-
ligione verso i morti vi si manifesta quanta mai sia stata , ap-
pariscono monumenti di antichi riti , argomenti della prosperità
dei cittadini, e nelle opere istesse alcune singolarità degne di
riguardo.
Quali sono in queste età gli uomini sardi pieni di tenero af-
fetto verso i lor cari estìnti , afietto che spiegasi vivissimo nel
funerale , nell'antico rito qua portato per li fenici delle pia-
gnone , nel lungo tempo del duolo , che non si può dire quanto
sia squallido per la negletta coltura del corpo , nel rigoroso ri-
tiro e segregamento da feste e adunanze piacevoli , nel silenzio
e oscurità domestica , nel corruccio ai soliti giorni di solenne
commemorazione infra l'anno , nei lumicini che si accendono
in loro onore , nelle maniere dolorose della preghiera pubblica
sopra le tombe , dove si fanno ardere ceri e profumi nella so-
lenniili dei suffragi generali del novembre ecc. ecc. ; tali erano
i loro maggiori , e ne sono prova come le migliaja di .quegli
antichissimi mirabili monumenti che appellansi norachi e di
quelle cameruccie funeree che trovansi incavate in tutte le rupi
sarde , cosi queste più recenti opere mortuarie che ancora
restano.
Dizion, Gcogr, ecc. Voi. III. 8
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ii4 CAGLIARI
Sono esce aperte nel vìvo sasso. Dalla difficoltà del la? oro si
aigoaientì il dispendio , da ^esto la condizione prospera delle
famiglie, il Aumero dette quali può stìmaisi dalla grandissima
quantità di sif&tti monumenti.
E di essi distinguo due generi , tombe e sepolcri. Le tombe
sono certi singolari recipienti scavati verticalmente. La profondità
varia da 3 in 5 metri , in una costante forma bislunga di non
straordinarie dimensioni. L'altezza si divide in tre non disegualì
parti, e si rappresentano le pareti di tre diverse casse crescendo
proponiooatamente le linee della media e della suprema; onde
accadeva poter fare tre depositi separati se si coprissero con
lastre appoggiate alle labbra dell'infima e poi della seconda ,
e l'una e l'altra cassa. Ad uno dei lati minori nel fondo trovasi
una piccola finestra per dove si passa carpone in una stanzuola
quadrata d'un' area di quattro metri incirca, e volta cosi bassa,
cbe convenga starvi sulle ginocchia. Ei pare che quando fos-
sero stati pieni i tre recipienti , e si avesse a preparare luogo
per altri defunti , tolte le lastre si lasciassero cader in fondo i
carcami , donde si insinuassero nella cameruccia descrìtta. In
varie di queste tombe vedesi ancora lo smalto , in alcune è
qualche lavoro di scalpello. L'epoca dette medesime è di certo
anteriore alla scavazione dell'acquidotto nella stessa collina, da
che vediamo alcuni suoi pozzi in esse scavati. Non so se ra-
gioni bene , ma ei mi pare che se in tal tempo fossero ancora
oggetto di venerazione per contenere memorie di famiglie esi-
stenti, non si sarebbe tentato simil sacrilegio, massime quando
non urgeva necessità di violarle-, che i pozzi dell'acquidotto sì
potevano di pochi palnù anticipare o avanzare , non vietandolo
alcuna necessità di sempre eguali distanze , le quali né anche al-
trove si riconoscono state esattamente osservate. Dunque era
svanita da questi luoghi la santità , ed esse tombe appartene-
vano a generazioni assai remote. Forse ne saranno ancora al-
cune inviolate y e sarebbero un degno oggetto d'investigazione
agli archeofili. Il luogo è ancora intatto agli intelligenti ; po-
chissimo conosciuto agli stessi cagliaritani. Tra gli altri siti noto
quello cbe sta di contro alla chiesa parrocchiale del sobborgo
di S. Avendrace , ove rimangono vestigie d'un casino che si
incorporava pochi sepolcri , un pozzo dell'acquidotto , alcune
di colali tombe, e dove è uno strettissimo andito aperto nella
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CAGLURI it5
roccia , per cui puosd hre alcuni passi ; e prima , cóme atte-
stano alcuni che avean esplorato tutte queste cavità , poteasi
per più lungo tratto avanzare , quando non era venuto giù un
pezzo della volta , onde ora è l'impedimento. Da quel che si
riferisce può nascer una congettura che vi si trovino dentro
molti avelli.
I sepolcri sono posteriori essi pure alle suddescritte tombe ,
come é chiaro dalla distruzione ben notata di molte delle me-
desime nella scavazione e formazione di questi , e senza dub-
bio appartengono ai secoli romani. Vedrai delle camere o bis-
lunghe o quadrate con volta competentemente alta. Nelle pa-
reti a destra e sinistra e a fronte gran numero di nicchie per
vasi cinerari. In moltissime o con, o senza queste piccole nìc-
chie degli scari a certa altezza sul suolo in forma d*un segmento
semicircolare con una specie d'aveUo capace dell'intero cada-
vere sotto la corda. Potrei riferire i sepolcri con le piccole
nicchie per le ceneri ai migliori tempi di Roma , e gli altri
con gli avelli all'epoca dopo gli Antonini , quando cessò la costu-
manza di bruciare i cadaveri ? Però veggo che in alcuni sono
avelli e insieme nicchie. Lascerò quindi ne discorra altri. Tra
i più magnifici accennerò a quello che occorre a destra della
gran strada , volgarmente appellato* sa gratta dessa pìbera ,
dove fu deposta Pomptilla moglie, credesi, del Filippo luogote-
nente di Siila che venuto pretore in Sardegna vi fece guerra
contro Q, Antonio statovi mandato da Mario (V. Mimaut Hi-
stoire de la Sardaigne , v. ^ ,' p. 402 }• Presso il quale non sono
molti anni che si scopriva l'ingresso ad una gran camera con
molti avelli ai lati , e in fondo tre grandi nicchioni. Ne sono
molti altri degnissimi di osservazione , e avrebbe in che bene
occuparsi chi imprender volesse a descrivere questo nobilissimo
sepolcreto. Non lascerò tuttaria di additare anche l'ultimo sulla
estremità del sobborgo , che sembra essere stato il più elegante
e vasto. A malgrado del genio distruttore dei tempi che tra-
scorsero resta ancora a vedersi qualche orma dell'arte degli
stuccatori, che spesso è riconosciuta assai gentile.
Duolck di non aver contezza delle famìglie e persone che
aveansi preparato queste sedi per l'eteriio riposo, che per av-
ventura potrebbe la storia sarda ornarsi di qualche nome, e
apporre delle onorevoli ricordanze a quei moltissimi anni, che
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ii6 CAGLIARI
rese vacui per lunghi spazi un fatale obblio. Tanto sono scarse
le is^izioni che non so se .quattro o cinque se ne siano lette ,
tra le quali primeggiano le lodi della menzionata Pomptilla,
che con buon'arte sono scolpite in caratteri greci e latini; e
il titolo che alle sue mogli premorte , ai figli, posteri, e suoi
libeiti pose C. RubelUo Chzio. Avvene di semplicissime, che nulla
più contengono, dei nomi, omessi anche quelli che non spet-
tavano alla individualità.
Neil' altro antico confine della città , alla pendice di Mon-
T^le in una roccia men dura sono pure delle tombe, ma di
altra forma e di lavoro men pregevole. Vedeasene alcuna e
nel poggio di Bonaria, che gli aragonesi nel fondarvi il loro
castello non avean cancellato, e da cui a relazione del P. Fr.
Antioco Brondo ( hysL y milagros de N» Senora^ de Buenayre
an, i5^) si estrassero vasi, urne, cassette di piombo con
osse bruciate , monete ecc. ; però , mentre non fu a noi tra-
mandata una. particolar descrÌ2;ione delle medesime, mal si può
della loro somiglianza, o dissomiglianza a quelle di S. Aven-
drace portar giudizio. Ma si che i sepolcri in nulla dififerivano.
Ne restano ancora, e son certo una piccola frazione del nu-
mero, che sussisteva prima che i barbari, i pisani , e gli ara-
gonesi che aveanvi prossimamente edificato, i religiosi che vi
si stabilirono, e i tagliatori di pietra avessero cominciata, con-
tinuata e quasi finita alla abolizione delle vestigie la distinzio-
ne. Negli ultimi tempi si lavorò con più barbarie, speciahnente
nel 1761 , quando se ne svelsero i materiali all'edificio del-
l'arsenale per le galere. Circa i tempi del citato scrittore se
ne vedeanp moltissime, e alcune quasi intatte, che con le im-
poste all' adito nei medesimi in modo di porta avrebber potuto
servire di abitazione : non poche si insinuavano molto adden-
tro nel colle con frequenti comunicazioni fra loro ; altre erano
di gran capaci&i , come quella presso al mare , che fu scelta
a stanza dell'infante D. Alfonso nel tempo dell'assedio, perciò
stata poi detta la grotta del Re,
Di sarcofaghi con rilievi di mani maestre, e di profonde si-
gnificazioni, alcuni restarono a noi salvati per gran sorte. Ne
vedrai quattro o cinque all' ingresso del museo, che merite-
rebbero una litografia; più altri ci sono stati tolti ad orna-
mento di ^gabinetti esteri. I truogoli semplici sono comuni. Le
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CAGLIARI 119
pietre di monumento con eleganti notazioni »ono innumerevor
)i^ gran parte in forma di cippi^ altre in quella di botticiofi,
e però rotondate salvo nel lato sul quale posavano , con alcuni
cartelloni a memoria di varie persone sotto giacenti, e forse
entro concavità del voliune e figura delle urne formate entro
grantU massi, qualcuno dei quali vedesi nelle costruzioni pisane.
Acropoli di Cagliari. Da alcuni scrittori nazionali delle età
superiori , che nelle più chiare vestigìe di queUo era stata Ca«
gliari ravvisavano o immaginavano la imitazione dei principali
pubblici edifizi di Roma, si fé' menzione dell'antica ( noi di-
rem ) cittadella , e si notava il sito ov' essa sorgeva sopra 1»
òtta. Sarà stato cosi; ma ei non ispiegaron le cose in modo da
salvar la mente dai dubbi.
(brandi vie antiche da Cagliari a Tibida^ a Olbia y poi a
Torre, Partivano da Cagliari, o in essa convergevano quattro,
o cinque grandi strade; due littorali a Tibula, una per po-
nente che per la plaia si dirigeva in Nora, Sulcìs, Neapoli ,
Tarro, Comi, Rosa, Torre, Tibula; altra che per Settimo
( sept. ab. u. 1.) tendeva a Sarcobos (Sàrrabus), e quindi
sopra le maremme dell' Ogliastra si svolgeva ad Olbia per a. Ti-
bula ; due centrali , una a Tibula che per Sestu ( sexto ab u.
1. ) procedeva quasi sempre nella linea della recente strada
centrale sino a pie di Monsanto del Meilògu, donde in princi-
pio dirigevasi verso Ardara ( V. art. Cubuabbas ) ; e poscia,
quando Torre fu privilegiata degli onori di colonia romana,
andò nella linea secondo la quale ' ora prosegue in suo sviluppo
la nuova strada alla stessa rinascente Torre ; altra ad :01bià ,
che per le falde e' pendici occidentali della gran catena sarda
producentesi alle fonti del Tirso, indi si rivolgeva in questo
punto. Della quinta non si trova menadone nell'Itinerario, ma
la appellazione della terra di Decimo^ che precisamente tror
vasi situata ai X. M. P. da Cagliari, e l'avviamento della li-
nea , che a niun altro punto da Sulci esser potea , vale a^sai
a farci riconoscere questa scorciatoia per lo commercio tra le
due primarie città. Ma in qual punto della città era la colonna
aurea ? Si potrà poi determinare che nella desideratissima carta
corografica della Sardegna , la quale con imn^enso studio si di-
segna dal chiarissimo cavaliere Della Marmora possa vedersi it
punto, in cui si congiungano le quattro distanze che si baialo
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ii8 CAGLIARI
alla risoluùoae del problema, e queste sono le tre sunnotate
di Sestu, Settimuy e Decimo , e l'altra di Quarto.
£ che fu di questa gran città , posciaché incominciarono a
scorrere i tempi infelicissimi, quando cadde la potenca roma-
na , e restarono desolate le sue più belle provincie 7 In tanto
.furore dei barbari del settentrione doveva essa pure perdere
ogni di più , e irreparabilmente , di suo splendore e grandezp-
sa, e per tante rovine in estremo a quella meschinità essere
ridotta , in cui ci ricomparisce dopo la cacciata del saraceno
Musatto. Che se consti per memorie certissime costui averla ri-
staurata, e a niun dispendio perdonato per aggrandirla e af-
forzarla, quanto fosse decoroso alla città di sua residenza, che
penseremo essere stata prima di lui?
Notizie istoriche dalla sua fondazione oliranno auUesimo
delTera volgare. Sull'epoca della fondazione di Cagliari, e su
i primi suoi coloni ci furono trasmesse dagli antichi notizie
contraddittorie ( vedi il chiarissimo baron Manno àSeor. della
Sardegna nel lib. Ij e sul principio del lib. Il )• Nella qual
questione io m'avviso dover meglio valere il ragionamento so*
pra sode cognizioni, che l'autorità di»scrittori che portavano
senza esame le opinioni che avCTano apprese da cui potevano
consultare. Richiamo quel che fu scritto in sull'esordio di que-
st'articolo.
Io vorrei l' invasione dei cartaginesi sotto la condotta di Ma-
«beo riferita a intorn6 l'anno A. G. C. 54o, in e circa il quale
é notata la dignità dì costui come Suffetto (giudice) biennale
della repubblica. I particolari delle imprese militari di Asdru-
bale e Amilcare Barca sono ignorati. Ma non é dubbio essere
stati gravissimi fatti d'arme. Finalmente divenuti i cartiginesi
padroni della Spagna, indi mossero, e colti i sardi inmjinata«>
mente li misero sotto il giogo.
Nell'anno di Roma 494 L« Cornelio Scipione vincitor di An*
none generale dei cartaginesi nella battaglia d'Olbia percorse
con gravissima sventura dei sardi l'isola, e fé' cadere sopra
Cagliari stanza principale dei cartaginesi il peso delle sue arme.
Nel seguente anno si scaricò sulla medesima una nuova tem-*
pesta da C. Sulpicio.
Tra gli anni di Roma 5i2-i4 ^^ truppe straniere agli sti-
pendi di Cartagine nella Sardegna, udita la soUevazione dei
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CAGLIARI 119
loro oompagni in Africa si dichiaravano esse pure «oatto al
governo y e uccidevano Bostax loro duce che racchiuso AraM
eoi suoi partigiani entro una fortezza* Approdava Annone con
altri mercenari, ma il contagio influendo in costoro la insubor-
dinazione, fu crocifisso, e si scannarono tutti i cartaginesi stabiliti
nell' isola. I cagliaritani non potendo più soflrire la tirannia
militare presero le armi ed ottennero di espellere dalle loro
terre quella barbara soldatesca. FannosWdai cartaginesi alcuni
apprestamenti per ridurre nuovamente i sardi all'antica devo-
zione f i romani colgono il buon destro , e fingendo di credere
che le dimostrazioni contro la Sardegna erano altrimenti un
apparecchio a nuova guerra contro Roma dichiarano la guerra
a Cartagine, che non può essa stornare da se , che col sa*
grifiiio della Sardegna.
Nel 517 posti i romani in allarme per una sollevazione , cui
incitavansi i sardi, pensarcMio ad affiwzarsi nella capitale, e
nelle altre piazze forti. Nell'anno seguente venne T. Manila
Torquato con V esercito. In progresso altri consoli sempre fier
spegnere le sollevazioni* *>
Nel 537 ritorna in Cagliari T. Manlio Torquato con la flotta
ed esercito^ e tirato il naviglio in secco va a combattere con-
tro Amsicora, e gli alleati cartaginesi Asdrubale , Annone, e
Magone congiunto in istretta parentela col grande Annibale.
Ennio il padre dcDa poesia latina militava in questa guerra
tra le file romane, e questa terminata , fermava» in Cagliari
sino all'anno 554 ^ quando M. Pordo Catone seco il licoodusse
a Roma.
Nel 685 mentre ardeva la guerra pìralka veniva Pompeo
nel porto di Cagliari, e provvedeva alla sua ricurezza. Vi ri-
tornava poi nel 696.
Nel 703 governandosi V isola da M. Cotta, scoppiava la guerra
civile tra Cesare e Pompeo. Cesare vi mandava Valerio , ed i
cagliaritani costringevano Cotta a lasciar vnoto il seggio al rap-
presentante di Cesare. Venuta l' Africa in podestà di Catone e di
Scipione, questi mandavano il loro navilio ad infestar F isola.
Si depredavano nei porti le navi , e strappavasi gran quantità
d'arme e di ferro. Cesare passa in Africa a guerreggiar coi due
feroci repubblicani, e da Cagliari riceve milizie ausiliarie , e
gran copia di vettovaglie.
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I20 CAGLIARI
Nel 706 vinti in Africa i nemici , Cesare viene in Cagliari, e
mostrasi amico ai cittadini, riconoscendoli di loro devozione.
Circa questi tempi la cittadinanza di Cagliari ottenevasi i pi-i-
vilegi di mwiicipio , per li quali mentre si partecipava degli
stessi dritti , che godevano i romani , era permesso di gover*
narsi con le proprie leggi , e statuti.
712. Cagliari e in breve tutta Pisola si occupava da Meno-
doro liberto di Sesto «Pompeo.
Ottaviano la riacquistava di presente per Eleno suo liberto.
Ritorna Menodoro, combatte con M. Lurìo, e sperimenta poco
propizia la sorte. Accortosi poscia della confidenza del nemico,
riaccozia le genti , coglie il buon destro , e riesce al suo fine ,
ricevuta parte dell'isola per ispontanea dedizione , parte per la
forza dell'armi. La rocca di Aradi (se per avventura non sia
da leggersi Caralis) stretta dal vincitore dovè calare ai patti.
Eravi lo stesso ricuperator della provincia per Ottaviano il
summentovato Eleno. Menodoro ferma vasi nell'isola all'anno
ap{)resso, quando nella conferenza del Miseno fu sotto certe
condizioni da Ottaviano e da Antonio a S. Pompeo il governo
della troppo cara provincia sarda.
714* Menodoro chiamato dal suo padrone a rendef conto di
sua amministrazione , uccisi i messaggieri , rimetteva in balia
di Ot& Viano l'isola, il navilio, l'esercito. Quindi nuovo motivo
di guerra.
715. Ottaviano tenzonava con Pompeo in battaglia navale
presso Cuma , e poi lo vinceva presso le spiaggie della Sicilia.
Le succedute violenti procelle , che per non poco fecero il mare
pericoloso gli vietarono di veder Cagliari.
Nella divisione dell' imperio la provincia sarda ascrivevasi al
senato fra le dieci pretoriane.
Era volgare. Coincide nell'anno di Roma 754 ^ del regno
d'Augusto Sa.
Frequenti disturbi della sicurezza pubblica per gli indomiti
Uiesi.
Nell'anno 19. Quattro mila giudei di verde età furono tra-
sportati in Sardegna con incarico di frenarvi i ladronecci. Questa
generazione fu svelta dall'isola nel 1492*
56. Yipsanio Lena preside della Sardegna per averla con so-
verchia avarizia governata fu condannato.
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CAGLIARI 121
62. Aniceto ministro delle scelleraggini di Nerone fu confinato
in Sardegna.
65. C. Cassio per sua venerazione all' uccisor di Cesare ebbe
egual sorte.
69. 1 sardi conosciute le vittorie d'Ottone se |li sottomisero ,
contro l'esempio della Corsica che soccorse a Yitellio.
193. Dalle legioni romane dell'Illirio e delle Gallie è salu-
tato imperatore Settimio Severo , che avea nell' isola esercitata
la questura. Razio Costante governa i sardi a suo nome.
Dopo l'anno 384 nella divisione dell'imperio sotto Diocleziano
la Sardegna fu compresa nell'impero d'Italia, alla quale era
stata aggiunta nel ripartimento geografico amministrativo sotto
Adriano (an. 117 ).
3oa. Dalle arti di Galeno indotto Diocleziano a pubblicare
un sanguinoso editto contro i cristiani , cominciavasi dai ma-
gistrati provinciali la inquisizione e persecuzione dei seguaci
della proscritta religione. La tirannica intolleranza sparse mol-
tissimo sangue anche in Cagliari , giacche Erculio e Costanzo per
lettere del primario imperatore dovettero eseguir l'editto.
Gran carestia d'annona per tutto l'impero romano , la quale
incitò molti popoli alle sedizioni.
33o, Nella divisione dell'impei|«> sotto Costantino restò la
Sardegna contenuta nella terza parte dello stato e diocesi
d'IuUa.
383. Apparteneva all'impero occidentale nell'Italia.
398. Radunasi nel golfo di Cagliari la flotta destinata contro
Gildone tiranno dell'Africa.
455. Genserico come conobbe esser morto FI. Placidio Va-
lentiniano, mandava i suoi vandali, che occuparono Cagliari,
e ridussero tutti i sardi sotto il giogo. Atrocissime cose furono
commesse che altri, tranne chi le tollerò, non saprebbe narrare.
Già fin dal 44<> ^vea ben assaggiato la Sardegna che gente si
fossero questi barbari.
461. Dario di Cagliari pontefice massimo.
468. HarceUino acquista all'imperatore Leone Cagliari , ed
il rimanente della provincia. Poco dopo rientraronvi i vandali.
47^- Il monte Vesuvio' vomendo le bruciate sue viscere, ca-
gionava notturna oscurità nel pieno giorno, e spargeva di mi-
nute polveri e ceneri la faccia d'Europa.
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i^% CAGLIARI
' 5o8k ScriTevansi in Cartagine iniqinssimi editti contro i
TescoTi ortodossi , e designavasi l'isola sarda , nella quale ei
fossero deportata
509. Si adduce vano in Cagliari gli illustri confessori acconi"
pagnati da ch^ci e monaci. JNel numero dei primi non si con-
viene ; che questi ne denuncia 1 20 ; questi 220 ; altri altri-
menti. Essi portaron seco, per sottrarle alle profanazioni , le re-
liquie dei grandi martìri j e d'altri uomini santissimi ; in que-
sti il corpo di S. Agostino. Scrissero al papa per avere, con-
forto nell'infortunio, le reliquie dei ss. mm. JNazario, e Roma-
no ; e Simmaco uomo sardo , che sedea nella cattedra di S«
Pietro , al bramato dóno aggiungeva danaro e vesti -, di che
negli anni appresso , finché durò sua. vita , non cessò di fornirli.
Fulgenzio coi vescovi Ulustxe e Gianuario formava in Cagliari
un monistero , dove convisse pure con Feliciano prete , che fu
suo successore , e co' monaci e cherici , che avean amato es-
sergli compagni nell'esilio. Questa casa fu un oracolo per li ca^
gUaritani. Vittore primate della Bizacena vi moriva.
5i4* Simmaco P. M. loro bene£Eittore era tolto da Dio.
Trasamondo mosso da ciò che la fama pi^icava di Fulgenzio
lo chiamava a Cartagine. .
517. Il santo vescovo per «qpra degli ariani tante volte ver-
gognosamente sconfitti , quante superbamente osarono assalirlo,
rimandnvasi in Cagliari. Pensò tosto a edificai*vi un monistero
fuori della città , a che Brumazio gli addiceva un certo seggio
presso la basilica di S. Saturnino. Vi raccoglieva quaranta e
più cenobiti*
520. I vescovi coofieasori celebrano una sinodo per consultare
sulla risposta ai legati dei monaci sciti in Roma intorno alla
Incarnazione , e Grazia di G. C.
522. Altra sinodo , nella quale dopo gravilsime discussioni
fu distesa una lettera sinodica ai monaci sciti in Costantinopoli.
523. Ilderìco asceso al trono de' re Vandali ruppe la catena
della lunga schiavitù.
53o. GUimere spalleggiato da una valida cospirazione toglie
a Ilderìco lo scettro e la libertà. Giustiniano avendo per la
seconda volta invano richiamatolo al dovere si volgeva ai con-
sigli di guerra. Su questi fatti consulta s. v* il Morcelll nel-
l'elica Christiana*
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CAGLIARI ia3
533. L'esercito di Giustiniano reduce dalla Persia preparasi
nd andar sull'Africa. All'esempio di Pudenào cittadino africano
che eccitò a ribellione le città tripolitane per sottometterle al-
l'imperio romano , Goda di nazione goto , che era stato pre-
posto alla Sardegna, detestandole crudeli maniere di Gilimere
invitava Giustiniano ad una facil preda. Questi non indugiava
-a spedire in Cagliari Eulogio suo legato con alcune schiere.
Conosciuta la qual conversione di cose il re Vandalo manda
Tzazone suo fratello con 5,ooo uomini sur una flotta di lao
navi. Cagliari é presa , q^nto Goda , ristabilito nell'isola l'im-
perio. Ma deve tosto il vincitore affrettatamente rinavigare al-
l'Africa per agli alloggiamenti BuUensi a ristaurare la fortuna
del fratello fuggito davanti a Belisario.
534* Le truppe imperiali comandate da Cirillo scendono
nei lidi cagliaritani. Mostrasi il moszato capo di Tzazone , si
aprono le porte della città , e tutta la Sardegna che per set-
tantanove anni era stata Vandalica ridivenne Romana.
55 1. Totila spedisce i suoi maggiori capitani con un potente
na villo perchè assoggettino al suo impero la Sardegna, e la
Corsica, Cagliari non si potè tener forte. Giovanni duce del-
l'armi imperiali in Africa riempie' la flotta di scelta soldatesca,
e la indirizza alla capitale della Sardegna. I romani si accam-
pano sul littorale , e poscia movono all'assalto. Invano , che i
goti cadendo repentini sopra. essi stanchi o sbadati li sbarattano
e rovesciano in mare.
553. Totila e Teia. vinti da Narsete, Cagliari e tutta la pro-
vincia è ricondotta all'ossequio dell'imperator romano.
Sgji, il pontefice Gregorio I ( ^ grande ) il quale nella ne-
gligenza del governo imperiale qpìegava certo /rroCelloroXa sopra
la Sardegna , si riwdgeva al metropolitano Gianuario arcive-
scovo di Cagliari, perchè studiasse a salvar l'isola dalle cor-
rerìe di Agilulfo duca di Torino, marito di Teodolinda regina
dei Longobardi, che ne infestava le spiaggie. La invasione fu
fatta riuscire ad un fine infelice per Io valore dei difensori. U
vigilantissimo Santo Padre tetnendo l'amor della vendetta po-
tesse movere i Longobardi ad altra aggressione riconfortava
Gianuario alla munizione delle rocche.
6oo. Innocenzo prefetto d' Africa , e Domenico vescovo di
Cartagine udito dalla Sardegna i clamori miserabili degli uo-
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mini della infima classe soffocati e calpestati dalla tirannia dei
ricchi, scrìssero al p. m. Gregorio, il quale unicamente parea
loro potere con sua autorità e grazia sollevarli , come in effetto
avvenne per lo zelo di Gianuario, che egli eccitava.
In quest'anno rincrudiva la pestilenza che sembrava sopita
o speata. Essa era comune quasi a tutta l'Italia.
60 1. Innocenzio manda in Sardegna alcuni uomini a tenervi
ragione ; però tanta fu la loro immanità , che non a difendere
la provincia , ma ad espilarla parvero venuti. Vittore, vescovo
di Fausania , non pati questo scandalo. Gregorio per di lui pre-
ghiera ne dava lingua al prefetto d'Africa, che represse quella
voracissima avarizia.
639. Gregorio ultimo dei prefetti d'Africa spiega sua giurisdi-
zione sopra la Sardegna.
642. Macchina cose nuove.
646. Affetta il regno -, né le provincie africane e le pertinenze
malvolentieri gli aderiscono.
647* Accorre col suo esercito contro Abdalla soldano sarace-
no : resta vinto ed uccìso.
65o. I saraceni discesi in Sicilia si impadroniscono di molte
ritta , e annientano con crudel uccisione l'esercito romano. Ter-
rore in Sardegna dei barbari che impunemente corrono le pro-
vincie e van consumando l'imperio , non potendo alcuna resi-
stenza esser eguale a tant'impeto.
663. Costante II parte da Bisanzio col disegno di stabilii*si
in Roma. Quindi va in Siracusa , e spregia in paragone la ca-
pitale d'Oriente.
664* La di lui dimora in Sicilia gravissima agli isolani; che
sono le loro cose da' suoi soldati , siccome da pirati, messi a
bottino. L'Africa e la Sardegna gemono sotto simiU vessazioni ,
piena una ed altra di rumore, di pianto, e di sangue.
665. Il contagio , che funestava l'Italia, si appicca alla Sar-
degna. I saraceni sotto gli occhi d'Augusto cosi devastano la
Sicilia , che ne resta disfatta.
667. Gran numero di africani , disperati della salvezza , si ri-
coverano in Europa ed Asia.
668. Parte da Cagliari un certo numero di armati a propu-
gnare nella Sicilia contro Mizizio , uomo d' Armenia , che aveasi
usurpato l'impero, i dritti di Costantino lY figlio di Costante.
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670. Le flotte saracene spargono il terrore nei lidi europei
del Mediterraneo.
680. GitonatOy arcivescovo di Cagliari, accusato di funeste
macchinazioni contro alla maestà , alla pace , ed. allo stato ,
va in Costantinopoli, mette in aperta luce la sua innocenza,
onde con grandissimo onore è ricevuto nel vi concilk) ecumenico.
685. Giustiniano II, tiranno abbominevole, coi suoi angaria-
• menti raddoppia le sventure dei sardi.
691* Da Hazan,. duce dei saraceni, sovvertita Cartagine ,
quanto era di greci nell'Africa fu annientato. Forse quindi in^
comincia la diminuzione della dipendenza dei sardi dagli im-
peratori greci.
712. Gli arabi , o saraceni d'Africa, introdotti nella Spagna
dal conte Giuliano.
Verso il 720. I saraceni di Spagna,. fecer impeto nella Sar-
degna e operarono orribili devastazioni. Cagliari nonistette salda
alla violenta impressione. £ qui pure , come era massima poli-
tica a questi barbari , avran bruciato tutti i libri per ridurre i
cristiani all' ignoranza , all'apostasia.
722. Luitprando, conosciute le pro&nità che i saraceni si
peimettevano in Cagliari, inviava legati ,. che riscattassero le
reliquie di S. Agostino.
Governo nazionale. Pare che in su gli estremi anni del se-
colo decorso trovandosi la nazione abbandonata ai mali suoi
destini sorgesse qualche anima generosa a destare il coraggio
degli oppressi a buone speranze.
In anno incerto, dopo l'epoca testé suddeterminata , i sardi
mal so£Cerenti del giogo prendon l'arme e liberan la lor terra
dagli infedeli.
785. Epifanio inviato dall'arcivescovo di Cagliari Tommaso
fu dall' imperatore Costantino VI e sua madre Irene deputato
a ripigliare con altro incaricato presso il pontefice Adriano III
il trattato della convocazione d'un «concilio generale in Costan-
tinopoli contro la eresia degli Iconoclasti. Da che mi consterebbe
solamente un resto di riverenza agli imperatori.
800. Dal P. M. Leone III si incoronava imperator d' occi-
dente Carlo Magno. L'abate Gaetano Cenni (nelle sue note alle
dissertazioni del Muratcri su le antichità italiane ( noi. 27 alla
diss. 71), dice aversi indubitata testimpnianza da Eginardo come
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quest'eroe, o unsuodace, eombattnto «resse eootro i saraceni
nelle due isole di Sardegna e di Corsica. Quindi converrebbe
ammettere un'altra irruzione dei barbari nelle nostre terre al
principiante secolo nono y la quale avesse provocato le armi
di Carlo.
806*7. I saraceni ritornarono in sul batter Cagliari; ma il
valor dei propugnatori prevaleva al furore e numero degli
espugnatori*
810. Nuova né più fortunata aggressione.
81 3. I mori dell'Africa spediscono un grosso armamento:
ma per la forza dei venti si stritolavano alle coste sarde cento
navi. Questi esaustì dalla procella , il ferro sardo esauriva i loro
fratelli deUa Spagna sopraggiunti poco dopo.
81 5. Dopo la morte di Carlo Magno partiva da Cagliari un'
ambasceria e presentava dei doni a Lodovico il Pio in Pader-
bona. Supposta la ricuperazione dell'isola per l'arme di Carlo,
in quest'ambasceria potrebbesi intendere un omaggio di vassalli
al novello signore. ... Di altre irruzioni saracene nulla con-
tezza è pervenuta. Intanto alle frequentissime percosse Cagliari,
in cui come ogn'uom vede, doveva cadere il primo impeto , an-
dava in distruzione.
Oìudicato di CagliarL L'origine dei Giudici della Sardegna ,
come furono appellati ì primari magistrati che governavano la
somma delle cose pubbliche, è certamente assai più antica,
che abbiano asserito i pisani. E penso doversi la medesima ri-
trovare nei tempi che si contennero nella fine del secolo vm
e principio del n, quando veniva meno, e poscia cessava af-
fatto la influenza del governo greco. Già fin dai tempi di s. Gre-
gorio, con tutto che avessero gli imperatori nell'Africa l'eser-
cito, ed in Cartagine un prefetto^ veduto abbiamo in certa
imbecillità il loro potere, e su questo fondamento possiam te-
ner probabilissimo, anzi moralmente certo, che la medesima o
annullata o ridotta sia stat& a un morto dritto, poiché la po-
tenza dei saraceni oppresse i romani nell'Africa, e rendendo
infesti i^ari vietava il frequente commercio tra Costantino-
pc4i e Cagliari. In cosiffatta condizione non potevano restare
senza governo i sardi , e doveva avvenire , che o i magistrati
instituiti dall'imperatore o dal prefetto ritenessero, e trasmet^
tessero nei loro posteri la giurisdizione ; ovvero che alcun uomo
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CAGLIARI la;
iiobilisMaio dei nazionali j radunando sempre btorno a se in
dientela altre e altre genti, finalmente il supremo potere ot-
tenesse per consenso dei cittadini o tacito o espresso. Non pa-
rendomi yero il primo per quella antipatìa , o altro che in-
tendasi , la quale in nazioni vassalle è solito esser veduta con-
tro lo straniero dominatore, e, nel presente caso dirò, per
l'odio che i sardi avran dovuto concepire e nutrire ad una
eccessiva grandezza verso i magistrati greci, che per indole
superbi e avari nella debolezza del goverao supremo dovevano
passare ad una feroce tirannia , e nel mal esempio dei costanti
e suoi pan imperversare senza alcun timore e ritegno; però
vo' far ragione di quel che posi in secondo luogo, e stimare
r istituzione fatta con espresso consentimento della miglior parte
del popolo, di soii^ che uno o più capi della nazione siano
esistiti per elezione del dero, e delle principali persone, come,
se io non veda in fallo, è da dedursi dallo statuto politico
del reggimento dei Giudici, di cui si dirà nell'articolo 6m-
dicalo. Per me la loro esistenza comincia ad esser ceiia
nel tempo istesso della oppressione dei popoli sardi sotto la
barbarie saracena, quando a non poche genti disdegnose della
schiavitù, e inorridite per le abbominazioni commesse dagli
infedeli nei luoghi santi, fu offerto un asilo nell'antica stanza
degli iliesi , nelle regioni dei barbaracini , luoghi sacri alla li-
bertà, e inviolati dall'alterìgia dei dominatori cartaginesi e
romani; e chiaramente- si dimostra nella felicemente tentata
ripulsione degli infedeli per le sole (opie dei nazionali, che
ragion vuole crediamo sotto la condotta e secondo i consigli
d'un ben avveduto supremo duce, compita e probabilmente
molto in là della seconda metà del secolo ix. E qui nella cer-
tissima esistenza dei duci delle genti barbaracine nuovo fonda-
mento si offire alla opinione intorno a un capo supremo delle
genti non so^tte agli infedeli, quando non si potesse am-
mettere quella istituzione che io pretendo. Sono tenebrosissimi
questi tempi per totale difetto di monumenti, ma stimo che
se un qualche lume in avvenire risplenda fra i medesimi, sarà
che restino rischiarate le cose che ora non sono visibili a tutti
gli occhi, che tra le terribili sventure che sovraincumbettero
alla terra sarda appajano maravìgliose imprese di valore relì-^
gioso e militare, e, conciossiaché in parità di cose, gli uomini
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ia8 CAGUARI
di tutti i tempi e luoghi le stesse maniere tengano nelle cose
di somma importanza, e per la salvezza gli stessi mezzi adot-
tino li medesimi conigli a tutti suggerendo la natura, sarà
pure siano riconosciuti avvenimenti somigliantissimi a quelli ,
che ebbero luogo fra gli spagnuoli riparatisi dalla tirannia dei
mori. nei monti di Leone, d'Asturìa e diGallizia, e $iano ve-
dati i Pelagi ed i Garzia sardi in sul principio travaglianti il
nemico con iscorrerie, e poscia opprimentilo in ordin&te bat-
taglie.
Questo o questi capi della nazione già insino dalla metà del
secolo nono compariscono col titolo di Giudici ( vedi il baron
Manno agli anni 847-54)* Dirò a dar ragione del mio dub-
bio sul loro numero, che sebbene siami più probabile che
unico in principio fosse il principe , tutt^ia veggo che poco
dopo o per divisione di eredità, o per usurpazione di capi
militali che in diverse parti dell'isola dovessero vegUare con
Tarme in mano , si potevano essi moltipUcare.
Negata ai pisani la istituzione dei Giudicati , negarsi può ezian-
dio la divisione del regno in quattro parti. Il giudicato Caralense
è anteriore a questo supposto spartimento, e lo è ancora
il TorrJtano, come fu vittoriosamente dimostrato dal baron
Manno. Non però sembra ed é facile a determinare quanto
prima dell' xi secolo siano state le diverse giurisdizioni. Che se
dalla qualifica di Giudicati fino in questi tempi rimasta a due
grandi dipartimenti, uno incluso nella Cagliaritana, altro nella
provincia Arborense, questi sono l'Ogliastra, ed il Colostrài,
fosse conceduto di ragionare , in questo caso avrebbesi come
difendere essere stati i giudicati più di quattro. Ma pretermet-
tiamo siffatte discussioni, che per avventura possano stimarsi
vane. Mig}ior negozio certamente ei sarà ricercare quanta sia
stata da)la prima origine al secolo xi l'autorità di questi to-
parchi. Eran eglino nei tempi della recente instituzione subor-
dinati agli imperatori greci, o a' romani pontefici? — Non po-
trei consentire né ad una , né ad altra parte. Conciosslaché non
paja essere stata alcuna vera dipendenza dai primi , e questo
non tanto per atti di imperio, quanto perciò che i vassalli
sogliono stimare tolto il dovere dell'ossequio, e annullata la
dipendenza, quando svanisca la possa che soggiogava o infre-
nava: né pure sia onde si possa arguire una superiorità poli*
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CAGLURI 129
tite nella Sede Apostolica , anzi dentro il secolo ix nella let*
tera di Leone IV all' , o ad un Giudice della Sardegna abbiasi
un argomento in contrario. Se lui dal pontefice leggerai quali-
ficato di altezza e di magnificenza , e onorato del modesto stile
della preghiera, vorrai pensare che Leone abbia stimato di
scrivere a un suo vassallo ?
Ma se nel secolo nono non sentiyan l'autorità civile del
papa, non però i principi sardi erano da altra signorìa indi-
pendenti ; che gli imperatori romani cominciarono ad esercitare
su di loro i dritti dell'alta sovranità. E questi dritti generali
probabilmente dalla vittoria sopra i saraceni dominatori se non
siano dimostrati indubitatamente dall' ambasceria notata nel-
l'anno 8i5 , lo sono cosi a parer mio da questo che han sem-
pre confessato i romani pontefici esser le ragioni dal preteso
alto dominio sulla Sardegna venute loro dalla qualunque cre-
dasi donazione imperiale , e da quello pure che i Cesari spesse
volte ravvivarono gli antichi loro diritti in pregiudizio della
Sede Apostolica. Questa però nel secolo xi come avvenne che
dai Giudici sardi fosse riconosciuta per dominatrice suprema ,
anzi che lo fosse generalmente , come consta dalle dimande che
da tutte parti si faceano al pontefice (vedi anno 1074 ) per la
investitura della Sardegna? Lasciata da parte la controversia sulle
donazioni e conferme imperiali , potrebbesi la esercitata sovra-
nità ripetere o dalla opinione che in quei tempi prevalea che
le terre dei cristiani sgombrate dagli infedeli fossero patrimo-
nio di 8. Pietro y o dalla spontanea sommessione dei popoli per
esserne protetti, e forse da ambedue queste cause.
Quando le toparchie sarde furono definite a quattro, la Ca-
ralense, della quale Cagliari era capitale, constava dei seguenti
dipartimenti secondo che lasciò scritto il Fara : 1 .^ Campidano
di Cagliari, o Curatoria di Campidano con popolazioni 43: 2.^
Curatoria di Decimo con popolazioni 1 1 : 3.^ Curatoria di Dò-
lia con popolazioni 28: 4*^ Curatoria di Ippis con popolazioni
29: 5*^ Curatoria di Nuràminis con popolazioni 14^ 6.^ Cura-
toria di Tre/enta con popolazioni 20: 7.^ Curatoria di Seùi^us
con popolazioni 3o: 8.^ Curatoria di Galilla o del Giarrèi con
popolazioni 1 2 : 9.^ Incontrada di Barbàgia-Seùlo con popola-
zioni 6: 10.^ Incontrada del Sàrrabus con popolazioni 16: 11.^
Lacontrada di Cirra o Chirra con popolazioni 4 : ' ^«^ Giudicato
Dizion* geogr. ecc. Voi. III. 9
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i3o CAGLURI
4ella Ogliastra o deli' Agtigliastra con popólatiòni i3: i3.® Cu*
ratorìa di Nora coti popolazioni i6: i4*^ Guratoria di Giserro
- con popolazioni 34 : i5.^ Curatoria del Sulcis con popolazioni 3i.
A. voler determinare qual fosse la probabile popolazione di
questi trecento dodici comuni non si hanno sufficienti dati :
nientedimeno se facciasi ragione della estensione , in cui si con-
tenevano queste abitazioni , e della fecondità del suòlo non
dovrà veramente sembrare una esagerazione Io averla compu-
tata di circa mezzo milioAc
Regoli della tetrarchia Caralese. Di nessuno fra quanti eb-
bero il governo della medesima in là del secolo xi è pervenuta
a noi particolar contezza. Degli altri ecco i nomi , e breve-
ipente notate le principali cose cha rimasero nelle antiche me-
morie alla nostra cognizione. Chi più desideri consulti il baron
Manno , il quale con sue chiare discussioni portò molto lume
contro le tenebre del medio evo , con le diligentissime rìcer^
che riempi non pocdi vacui , e con V acre giudizio districò
molti nodi.
I. Anni dell'Era volgare 1002. Ugone I, marchese di Massa,
signor di Corsica , é insieme qualificato siccome giudice del
Caralese. Ei si conosce per una donazione a Placido abbate di
S^ Mamiliano in Monte^Cristo dat. da Cagliari, anno sunnotato.
Musano. Nuova invasione e dominazione dei saraceni. In-
torno all'anno terzo del secolo xi Musatto, principe saraceno,
discende in Sardegna , ed occupata Cagliari, vi stabilisce la
sede del suo governo. Giovanni XVIII P. M. compunto da pietà
per lo infortunio de' sardi , e da timore per le sciagure che
prevedeva dover cadere in su l'Italia , però che era nel golfo
di Cagliak-i , e in tutta la costa orientale una grandissima co-
modità a' barbari per assaUre e depredare la penisola , invitava
i popoli più potenti a guerreggiarli , e poneva , cosi preten**
desi, prezzo della liberazione dei sardi la signoria dell'isola.
I pisani fecero piccole imprese contra Musatto.
ioo5. Il feroce soldano, éome seppe ritiovarsi Pisa sprov-
veduta di difensori, volgcsi col navilio in quelle sponde, e
brucia quella parte della città che fu poscia denominata Chin-
sica.
1012. I pisani, memori della incursione del barbaro, ardono
di vendicarsi. GH corrono con grand'impcto addosso , e lo so-
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GAGLURI i3i
spingono dalla terra; Ma restaurate le forze egli rìtema, e rin-
nova il regno.
ioi5-> i6. L'Italia ^ anzi tutta l'Europa afflitta da carestia e
pestilenza.
1016. I saraceni scioglion da Cagliari contro la penìsola.
Espugnano la città di Luni , e per gravissimo danno e igno-
minia dei vicini vi si annidano. Benedetto YIII spinge contro
loro molte genti, che con tutte armi e da terra e da mare li
conibattano. Musatto vede cader tutti i &uoi , perde la sposa ,-
e con precipitosa fuga rifugiasi nella rocca di Cagliari. Quivi
a disfogare la rabbia che conceputa avea contro i cristiani, fa-
ceva i miseri cittadini infigger vivi nelle mura. Di cosi lagri-
mevole sciagura dei cagliaritani conscio il santo padre, e pre-
gato dai fratelli Cao, Uario , e Atanagio , padre dì Benedetto,
in appresso cardinale di santa chiesa , uomini nobilissimi degli
isolani , che per esimersi dalle ire di quel carnefice sì erano
ricoverati in Roma , inviava in Pisa ed in Genova il vescovo
d'Ostia perché congiungessero l'arme all' esterminio dei saraceni
padroni dì Sardegna. Musatto delibera di fabbricare sul colle
cagliaritano una città forte. Arrivano i jHSani e liguri , pugnano
coi mori e prevalgono. I sardi cooperavano. Discussione tra lì
due popoli alleati. I liguri sono espulsi dall'isola.
U. 1019. Guglielmo I, signor di Corsica , onora vasi pure del
tìtolo di Giudice cagliaritano. U che appare da una carta di
donazione al monìstero di S. Mamìliano della regola dei Ca-'
fnaldolesi.
III. 1091. Ugone II , marchese di Massa, signor di Corsi-
ca , era Giudice cagliaritano , siccome consta da un diploma
riferito dal Muratori e provato dagli annalisti camaldolesi.
Musatto ripigliato vigore ed ardimento, e profittando della
negligenza dei pisani per troppa confidenza nelle proprie forze,
move dall'Africa, e inaspettato presentasi. Niuna resistenza ei
trovava nelle rocche , le quali non erano munite per la guerra.
Nondimeno gli isolani si mossero a fronteggiarlo , e solamente
costretti da necessità inclinarono all'accordo*
I genovesi ed i pisani nuovamente òonsenzienti lo assaliscono.
Quelli ebbero per se il tesoro del saraceno ; questi si immagi^
narono di aver aoqiùstato il dominio deirisola \ ma non av-
venne cosi , perché gli antichi pudici continuarono ad esser
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i3a CAGLIARI
padroni in casa loro j ed il papa ritenne i dritti dell'alta so-
vranità \ di maniera che la loro sovranità non era né di dritto,
e né pur di fatto , che nell' unico caso , in cui per le forze
maggiori prevalessero. Cagliari e gli altri luoghi più importanti
dell'isola furono fortificati.
Verso la metà del secolo Musatto già ben avanzato in età
adduce sulla Sardegna nuova tempesta. Accorrono di nuovo
pisani e liguri alla salvezza dei popoli, e si accampano pressò
alla città , che avea potuto fin allora reggere agli assalti dei
barbari. La potenza di questi é disfatta in terra e in mare. I
sardi esultano liberati per sempre dalla schiavitù.
lY. loSg. Torchitorìo I offriva doni a Montecassino per la
erezione in Cagliari d'un monistero.
In questi tempi cominciava a fiorire per sapienza , saatità ,
e virtù prodigiosa Giorgio di Cagliari vescovo della Barbagia.
Y. 1073. Onroco. A lui e agli altri giudici sardi scriveva
Gregorio VII P. M. si tosto come imprendeva il governo della
chiesa universale. Scriveva poscia a lui solo, e mentre con-
sentivagli di poter portarsi in Roma , imponeva chiamasse a
conferenza gli altri giudici , e deliberasse con essi su di ciò ,
che era stato significato per Costantino arcivescovo di Torre.
Le parole non erano tutte amorose , che non si potè tenere il
papa dal far prevedere il suo sdegno, ove essi non dessero
prontamente una risposta appagante. Trattavasi del dritto ed
onore di S» Pietro,
Nell'anno seguente mandavasi dal papa in Cagliari il vescovo
di-^opulonia , e Onroco , cui la punizione recente di Enrico
III imperatore dei romani con la scomunica e col disobbliga-
mento dei sudditi dal giuramento di fedeltà dava dei timori ,
lo accoglieva molto rispettosamen^ie , e con lui adempiva a tutti
i suoi doveri. Dì che Gregorio grandemente lodavalo , dichia-
rando che soddisfatto del suo vassallaggio , era fermo a non
lasciarsi piegare dalle preghiere di grandi personaggi tra i nor-
manni , toscani , lombardi , e alcuni popoli oltramontani a
permettere che conquistassero la Sardegna , e a non lasciarsi
vincere dalla lusinga delle amplissime proni essioni che proferi-
vansi in grande incremento della sede apostolica.
1087. Vittore III P. M. poco prima di morire si indirizzava
all'arcivescovo di Cagliari, cui qualificava primate dell'isola,
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CAGLIARI i33
perchè esso e gli altii vescovi provvedessero al rista uraniento
delle chiese per opra degli infedeli in miserevole ruina giacenti.
I pisani trasportano alla loro patria dalla tomba presso Nora
i corpi dei ss. mm. Efisio e Potito.
VI. 1088. Arzone de Unàli, giudice . della provincia, lodato
per donazioni fatte ai benedittini.
VII. 1089. CostaDtino I, figlio di Arzone. Erigeva nell'anno
appresso il monistero di S. Saturnino presso Cagliari , se pure
non ristorava il cenobio di S. Fulgenzio (v. l'anno 517 ) , e
confermava le paterne religiose offerte nella solita formola
della redenzione dalle pene penitenziali , particolarizzando il
concubinato y l'omicidio , l'incesto , di cui erano stati i giudici
ed i loro popoli notati nell'anno 864 dal P. M. Niccolò I, la
negazione delle decime , e la violazione di altri dritti della
chiesa , e certificandone che erano questi vizi comuni agli altri
princìpi sardi.
1095. Il Fara dalla autorità degli scrittori spagnuoli segna la
fondazione del castello e borgo di S. Igia , o Gilla , da un certo
Gillo marchese longobardo. Sarà cosi.
VIII. iio3. Turbino de Unàli , fratello di Costantino. Prese
a se il governo del Giudicato non ostanti i dritti di Tprchì-
torio , altrimenti Mariano , suo nipote , il quale era stato
onorato , vivente ancora il padre , col cognome di Giudice e
di Re.
IX. 1109. Torchitorio IldeUnàli. Nel qual anno, che corse
lietissimo a tutta la cristianità per li trionfi che dei turchi
menarono i crociati , e per la ricuperazione di Gerusalemme ,
terminava Torchitorio la guerra contro lo zio, e per una com-
pita vittoria riceveva il regno avito. Erasi egli partito da Pisa
nell'anno addietro con la compagnia di molti nobili cittadini
su tre galee -, conciossiachè non potesse altrove , alloggiavasi nella
penisola sulcitana restandovi in molta strettezza di vettovaglie
tra le fatiche e pericoli delle armi. Essendo stato poscia a j un-
tato dai genovesi di sei grosse navi capitanate da Ottone For-
nano , conseguiva le sue cose , e dava prove di suo animo
grato. Obbligavasi a mandare ogni anno in Pisa una libbra di
oro puro, una nave carica di sale , e prometteva franchigia
a tutti i cittadini pisani da qualunque tributo e dazio nel suo
stato. Scriveva altri doni alla chiesa maggiore di una , e di
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i34 CAGLIARI
altra città. E siccome stimava molto aver conferito alla sua
prosperit^^ Timplorato patrocinio di S. Antioco venerato nella
mentovata penisoletta , però lo onorava di offerte cospicue,
II 12. Turbino era già rientrato nella grazia del nipote.
Ili 4- 'Fu parte della spedizione dei pisani contro i morì
delle Baleari , e vi si fece ammirare per lo senno.
II 19. Guglielmo, arcivescovo di Cagliari, alla presenza di
Pietro cardinale di s. chiesa , e de' vescovi di Bisarcio , e di
S. Giusta , consagrava la chiesa di S. Saturnino , confermate le
donazioni già fattesi in vantaggio del monistero , e approvate
le recenti di Torchitorio.
X. ii3o. Costantino II de Unàli, figlio di Torchitorio, cono-
sciuto per sue religiose largizioni.
II 5a. Federico I imperatore invalorando gli antichi dritti
che stimava avere sopra la Sardegna la donava a Guelfo ; onde
questi cominciò a qualificarsi Principe di Sardegna.
XI. 1 1 64* Pietro de Làcono , signore della Nùrcara e secon-
genito di Gonnario giudice logudorese, avendo sposatala figlia
di Costantino partecipò degli onori sovrani del giudicato ca-
gliaritano.
Sorse un pretendente all'autorità suprema della provincia ,
che la cronaca pisana chiama Barisele , figlio di Bubbino , e che
al baron Manno pare esser possa Salucio , cui conghiettura fra-
tello di Costantino II. Sia stato Tuno , o l'altro , certo è que-
sto che Pietro fu obbligato a ricoverarsi colla sua sposa nel
Logudoro , né prima potè ottenere il sicuro possesso dello
stato , che suo fratello Barisone venisse con l'esercito nel ca-
ralese. La città fu presa , scacciato l'usurpatore , restituito il
legittimo signore.
Congiuntesi alle logudoresi le schiere cagliaritane furon ri-
volte neir arborea , dove i due fratelli in odio e danno del
Giudice tutto posero a ferro a fuoco a sacco. Molti furon con-
dotti in ischiavitù.
11 65. E.«sendo devotissimi alla repubblica pisana, e però
nemici di Barisone di Arbòrea , al quale il favore dei geno-
vesi otteneva da Federigo Barbarossa la corona di Re di Sar-
degna, i due fratelli Pietro di Cagliari e Barisone di Logudoro
Yoltaronsi di nuovo a devastar i di lui stati.
1166. Rtaccendesi la guerra tra le due repubbliche rivali per
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CACLUKI i35
Vesdusirò domioio della Sqidegna. I genovesi spediscorio il
eoBMfe Uberto Reccalfito in Cagliari per risuscitarvi la loro
aotarità. Meoo il difetto di carattere, che di coovenieuti forze
lece si , cbe egli si avesse da Pietro accoglienza onorevolissima,
giiiranienlo 4i fedeltà, parola di un donativo, promessa di certo
annuo tributo, e che gli si consentisse di mandar via tutti i
pisauj. Infatti partitosi il console eì ritornava nell'ossequio della
repubblica pisaua , e non dubitava di portarvisi col fratello.
1167. Il console genovese Corso Sigismondi appi;oda in Ca-
gliari. Il buon Pietro non impediva che per alcuni mesi po-
tesse questi amministrare le cose pubbliche.
II74- I genovesi ottengono da Pietro proferta di favori am-
plissimi , il porto delle grotte (v. appresso ^^og/tariz) , e di pò*
fere scavare liberamente nelle saline.
1181. Barisone d'Arborea re di Sardegna invade il caralese.
Avvengono molte mine, stragi e depredazioni. I consoli pisani
mandano due lora (tf>lleghi , i quali li forzarono a posar 1^
arme. Come partirono , niente più impediva che l'uno e l'altro
si corressero contro. Fu però necessità che si inviassero altri
due consoli con nuove forze per farli acquietare.
XII. 1 190. Guglielmo II, cittadino pisano, marchese di Massa,
venuto con yaUde forze in Sardegna imprimamente sbalzava
Pietro dal suo grado ^ di poi si rivolgeva contro Costantino di
lui nipote, giudice del Logudoro , ed essendogli soprastato in
battaglia , gli toglieva e la rocca del Goceano , e la nuova
^>osa, cbe come in sicuro luogo aveavi riposta.
Tra l'anno 1196. Il naviglio genovese accostavasi a Cagliari
in cerca del pisano. Yolevan discendere , e Guglielmo noi con*
sentiva ; onde varie volte fecero d'arme , e poscia cresciuta de'
rinforzi una ed altra parte venuero a battaglia ordinata. Gu-
glielmo fu sconfitto , il castello di S. Igia preso , spogliato di
tutte le ricchezze , ed in gran parte smantellato.
1 197. Guglielmo si impadronisce della persona del Giudice
d' Arborea Pietro I e del piccpl suo figVo Parasone , in appresso
della lor signoria. La usurpazione fu convalidata dalla solenne
elezione al governo che di lui fece il clero dopo che fuggissi
l'arcivescovo che era di nazion genovese.
Ugone II, altro, congiudice arborense, ricuperava il regno (anno
1207) sposandosi incestuosamente con una figlia di Giiglielnuo.
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i36 CAGLIARI
i!ào3. Innocenzo III P. M. attendeva ad avvalorare i dritti
della santa sede sul temporale dell'isola. Di lui trovasi una
lettera presso il Rinaldi ( an. supposto ) dove si tocca della
doppia ragione in cui la Sardegna soggiaceva ai romani pon-
tefici. I genovesi predarono una gran quantità di danaro che
mandavasi in Pisa.
i2o6. Guglielmo prestava giuramento di vassallaggio alla
santa sede , nelle mani di Biagio arcivescovo di Torre.
iao8. I pisani ausiliari di Ottone di Brunswich imperatore
« cominciavano a macchinare contro la Sardegna , perchè Inno-
cenzo avvisava i giudici che si tenessero in «ull' avviso.
XII. iai2. Benedetta di Massa, figlia di Guglielmo. Morto
costui il clero e popolo lei solennemente eleggeva in giudi-
cessa. L'arcivescovo le dava il bacolo reale simbolo della so-
vrana dignità, e ne riceveva il solito giuramento. Per li dritti
che Parasone figlio di Pietro I aveva sull'Arborea , essa quali-
ficavasi pure signora di quella provincia.
I2i5. Benedetta e Parasone prestano omaggio alla Sede
apostolica.
Fondazione del castello di Cagliari , e declinazione della
potenza dei giudici cagliaritani. 12 17. I pisani volendo rinvi-
gorire la loro influenza nell'isola, spedivano in Cagliari il na-
vilio. Il console otteneva che Benedetta cedesse il vicino colle,
e si dichiarasse vassalla della repubblica. Su quello con opra
sollecita attese a edificare una grandissima rocca capevole d'una
popolazione, e la creava congregandovi molte famiglie pisane.
Presto Benedetta ebbe a pentirsi di sua condiscendenza ; che
gli ospiti vollero farla da padroni , e , peggio , gli amici si
scopersero nemici inondando la provincia di soldatesche , e tra-
sportandosi sino a insidiare al suo onore. Quindi voltavasi alla
autorità del pontefice Onorio III, e se gli raccomandava perchè
da tali angustie la esimesse. Le preghiere partorirono qualche
buon effetto.
iai8. Lamberto e Ubaldo suo figlio, patrizi pisani del li-
gnaggio de' Visconti della Gallura , che si avevano usurpata , si
distesero nella provincia limitrofa di Cagliari, e si impadroni-
rono di alcuni dipartimenti. Il prenominato pontefice a respiii-
gere gli invasori appellava e Marìano II di Logudoro cognato
di Benedetta ^ ed i milanesi -, ma mun si mosse.
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CAGLURI 187
iiìi4- Benedetta prometteya solennemente a Gotìfredo, cap-
pellano del papa nella villa di S. Cecilia (Castello-castro),
un annuo censo per ricognizione del supremo dominio della
chiesa nei suoi stati , e una totale dipendenza dal romano
pontefice.
Instando Ubaldo nella sua impresa , Benedetta dovette ritirarsi
da Cagliari in altra parte della provincia onde l'aggressore oc-
cupava il castello. Egli vi si trovava nel I23i enei 34 quando
sottoscrìveva alcune cai*te qualificandosi giudice gallurese e ret-
tore cagliaritano, sebbene non di tutto il regno fosse padrone.
Nel 1236 andava a prender possesso deki^gno del Logudoro va'*
caute per la morte di Barìsone fratello^di Adelasia sua sposa.
XIY. 1239. Regnava già Guglielmo HI di Massa, figlio di
Benedetta y nato nel 12 19. Secondo PAleo non potè egli subito
dopo la morte della madre esercitare la sua giurisdizione avendo
prevaluto l'ambizione dì sua zia materna, Agnese di Massa.
Costei onora vasi del tìtolo di Signora del giudicato nella dona-
zione , che della villa di Flumentèpido , nella marca del Sul-^
cis, faceva al monistero di s. Pantaleo nella diocesi di Lucca.
E questa usurpazione meglio ancora si evincerebbe da una scrit-
tura dello stesso Guglielmo , dove è chiaramente espresso lo
studio e l'opera, che egli poneva ad asseguire il regno.
i25o. È stato scritto aver fatto i pisani un formidabile ar-
mamento contro i governi della Sardegna poco devoti alla pre-
tesa lor sovranità, e per lo terrore destato nei regoli essendo
rimasti vacui i loro seggi aver nei medesimi collocato nuovi
principi preponendo alla provincia gallurense i Visconti , al-
l' arborense i conti di Capraja , alla cagliaritana i conti della
Gherardesca ecc. Non vuoisi negare il fatto della spedizione,
perchè ed erano ai pisani ragioni cR tanto moto , e vediamo
neir Arborea i Capraja ; ma non è da' ammettersi in tutti gli
aggiunti; però che de' Visconti sia da non pochi anni conosciuto
lo stabilimento in Gaflura (anno Ì2V8) e della potenza dei
Gherardeschi nella provincia di Cagliari sia la fondazione po-
steriore -, onde si possa inferire che o non riuscirono i pisani a-
costituire il nuovo signore , o che abbia prevalutd l'antico.
XY. 1253. Giovanni , e Chiano di Massa propinquo a Gu-
glielmo , ma in grado ignoto di consanguimrtà. 11 quale per re-
primere la baldanza di Guglielmo di Capraja e rivendicare i
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i38 CAGLIARI
dipartimenti stati smembrati dalla sua tetrarchia ricercò l'ami-
cìzia di Genova , e però prendeva in isposa una fanciulla di
quella nobiltà , e offriva il castello alla repubblica ^ obbligandosi
a sgombrarlo di tutte le persone che fossero mal vedute a quei
cittadini, a trasferire nei nuovi abitatori i loro beni, a nutrirli
per un anno , a permettere V estrazione gratuita del sale , a
non aprire nella provincia altro porto*
Mentre egli aspettava rajuto della repubblica amica, una
fatai necessità sorgeva di stare incontro ai Gherardeschi , ed al
Capraja, Restava dissotto nella tenzone , perdeva 1* arme , la
libertà , la vita barbaramente trucidato sotto le mura di S. Igia.
XVL 1256. Guglielmo lY di Massa, sopranomato Cepola, cu-
gino di Giovanni. Partecipe dei sentimenti di questi lo sopi-a-
vanzò nella devozione verso il comune di Genova, cui si ren*
deva ligio. Yi si trasferiva nell'anno seguente, e attaccato da
morbo repentino finiva. Trascurato e i suoi figli naturali, e
quelli del fratello Rinaldo , già suo benefattore , tramandava
alla repubblica la gravosa eredità della ricuperazione del giudi-
cato. In questo la rocca cagliaritana stringevasi ogni di più, e
a cbe in nessun modo venisse fatto ai genovesi di soccorrerla,
si innalzava sul porto una torre con macchine e uomini pro-
vati in arme. Sedici navi piene di genti e munizioni per la
rocca comparvero , ma non si avvicinarono. Si invocò la coope-
razione della carovana orientale , però senza frutto. Imperoc-
ché le truppe sbarcate vennero con furore rigettate in mare.
Dopo molti e varii casi gli assediati già cadenti per inedia si
arrendevano al giudice di Arborea (anno ia57).
Divisione del GiueUcqto Cagliaritano. Furon fatti tre mem-
bri non eguali. Uno al giudice Arborense , ed erano i diparti-
menti ^i . froatiera chf ()à erano stati annodati alla sua to-
parcbia fin dal ia5o, o in quel torno; l'altro al giudice di
Gallui'a , che constitulvasi- dalla Ogliastra col castello di Ciira
e dipendenze, dbe forse. erano a quel giudicato congiunte dal
tempo delle invasioni di Ubaldo ; il terzo , che veramente era
molto iqaggiore degli altri, restò ai pisani in suddivisione tra
il coinuqe , e i Gherardeschi. Essendo stati aggiudicati ad Ugo-
lino Iglesias , Domus-novas e altri borghi vicini con le terre
littorali della regione sulcitana ; ai successori di Gerardo le ca-
stelle dì Siliqua e di Villamassargia con la regione del Ciserro.
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CAGJLURl 139
Ma ooa quanto <Bm Cagliari, avca ottenuto Pisa , né era ben
sicura dell'acquistato. I genovesi insistevano se potessero rien*
trsae nel castello , ^ però mandavano Gioachimo Calderario
con nuovo navilio , sebliiene altro frutto non venisse loro da
questa impresa , che una cospicua quantità d'argento che tro-
varono in seno ad una nave predata ^ e con tanta costanza so-
stenevano l'assedio del castello e borgo di S. Igia, che parea
non si verrebbe mai a fine né per violenza aperta , che riget-
tavano sempre gli assalitori; né per tradimento ^ che quei bor-
ghesi non più lasciavansi tentare a cosa alcuna in favor del
giudice di Arborea e dei pisani , da che ebber veduto con
esempio di crudeltà incredibile arsi vivi certuni j che erano
stati accagionali di scerete pratiche con gli assediatori. Fre-
quentissime accadeano le fazioni militari ; ma come quelle che
nuUa di più erano che scaramuccie , non portavano ad alcuna
conclusione. Infine stracche ambe le parti si accomodavano ai
consigli y che Alessandro lY P, M. loro porgeva per due cava-
lieri templari; rimettessero ogni arbitrio sul disputato dominio
nella S. Sede ^ consegnassero la terra ai suoi legati , é congiun-
gendo gli animi voltassero le forze verso la Palestina. Tuttavia
non molto andò che i pisani con grave perfidia e irriverenza
al pontefice investirono d'improvviso S. Igia , e fecero indegno
governo dei non partigiani, dei quali parte furono tagliati a
pezzi y parte ridotti in ischi^vitù , ben pochi si poteron sottrar
con la fuga. Non però rimase del tutto deserto il borgo ^ che
continuarono a sedervi quanti riconobbe il vincitore de?oti alla
sua fortuna. Il papa altamente si dolse dell' attentato , e fé'
minacciarli della scomunica se .non sortissero dalla fortezza, la
quale non Istimo abbiano paventato nell'impeto della vittoria.
Accaddero queste cose nell'anno i253*
Regno Cagliaritano ^Uo la dominazione pisana. Abolito il
governo de' giudici in questa provincia cominciarono i pisani
ad esercitarvi una piena giurisdizione , e studiarono a che que-
sto possedimento tanto ff uttificasse , che avessero mercede delle
tollerate fatiche miUtari, e dei dispendi.
Della maniera di governo introdottavi pochissime cpse son
per noi conosciute. Ma non pertanto da ciò che ne espone il
diligentissimo istorìografo della Sardegna (B. Manno verso là
fine del libro ott^ivo) si pi^> concepire una qualche idea della
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i4o GAGLURI
medesima. Imperocché sotto i vicari del r^no cui era commessa
la general amministrazione, aveayì i minori ufficiali che tratta^
yano le varie particolari bisogne , i castellani, ì rettori, i po-
destà j i maggiori delle ville , i camerlenghi , i consoli del
porto , i giudici , gli assessori , i ministri delle curie , i capi-
tani di guerra , i sergenti , e altri commessarì , tra i quali i
salinieri , i preposti alle scavazioni delle miniere, e i soprain-
tendenti ai lavori della zecca. E di vantaggio quando paresse
convenire soleva la repubblica delegare per lo regno alcun vi-
sitatore , con la quditài di riformatore , ed inquisitore , a que-
sto che chiamasse a sindacato tutti gli ufficiali.
Di alcuni di cotali impiegati , e questi erano i preposti al
governo della capitale , é fatta menzione in vari marmi. In
due é nominato il capitano del comune e popolo di Castello-
Castro (anni 1292-99). Nella lapida dell'arsenale (1264) sono
notati due castellani, un giudice , ed un assessore , siccome in
quelle del Duomo (i3i2), delle torri di S. Pancrazio (i3o5),
dell'Elefante ( 1 807 ) , e del monumento per la espugnazione di
Lucca , che già fu affisso nella facciata della chiesa maggiore
(i3i5) intendi rispettivamente ai castellani-, ma se ne leggeva
un solo nel marmo per la vittoria di Monte- Catero ( i3i6).
Come a oggetto di primaria importanza cosi videsi alle mi-
niere rivolta r attenzione della repubblica dominatrice , che
molte in questa provincia aperte, e non del tutto sviscerate si
ritrovavano , e restavano trascurate da che caddero i romani.
Certamente non fu questo un inutil consiglio , perocché ebbero
in breve a trarne grandi tesori. La qual cosa é lecito inferire
dalle non poche navi cariche di argento sardo , che casual-
mente furono intraprese dai genovesi. E nel cominciamento di
questa epoca di governo parmi sia accaduto che i pisani
usando del loro dritto sovrano abbiano stabilito una zecca in
Iglesias ( V. il baron Manno nel smndicato luogo).
Se U commercio della provincia prendesse allora forze e ra-
pido e meraviglioso incremento non dubiterà chi conosca con
quanto studio a questo principalmente vacassero i pisani , al
quale dovevano la prosperità e grandezza , in cui erano da
piccoli principìi pervenuti (v. nella continuazione del presente
articolo, Cagnara antico porto di Cagliari dove dal tempo dei
giudici (rivedi anno 1174 Governo di Pietro) negoziavasi con
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GAGLURI i4i
0ì esteri). Ad afTermare più fortemente la loro potenza nella
capitale, quando continuava a turbarli un ragionevol timore ^ che
gli emoli non si abbandonerebl^ero da tentar la sorte , se loro
consentisse quel che avea legato l'ultimo Giudice , e che pure
potrebbe animarsi qualche altra ambizione, posero la mente
a nuove miUtari costruzioni. Allora sorgevano le due alte torri
del castello, le mura di Stampace, e si edificava sul colle più
intemo la rocca di S. Michele.
1282. Pietro Ili re d'Aragona, amico dei pisani, venne con
im gran navilio nel porto di Cagliari , e vi indugiava fino a
che udiva queUa emozione dei siciliani , in cui fu fatta la in-
degnissima strage, che chiamasi il Vespro.
Intanto le squadre navali delle due rivali repubbliche ga-
reggiavano con altrettanta virtù , che ostinazione a nuocersi
per potere una sostenersi nel castello di CagUari , altra occa-
parlo. Guglielmo Ficomataro rapivasi in sulla bocca del golfo
una nave pisana carica di vettovaglie , e di argento. Non po-
che ahre poscia , ed ^saq gravi di danaro tratto dall' isola , si
predavano nelle acque dell' Oglìastra , il quale cadde acconcia-
mente per li dispendi della edificazione della darsena.
1286. Lutto per l'infausta giornata della Meloria, fatai coipp
di fortuna ai pisani, perché cominciarono a languire sino a
non poter sostenere la propria libertà. Gran timore negli abi-
tatori del castello che i genovesi nell'impeto della vittoria non
sei rapiscono.
1287. ^^ trattarsi le condiùoni della pace ponesi a condi-
zione condusorìa la cessione del castello di Cagliasi. A qual
patto con ammirabil magnanimitàr i prigionieri non volevano
si ricomprasse la patria la loro libertà.
1389. I pisani soscrivono la cessione del castello. Domawfan
poi prorogato ad un anno l'effetto della convenzione , cedendo
pei sicurtà altri luoghi fortificati , e la stessa torre della rocca
di Pisa. I
Guerra civUe ita i pisani nelle terre di Cagliari. La morte
del conte Ugolino , cui , comecché fosse smo zio e tutore ,
Nino giudice di Gallura coml^atteva civilmente, e l'arcivescovo
di Pisa condannato nei sublimi versi di Dante alla esecrazione
dei posteri spingeva nelle fauci della più miserevole delle mor-
ti» conile fu conosciuta da Guelfo di lui figliu9lo, che tr^ya-^
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143 CAGLIARt
vasi nel feudo surdo, accendetalo in tanto furore, the preci*
pttava ìnconsideratainente nella guerra. Ben raffermato Vìlla-^
iglesias , Domus-novas con le castella di Baràtuli , Gioiosa-*
guardia y e Acquafredda si mise in suU'offendere. Ed a mag-
giori imprese disponeva l'animo y quando venuto dall'Italia
Lotto altro suo fratello con delle soldatesche indotte a sti-
pendio Crebbero al doppio le sue forze. Ma la ^repubblica noti
mancava a se stessa -, che mandava tosto alcune schiere , e
facea che Mariano di Arborea volgesse sUe armi nelle tèrre
dei ribelli. I due fratelli furono ' sfortunati. Guelfo venuto A
battaglia col Giudice fu fatto prigionieifo , e Lotto dovette re*'-
dimerlo con la cessione di tutti i luòghi posseduti.
1290. I pisani, cut era gravoso il patto della cessione, de-
liberano (fi pericolare in una nuova guerra.
1292. Giovacfaimo Merello, capitano di alcune galee geno-
vesi , appi-oda in Capoterra , dirimpetto a Cagliari , e Scorrendo
con sue soldatesche le vicine regioni distrusse le torri , e arse
quanti poderi si coltivavano in- quelle circostanze.
1299. I pisani temendo gravissima sciagura nella contenzione
con nemici assai più forti calarono agli accordi, e per ritenersi
SI tanto ambito castello di Cagliari abbandonavano ai genovesi
}a città di Sassari, e pagavano cento trentasetrte mila lire di
Genova pe' dispendi della passata guerra.
t3i2. Si ponevano dentro il castello le fondamenta del lem-
pio maggiore, che poi si perfezionava dagli aragonesi nd i33i.
Ouerm aragonese^ i323. La signoria di Pisa udito il ma-
celb che* de' pisani dimoranti in sue terre avea fatfto il Giudice
di Arborea, e gli apprestamenti di Portofiingoflo, riempie Ca-
gliari di genti da guerra.
Il Visconte di Roccaberti con alcune bande aragonesi e col
sussidio delle milizie arboresi marcia sopra quella, e si allog-
gia nella terra di Quarto. L' ammiraglio Francesco Carroz melsa
nella spiaggia del Sulcis la più gran parte dell' esercito sotto
gli ordini dell'Infante D. Alfonso veleggia al golfo di Cagliari,
e vi sbarca '3oo cavalli, e diecimila fenti. Le* quali forse siag-*
giunsero a quelle del Visconte, che già era in sull'^cndere ,
e ben trincerato sopra il colle di Bagnara^
n Carroz sorte ad altre impi*e<fe ' lungo- la costa orienlale ,
tnsL per poco, che dee ritornare a proibire ni pisani l'acceseo
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CAGLIARI 143
in Cagliari ^ e salTare quelle navi che avea respintevi l' Infante
per isremaryi. Constava la flotta regia di galee sessanta, di
ventiquattro grosse cocche , e di duecento sedici navi minori.
i324* I guerrieri pisani , che avean fatta una onoratissima
difesa sostenendo la terra d'Iglesias per sette mesi contro un
esercito venti volte maggiore , si ricoverano nel castello.
Comparisce il navilio della repubblica di cinquantadue navi
da guerra. L' Infante raccozza sotto Cs^lìarì tutte le sue forze.
Tuoi prima cimentarsi in mare, ma ne i suoi, né i nemici
vollero arrisìchiarsi all'abbordaggio. Il conte Manfredi della
Gherardesca salta con sue genti in Capoterra , e si avvia a De*-
cimo ingrossandosi di molte bande di paesani. Alfonso corre-
gli incontro cogli aragonesi , e si affrontano tra il Maso e Deci-
mo nella regione £ Bau-sisterri. Supera la fortuna aragonese,
e i vinti si ricoverano nel castello. In questo voltosi il Carroz
contro la flotta nemica scemata di molta gente la spingeva in
Alga, e rendéasi padrone di tutte le navi onerarie.
Cagliari cingesi da ogni lato, e a privarla affatto delle vet-
tovaglie si ordina una stazione alla scafia in sul capo della piaìa.
Manfredi con molte sortite travaglia gli assediatori. Tenta di
pieno giorno una incursione nel campo reale ; ma il valore non
superò l'avverso destino. Gli aragonesi avvicinano le màcchine
alle mura del castello : il fuoco dei pisani le annienta.
Behedetto Calci ambasciatore e sindaco della repubblica , ve-
duto le cose allo stremo, sottoscrive le condizioni delP accordo
riserbandole in titolo di feudo il castello con Stampace e Til-
lanova col porto e stagno ecc. Lo stendardo aragonese sven-
tola sulla torre del duomo. L' antica città regina dell' isola de»
gradasi alla condizione delle terre feudali. I confini della sua
giurisdizione non vanno molto in là delle falde del suo colle.
Le tende del campò regio^si cangiano in abitazioni, e Bonaria,
come dissero gli aragonesi storpiando il vero Bagnara, sorge al
gradò di città dominante.
i3a5. Mentre i cagliaritani sentivano troppo grave la super-
bia e ingiustizia dell'aragonese; questi mal volentieri tollera-
vano veder i pisani dentro il loro insuperato castello. Dai la-
menti delle ingiurìe si venne ben presto alla vendetta. Gaspare
Boria con le sue galee, e con quelle di Pisa entra nel golfo
di Cagliari , commette moke scaramuccie con T'ammiraglio ara-
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i44 CAGLIARI
gonete, finalmente lo provoca ad ordinata battaglia. La sren-
Uira pisana oppresse Q valoroso genovese.
Si pensa aUa espugnazione deUa città. Il vincitor anuniraglio
col generale Raimondo Perai ta investono d'accordo Stampace,
superano le sue mura, e cagionano grave duolo ai pisani che
aveanvi raccolte le donne , i figli e le masserizie. Fecesi grande
strage e bottino.
iSafi. Stringendosi con vigor sempre più termo addosso ai
propugnatori le schiere aragonesi, fu necessita che quelli in*»
dinassero a pensamenti di pace. Pei nuovi patti diveniva Ca^
gUari colonia aragonese.
Addi 9 giugno del 1826 i pisani uscivano dal castello per
la porta Leonina, e Filippo Boyl coi regii commissarii e con
gli aragonesi entrava dalla porta di s. Pancrazio. Ritornò al-
lora Cagliari nell'antico suo grado.
Govarno della medesima. Le forme consuete degli altri mu-
nicipii aragonesi, come era ragione e dritto, furono date a
Cagliari, la quale anzi si volle assomigliare in tutto a Barcel-
lona. Si stabiliva fossero cinque consiglieri, e cinquanta o più*
giurati j i quali trattassero, ordinassero e procurassero le cose
del castello, e dei popoli che erano e sarebbero alla falda
della collina. Si instituiva l'ufficio della Vicarìa per l' ammini-
strazione della giustizia, si creava un bailo ecc.
Concessioni di privilegi, I nuovi cittadini di Cagliari erano
aragonesi , erano i conquistatori del regno ; e però furono verso
i medesimi prodighi d'ogoi sorta di favori i sovrani, e D. Ja-
copo nel diploma di erezione della comunità in municipio co*
municava con loro tutte le libertà , immunità , privilegi e con-
suetudini di Barcellona; soprali quali beneficii crebbero a cu-
mulo altre e molte grazie speciali. L' Arquer parlando ( circa
l'anno i54o) dei cinque consoli, cui era commessa l'ammini-
strazione delle cose pubbliche, affermava, che ne dal Re, né
dal Viceré erano essi mal disturbati nei loro negozi, che an-
davano per la città ornati delle insegne dell' officio , che dispen-
savano ( o almen dovevano ) secondo il consiglio della prudenza
o dei più savi cittadini le rendite del comune, le quali erano
molte-, che infine aveano in più casi la podestà di. far leggi e
pure sanzionarle con la pena di morte o di mutilazione.
Notizie storiche di Cagliari sotto la dominazione aragonese
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CAGLURI 145
e spagnuola. Giacomo U tiene il regno dì Sardegna dfl ^^24
al 1327. Non volendo che la novella città di Bonaria cadesse
dopo brevissima esistenza ordinava si costruissero nuove abi-
tazioni nell'intervallo che separava Cagliari da Bonaria , si con-
giungessero ambedue in un sol corpo, e a difesa di Bonaria
si costruisse sulla eminenza vicina una fortezza col nome di
Monforte. Ma gli aragonesi amaron meglio di abitar in case
vecchie.
Alfonso IV U conquistatore. iSag. I pisani che non dispe-
ravano di ristaurare in Sardegna la loro antica autorità non
sapendo far meglio vollero adoperare i frati Francescani e
Domenicani. Ciò fu cagione^che l'ammiraglio Boxados mandasse
fuori dal castello i frati e tut^ti i sardi che vi si trovavano.
Giovanni XXII supplicato dal Re ordinava che gli ordini reli-
giosi che per l' addietro erano sotto la giurisdizione di prelati
pisani fossero per l'avanti soggetti a superiori aragonesi.
i33o. Aitone Doria blocca Cagliari, e preda alcune navi.
i332. Tredici galere genovesi si avventurano a penetrare
nel porto ; ne sortono in minor numero.
i335. I consìgheri promulgano degli ordini e .statuti contro
gli israeliti. Il Re non li approva.
i336. Muore Alfonso.
Pietro IV prende il regno.
1345. Confermasi a Cagliari il privilegio del re .Alfonso di
stabilire delle imposte su merci e vettovaglie per impiegare
certa parte del frutto nella costruzione delle muraglie di La-
pola e di altre opere di difesa.
1348. Mentre ardeva la guerra tra i genovesi ed aragonesi
si difiuse nell'isola l'orrib'de pestilenza descritta dal Boccaccio»*
La strage più che in altra paiiie fu spaventosa in Cagliari.
i353. Scoppiata la guerra tra Aragona e Arborea i capitani
del giudice Mariano espugnato Decimo , e distrutto il. castello
Orgoglioso nel Giarréi vennero a oste contro la capitale , e
stabilirono ì quartieri nel borgo di Quarto. In questo essendo
Tenuto il navilio aragonese comandato da D. Bernardo Cabre^
ra , furon tratte al lido tutte le genti d'arme calde ancora dell^
vittoria sopra i genovesi nelle acque di Alghero. Gli arboresi
ritornaronsi in loro case.
i355. II re D. Pietro da Alghero passa in Cagliari. Primo
Dizion. geogr. ecc. Voi. IH. * io
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r46 CAGLIARI
parlatoiento della nazione. Presiedeva lo stesso sovrano e trat-
tava coi principali uomini de' tre ordini del regno di ciò che
conducesse al bene dei popoli. Veniva a Cargli riverensa Tim*
baura giadicessa di Arborea , ed il suo fì^io Ugone. Concor-
reva poscia anche il Giudice Mariano con Matteo Dona* Con-
chiusa la pace si trattò del maritaggio del principe Ugone con
una nobilissima fanciulla aragonese.
i362. Nuovo contagio scema la popolazione.
i366. Facendosi sempre più pericolosa la guerra con Mariano ^
il re manda delle soldatesche a maggior presidio della capitale.
l'SGg. Nel timore di un tradimento in favor di Mariano si
cacciavano i sardi anche da LapoW.
i374-' Ugone, principe d'Arborea, con una squadra di 4^ ga-
lee genovesi tentava di prender Lapola, ma nel respingeva Brain
caleone Doria.
1876. Cagliari stringesi dagli arboresi da mare e da terra.
I cittadini debilitati dall'inedia , dal morbo, dalla guerra deli-
beravano di ritirarsi nell'antica patria, rovesciate le mura della
rocca , e incendiate le abitazioni. La guarnigione del prossimo
castello di S. Michele era per ceder l'armi e il luogo. Ma
venne a tempo l'ammiraglio Aragonese. Ugone lascia libero il
porto, i capitani delle genti arboresi non si ostinano a restarsi
al pie della collina.
Si ridesta la pestilenza. Muore Mariano, e subentra Ugone,
che poi nel i383 fu ucciso dai propri sudditi.
1 384* Brancaleone Doria , marito della giudicessa Leonora ,
viene contro la fede pubblica trasportato in Cagliari , e custo-
ditovi come prigioniero. Leonora vincitrice dei congiurati che
tentato avean costituire l'Arborea alle forme repubblicane , vol-
gesi contro gli aragonesi , e più volte li fa ti^emare dentro i
loro propugnacoli.
1387. ^uore il re Pietro , e gli succede
Giovanni L •
Radunansi in Cagliari i sindaci dei comuni e dipartimenti
soggetti a Leonora per definire coi ministri regi le condizioni
della pace , che restò composta nell'anno seguente.
i3gi. Rinata la guerra con Leonora, il Re che vide con
mirabil celerità propagato il terrore e favola delle arme arbo-
resi attése a fornir Cagliari di valido presidio.
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GAGLURI 147
i3g5. Muore Giovanni , e gli succede il suo fratello
Martino {il seniore).
i3ff6. Approda in Ca;jliari con sua flotta il Re ; vi si ferma
ilciifii giorni , e poi da Barcellona manda gente e danaro a
Ibrti&ear meglio la caporale nel sempre crescente pericolo.
i4o3. Appiccasi nuovo contagio alla popolazione di Cagliari.
i4o4- Muore Leonora giudìcessa d'Arborea.
1409. D. Martino (il (;ìuiiiore)9re di Sicilia, arriva a Cagliari
con grosso navilio per combattere il Visconte di Pfarbona pre-
tendente del giudicato di Ariiorea. Allegrezze per la vittoria di
Sanliuri. Lutto per la inonorata ed immatura morte del vincitore.
141 o. D. Pietro Torrellas muove da Cagliari con l'esercito
per espugnare la capitale dell'Arborea , e obbliga Leonardo
Gabello a prendere il titolo di Marchese d'Oristano, deposto
ijttello di Giudice d'Arborea.
Muore il re D. Martino. Interregno. I cagliaritani sono ridotti
allo stremo per la guerra e pestilenza.
i4ii* Muoriva in Alghero il viceré, e Giovanni Montagnano
govemator di Cagliari cadeva estinto in un incontro coi popò*
lani d'alcune terre sollevate.
141 2. Alcune navi genovesi bruciano dentro il porto i legni
catalani , e vessano i sobborghi.
La stirpe castìgliana ottiene il regno di Aragona. Tr^ molti
eompetitorì è scelto e proclamato re l'Infante di Cartiglia
D. Fcrdinandù,
i4i5. Il Re comanda che, ove presentisi , sia rìspinto Tanti'»
papa Benedetto , il quale avea disegnato di riparare al castello
di Cagliari , e cpiìvi sostenere la sua indipendenza.
i4i6. Ascendeva al trono
Alfonso V.
\fyx\. Ritornando il Re dalla spedizione di Corsica sofièrma«>
vasi in Cagliari.
Secondo parlamento nazionale presieduto dallo stesso Sovra-
no , che con molta benignità accolse gli omaggi dei procuratori
dei comuni , e dei principaU della nazione. Fé' ragione secondo
le leggi; accordò li favorì supplicati, e decorò i benemeriti di
grazie , onori e privilegi.
14^3. Si fanno provvedimetìti per ia maggior sicurezza di
Lapola.
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i48 CAGLIARI
1432. Il Re approda in Cagliari , vi riunisce la flotta , e
quindi parte a combattere la reggenza di Tunisi.
144^* Soprastando all'isola rarmata turchesca, il Re nomina
capitano generale del regno D. Raimondo Satrillas di Cagliari.
iSo'lo stesso anno essendo accaduti in varie regioni alcuni
commovimenti egli mosse con le truppe a ristabilir l'ordine e
la tranquillità, e fé' valere l'ampia podestà, che era stata in
lui conferita dal Sovrano. Assediava Villaiglesias, e la riduceva
all'obbedienza.
1 44^- Corti straordinarie. 1 baroni del regno vedendo le cose
pubbliche troppo travagliate dalla malvagità degli ufficiali si
radunano, e mandano alla corte due messaggi.
14^8. Ascendeva al trono Giovanni II.
1459. Da Sicilia passando in Ispagna toccava in CagUari
D. Carlo Principe di Viana. Il governatore della città spedivasi
da lui a raggranellare tra i comuni quella somma di danaro,
che se gli doveva o£frire in attestazione di onore.
1470. Il viceré Carroz sorte da Cagliari contro il marchese
d'Oristano. È sconfitto presso Uras, e perde molto terreno.
i47^« Leonardo di Alagon marcia sopra la capitale intento
a opprimere il Viceré suo personal nemico. I quartieri, i bor-
ghi , i campi vicini sono aspramente vessati e devastati , chiuse
le vie , impedite le vettovaglie.
1476. Artaldo d' Alagon, primogenito del Marchese, assedia
Cagliari, occupa il poito, e le navi che vi si trovano, e tutto
pone a sacco. Poco manca, che la città non cada. Il Viceré
va in Barcellona ad afirettar il soccorso.
Nella pr'unavera del 1478 molte squadie vennero da Ara-
gona e Sicilia per finir la guerra. Il Viceré dopo la vittoria
dovè dolersi della morte del figlio. La Viscontessa di Sanlurì,
che odiava i Carroz, perché avean perduto il suo maiito, fu
accusata di ammahamento, e processata.
1479* Muore il Carroz , ed il re Giovanni.
Regno di Spagna, 1 paesi di Aragona e Castlglia uniti per
lo matrimonio di Ferdinando con Isabella riprendono quest' an-
tico nome.
Ferdinando il Cattolico.
1481. Convento generale delle corti. Ximone Perez V. R.
1483. Il borgo di Lapola in Cagliari si privilegiava di spe-
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CAGLIARI i49
ciali franchigie , affinchè più popoloso fosse più sicuro in que-
sto che temevasi dai genovesi.
1484* Per violente contenzioni tra il Viceré ed il procurator
generale, cui favorivano molti gentiluomini cagliaritani e sas-
saresi, levavansi i popoli a rumore, e gravi commovimenti si
generavano di minor durata però nella capitale per la prudenza
dei consoli. Il Viceré fu richiamato.
i48^« Ritoma il Perez , e condanna i suoi emoli in un giù*
disio di maestà.
1490. Convocazione delle corti. D'Ignigo Lopez avea inti-
mata l'adunanza in Sassari, e incominciata; ma a petizione
dei consoli di Cagliari fu il parlamento ti-asferito nella capita-
le, e conchiusovi.
1492. Ferdinando ed Isabella conquistano il regno di Gra-
nata dopo una gran battaglia, cui dava ottimi auspici il valo-
roso Leonardo Tola , uomo sardo , che coglieva col laccio e
strascinava al padiglione del Re un granatino di gigantesca cor-
poratura uscito a disfidare e punger con derisioni i guerrieri
cristiani.
Si ordina V espulsione degli israeliti. La loro sinagoga si con-
sacra al cristiano culto sotto l'invocazione di s. Croce.
Si stabilisce il tribunale della Inquisizione dipendente da
quello di Sassari sotto la influenza del famoso Torquemada.
Arquer dice che prcK:edevasi con tanta severità contro i sospetti
di eresia , apostasia , maleficio da non si potere con poche pa-
role spiegare. Certo è però che era minore di quella , che nel
1571 egli sperimentava dalla Inquisizione di Toledo, da cai fu
fatto perire di ferro e di fuoco siccome luterano dogmatizzante.
1498. Accadde un conflitto di giurisdizione tra il S. Ufficio e
l'Arcivescovo, che con l'aiuto del Viceré avea levato un me*
scbino dalle prigioni della Inquisizione. Fuvvi una processura.
Gli inquisitorìali ebbero il vantaggio.
i5io. Convento generale delle corti. Presiedeva Giovanni Du-
say viceré. Il quale morto , prorogavasi l' assemblea dal gover-
natore di Cagliari. Il Re destinava a suo luogotenente generale
Ferdinando Giron ReboUedo. Pare che costui indicasse la con-
tinuazione del parlamento in Sassari: ma per una interposta
coQtradizione fu obbligato di ritornare indietro da Oristano, e
tener l'assemblea nel castello.
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i5o CAGLURI
i5iS. Muore Ferdinando il Cattolico. I regni della Spagna
sono devoluti nella stirpe di Ausburg.
Ciirlo I di Spagna, e poi /^ fra gli imperatori romani, figlio
di Giovanna lafolUy da Filippo U bello d'Ausburg, imprende
il regno.
i5i9. Convocanoni delle corti. D..Angelo di Yillanova V. R.
Si attentò contro lo statuto del regno; però che i gentiluonùni
di Sassari, Alghero, e degli altri luoghi settentrionali compor-
tavano a male in cuore , che per la validità delle unioni dello
stamento militare si comandasse l'assemblea nella capitale (V.
B.Manno all'anno iSig ). U Re volle inalterate le antiche con*
suétudinì.
i53o. Congregazione degli stamenti. D. Martino Cabrerà V. R.
i535. Si riunisce nel golfo un numerosissimo navilio per la
guerra Africana. Carlo V ferma-;! alcuni giorni in Cagliari. Al-
legrezze per la vittoria di Cesare, e per la liberazione di 1 1 19
schiavi sardi. Il valoroso cavaliere cagliaritano D. iialvatore Ai*
merìch resta' governatore della Goletta.
1540. Orribil penuria. La stessa capitale langue di miseria
e di stento.
i54i- Adunanze parlamentari. V. R. D. Antonio Cardona ,
cognato di Cesare. Circa questi tempi fu scrìtto per lo sum-
mentovato Sigismondo Arquer di Cagliari un Saggio, che dir
possiamo storico-politico- statistico della Sardegna, onde si ap-
prende la tristissima condizione morale delle c*ittà primarie e
provinciali, e delle popolazioni rustiche. Nel quale notavasi la
negligenza del comune, lo studio del privato interesse, la crassa
ignoranza, la gran lode che era aver veduta la giammatica
latina, lette le leggi di Giustiniano, e le pontificie, scorso con
occhio sonnacchioso il Galeno ed Avicenna, la enormità del
lusso e della superbia, e con tutto questo i vìzi della barba-
rie. Vi si parlava con poco onore dei preti e monaci.
i549«D. Girolamo d'Aragal cagliaritano, governatore della
capitale e provincie clìpeudenti , prende il ; overno del regno con
titolo di presidente. Egli erìgeva il baluardo dello Sperone.
i553. Gran timore in Cagliari per le correrìe del famigerato
corsale Dragutte alleato de', francesi e però conti^rlo a Carlo.
i555« Coiti generali del regno. D. Lorenzo D'Eredia V. R.
A costui, che moriva si tosto come chiudeva il parlamento, sue*
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CAGLUra i5i
cesse nel governo del regno D. Alvaro di Madrìgal, sotto il
quale le fortificaùoni del castello furono in gran parte con-
dotte a perfeùone y come apprendesi dalla iscrizione nel fianco
del baluardo di s. Croce y che domina quello del Salice.
1 556. Carlo I chiude sua vita politica rinunciando il regno
delle Spagne al suo figlio
Filippo IL
i562. Ordinava alla inquisizione della Sardegna di unifor-
mare a tutti i regolamenti del S. Uffizio di Spagna nelle pro-
cessure. Per lo che mandava alcuni frati peritissimi in siffatte
bisogne.
1 564. Stabiliva ^ R. Udienza.
i565. Si òm votano le corti del regm>* D. Alvarp di Ma-
drigal V. R-
Si introduce Tarte tipografica da ^iicolao Canelles.
1567. 11 Madrigal j come negli altri propugnacoli , cosi nel
dedicato a S.Giovanni ( bastione di S. Croce ) dimostrava il
suo studio a munire secondo le regole e la condizione topica
la città con Topera degli ingegneri Rocco Capellino , e Antonio
Mazolina. Cosi da una iscrizione nel fianco dello stesso bastione
al Bàlice.
1571. Dal P. M. Pio V. proclamatasi la crociata contro i
turchi , la Sardegna contribuiva il suo terzo contro Selìmo IT.
Quattrocento archibugieri sartfi in massima parte cagliaritani
furono accolti neUa Reale cristiana y dov'era D. Giovanni
d'Austria. Contro la quale Ali comandante supremo della flotta
turchesca , confidentissimo nella ferocia dei quattrocento suoi
giannizzeri, spingevasi. Ma i sardi avventatisi su lui con la vio-
lenza della folgore y e domata ogni resistenza ne presentavano il
capo a D. Giovanni. Fu questo prodigio di valore il grand'au-
spicio della famosa vittoria delle Curzolari , addi 7 ottobre. D.
Giovanni reduce dal Levante toccato in Cagliari si congratulava
coi cittadini del felice valore dei suoi guerrieri. Questi bravi
con l'insigne Figneròa , degno condottiero di eroi, posero mo-
numento di loro religione alla Beatissima Vergine nella chiesa
dei Domenicani l'onorato stendardo. Il quale era uno dei più
significanti ornamenti nelle feste per la canonizzazione di Pio
V , e tutti gli anni portasi pubblicamente j come un trofeo
nella solennità del SS. Rosario.
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iS% CAGLURI
1573. Convocazione delle corti. D. Giovanni Coloma V. R.
1578. D. Michele De Moncada Y. R. fa il giro del regno
per terra e per mare provvedendo alla sicurezza interna
ed estema.
i58a. I barbareschi saccheggiano la terra di Quarto sotto gli
occhi del governo.
1587. Compite le fortezze di Cagliari e di Alghero, e for-
nite d'ogni necessario istromento intendesi a circondar l'isola
di torri. Si stabilisce nella capitale una reale amministrazione
per le medesime.
iSgS. Convocazione delle corti. Marchese d'Aytona V. R.
1594. Temendosi in Cagliari dei tuixhi , il V. R. D« Ga-
stone di Moncada provvedeva j ed i baroni armavano molta
gente.
1598. Filippo HI.
i6o3. Famoso parlamento nazionale. Conte d'Elda V.R. Spa-
ventosi nembi di locuste vengon dall'Africa nelle terre sarde.
Influsso mortalissimo di va j nolo.
1606. Bolla di Paolo Y per la erezione di una università
di studi.
161 1. Viene visitatore D. Martino CarriUo. Nell'anno seguente
pubblica là sua relazione intomo alla Sardegna.
161 3. Convento delle corti. Duca di Gandia V. R.
i6i5. Sotto le ruine dell'antica chiesa di S. Saturnino ( v.
agli anni 517 , e 1089) scoprìvansi molti depositi di vecchi
ossami , li quali furono riconosciuti tombe e reliquie di beati
martiri. L'arcivescovo Esquivel dimostrò uno zelo maraviglioso
a farli onorare. Molte città dell'Italia parteciparono della in-
venzione.
1619. Toccava nel porto di Cagliari il prìncipe Filiberto
Emanuele terzogenito di Carlo Emanuele I duca di Savoja. Egli
era grand'ammiraglio di Spagna.
i6ao. La flotta turchesca tenta uno sbarco nella spiaggia di
Quarto. Tra i baroni accorsivi molto si distìnse D. Giambattista
Satrìllas.
i6af. Il conte d'Eril raduna il parlamento per ùlt provvi-
sione a fortificare l'isola di S. Pietro y nido dei pirati barba-
reschi e turchi , donde inferivano ai popoli della vicina Sar-
degna continue molestie e gravi danni. Ma prevaleva il consi*
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CAGLURI ,53
glio di edificare una squadra di galere. Il prenominato Satril-
las fu inviato al re
FiUppo IV.
i6ti3. ConTOcatione delle corti. D. Giovanni Vivas V. R.
Questi per sue maniere violente rendeasi nemici molti membri
dello stamento militare. Onde non potendo viver tranquillo
nella capitale andava a Sassari ^ e moriavi molto onorato.
1&26. D. Luigi Biacco consigliere del supremo di Aragona
Tiene per domandar soccorso ai Aspendi della guerra. Indica
una congrega straordinaria , e reggela ei stesso, essendo Y. R.
il marchese di Bajona. Fu deliberato un donativo di quattro-
cento mila scudi pagabili in un quinquennio. Cagliari contri-
bui per scudi novantatre mila. Cosi potè formarsi un terzo
(laoo uomini) di soldati nazionali, e mantenersi. Gonducevalo
alla guerra di Mantova il maestro di campo marchese di Sedilo.
1682. Corti ordinarie. Marchese di Bajona Y. R. Lui morto
destinavasi il vescovo di Alghero D. Gaspare Prieto a conti-
nuarle e conchiuderle.
Le tre primevoci giurano nel Duomo di difendere la imma-
colata Concezione della B. Y.
i633. Si pubblica la compilazione delle prammatiche per D.
Francesco Yico.
1634* ^ militari del Logudoro persistono nella pretesa di
poter fare delle riunioni stamentarie in Sassari. Il Re annuiva
per certi casi ; ma presto rivocavasi la licenza.
i635. Cagliari invia soccorsi agli eserciti regii nella Catalo-
gna. II Y. R. Doria, prìncipe di Melfi, muore. Gli è sostituito suo
fratello duca di Avellano.
i636. Gran carestia di viverì.
1637. Occupata Oristano dal conte di H^rcourt, i consoli di
Cagliari offrono danaro, e proferiscono somme maggiori. D.
Diego di Aragal parte a governar la guerra. Si attese tosto a
fortificar la capitale , ed a compire alcune opere di difesa. Fu
munito anch'esso il castello di S. Michele e cominciossi a edi-
ficare il forte di S. Elia. Quando il Y. R. disponevasi ad andar
nel campo venne nùnziata la vittoria dell'Aragal. Yennero a
tardo ausilio dieci galee , dalle quali la città comprava nuove
provvisioni di guerra. D. Antonio Quintano molto intendente
di architettura militare fece alcune avveitenze sulla fortificazione.
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i54 CAGLIARI
i638. D. Diego di Aragal Catto preside de! regno erìge il propu-
gnacolo alle spalle del palazzo reale , che in certa forma d*un ca-
valiere siede sul gran baluardo della stessa denominazione.
Scandaloso scoppio di odii municipali , dolendofi i cagliaresi
che si tentasse dai sassaresi non solo contro la primazia poli-
tica ed ecclesiastica, ma ancora contro i suoi santi con empie
pasquinate. Ammutinamento popolare in Cagliari contro D. An-
tonio De Basceliga ed il canonico Diaz creduti autori degli scritti
disonorevoli. Furono assaUtt nelle loro case , e se non fosse
accorso lo stesso presidente del regno sarebbero stati finiti.
i638. D. Giorgio di Castelvi conduce in Fiandra un terzo dì
sardi , e vi si ricopre di gloria.
1639. ^ ^* ^*> prindpe dì Melfi, muore desiderato da tutto
il regno.
1641. D. Giovanni Dexart pubblicava la compilazione e chiosa
degli atti delle corti del regno.
Fondasi il monistero di s. Catterìna per educarvi le fanciulle
bennate.
La città offre al Re una gran somma in doniitivo grazioso.
1642. Convento generale delle corti. Duca d'Avellano V. R*
I marchesi di Laconi, e di Villassor, formano quegli un reg-
gimento di cavalleria, questi un terzo d'infanteria con uno
squadrone di cavalli , e vanno a combattere gli insorgenti della
Catalogna.
1 consoli a distrigare il fisco dai precipitati obblighi suoi
offrono scudi trcncamila per anni dieci.
1644* Mandano copiosi sussidi all'ei^ercito regio nella Cata*
logna. Muore il Y. R. Succede il Idontalto, e purga il regno
dai malviventi.
Contenzioni tra i marchesi di Villassor e (^uirra per lo pri-
mato nello stamento. Il Quirra va a negoziare il titolo di Duca.
II Yillassor si oppone. Cagliari manda soccorsi alla squadra di
D. Giovanni d'Austria, che combatte i ribelli napolitani, e
Masaniello.
Guerra tra le erse Castelvi e Villassor. D. Agostino Castelvi ,
che il Villassor avea voluto trucidare, sorte in campo con i5oo
cavalli e sfida il marchese Villassor. Relegazione dei partitanti.
Il cardinal V. R. fa riconoscere dal comuiissaiio un cavaliere
casigliano accusato di magia e come tale bruciato.
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CAGLIARI i55
i65o. D. Giovamii d'Austria, compresse le rìbelUoni di Na-
poli e Sicilia, viene in Cagliari con la flotta. Il cardinale Tri-
vulzìo y. R. per evitare le spese nomina a presidente il Visi-
tatore, e parte. Scandalo gravissimo nella cattedrale quando era
per giurare il Visitatore, perché il govemator di Cagliari si
pose con violenza in suo luogo , e imprese il governo.
i65i. Viene V. R. il Guerara e relega il governator di
Cagliari. Provvede contro i fialsatori delle monete erose. I se-
greti delle sue operazioni svelati cagionano dei disordini, e
quindi si passa ad un ammutinamento. Gli stampacìni e i vii-
lanovcsi si mossero contro lui. Ma non si precipitò alla strage.
i652. Incomìncian tempi funesti. Nel maggio veniva dal-
l'Africa cosi denso nembo di locuste, che copriva la terra,
ed oscurava il giorno. N'erano consumate le messi. U fieno
tocco dalle medesime avea effetti dì veleno. Supplicazioni re-
ligiose e scongiuri. Fatica vana dei popoli a distruggerle. Com-
pita la ovazione, in sull'estremo esinano, cado n sul mare. Nella
seguente primavera al tepore si animano i parti, ed una quan-
tità decupla della prima fa disperar le genti. Perita anche
questa nell'istesso tempo e modo, i contadini si volsero a di-
struggere i nidi. Venne la seconda generazione, ma tocca da
certo pestilenziale influsso mori tutta prima di nuocere e par-
torire. Prendonsi nella capitale le- più savie misure contro la
pestilenza appresasi alle terre settentrionali da commercio con
la Catalogna allora ammorbata. Giambattista Perez provvede
in modo che per quattro anni restò preservata Cagliari. Il
castello di s. Michele fu destinato a lazzeretto.
iG54- L'armata francese minaccia la capitale» Il governo
comecc^'è in aiianno per lo contagio preparava per una valida
difesa i baluardi ed i cittadini.
i6i^6. Il Re ordina la convocazione delle cord. Il Perez pro-
testa i ivano. Si fa l'assemblea presidente conte Lemos. L'ar-
civescovo prima vittima del contagio. Il V. R. dissimula il
morbo, e quesìo sì attacca all'Italia, e fece in Napoli quella
grandissima strage che rÌLerisce il Botta. Oade gridò tutto il
mondo conlra il V. R. di Sardegna. Questi ritirasi in Sassari
per salvarsi. Ivi ricevuto la conferma del parlamento chiamò
tutti i titoli e voti, e conchiuse le corti con le consuete so-
lennità. Il contagio in sul fiair d' agosto degenerò in febbri di
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i56 CAGLIARI
somma malignità. Nell'ottobre era perfettamente ristabilita la
salute pubblica. Si resero grazie a s. Efisio, e nel maggio andò
il popolo col suo simulacro in Nora per festeggiare. La pe-
regrinazione continuasi tuttora. Il Re richiama U suo rappre-
sentante causa dell'orribile mortalità dell'Italia: con uno sguardo
severo toglieTasi il senno. D. Bernardino de CerveUon governa-
tore di Cagliari e Gallura veniva in Cagliari mentre ancora
infunava la pestilenza a prendervi con le solite cerimonie pos-
sesso del governo in qualità di presidente.
1657. Il V. R. marchese di Castel Rodrigo purga V isola dai fa-
cinorosi, accresce allasquadrn un' altra galera. Edifica un poiio
( la darsena ) e arsenale con baluardo del molo piccolo. Incen-
dio del palazzo viceregio. Selciamento delle strade. Intro-
duzione e miglioramento di varie arti meccaniche per li servi
del V. R. Uomini alemanni di molta industria.
1662. n principe di Piombino V. R. visita molte fortezze del
regno. Nel 1664 muore in officio.
i665. Carlo II sotto la tutela di Marianna, arciduchéssa d' Au*
strìa , reggente del regno.
Ella per la guerra contro Luigi XIV chiede essere servita d'un
cospicuo sussidio di danaro. Scerete conferenze del marchese
Laconi con l'arcivescovo primate, col vescovo d'Ales, e col
giurato in capo di Sassari. Molti vanno nella loro parte. Il mar-
chese Villassor , e pochi altri baroni famulano al Y. R.
1667-8. Congregazione degli stamenti. Marchese Camarassa
V. R. I laconeschi prometto» a condizione della privilegiata
concessione delle prelature , e degli impieghi dello stato ai re-
gnicoli. I viUassoreschì puramente. Prevalendo i primi mandasi
il Laconi sindacò alla corte. La supplicazione non accoltasi con
favore , gli stamenti ricusavano il chiesto servìgio. Il Laconi ri-
torna in patria applaudito gloriosamente , e presentasi alle con-
greghe stamentarie, dove trovò occupato il primo posto dal
marchese di Villassor. Il Camarassa, disperata la persuasione,
scioglie l'adunanza, molto indispettito contro i laconeschi, dei
quali altri levava dal posto, altri privava del soldo , questi re-
spingea dall'intendimento, quelli cacciava in esilio. Entro la
prima ora del di 21 giugno 1668 il drudo della Cedrellas^
marchesa di Laconi, metteva a morte il marchese. Il V. R.
desidera riconosciuti tosto gli autori del delilto-, ma il giudice
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CAGLURI 157
prevarica. I Gastelvi, tutte le primarie famiglie aderenti, e la
clientela giurano la vendetta sul cadavere. Uomini dì pace la
dissero lecita , e di essi une a poter alla medesima commovere
il popolo dolentissimo del destino d'un uomo, che amava e
appellava padre della patria, osò dare non vano consiglio di
portar al sepolcro a tutd gli occhi scoperto le lacere membra.
Il castello riempiesi di armata Eran del numero molte persone
sacre non però abborrenti dal disordine. Il defunto è onorato
delle lagrime dì tutd i cittadini. La presenza dei giudici presso
le porte della città frenava la sedizione preveduta dal V. R.
L' adultera querelasi contro questi siccome mandante. Si fanno
molte conventicole dai Castel vìani, e si destina a morte il Cama-
rassa. Della quale essendo stato incaricato il marchese di Cea ,
costui non riuscito nell'intento per li veleni, e per le polveri
fé' adoperar le armi, ed addi 21 luglio mentre con sua mo-
glie e figli tornava dalla festa del Carmine il Camarassa cadde
ferito da cinque carabine.
Il Cea col marchese Tillacidro, e coi cavalieri Cao, Portu-
gues, Griaoni rifiigìansi coi servi nel convento dei claustrali.
La reale udienza provvede per contenere il popolo. Gli stam-
padni vogliono assistere ai congiurati, e non al governo. U prin^
ópe di Piombino capitano generale della squadra delle galere
sarde si esibisce con sue genti a custodire il castello. La no-
biltà ed i sindaci dei quartieri oppose, la reale udienza non
ammise P offerta.
U Cea coi compagni si muniscono di tutte armi, e cangiano
il convento in una fortezza. Una guardia £ duecento uomini
vigilano contro qualche improvviso assalto del governo. Si ag«-
giungono altre schiere in lor difesa dai sindaci. In fine le mi-
hzie nazionali invocate dalla reale udienza, non curata questa,
•iirono i loro servigi al Cea. Questi potea farsi padrone di
tatto , era confjgliato a ciò, e noi fece, che non voleva pas-
sare ad una vera fellonia e calpestare la fede giurata al sovrano.
Arriva da Sassari il prenominato Aragal-Cervellione a im-
prendere la interinale viceregia. Si oppone l'avvocato fiscale
rifiutandolo perchè processato due volte per sue prepotenze ,
ed una relegato, altra confinato nel governo di Gallura. Ma
la forza vinse questa ragione , ed altre. Si procede nella inqui-
sizione sulle due morti per enormi calunnie. Tuttayolta il de«-
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i58 CAGLURI
litto della Cedrellas, e le sue infamie si divulgavano. U Cea
coi suoi cor*giurati e comitiva passa iu Sassari, onde poi con-
ferirsi in quulwhe sito forte del Logudorp, e sostenervìsi sino
ad ottenere il perdo ao. Egli è accollo con entusÌ£^mo d'amore
da tuUii i popoli, ed è pregalo di gi*ec!lre i loco servigi. Im-
minente il nuovo V. B»egU è esortato dai suoi partigiani a
impadronirsi della capitale, ed a rispìngere il vendicator del
Camarassa, ma invano. 11 duca di s. Germano sussidiato da
buone soldatesche prende possesso di sua dignità addi 26 di-
cembre.
1669. Il curatore del marchesino Laconl instituìsco l'a cusa.
Rinnovasi la procedura , e appare sincera la yerltli , die cre-
deasi sepolta 60tto molti speìgiuri e ingiustizie. Si nominano
tre commissari a liberare il regno dalle squadriglie dei con-
giurati* Il Cea è nuovamente consigliato a venir su la capita-
le, e cacciare il duca. Si cospira contro di questi; ma cessa
l'audacia introdottesi destramente le truppe nel castello. Chio-
desi senza le solite solennità il donativo, e si concede. Addi
18 giugno il Cea coi complici furono condannati di crimenle-
se ; ma lodati siccome fedeli e leali sudditi del Re tutti gli al-
tri, di stamenti ringraziarono il Y. R., che avesse reso giustà-
eia alla nazione. La casa, ove i congiurati oprarono il misfat*-
to , fu atterrata , e postovi un marmo 4:on la memoria del de-
litto e infamia dei colpevoli.
L' arcivescoco Vico rifabbrica la cattedrale già rovinante.
Il Viceré con truppe d'ordinanza e con tutte le cavallerie
del regno va ad assalire iu Moatenieddu di fiallura il marchese
Cea, ma invano.
1670. Il V. R. fa violentemente arcestare alcuni magoati in
suo palazzo. -
1671. Perivano i primari congiurati, e con impctfturbata co^
stanza soggettatasi in Cagliari alia mannaja il marchese di Cea.
La sventura di questo vecchio , ohe la diabolica frode del-
l' adultera avea tratto nel delitto toccava gli animi 4I0I0-
rosamente; la prosperità del vile Alivosi, cui l'azione turpis-
sima in soprassoma di molte scelleraggini i^attava il dominio
di alcuni feudi, moveva a sdegno.
1677. Periodica convocazione delle corti: Conte di S. Ste-
fano Y. R.
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CAGLURI iSg
1679* I sindaci dei quartieri insorgono contro i procuratori
della città , che riempissero i yacui della infedele amministra-
EÌone con forti estorsioni.
1683. DaVv si ai frati Domenicani dalla citt'i la chiesa di S.
Lucifero che nel fcrvor del litìgio sulla prìr .nzia fu riediucata
guU'antica intor-^o dl'anno 1646, e proi?ietievasi una fabbrica
a collegio di studi con certo annuo assegnamento sulla gabella
del taLacco per dicci religiocì. Cominciossi l'edifìzio nel 1C94 9
ma perchè poco rcrdeva la {[gabella andò a rilento l'opera y e
poscia per le sopr&yveQute vicende politiche restò imperfetta.
160S. Convocazione del parlamento. Duca di Montellano Y. R.
1700. Venne iu Ca;;jlian a reggere il regn-^ D. Ferdinando
di Moncadti duca di S. Giovanni , uomo di alto merito.
Carlo risolve il dubbio della elezione del successore dalla
casa Borbone o rVATisburg iastituendo suo erede il duca di
Angiò. Muore al primo di i.oveiibrc. Comincia la guerra dì
successione. I sf:trdi o! blignno lor fede a
Filippo V.
1701. L'ammiraglio inglese Rooch veleggia lungo le coste
sarde se possa eccitarvi qualche movimento in favore del prCp-
tendente austriaco.
1703. L'ammiraglio inglese Schowel avvicinasi con simile
intendimento. U Re esìge il donativo per lo suo avvenimento
al trono.
1704* Comincia a vacillare la fedeltà dei principali baroni.
Il marchese di Vììlassor disgustato degli onori del marchese
Laconi q)arge i semi d'una congiura. Il suo genero conte di
Montessanto per somma perfidia e ingratitudine alienasi dal Re.
Il marchese Valero V. R. teme di convocare in tempi cosi
pericolosi le corti del regno , e in forma meno solenne ottiene
dagli stamentì il consenso per la proroga del donativo.
Viene in sue laani il memoriale d'un frate sardo all' Alci-
duca 9 nel quale notava i principaU personaggi del regno che
ei stimava inclinassero all'Austrìaco , o al Borbone. Inconslde^
ratamente fa trasportare tre uomini primari in Francia. Per che
ì Satrillas , e tutta la loro clientela cangiaron colore.
1 706. Chiede il sovrano un altro donativo , e ottiene oflferti
ducentoventi mila scudi a quote eguali in \xq anni.
1708. Il nuovo V. R. marchese della Giaroaica si avvisa della
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i6o CAGLIARI
divisione degli animi , e dove YiUassor con Montessanto ten-
dessero. Non ottenuti li chiesti soccorsi intende a guadagnare il
Montessanto, dal quale fu sostenuta 'una gran simulazione ed
ogni arte esperimentata ad estenuare la forza dei principali
Filippeschi. Il fratello dì costui marchese di Cifuentes aperta-
mente devoto all'austriaco esorta alla conquista del regno. Per
la influenza di alcuni Garleschi postisi nella Corsica scoppiava
primamente nella vicina Gallura la sedizione. Il Montessanto è
incaricato di opprimerla. Appare sua mala fede , e gli si so-
stituisce D. Vincenzo Baccalar di Cagliari. Il quale andato tra
i galluresi e fatto consapevole dell'occulto negozio nominava al
Y. R. quei che espediva bandir dal regno. Questi restarono.
Comparisce la flotta inglese con poche truppe da metter in
terra , ed esse mal disciplinate. I Filippeschi si incoraggiano
alla difesa: i Carleschi la impediscono. I consoli non sono lu-
singati dalle promesse dell'ammiragUo Lake \ ma abbandonatosi
dal V. R. ogni pensiero delle cose pubbliche , e svelatasi la
perfidia dei Villassoriani veggousi ridotti a questo che patteg-
gino con l'aggressore. Il Montessanto agli spergiuri ed alla perfi-
dia contro il sovrano poneva il colmo con una barbara empietà
contro la patria, però che a scemar l'onta d'una sommessione,
che manifestava il tradimento fece che gli inglesi in piena ,
notte vuotassero le artigherie sopra i cittadini che riposavan
sulla capitolazione conchiusa.'
Carlo III.
Il conte di Cifuentes giurava in di lui nome.
Il fedelissimo Baccalar incontravasi con D. Francesco Pes ,
e veniva alle mani. Ma oramai vedendo infi^uttuosa l'efiusione
del sangue abbandonava la Gallura , e ritomavasene al re Fi-
lippo. Il Pes ebbe poscia per la sua devozione e valore premio
onorevole.
Una mortalissima epidemia funesta la capitale. Si fa voto
dai consoli alla V. intitolata dal Rimedio venerata nella, chiesa
di S. Lucifero.
1709. U Baccalar testé creato marchese di S. Filippo prepara
un piano di invasione alla ricuperazione del regno.
17 10. Il Laconi destinato a V. R. passa con lui in Genova
per accelerare l'armamento. Due ministri traditori fanno riu-
scire a mal fine l'impresa. Comecché il conte di Castiglio di-
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CAGLIARI i6i
sceso con sue genti in Terranova avesse pugnato non infeli-
cemente col Pes , ei dovea sloggiare dall'isola premuto dalle
fone dell'ammiraglio Norris , che lo affrontò a S. SimpUcio.
1711. Carlo ottiene gli onori dell'imperio.
171 3. Pace d'Utrecht. La Sardegna è riservata all'Austria.
17 17. Filippo manda la flotta contro Cagliari : navi di linea
12, onerarie 100, con gente da sbarco fanti 8,000, cavalli 600;
e con artiglieria pezzi dall'assedio 4^, mortarì ao , sagri 12.
Piantasi il campo presso S. Andrea ( littorale di Quarto ). Addi
aa agosto si apri la trincea. Il V. R. fugge ad Alghero , e resta
a dirigere la difesa il marchese della Guardia. I baroni levano
alcune milizie. Addi 16 settembre cresce il numero delle truppe
nemiche , e ponesl grossa schiera al Maso per proibire le vei*
tovaglie. Addi 3o una faccia del baluardo di Monserrato col
fianco difensore del bastione della darsena erano distrutti.
Quando gli spagnuoli già salivano sulla breccia la città calò
ù patti.
Cagliari oppressa dai conquistatori. Emozione popolare per
le avanie dell'Intendente generale. Qiiesti salvasi con la fuga.
17 18. Trattato di Londra. Si fissano i dubbi destini della
Sardegna aggiudicatasi al duca di Savoja.
Radunasi nel porto l'armata spagnuola destinata contro la
Sicilia y navi di linea aa^ altri legni armati 8, vetturali 34o,
truppe di sbarco 36^000. I cagliaritani con dolore si ricordaron
poi di questi ospiti.
17 19. Gli alleati preparansi a riprender la Sardegna da Fi-
lippo. Questi risoluto a non cederla pìrt^blica dei provvedimenti.
La inquisizione procede contro alcuni s^gurati.
1720. Filippo deve acconsentire alla volontà degli alleati.
Addi 4 agosto il principe Ottaiano de' Medici riceve dal capi-
tano generale la rinuncia di Filippo a Cesare. Per tre giorni
si inalbera su i baluardi della rocca il vessillo imperiale , fe-
steggiando i cittadini. Addi 9 al cospetto degli stamenti il rap-
presentante cesareo rassegna al rappresentante del nuovo mo-
narca il governo del regno.
Nuova epoca della nazione sarda sótto i propri re.
Addi 39 gli stamenti deputano al regio trono D. Giuseppe
Satrillas marchese di Villaclara. \
' Addi % settembre il barone di s. Remigio V>. R* ricevuta la
Dizion. geogr» ecc. Voi. III. 1 1
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i62 CAGLIARI
fede del rappresentanti della nazione proferiva il giuramento
in nome di
Vittorio Amedeo II re di Sardegna,
Il Visconte del porto statico degli spagnuoli in Cagliari , clie
tentava la fede dei sardi ^ ammutolì alla voce del Re.
Riforme secondo migliori maniere, restauri delle opere an-
tiche, e costruzioni di uuove difese.
II timore della pestilenza serpeggiante in Proven7a si slem*
pera con satie cautele. Instituzione d'un magistrato di sanità:
vegolameoto del lazzeretto.
17^1. Il Villadara porge al Sovrano i primi omaggi della
nazione. Si rilascia il donativo solito prestarsi negli avvenimenti
al trono.
Il V. R. richiede gli stamenti di straordinari soccorsi per la
guardia dei littorati.
1722. Nuova offerta degli stamenti. nd un triennio del do-
nativo di scudi 60 mila.
Il testé mentovato deputato si nomina in reggente del su-
pi'emo consiglio di Sardegna in Torino.
Clamori contro i curatori delle cose civiche , che per privi-
legio non tenuti al rendiconto, giovando a se, nuocendo altrui,
facean cadere l'azienda e la fede pubblica* Il V. R. soccorre
alla pupilla.
17^5. La inquisizione cagliaritana non languiva ancora nei
suoi rigori. Li sperimentava Pietro Palla, nome celebrato nei
proverbi.
1717. Vengono alcuni regolari a propagar la lingua italiana.
n Re delibera convocar le corti a domandarvi un aumento
n elle pubbliche gravezze -, noi permise la infelicità del raccolto.
Il censimento generale diede 809,994 '> I^ capitale aveavi parte
per anime 16,924*
Atto estremo della giurisdizione degli inquisitoriali contro un
distinto letterato cagliaritano, uomo di 75 anni, decorato di
dignità abbaziale, perchè avesse alcuni autori proscritti. Il Re
andava restituendo i vescovi alle loro attribuzioni ordinarie.
1730. Vittorio Amedeo abdica in favore del principe di Pie-
monte
Qtrlo Emanueie III re di Sardegna.
Scrive una lettera piena di amore ai sardi. Il V. R. ronr-
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CAGLUni i63
rlie*^p fVi Cortanrc nell* assemblea degli .^lamenti guitava in di
]ui nome V osseri-anza dello statuto e delle leggi del regno ;
poscia proclamava un indulto generale.
D. Giambattista Satrìllas mandasi in Torino , interprete del-
l'amore e della fedeltà dei sardi.
1734. Il Re intende a convocare un solenne parlamento; ma
la suscitatasi guerra volge da questo i suoi pensieri* I caglia-
ritini applaudono ali eroe di Guastalla.
1735. Muore il V. R. marchese Falletti, uomo carissimo ai
sardi; poco appresso il generale delle genti da guerra conte
di Brassicarda.
1737. Il V. Pi. marchese di s. Martino diRivarolo, liberata
la terra dai malviventi ^ esce dalla capitale ^ visitare il regno.
Rimettesi il donativo pel maritaggio del Re.
1738. Si stabilisce la insinuazione. Arrivano i tabarchini de-
stinati coloni deir isola di s. Pietro , ^e sperimentano un gene-,
ro^o amorr. Il Y. R. va a vederli nelle nuove sedi. La me-
moria del Rivarolo sarà sempre gloriosa fra i sardi.
T739. Il y. R. conte Apremont stabilisce le regie poste.
Proseguonsi con calore le opere di fortificazìpne. Di cui vedrai
in avanti — Materiale della città di Cagliari,
174^. Prevedendo il Sovrano qualche impresa del Cristia-*
Dissimo contro la Sardegnn, offeso dal suo i^ccostamento alla
regina d'Ungheria, chiamava il tìavilio degli inglesi alleati.
Dagli ordini del regno si prevengono le richieste del governo.
Susseguiva altra offerta per lo preservamento della salute pub-
blica dal contagio y che infieriva in Messina.
1 744- Creazione d* un reggimento nazionale , perdonato il tri-
buto per la sua manutenzione.
174^* Offresi un donativo madore ad un quadriennio : son-
ministransi copiose vettovaglie all'esercito regio.
1746. Soldatesche da Cagliari a Corsica a sostenervi gli i|n-
tiliguri.
1747. Andazzo di vainolo e grande strage nella minor età.
Dirupamento del numistero di s. Catterina (di cui vedi ai-
Panno 1641 ) sul fosso di levante con morte di ao religiose.
1748. Alle universali querele richiamasi il segretaro di stkto,
che troppo abusava della con6denza in lui posta dal regio rap-
presentante.
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i64 GAGLURI
I ']5o. Il prete Gioi^io Cesare deputato dei Mainottì viene a
^ trattare dello stabilimento di gran numero dei medesimi in
Sardegna. Ma i negoziati tornaron vani , riconosciutasi la lor
credenza in articoli sostanziali niente cattolica.
II Re delibera congregare nel!' anno seguente il parlamento.
Desìste per rimostranze del V. R.
1751. Nuovo general censimento. In Cagliari anime 19,513.
Erezione del conservatorio per le fanciulle orfane.
Arrivano dalla schiavitù di Tunisi 1 2 1 tabarchini. Continuasi
il riscatto.
Gli stamenti supplicano sia il cavaliere di Yalguamera con-
fermato nella regia rappresentanza. Il Re ebbe riguardo alla
di lui fiacca salute. Gli succedeva il Bricherasio , che la Sar-
degna pone nel grado dei migliori amministratori. Dalle cui
memorie, che ben avea studiate le leggi e consuetudini sarde,
e investigato i modi di' rilevare il regno, diconsi desunti i
principali regolamenti.
1756. Il conte Bogino occupa una paite più estesa nel mi-
nisterio delle cose sarde. Si decretano sapientissime riforme.
Vedi il Baron ]yianno, che le precipue riferisce con tali pa-
role, che ne risulti un solennissimo encomio al provvido so-
vrano, al gran ministro.
1761. Pubbliche grazie a Dio per la ristaurata salute del
principe di Piemonte Carlo Emanuele.
1763. Il y. R. cavaliere Giambattista Alfieri, uomo d'alto
senno, immaturamente rapito al governo.
1764* Diploma regio ( 38 giugno ) per la ristaurazione e re-
golamento della Università degli studi seguentemente alla bolla
dì Clemente XIII ( 12 luglio 1763 ). Chiamansi dall'Italia pro-
fessori di molta dottrina. Infestazioni dei barbareschi, ma spesso
8Ì portan la pena. Stabilimento della fabbrica delle polveri.
1766. Monizione e comminazione ad Agius cagione di gravi
pregiudizi alla quiete ed interesse pubblico. La regia indegna-
zione appena conteneasì, che noi schiantasse.
1767. Stabilimento dei monti frumentari. Indulto generale
per incremento dell'agricoltura.
• 1768. Si regola la monetazione. Usasi un conio proprio del
regno.
1769, Apresi la nuova casa delle scienze sulla gola del ba*
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CAGLIAKI ,65
luardo del Bàlice. L'antica a pie della torre di S. Pancrazio
destinasi a teatro , e ad altro.
1770. U V. R. Des Hajes degno rappresentante del Ristau-
ratore della Sardegna visita il regno. Erezione del tribunale
supremo del consolato.
1771. Arriva una nuova colonia di tabarchini , ed è quindi
diretta alla penisola di S. Antioco in Calasetta. Regolamenti
per l'anmiinistrazione delle cose comunali*
1773. Mancava ai viventi il grande Carlo Emanuele onorato
di sincere lagrime dai regnicoli ^ ai quali era cosa né veduta ,
né udita l'amore con^ che studiava a conoscerne i bisogni , ed
a migliorarne la condizione. Con lui cessava pure il ministerio
del conte Bogino. Questi due nomi sono scritti nel cuore di tutti
i sardi , e all'uno e all'altro sarà una gloria non caduca, che
in quattro decine d'anni quasi ristoravano la Sardegna di ttre-
diù secoli di continflate sciagure.
Vittorio Amedeo HI re di Sardegna.
Si inaugura il regno nelle solite maniere. Si pubblica un g^
nerale indulto; appresso un altro per le nozze del principe di
Piemonte nel 1775 rilasciato il dovuto donativo,
1776. Rientrano nella patria molti schiavi redenti.
1777. Viene al governo il conte D. Giuseppe Lascaris dei
conti di Ventimiglia , personaggio nobilissimo, per la*di$cendenza
dagli imperatori d'Oriente , per li suoi valorosi taknti massi-
mamente nella diplomazia , e per Jlo molto zelo negli alti
suoi uffici. . .
1779-80. Orribile carestia ricoixiata nei proverbi* Ma soc-
correva con maravigliosa generosità il Lascaris dando in sol-
lievo degl'infelici tutto il suo danaro , ed implorando dal S07
vrano più lai'ghi sussidi. Quindi fu salutato padre del popolo,
e proseguito eon la^crime e bqne.diuoiu nella partenza. Gli sta-
menti con affettuose parole riconobbero i reali benefizi.
1781. Si ÌDiprimono e metton in corso viglietti di credito
sulle regie finanze. Si provvede per la seminagione della so4^a
nel littorale di Cagliari. Precauzioni contro, il contagio. Si
manda in Sassari. l'Intendente generale a sedarvi un tumulto
popolare.
1782. Nembi di locuste danneggiano alle messi. Entra nella
sqpneteria di stato ^ e restavi per un decennio , D. Silvestjo Sor-
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i66 CAGLIARI
ge^e, già professor Al cuuoni nella i\, Uuiveraiità di Ca^ii^Lri ,
poi avvocato ficcale. £1 trattò tutto le parti della puijbi.ca uui-
iiiinistrazioiie cou zelo e sapienza bouiuia: Lo tie priuie voci
degli staiiieati presso il Y. R. consentono su di un annuo con-
tributo per strade e ponti. 11 Re permette la cojigicga. Il
iiiarchesc Lacoai la indica ai baroni e nobili tutti del re^no.
1783. Addi 39 genuajo si apri la sesòionc dello ^lamento
militare. Noa vi intervennero i cavalieri di Sassari , che si
dolsero della citazione siccome irregolare ^ e rinnovaioiio la
pretesa a ciò in simili occasioni avvisati della materia da di-
scuteire potessero nella loro città deliberare , e r«jg quaglia re
del parere dei più la prima voce in Cagliari. 11 Re vrotò (]ue!>ta
divisioue.
1785. Morte della regina Maria Ferdinanda.
1788. Grave scontento nel regno, e ]:iù clie altrove in Ca-
gliari , perché alcuni officiali spregiasser<l i ioio doveri , e ol-
trepassassero la linea , in cui erano circoscritti dalie leiJi^i del
regno. Il flagello delle locuste , il tinjor del contagio dura
tuttora.
1792. Temesi dei francesi, i quali per lo console, o agente
cornukcrciale , studiano alla corruzione. Dolore per le angustie
del Sovrano, e proposito giurato di prima patir le co^e estre-
me , che i- suoi nemici aggiungano all'intendimento di torgli
lo scettro. La capitale in condizione pericolosa , perchè senza
presidio di soldatesche , e senza il necessario istromento jdelle
arme. Il V. R. consente si congreghi lo stamento militare , e
vi siano chiamati i nobili dei Logudoro.
1793. Si provvede e occorre ai bisogni e ai pericoli. I ba-
roni fauno leva di dieci battaglioni di fanti , e di milledugento
cavalli. Le schiere si situano a coprir la capitale. Alcune ceii-
tinaja di artieri si mandano a tenero i baluardi e le batterie
della sponda.
Addi 'Ja geuuajo, Truguet preseiitasì con navi di linea 11,
regate 3, bombardiere altrettante.
2:4- Intimasi alla lancia parlamentaria di rhrocedere , mentre
non ascolta se le comanda in tuono più terribile. L'agente
francese rifugiasi tra i suoi.
La città e percossa da alcuni vastoeili; i difensori li coalrac-
cauxbiano.
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CAGLIARI 167
^8. La flotta schierutasi in battaglia erutta per più di sei ore
toircuti di fuoco. I pUi tiri vun persi ; ma le palle infuocate
dei sardi non vi arrivano stanche.
£1 a ' già nata , ed in questo crescea la diffidenza dei «ardi
veiso alcuni forestieri , creduti studiare a novità.
Ai prittti di iebbrajo coiupaiisce il cotntraui miraglio Latou-
cLe-Tieviìle con navi di linea 3, fregate 4? navi pnerarie 3<» ,
e deutrovi pressoché 7060 soldati sotto il general Casablanca.
12. Attacco dei siti forti del promontorio di S. Elia a slog-
giane ì sardi y e sbarcarvi 1200 inuriuari.
i3. Fuliiànamento contro le luilizie nazionali poste aUa spiag-
gia di Quarto. I marsigliesi e corsi si trincerano sul lido.
i5. Orribile bombardamento della città per dodici ore , e
canooueggiamento contro la spiaggia. L'armata oenùca muo-
¥esi a pieoder la città dì fianco e alle spalle. La colonna hi'-
dintta sopra la terra di Quarto mia in una positura dei .sar*-
di, e n'é rimbahiatu sino agli alloggiaiuenti; l'altra procedente
tra il mare e lo stagno viene di notte sotto il trinceramento
di S. Elia , e ritirandosi sbalestratamente alcune ève baiide
nelle tenebre e nel terrore dei sardi inseguenti ^i fucilano scam-
jkireroluiente. Compariva al sole per un gran tratto la vergogna
della fuga.
16. Continua il fuoco dei francesi contro la piazza sino a
iuezzogiorno , della piazza €onCi>o i francesi alla notte. Dalla
parte della spiaggia, era un continuo e pazfto trarre dalle navi
contro le schiere sarde, che tianevano assediati gli assiditori.
Es6e si ostinavano a restare.
17. li levante-slrocco cagiona ^ran naufragio, e allaga ii
campo francese. La cavalleria sarda è cooAesKLta da lanciarvìsi
dentro. Un vascello mentre combatte contro un baluardo so-
spinto dai marosi solca , e presto incaglia z spogliato si affoca.
Come é permesso dall'ira del mare i marsi^iesi si riducano
neUe navi meravigliati di non esser rimasti prigioDieri.
22. Disperato: Truguet fugge dai Udi fatali. Napoleone Bona*
farte che conobatteva ai lidi della ftallura ritornava in Corsica
con tutta la divisione.
Piccol monumento di vittoria grandissima , coniasi una mo^
seta erosa con akone parole saere a confessare avere Iddio
confusi i nemici del Re. Mettonsi in corso altri bighetti di ere*
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i68 CAGLIARI
dito sulle fiaaDze per la concorrente di lire sarde trecentomila.
Il Y. R. porge al popolo di Cagliari le congratulazioni so-
vrane per la sua fede e virtù , e invita la nazione a proporre
quel che le paja dover tornare in suo meglio. Sono abolite le
colpe di chi erasi cimentato coi nemici. Gli ecclesiastici otten-
gono di potersi congregare in stamento. Adunasi pure lo sta-
mento reale.
Deliberano unanimamente i tre ordini del regno una depu-
tazione al sovrano. U V. R* acconsente nella speranza , che
sarebbe fine alle sessioni ; però che gli ecclesiastici e i militari
gli parevano arditi anzi che no.
Sulla fine d'aprile gli stamenti ingrossano per li logudoresiy
e cresce il fervor degli animi.
Intendesi dai rappresentanti a fortificar la capitale y ed i
prossimi siti militari nella previsione della vendetta dei fran-
cesi. Si disegnano queste difese sulle colline a levante-sirocco
della medesima , e sul littorale. A che con gran carità contri-
buiva la cittadinanza.
I sei deputati del regno presentano al sovrano cinque domande.
Addi 4 ottobre presente una squadra inglese il V. R. ordi-
nava alle prime voci degli stamenti lo scioglimento delle assem-
blee. Nella speranza di conseguire i desideri tranquillarono gli
animi.
1 794- Il rescritto ( i aprile ) poco favorevole conferma i so-
spetti delle sinistre suggestioni fatte da alcuni individui , che
pareano malaffetti verso la nazione. Il malcontento del popolo
fu esasperato dai disprezzi : imprudenti minaccie , che sareb-
bero toltegli quelle arme , che avean sostenuto T onor del so-
vrano , fecero scoppiare un fremito di indegnazione.
Giornata 28 aprile*
All'arresto di due persone di molta popolarità nasce un pro-
fondo movimento ; questo cagionava dimostrazioni <ostili ; da
che era infiammata Tira. Scoppia la seduzione im^tampace. Il
popolo scardina le imposte di Lapola., scala le mura del ca-
stello , combatte e disarma le truppe , si impadronisce dei ba-
luardi, e chiama a se i due cittadini. Riavutoli si placa. Per-
sonaggi onorevoli risvegliano in quel punto i sentimenti del
dovere. Acclamasi al Re , e se gli rinnovano i più sacri giu«
ramenti.
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CAGLIARI 169
La R. Udienxa assume il governo. Si riaprono le sessioni
stamentarìe. Alcune persone maWedute siccome poco amiche ai
sardi , e sospette di fede si ritirano al continente.
Gli ordini del regno ragguagliano il sovrano degli avveni-
menti. Il reggimento svizzero Schmid ripiglia il servigio della
piazza. Ritornasi in sul supplicare per la concessione delle cin-
que domande , e chiedesi la istituzione di un ministero spe-
ciale per gU affitri del regno, t^er la tranquillità , come si di-
ceva , era organizzata una milizia urbana di varie centurie', e
provvedeasi al fornimento per le volontarie obbiezioni.
Alle buone disposizioni del real animo sono gli animi sol-
levati. Quello poi fu un giorno di letizia ( ^5 agosto ), in cui
pubblicavasi la indulgenza reale per gli antecedenti , simulta*
nei , e conseguenti della giornata 28 aprile. Nominatisi dal
ministro quattro nazionali per le primarie cariche sotto la vi-
ceregia y doleasi del trascurato dritto delle terne la R. Udien-
za , e già ne sospendea l'esecuzione : ma il timore di nuove
perturbazioni dall'ambizione d'uno de' candidati la sconsigliò.
Arriva (6 settembre) il V. R. Vivalda. Nell'accoglienza ebbe il
più certo argomento deU' amore e fede del popol sardo verso il
Re, e quanto lo spirito pubblico (salvo pochi stamentari)
fosse rimoto dalle opinioni della stagione. Fu uno, che dagli
agenti della propaganda rivoluzionaria accettava la messione a
spargere le dottrine sovversive del trono e dell'altare: ma in-
contrava male. Il Vivalda provvedea contro siffatti apostoli , e
appresso contro il pregiudizio della diffusione deirinfamia nei
consaguinei del reo.
In questi tempi cresceva la potenza di Vincenzo Sulis, capo
della centuria stampacina, e comandante della. quarta, che non
era fior di gente. Egli era un uomo di grande spirito , di mira-
bil coraggio, di ingegno assai destro, e fu non piccolo spazio
di tempo , che poteva tutto Qella città. In materia politica niente
stimava meglio dello statuto sardo, e invano fu tentato più
volte dai perturbatori della Europa.
Cotali spiriti, in cui erano già entrate opinioni non buone, pro-
mavono il disordine negli stamenti , e inspirano audacia in altri.
U V. R* offeso dalla superiorità, che spiegavano i rappre-
sentanti, proponeva al Sovrano di riformare le tumultuose riu*
uioni stamentaric in pacifiche, sayie e subordioate corti.
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170 CACLURI
1795. Esacerbatisi via più i luali uuiorl, a bi acceudo molt'odio
contro il generale delle armi, e conti o rintuucleulc , i quali
accagionavano di opere e disegni rei. Dicevabi da loro uscita
la voce, che 6,000 inglesi ven*ebbero a vendicuix: il peccalo
del 2H aprile.
A novella pretermissione delle terne la reale uuicuza, e gli
stauieuti vengono in opposizione col ministro, la tuato 5Coii.-
piglio si esasperano gli animi contro i due suqqiiaJilIcati. Co-
mincia il subbuglio , e da chi aspettava il desi lo l'attesi certe
rivelazioni, e sparse molte imposture , sentivasi un'ampia sue-
cussione.
Giornata 6 luglio. Gli stamenti accortisi della tempesta vol-
lero scongiurarla: ma il nembo era rotto, il geiieiale si attei,-
già a severità, e spiega la forza: incontro è più viokuta la
reazione. Vince il popolo, e si fa padron di tutlo. llu grosso
distaccamento va ad assalire il Generale, un altro coati o l'iu-^
tendente. Questi parasi alle difese. Avea molte arme da fuoco,
e una gran turba di clienti ; veniva in suo sussidio d centu-
rione dei Villanovesi. Ma avvenuto che i suoi ceuturìati nega-
rono di operare ostilmente contro i cittadini, Tinte udente .col
suo difensore dovettero arrendersi a discrezione. £ miseri men-
tre portavansi alle prigioni di s. Pancrazio, riaccesosi il furoro
nel popolo, gla,cquero sulla strada. 11 generale veniva poscia
tratto dal suo nascondiglio alla torre dell' Elefante. Si soste ne-*
vano intanto molti degli amici ed aderenti dei due persegui-»
tati, e delle sequestrate loro scritture commettevasi l'esame
ad alcuni deputati.
Gli stamenti ragguagliano il Re dei nuovi moti , e lo sup-
plicano di provvedere alla pubblica tranquillità. Alcuni mali-
gni travagliavano a non lasciar cadere in calma tauta agitazione.
Giornata 32 luglio. Alla pubblica lettura delle carte dei due
perseguitati nell'assemblea dei rappresentanti due anime tri-
ste .. . sfiata vansi a persuadere alla plebaglia come era indu-
bitato aver lo spento Intendente , ed il detenuto Generale tni'-
tnato- a spogliar la nazione dei suoi privilegi. Però concitati gii
auMiii^i corse alla prigione del Generale, si rovescìaion Icmu-
poste, si trasse giù Tiofelice tra la furiosa oioltitudisie , ie si
commise l'omicidio. L'onda comecché meno impetuosa si volse
quindi contro coloro, i quali siccome complici erano vociferati
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CAGUARI 171
(la privati ncuiici. Al postutto sì stabiliva uaa deputaùoue pei*
«culeiiziare 5ul delitto. Questa, finiti i suoi lavoii ( lu t)oveiu«-
bre), usciva iu pubblico, e pronuQciaya i due esliuti rei d'alto
tradiuicnto coutio la patria, e coatro il Re. Rispettivamente
a^li udeieuti proponeva fosse dagli stanienti supplicato il V. 11.
ciic sopra loro faces&e valere la real detueuza iu riguardo al
doiuic delle desolate iaiui^ie cui appartenevano.
Disordine del Lo^udoro. Per una anoniaia ;»iguiC caute ai^
cuui cagliaritani aver invocata la Francia, il Governatore dei
Logudoi*o inette iu sull'avviso il Viceré di Corsica. Coloro che
si diceano popolo di Cagliari avendo domandato vendetta della
calunniata lealtà, gli sta menti richiesero il governo dell'arresto
dell'assessore D. Andrea Flores supposto consigliatore del fatto
passo, il Vivulda rende onore alla fedeltà del popolo dì Ca-
gliari, e ordina sia il Flores custodito in Castella rdo. il quale
mentre vi era condotto liberavano i suoi amici. Uomini inten-
denti al male fan temere ai cittadini di Sassari egual violenta
contro altri ragguardevoli personaggi. Gli stameuti vogliono ras-
sicurarli, ma sospettasi malanimo sotto le buone parole. Si
tiene però dai nobili sassaresi una adunanza nel loro orato-
rio, e deliberano una rappresentanza al Re, u ciò non H ab-
bandoni alla tirannia. Intanto dichiaravasi la
Guerra al feudalismo.
L'opinione coutinria a quest'antica costituzione allignava in
Cagliari-, e negli stessi stamenti era vi contro i feudatari una
nmoerosa ftizione, ed aderenza all'Aiigioi. Quindi si sparsero
idee di emancipazione, e consigli di insurrezione* Mei comin-
i:iar dell'agosto, quando si domandavano i dritti baronali ,
scoppiavano in molti villaggi dei gravi tumulti. I consigli co-*
munitati vi di Moittemaggiot-e oongrc^tisi giuravano un atto di
alleanza per non avere altro signore, che il Re.
Questi consente alla reale governazione di Sassari la sospen-
sione degli ordini del superior governo, quando temasi del
loro effetto contro il bene pubblico. Questo avvantaggio invitò
a nuova sessione , ed animò a domande impolitiche ; . queste
erano rappresentate, forza, indipendenza dalla capitale. Non
piacquero al Sovrano. Conventicole in Cagliari, dove.txattavasi
di assoggettare la reale governazione , ed i consoli di Sassari ;
che uiiuocrtrata crasi qu(;Ua CQme suprema sul Logudoro , u
{
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173 CAGLIARI
questi avean sospeso il mandato al loro rappresentante. 11 Vi-
valda annulla un certo pregone del governatore di Sassari, e
approva la commessione dì tre deputati stamentari in quella
provincia. Erano li fini aperti dei committenti a restaurarvi
r autorità legittima , i nascosti le brame dei nemici di Sassari ,
e dei congiurati contro la. servitù feudale. Grand' accorgimento
dei macchinatori in eccitare i villici contro i loro signori resi-
denti in Sassari. Per opprimere i quali conveniva abbattere il
governo. Nella notte dei 27 dicembre il commcssarìo France-
sco Cilloco circondava Sassari con io mila uomini tra caval-
lerìa e fanteria. Nel di seguente dopo alcune ore di un fuoco
vivissimo si venne in su i patti. Dai partigiani del Mundula,
socio del Cilloco , eccitato un tumulto, si sbarravano le porte. I
feudatari fuggirono o si nascosero , lasciato le case al saccheg-
gio , i poderi alla devastazione.
J796. Addi II gennajo il governatore e l' arcivescovo di Sas*
sari furono deposti nel convento degli agostiniani di' Cagliari.
Si delibera una- delegazione a ricompor le cose del Logu-
doro. 0 per un profondo pensiero politico del V. R. , che fu
un uomo accortissimo, o per opra della grossa parte antifeu-
dale , TAngioi si sceglie va. ^//er-no5. A calmar l'agitazione egli
inspira belle speranze nei villici , a realizzarle propone come
supplicata la Redenzione dei popoli. Insorgono contro lui i più
potenti dello stamento militare , e provocano un ordine per la
soluzione dei drìtti signoriU. L'Angioi per occulta operazione
suscita molte comunità a venire a se per protestar contro, e
per domandare imperiosamente la emancipazione. Ferve la guerra
contro i baroni ; si sacoheggiano le lor case , si diroccano i pa-
lazzi, si dividono le greggte. Gli stamenti, in cui predomina-
vano i feudatari, pubblicano esortatorie di |)ace con invito. a
proporre legalmente gti aggravi. Preordinate le cose, con i suoi
amici di Cagliari V Alier^-nos prepara una catastrofe. I prin-
cipali di non pochi villaggi del Logudoro , prese le arme , e
radunata gran gente mettonsi in sulla strada alla dominante
dietro i suoi passi. Un di lui nemico personale contendegli il
passo in Macomer , e spedisce un messaggio al V. R. Gli altri
popoli fra i quali passava quella truppa stimando V audace im-
presa una vera fellonia intendono a nuocere. Oristano è occu-
pata. Quivi si avvisa TAngioi essergli fallito il disegno di sor-
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CAGLURI 173
prendere la capitale , ts di dettarvi la legge posti giù i feuda-
tari. Però mal accomodandosi al tempo chiede superbamente
in qualsivoglia sito una conferenza col V. R. , o con una de-
putazione di due ministri della reale udienza , e di sei mem-
bri degli stamenti , e spera ridurre il governo ai suoi voleri ,
se minacci la separazione del Logudoro, e una ambasceria a
ottener la mediazione della Francia, e poterlo spaventare da
atti odiosi contro se o contro la provincia commessagli se fac-
cia ostentazione di tutte le migliaja d'arme maneggiate ai suoi
cenni. In questo il V. R. ( 8 giugno ) lo richiamava dalla in-
combenza sostituitogli il Delrio con tre deputati degli stamen-
ti; e immantinente accordato il perdono ai sedotti dichiarava
pubblici nemici i seduttori. Perché l'Angioi veduto il perico-
lo , in cui versava , pensò di ritornar indietro. Gli oristanesi
conosciuto le provvidenze del governo attegglaronsi a guerra,
e minaccevoli li pressavano a uscir dalla loro terra. Passato il
ponte del Tirso non si tennero gli angioisti che noii mostras-
sero il viso ai perseguitanti , ondechè vi ebbe un affaruccio non
innocente. Precipitosamente a sottrarsi dalle insidie dei nemici ,
che produceali la terra ad ogni passo, ritornava -in Sassari
r Angioi ; donde spinto dal timore sortiva coi principali suoi
satelliti a ricoverarsi sotto la protezione dei francesi. Il Pintor
e Guiso vi arrivavano dopo due giorni con grandi forze,' e
provveduta la città d'arme e 41 truppe si rivolgevano ad al-
tro. Si costringono i paesi che '^rano insortì alla sottomessione ,
e ad annullare l' alleanza giurata per l' abolizione di tutti i dritti
feudali. I bone^i conterranei dell' Angioi, e più degli altri in-
docili sono soggiogati.
Sulla fine *del luglio si facevano grandissime allegrezze per
la pubblicazione delle grazie sovrane. Checché allora apparis-
sero queste, egli é certo che in breve ritornati alla tranquil-
lità gli spiriti e meglio considerato tutto furono alcune ricono-
sciute siccome poco politiche. Onde fu pregato il sovrano di
stabilire una perfetta promiscuità tra' popoli fratelli.
Gli stamenti riunivansi dopo ciò altre due volte , e nella se*
conda, in cui l'ecclesiastico ed.il reale consultavano per pacifi-
care i vassalli insorti , ebbero i feudatari a dolersi di aggravio.
Si spediscono addi 16 agosto le convocatorie delle corti da
aprirsi addi 3 gennajo dell'anno prossimo.
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T74 c\r.i.:\v\
Muore ( adJì i6 ottobre) Vitlono Amedeo, e ascende al trono
Carlo Emanuele ^ IP^ re dì Sardegna*
Conferma nel Yivalda l'autorità viceregia , e la inciimbenza
di presidente delle corti* Le somme consuete per la cas'alcalOj
e altre solennità praticate nella inaugurazione dei nuovi regni
sono impiegate in meglio.
Si sostituisce al Delrio sopra il Logudoro D. Giuseppe Va-
lentino consigliere di stato. Calma in Cagliari tra i turbamenti
delle Provincie settentrionali dalle apparizioni degli angioisti
a concitare i vassalli* Cosimo Au)eri avea nell'agosto assalito
Sassari.
'797* Il ^* R' propone alla reale Udienza, ed agli sta menti
se o no convenisse di 'sospendere ulteriormente l'apertura delle
corti, e fu deliberato convenire.
T 798. Da' deputati degli st^mcpti in unione con alcnni per-
sonaggi nominati dal Y. R. formasi un piano per la estinrAonc
dei vigl ietti di credito sulle regie finanze* I rappresentanti lo
n>niliano ai Sovrano, e lo hanno approvato (2$ maggio).
Dolore per la sventura di molte centinaja di carolini cbe
nella notte 3-3 di settembre furono rapiti in schiavitiì dai pi-
rati di Tunisi. Il Re provvede pei vaeii'i di salvarli.. Addi a
ottobre nasceva Carlo Amedeo Alberto di Savoja principe di
Catignano. Per una perfidia politica obbligato Carlo Emanuele
ad uscire dai suoi stati annpii^ava da Parma {26 dicembre)
la sua determinazione di venine nel regno.
1799. Gli statTienti ed il consiglio civico .si affrettano di si-
gnificargli r affettuosa brama di tutta la nazione. Si mandano
tre deputati a condurre in Cagliari la Ueal famiglia.
Addi 3 marzo arriva il Sovrano , e vedesi accolto da un
immenso popolo con tanto entusiasmo di affezione , che potea
sollevare l'anima sua dal peso delle patite disgrazie. Protesta
stando ancora sulla nave contro la convenzione segnata a To-
rino col generale Joubert , e apre i suoi porti agli Inglesi. Si
pubblica una amnistia. Vittorio Emanu^le , duca d'Aosta, è
creato general delle armi del regno , e govemator di Cagliari ,
sue dipendenze ed aderenze: il duca dello Sciablesie destinata
a presidente dell'amministrazione delle torri,
l tre ordini del regno offrono un donativo straordinario di
i65 mila scudi per li maggiori pesi incumbenti allo stato.
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CAGLIARI 175
Il raccolto è Infelice. Y. Emanuele vede morir dal vaìuolo
l'unico suo figlio , e in questo uditosi il suono delle vittorie
riogli austro-russi in Lombardia parte a precorrer il Re nella
(tiilia. Carlo Felice è nominato in suo luogo governator di
Cagliari.
iMcntre il Re disponevasi a ritornar nei suoi stati ( ^S ago*
sto ) la nazione riduceasi in termini più politici verso lui , e
gli stamenti supplicavano fosse variato il sistema stabilito col
diploma 8 giugno 1796 rispettivamente alla privativa per li re^
gnicolt delle cariche politiche giuridiche economiche e militari
alla interna amministrazione del regno , e ordinata una perfetta
promiscuità ammessi i non regnicoli nel regno , i regnicoli
negli stati del continente. E dopo altre preghiere questa pure
gli porsero, che, durante la sospensione delle corti periodiche,
potessero legittimamente essi ordini in occasione di dover con-
sultare sulla proroga dei donativi continuar la sessione per quel
numero di giorni, che sarebber loro determinati a deliberare
le rappresentanze da fare per lo meglio del regno. Carlo Ema-
nuele ( la settembre ) rispondeva secondo i desideri.
L' autorità di Vincenzo Sulis era già caduta , ed i nemici che
la fortuna aveagli provocato contro travagliavano alla sua per-
dizione. Il duca di Aosta avea voluto salvarlo mandandolo
nelle Smirne come console generale ; ma fu ricusata V offerta.
Nati dei forti sospetti di qualche suo disegno contro l'esistente
ordine delle cose , il duca del Genevese ( 9 settembre ) ordi-
nava il suo arresto. Il padrone d'un bastimento napolitano lo
svaligiava di tutto , e poi lo vendeva per 5oo scudi.
Non essendo ancora composti i negozi tra' vassalli e baroni ,
il Re knstituiva una delegazione per le controversie, e rimet-
teva gli uni e gli altri nello stato del 1790.
Addi 22 settembre il Re lasciato suo vicario il duca del
Genevese navigava al continente con la regina Maria Clotilde
di Borbone.
Scopri vasi una cospirazione. Domenico Pala di Cagliari in
complicità con altri volea tentare una emozione. A tanta au-
dacia non mancò la pena.
ì8oo. Si fanno più gravi le eontenaioni dei vassalli contro i
baroni. Sulla fine della estate insorgono più altamente degli
altri i lussurgiesi, e li tiesini. Que^^li ostinatisi videro venirsi
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176 CAGLIARI
contro D. Antonio Grondona con buon nerbo di truppe , e di
milizie. La resistenza fu infranta. Carlo Felice guardò con cle-
menza i sedotti, ma proscrisse i seduttori.
Vincenzo Sulis mandasi nella torre d'Alghero-, in appresso fu
alloggiato per men disagio nelle carceri di Sassari, donde dopo
una maravigliosa simulazione fuggiva. Ma quand'era per saltar
nella Corsica avvisato del danno che toccherebbero per sua
fuga quegli che aveangli usata misericordia cedeva a' suoi di-
visamenti. Nel 1821 partecipò della clemenza reale, mitigatasi
la reclusione ad un confinamento neli' isola della Maddalena ,
dove mori.
i8oa. Carlo Felice stabilisce la posta di levante. Morta <( 7
marzo) Maria Qotilde , Carlo Emanuele (4 giugno) rinunciava
in Roma a
Vittorio Emanuele / re di Sardegna.
Carlo Felice provvedea contro altri angioisti il curato Sau-
na, e l'antico commissarìo Cilloco. Il Sauna moriva combat-
tendo. Il Cilloco si poneva vivo nelle forze della giustizia, e
patite le maggiori infamie in Sassari tra i vili insulti dei suoi
antichi nemici sortiva al supplizio da quella porta , per cui era
entrato vincitore.
Stabilimento nei quartieri della città di medici , chirurghi e
medicine a spese di Carlo Felice. Egli fé' pure aprire una
scuola gratuita di disegno , e di architettura civile.
Allegrezze per la redenzione di circa sette centinaja di ca-
rolini. I quali tra un immenso popolo adempivano agli uffici
di religione nella primaziale.
Muore in Sassari ( 29 ottobre ) il duca di Morienna.
t8o3. Ad un inverno umidosissimo succeduta una secchis-
sima primavera mancò la messe. Sulla fine di aprile Carlo Fe-
lice lasciato suo luogotenente il marchese Thaon di s. Andrea
passava in Italia a rivedervi i suoi.
1804. Il Re commette agli stamenti di provvedere a riabilitar
la real cassa. Si forma una deputazione , e vienesi ad un imposto.
Approvasi il regolamento d'una società agraria ed economica, e
n' è fatto presidente il suo fondatore Carlo Felice , e in sue veci
il marchése Villahermosa uomo d'alta sapienza a veder quanto
conferisse alla prosperità della patria , e di zelo maraviglioso
nell'operazione. Preparasi a s. Lucifero un orfanatrofio.
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CAGLIARI 177
i8o5. Nella prima metà di quest'anno era assai sentita la
carestia. Carlo Felice comprimeva la ingordigia dei monopolisti.
1806. Il Re veduto i francesi alle porte di Napoli volgesi
alla- Sardegna. Posto tra la Francia e ì* Inghilterra seppe con
molta ammirazione della Europa sostenere la sua esistenza po-
litica , e assai contando su la fede e il valor dei suoi sardi
mentre si fece rispettare dai nemici mostrossi agli amici alleato
si, non cliente. Visita alcune provincie del regno, ed ai voti
degli stamenti cresce la reale udienza d'una sala civile di sup-
plicazione per le cause di seconda istanza, e ricostituisce il
consiglio supremo di revisione. Sono mandate truppe d' ordi-
nansa nei littorali più esposti alle scorrerie de' barbareschi.
Apparve il valor dei popolani di Orosei contro gli infedeli da
prove maravigliose.
Gli stamenti offrono alla regina Maria Teresa l'annua prò-*
gressiva prestazione di scudi saidi 25 mila (lo spillatico).
1807. Si stabiliscono nel regno quindici prefetture, si fonda
un monte per la estinzione de' debiti dello stato (monte di ri-
scatto). Raccolto ubertoso. Carlo Felice, naviga a Palermo per
sposarvi Maria Cristina di Borbone. I consoli resero con opere
di beneficenza lieto e fortunato l'arrivo degli augusti sposi.
1808. Creazione de' reggimenti provinciali, dodici di iante*-
ria, e sei di cavalleria. Tocca in Cagliari, e vi si onora re-
giamente Luigi Filippo duca d' Orleans ( ora re de' francesi ).
Concorre gran moltitudine di emigrati francesi e spagnuoli.
181 O.Timor di contagio. I seminati languiscono.
181 1. Si stabilisce una illuminazione notturna. Da Corsica tio-
▼ano caritatevole ospizio nella Sardegna molti preti deportati.
Rìcevonsi e si depositano nel santuario della cattedrale le spo-
glie mortali della regina di Francia moglie di Luigi XVIII.
Viene l'arciduca Francesco duca di Modena. Per la continuata
irregolarità delle stagioni mancano, pure in quest'anno le messi.
181 a. Una orribile fame consuma i popoli. Le generose lar-^
piicmi di Cprlo Felice conservano la vita a gran numero di
poveri. L'arciduca visita alcune provincie del regno. Addi 20
giugno sposa Maria Beatrice.
Il Ee provvede contro le frequentissime incursioni de' bar-
bareschi, e spiegano i sardi il loro valore con felicità cosi sul
mare, come sopra il lido. I sarrabesi rovesciavano in mare gli
Dizion. Geogr. ecc. Voi. 111. 12
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178 CAGLIARI
aggressori sotto la torre di Porto-Corallo. Sebastiano Melis so*
steneva per dieci ore con eroica costanza il forte dì Serrala
battuto furiosamente da mare e da terra. Il lido restò coperto
di cadaveri, ed il bravo ottenuti dal Re una medaglia d'oro,
e lodi bellissime da Carlo Felice capo dell'amministrazione delle
torri. Riaprìvasi la secca. Addi 14 novembre nasceva a Vittorio
Emanuele Maria Cristina Carolina Efisia destinata a sedere sul
trono delle due Sicilie , degna di tanto e di maggior onore
per l'alta mente, per li generosi spiriti, ». • ma un destino
immaturo la rapirebbe all' amor dello sposo , all' affetto dei
popoli !
Per inspirazione dell'egoismo , che n vendea ai balordi come
amor di patria, alcuni, dappoco in altre cose, damiuUa in fatta
di politica, vollero ritornare in su quella cbe infaustamente
prevalea dal 1798 al g6y e riguai>dato come di nessun valore
il pentimento degli stamenti far rivivere in tutte le sue partì
il diploma del 17^6 (8 giugno ). Ad nomini quai bene,, quai
mal riputati dal pubblico, quelli ingannati, quelli ingannatori,
cosi da Cagliari come da altri paesi era egli capo un Giuseppe
Zedda da Terralba professor di legge ? Per D. Raimondo Ga*
ran in quel tempo avvocato fiscale , che fix sollecito a distesscr
gran pfarte della tela , mancò molta gente nel luogo e tempo
concertato (notte del 3o al 3i ottobre). Un caporione volea
nell'indomani precipiUre i dubbiosi al delitto cominciando la
giornata dall'assassìnio del general Villa mari na , ma fu repi'esso
da' complici meno scellerati. Si scoprivano tutti i misteri della
iniquità, ed uno dei primari congiurati (Francesco Garan di
ff. Gavino ) chiesto un salvo condotto spiegava la più ributtante
malignità. Alcuni furono dannati nella testa.
181 3. Grandi timori della pestilenza di Malta. Il valorosis-
simo D. Vittorio Porcile terrore dèi barbareschi, coi quali tutti
gli anni dal 1782 a questo si batteva felicemente, ritoma viu*
citore da una pericolosa pugna. Fu questo l'estremo dei suoi
fatti , ed il più glorioso. Vedi il Caboni nei suoi ritratti poe«
tico-storici di illustri sardi moderni.
i8i4. U tristo destino che sparsa avea nell'Europa un nembo
di sventure cedeva , e Vittorio Emanuele andava a ripigliare
il governo degli stati di terraferma , poneva in mano di Maria
Teresa le redini del governo ;• la quale mentre sapea provar
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CAGLIARI 179
all' Europa che l'arte di regnare non erast dioientlcata dalle
femmine austriaclie, ricordava ai sardi pieni di ammirazione
l'antica giudìcessa Leonora d'Arborea.
Una delle prime cure del Sovrano nella restaurazione del
suo governo nel Piemonte fu di ristabilire il supremo €on9Ìglio
del regno, e rivestlHo tanto nel politico, che nel giurìdico ed
economico delle antiche attrìbuzioni.
i8i5. Aboliti i reggimenti provinciali si ripristina l'antica
milizia. La Regina va negli stati d'oltremare accresciuti del
{^enovesato stato ceduto da John P. Dalrjmple comandante le
forze Britanniche al ministro del re Vittorio Emanuele.
Salutasi nuovamente Y. R. il duca del Genevese. Provvi-
denze per respingere i barbareschi. Ma essendosi mancato di
cautela, essi nella «otte del 1 5 ottobre poterono sbarcare sulla
penisola di S.Antioco fortunatamente non inosservati. I pothi
di guarnigione con una cinquantina di miliziani corsero incon^
tro agU aggres8€M*i e fatto testa coprirono il paese ^ finché tutti
si mettessero in salvo ;. poscia ritiravansi dentix» un qial co*-
strutto fortino con porta non ancor vaiyata , evi si'SÒsMnn^ró
per ott'ore ributtando dai merii e dall'ingresso un numero
venti volte maggiore. Moriva nel più vivo dell'aàione Tl'ik)mao^
dante tenente d'artiglieria Elìsio Melis di Cagliari*, -potine
d'Ardentissiino valore , ma tioppo confidente. Gli altri non fif-
ron presi che quando l'interno del forte era tutto • iaondafe
del loro sangue , e coperto dei compagni estinti. Cahuato- il fu-
rore riguardavano i barbari con ammirazione i loro prigionieri,
e si vergognavano di metter loro le catene.
A nuove minacele dei tunisini di venire con un^ ' flottiglia
considerabile a praticare ostilità sulle spiaggie istessé *dèll'A
capitale ,- Carlo Felice a\^isava i cittadini dei quartieri ^^ tM
nersi pronti per marciare dove fosse ordinato dal general 'ViU
iamarinv. - '^ ''i
1816. Epidemia. OaH*ettobre passatosi erafn éothinciati ti ndtare
in Cagliari alcuni casi di febbri petecchiah. La contagiosità Venne
tantosto conQsciuta. Nel Vnarzo e aprile il' pessimo morbo in-
fieri spaventosamente. Alla fine di agosto la pubblica ialuté
era ristabilita. Furono grandi dissensioni tra i fisici ^ e in-'^cfue'^
ito perivano circa 3 mila persone. Pet la insoffribile mefite
delle chiese furono ordinate le sepolture in campisanti. Il duca
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i8o CAGLURI
del Genevese diede allora la più nobil prova del generosissimo
suo amore .verso i diletti cittadini , il (juale nessuna premura
da chi desidera vaio nel continente strìngeva ad abbandonarli
versanti in tanta sventura. Solamente quando declinante rapi-
damente la malattia vide risorgere gli animi egli si determ^*
nava di uscire dalla carissima terra lasciato al governo sotto il
suo nome il general di Villamarina D. Giacomo , uomo , che
ai sovrani , ai militari , ai cittadini rendea carissimo la fede ,
il valore , e. ogni virtù civile; celebre sopra tutti per la sua
imparzialità in far ragione ^.e terribile ai malvagi per lo in-
flessibile suo consentimento alla sanzione delle leggi.
Col flagello della pestilenza coincideva gran disagio per la
fame. Fu il raccolto di qii^est'anno più scarso , che nell'altro.
Era però una grandissima consolazione , che finalmente cessas-
sero le eteme infestazioni dei barbareschi nel trattato di pace
concbiuso tra il Re e le reggenze africane per rammiraglio
Edoardo barone Emouth autorizzato a mediatore , e segnato
«ol Dey d'Algerì addi 3 aprile , col Bey di Tunisi addi 17 , col
Bey di Trìpoli addi 29 ; che però si restituissero in patria gU
achiavi 7 e finalmente che pei casi di futura guerra fosse del
tutto abolita la schiavitù.
181 7. .Per quattro mesi mancate le pioggie quasi interamente
perìvano i seminati j onde si dovè domandar grani dall'estero.
Temesi influenza pestifera da Bona.
18 18. Muova organizzazione della R. Udienza in tre sale,
due civili, la terza criminale, abolite le precedenti riforme.
La capitale inondata dai mendicanti. Si provvede per che si
arresti il pericoloso afflusso , e che i già venuti siano rìdptti
fsntro la casa di S. Lucifero. Al riaprìmento della quale l'aria
grossa che vi stagnava dalla stagione dell'epidemia , come po-
teva supporsi dal luogo nel quale erano stati racicolti gli in-
fetti toccando alcuni corpi , ricomparivano le febbrì dell'anno
1816. Se non che furon men maligne , e pochi casi.
Per tanti successivi abbruciamenti di viglietti di credito
sulle regie finanze érasi a quest'anno tanto sottratto dal loro
totale in lire sarde 700,000, che non più ne rimaneva che per
la concorrente di lii'e a3o,ooo.
Creasi un corpo di moschettieri per la pubblica tranquillità
• sicurezza. Nell'anno seguente sono riformati in cacciatori reali.
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CAGLURI i8i
a piedi ed a cavallo, commessa loro anche la custodia delle
proprietà , che era stato ufficio dei barraccelli *, in cui peri
Don durarono che due anni , trasferitasi cotal cura nei nuova*
mente instituiti cacciatori provinciali. Una seconda riforma fu
ordinata nel i8aa , incorporati i medesimi ai carabinieri reali.
i8ig. 11 conte Thaon provvede contro alcuni che perturbano
la Gallura. Nella festa popolare di S. Paolo di Monti molti
principali dei villaggi , che non sapean patire si annullasse la
influenza , si comprimesse la cupidigia , sì usasse severità con«
tro le loro ingiustizie, perciò a rispingere il governo dai saggi
procedimend chiamarono in congiura tutti i capi di squadrì-
glie. Questi con le loro genti si riunirono presso Tempio mi-
nacciando atti di vera ostilità , se i preposti al governo* ed alla
amministrazione della giustìzia non consentissei-o ad un indulto
generale , ed al libero porto delle arme , e di vantaggio alla
continuazione delle barracellerìe , ed alla riduzione dei tributi
all'antica quantità , articoli impertinenti a quegli scellerati. Lo
che ben considerato dal Thaon cosi operava che quelle molte
centlnaja in pochi giorni si disgregassero da se stesse. Ranno-
daronsi anche un'altra volta un misse dopo sebbene in minor
numero , ma la forza del governo snervò la loro audacia. I
cacciatori o carabinieri reali non perdettero mai di mira i prin<«
cipali motori , e in breve liberarono il paese dalla loro tra-
cotanza.
Carlo Felice, in rimpìazzamento dei fondi mancanti alle ri-
spettive dotazioni dei monti di soccorso, assegna ai medesimi
una porzione dei donativi dovutigli dal regno.
Addi 6 ottobre muore in Roma il re Carlo Emanuele IV.
i8ao. Vittorio Emanuele avoca al R. patrimonio le dogane
del regno , e facilita la introduzione delle granaglie sarde negli
stati d'oltremare. Precauzioni , infierendo la peste in Majorca,
Africa ecc. Il Sovrano, instando a colorare i disegni di Carlo
Emanuele III, pubblica la legge sulle chiudende. La tortura è
abolita.
1821. Addi i3 marzo Vittorio Emanuele, glorioso per la sua
fortezza nelle sventure, gloriosissimo per essersi saputo sostenere
nel decoro dell'alta dignità , abdicava alla corona. L'esercizio
della autorità e potestà reale era assunto da
Cario Felice I re di Sardegna.
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i8a CAGLURI
Il quale notìGcando agli stamenti il suo avvenimento al trono
dicevasi soddisfetto del savio e sommesso contegno detta capi-
tale ne' passati turbamenti.
Gli stamenti deputano il marchese di Villahermosa a presen-
targli l'omaggio della nazione. L'alto personaggio , e gli sta-*
uientari di suo seguito udirono parole faustissime ed onorifiche.
Sono riorganizzate le prefetture , e nuovi ufBci costituiti d'in*
tendenza, tesoreria, esattoria, ecc.
1832. Gli stamenti mandano deputati al V. R. a significare
la loro adesione alla chiesta proi^oga dei donativi. Lo straordi-
nario , che Carlo Felice avea voluto impiegare esclusivamente
in prò del regno istesso , ora destinavasi alia formazione delle
strade maggiori dell'isola , alla estinzione del debito pubblico,
alla istruzione , e ad altri articoli di comune utiUtli.
Addi 6 aprile, anDÌversario della nascita di Carlo Felice , l'ot-
timo V. R. il marchese di Jenne 0. Ettore Veuillet, uomo ca-
rissimo alla nazione , quasi in sul partirsi dal governo per lo
più florido commercio dei popoli con auspici fausti poneva la
prima pietra del monumento da costruirsi a sue spese, donde
incomincieriano le miglie della nuova gran strada. Il cavaliere
D' Emanuele Vialardi intendente generale pronunciava un di-
scorso in faccia al festeggiante pubblico sulla piazza , cui nel
tempo istesso si imponeva il nome di S. Carlo. La magnificenza
dell'apparato ebbe a risplendere maggiormente nell'ordine della^
esecuzione delle cose. La esultanza dell'immenso popolo ono-
rava il Sovrano ed il suo degno rappresentante.
1823. Con Tanno sono incominciati i lavori della gran strada.
Al y. R. conte Galleani d'Agliano , uomo di gran carattere,
succede nel governo come presidente il conte Roero di Mon-
ticelli. Al quale Cagliari è debitrice di sua maggior eleganza.
Si istituiscono le scuole primarie , e si pubblicano delle
provvidenze per la superiore istruzione.
1824* Addi IO gennajo muore Vittorio Emanuele.
1825. Si stabilisce il debito pubblico redimibile. Le inten-
denze sono separate dalle prefetture.
Addi 27 settembre la divisione navale sarda comandata dal
cavaliere Sivori operava ostilmente contro Trìpoli. Il cavaliere
Mameli di Cagliari guidava i bravi che quella reggenza ridu-
cevano in più onesti termini aol governo del Re. Il suo mi-
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CAGLIARI i83
rabil valore otteneva dal Sovrano un alto premio , e dalla ca-
mera del commercio di Genova belle onorificenze.
1827. Promulgasi ( i settembre ) la raccolta delle leggi ci-
vili e criminali del regno. Si fa nuova organizxaadone di corpi
di fiEinteria e cavalleria miliziana* Formai ^le falde di Mon-
i-eale in disegno elegante un proporzionato camposanto. S'apre
Torianatrofio di S. Lucifero ^ il quale Carlo Felice preparava
a proprie spese fin dal i8o4*
1828. Sistemansi le condotte .mediche , e la vaccinazione ,e
si ordina in Cagliari una giunta primaria.
Addi 9 marzo i deputati ambasciatori degli stamenti al co-
lpetto del rappresentante regio con l'adesione alla proroga dei
donativi esternavano il desiderio della nazione di poter con
maggiori servigi provare al Re la sua devozione.
Addi 16 aprile. Festeggiasi in Cagliari a Carlo Alberto di
Savoja principe di Carignano venutovi alla perlustrazione del
regno. Fermo stabilimento d' una scuola di geometria pratica ,
architettura , e disegno.
i83i. Carlo Felice padre del popol sardo ., del cui amore ,
^elle cui beneficenze dir non si può quanto sia in eguaglianza
perfetta col merito dopo un regno di dieci anni morendo (27
aprile) tramandava la regia autorità in
Carlo Alberto re di Sardegna.
Le più care speranze letificano i popoli, lui potente mode-
rator delle cose , che sapeva osservaae da filosofo la condizione
dei medesimi y e vedeva i mali che persistevano , perchè na-
scosti sempre ai sovrani , e gli ostacoli che stettero finora alia
prosperità comune. Il meritò del peri'ezionamento dell'opera,
con sommo amore e sapienza inoonùnciata da Carlo Emanuele
lUy continuata da Vittorio Emanuele, proseguita da Carlo Fdice,
il beneficio della completa restaurazione dei regno sanilo sarà
il più bel titolo nella eternità del tempo avvenire alla lode
e venerazione del suo. nome.
Cagliariianì iUastri.
Il cavaliere Cossu , che scambiò talvolta le lucciole con le
«telle nelle sue notizie sopra la città di Cagliari produce una
jserie «oosl lunga . di illustrissirai , che non credo posano tutti
aver luogo nel tempio della . glòria. Quindi saia «bene scegliere
e ripdrvi i dignioii l
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i84 CAGLURI
Lucifero vescovo di Cagliari — Eusebio vescovo di Vercelli
— Ilaro? e Simmaco pontefici romani , dei quali nelle biografie
universali
Isidoro y uomo principale , di cui lodava l'eloquenza S. Gre-
gorio Magno (V. lil baron Manno all'anno 5g^).
Benedetto Cao creato prete cardinale del titolo di S. Pras-
sede da Gregorio VII , di cui potrai riveder le notizie storiche
agli anni ioi5 - i6 , e leggere nel baron Manno intorno alla
stessa epoca. Moriva nel 1087.
Giorgio ( santo ) vescovo della Barbagia , del quale vive an»
cora la fama , siccome d'un uomo dotto, santo e taumaturgo
(V. Notizie storiche ed il citato istoriografo della Sardegna al*
l'anno loSgy ed i Bollandisti).
Ugoccionio ( beato ) Vacca-Gruno ? uomo santissimo da S. Do-
menico ammesso in Bologna tra i suoi , e poscia mandato a
fondare in Pisa nel 1221 il cenobio di S. Catterina , onde in
appresso discese la gente domenicana di Sardegna. Grande zelo
nella evangelizzazione , e ornamento di sante doti sono in lui
aotati dal marmo della chiesa del detto cenobio.
Aimerich D. Salvatore , uomo di valore e prudenza singo-
lare. Carlo V il volle seco alla spedizione contro Tunisi. Il
suo onore vi ottenne nuovi incrementi, e chiara apparve l'alta
stima di Cesare , destinato lui a governatore della Goletta.
Arquer D. Sigismondo, il primo dei nazionali, che sia conosciuto
aver scritto sulla Sardegna Sardiniae brevis historia et descriptio ,
che fu inserita nella cosmografia di Munster anno i558. Già li-
volgeva l'animo a tutte raccogliere le cose patrie , ed aveva a
ciò Ifi possa, quando (anno i56i) veniva arrestato ^ siccome lu?-
terano dommatizzante. Ristretto nelle orribili carceri della in-
quisizione di Toledo vi scriveva in 180 fogli una apologia , per
la quale tuttavolta non ottenne di evitfire il destino. Condan-
nato (anno 1571 ) alla relaxation era sul palo barbaramente
trafitto da molti dardi, e poi bruciato dalle sottoposte fiamme.
Cao D. Girolamo , canonico della primaziale, gran valent'uo-
mo in molte parti dell'umano sapere , e di ammirabil senno
nelP operare. Scrisse la storia della Sardegna , che intitolava
modestamente De rebus Sardois , e che il P. Bonfriziori , il
quale ricordala in occasione della beata Lucia Zatrillas caglia-
ritana dei conti dì Cuglieri fondatrice d'un convento del &uo
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CAGLURI ì85
ordine dei serri di Maria , commenda al pubMìco con molte
parole di lode.
Porcell Tommaso j medico di gran nome nelle Spagne. Pab-
blìcaya (i565) una sua scrittura sulla pestilenza di Saragozza.
Arca Giovanni scriveva =» Naturalis et moralis historia de re-
gno Sardiniae j De -Barbaracinis libri duo , che sono inediti y
ed a giudizio del baron Manno non cosi pregievoli , che sia
un bene pubblicarli. Nel iSgS prodnceva De sanctis Sardiniae
libri tres.
Serpi Dimas , minor osservante , dava in lingua castigliana
*il Trattato del purgatorio contro Lutero 1600; la Cronaca de'
santi di Sardegna in quattro libri nello stesso anno , e Apodi*
xts sanctitatis S. Georgii Suellensis, episcopi, Roma 1609 (V*il
baron Manno nel libro 11.^).
Brondo Antioco della regola della Mercede, autore di certi
conmientarì , parafrasi ecc. su l'Apocalisse in lingua latina,
Roma 161 a y e di altre operucde di minor conto. Nel qual
genere riduco e l'Istoria della invenzione dei corpi santi ritro-
vati presso Cagliari, opera del P. Esquirro Serafino dei cap-
puccini^ (anno i6a4) , e il Trionfo dei santi di Sardegna del
dottor in legge e teologia Bon£eint Dionisio (anno i635); e al-
tri scrittori di orazioni sacre , e di cose ascetiche.
BaccaUar Andrea, arcivescovo di Sassari , che nella fede del
cavaliere Cossu possiam dire scientissimo nella teologia , e nelle
lingue latina , greca , ebraica , e sirìaca , voltava nel sermone
latino le opere di S. Giovanni Damasceno. Non Airono esse
pubblicate*
Perez Xea D. Michele pubblicava in Madrid ( anno 1622 )
Precetti militari sul? ordine e formazione degli squadroni , e
scriveva un' opera Della difesa delle piazze. Guerreggiò nel mi-
lanese, e nelle Fiandre, fu maestro di campo, e per le prove
di un mirabil valore, e per l'opinione non mal' fondata de'
suoi grandi talenti nella scienza delle arme , ebbe lode tra i
primi militari della Spagna/ Il Re lo qualificava commessario
generale delle artiglierie di tutto il regnò , e quando la Fran-
cia più fortemente instava per ottenere le isole di S. Marghe-
rita, e di S. Onorato sulle coste della Provenza lui mandava a
* difendere la fortezza erettavi. Fu assalito dalla fiotta dell'Hard
court reduce dalle terre d'Oristano, e insieme da un'altra squa«
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i86 CAGLIARI
dra francese. Couiecchè grandissìivìa fosse la violenza degli agr
gressorì ei tenne fermo per due mesij dopo i quali consumate
tutte le provvisioni otteneva quei patti , che solo sono consen-
titi a' pid valorosi. Passò quindi a nuovi pericoli , perché il
governo spedivalo a soccorrer a Fontarabia stretta cja un'ar-
mata francese. Vi entrava passando su questa, e vi si sostene-
va j e travagliava gli assedianti con frequenti sortite. In una di
queste egli moriva pieno di gloria.
Aragall D. Diego , estremo della nobilissima famiglia, di questo
cognome , governatore di Cagliari ecc. ecc. , guidò le milizie
sarde contro il conte d'Harcourt , Io cacciava da Oristano , e*
lo sconfiggea su queUe maremme.
Canales De Vega D. Antonio , dottissimo giuresconsulto. La-
sciava scritti in buona latinità Quaranta consulti, ed otteneva
maggior poore sppn^ gli altri alleganti , che non voglio nomi-
nare; pubblicava pure alcuni Discorsi sopra le cqrti celebrate
a suo tempo* Nel 1683 produceva la Storia della invasione dei
£rancesi in Oristanp.
Dexart D. Giovanni, molto savio nelle leggi, come provano
alcuni «critti di materia forense che diede alle stampe , e
massimamente la Compilazione , e commentazione degli atti deUe
corti del regno ; del qual lavoro il chiarissimo baron Manup
(agli anni i63i-33) diede un giudizio n^olto onorifico. Quando
gli fu commessa quest'opera em giudice della R. Udienza: io
appresso veniva dal Re innalzato alla dignità di. membro del
superior consiglio napoletano* In questa citfà egli si prestò pro<-
tettore a Buragna Carlo. Di lui scrisse la vita Carlo Susanna,
e diceva molte iodi il bfiron Manno in sulla fine del libro 1 1 .^
rifei^ndo le opiniooi del Cresqimbeni , e le consentanee del
MazzuccbellL Ei fu stimato letterato di somma profondità in
ogni scienza. Scrisse Con»mentari sul Timeo di Platone , JNot^
alle sezioni coniche di Apollonio Pergeo , ed ai frammenti di
Archimede , ed un Trattato dei snoni ed intervalli musicali.
Conosceva perfettamente la lingua greca , e non meno la la-
tina ed itaUajpa. In queste due dettava molte poesie , e tra
esse un Poema eroico , che per la negligenza , in che molto
peccava delle sue cos^, andò perduto. Per la somina sua virtù
poetica era egli coniiderato come uno dei . ristoratori della vol-
gar poesìa , ott^neya un degoo seggio tra i primari del secolo
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CAGLIARI 187
j(Vii , e ii avrà sempre intere le lodi , che in lui furono , e in
gran copia ^ conferite dai letterati di quella età , e approvate
dai posteri*
Aleo Francesco , professor di legge nella università di Ca-
gliari y dava nel 1637 ^^^ ^^ ^^^ ^^ scritture di altri insigni
dottori della capitale sotto il titolo Consilia diversorum auctorum,
Aleo Fr. Giorgio dei cappuccini, autore di una Storia gene-
rale della Sardegna y di cui die sentenza il baron Manno. Alla
<|uale venne aggiunta la narrazione particolare degli Avveni-
menti del regno dal i637 al .72, verso la qual epoca le ope-
razioni dei suoi emoli q calunniatori ottenevano che il duca di
S. Germano y uomo precipitevolissimo nella severità, lui né pur
udito mandasse a esilio nella Sicilia.
Castelvi D. Giorgio. Servi giovinetto nella corte di Madrid ;
fece le prime campagne col principe Filiberto di Savoja am-
miraglio, delle flotte spagouole ; e poi preso il comando delle
schiere sarde andò a guerreggiar nelle Fiandre. Ivi intervenne
a molti assedi e battaglie campali con molta sua gloria , e dei
«oldati che governava. Fatto .prigioniero dei francesi mescola-
vati nella ootagiurn dei più principali di quel regno , e si esi-
biva a impetrar i sussidi potenti del re di Spagna. Scoperto
venne in grandissimo perìcolo , ma non mancando a se stesso
in tal frangente trovò le vie per cui evadersi ; e presso il go-
verno spagnuolo avendo per la utilità, che sperava da una di-*
versione e più grav<e occupazione del governo francese , in-
stato per gli opportuni ausili ai congiurati , concorse efficace-
mente alla insurreziiHke del prìncipe di Condè. Ribellatasi ]Na-
poli , Filippo IV vel spediva compagno a D. Qiotanni d'Austria
«uo figlio naturale. Presto ritornava in Ispagna portandovi pri-
gioniero il duca di Guisa , e vi rimaneva a sorvegliarlo nel
castello di Segovia. Per le male arti del quale D. Gioigio pe-
riva , se non che vide a tempo le insidie. U- Re conscio di
sua dottrina lo sostituiva nel luogo di D. Francesco Vico reg-
gente del supremo consiglio d'Aragona. Dal quale officio do-
vette per alcun tempo desistere , trasferitosi nel castello di
Toledo dove il governo poneva sotto la sua podestà il prin-
cipe di Lorena. Ascrittosi ai cherìcì , fu nel nuovo stato dalla
regia benignità adornato di favori convenienti. Egli partecipava
e non poco nei negozi deUe cord celebrate dal Camarassa.
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i«8 CAGLURI
Castelvl D. Giacomo , marchese di Cea , da ramo cadetto
de' marchesi di Laconi , e visconti dì Sanluri. Fu lodato il suo
valore nelle guerre d'Italia. Molto lodato dal suo generale mar-
chese Spinola , massime nella invasione del Monferrato. In
maggior grado guerreggiando in Fiandra fece eziandio provata
la sua prudenza , e la cognizione dell'arte. Pertanto grazia vasi
dal sovrano dell'ufficio di procurator reale nella Sardegna alla
futura successione di D. Paolo suo padre. Ritornando in pa-
tria cadeva nella schiavitù degli algerini , e non poteva libe-
rarsene che pel prezzo di ventimila reali da otto. Fu uomo di
maniere civilissime , ecc. U resto vedi nelle Notizie istortche
negli anni 1668, e seguenti.
Castelvl -La nza D. Agostino , marchese di Laconi , lodato di
gran bontà , di un fervido amor di patria , e di molta popo-
larità. Fu dagli stamenti nel parlamento del 1666 , Y. R. il
Camarassa , mandato sindaco alla corte per ottenere ai regni-
coli la supplicata privativa delle prelature , e cariche dello '
stato. L'indegno suo fine vedrai nelle Notizie storiche.
Delitala - Castelvl D. Giuseppe, poeta castigliano, pubblicava
una sua opera in Cagliari nell'anno 1672. V. il baron Manno
nel luogo suindicato.
' Pichioni, o Piccioni, Eusebio altrimenti Eugenio, professore
di teologia in Cagliari , orator facondo , e messionarlo per
tutta l'isola. Nel 1676 stampava voltato da se in italiano il
Colloquio spirituale tra G. C. e il B. Enrico. Scrisse sulla Sa-
cramentaria un'opera non edita — Cosi nella biblioteca dei
domenicani. Quetif ed Echard. Parigi 1721. Di lui si trovarono
altri tre codici, i. Missioseu predicatio Evangelica Chrìsti cru-
cifixi. 2. Ejusdem missio in septem peccata. 3. Ejusdem misào
in decem praecepta.
Il conte di Villasalto produceva un romanzo, Napoli 1687; e
nel 1696 un poema eroico. Consulta il citato istoriografo.
Vico D. Pietro ( secondo il cavaliere Cossu ) si distinse per
sublimi talenti militari , e per un coraggio infiammatissiroo.
Maresciallo di campo operava prodigi nella giornata a Sara-
gozza , e sempre con tanta sapienza e forza dirigea le cose ,
die dovesse la fortuna non discostarsi mai dalle sue bandiere.
' Castelvl D« Francesco, marchese di Laconi , onorato di grandi
favori da Carlo li , ed elevato al Grandato da Filippo Y. Le
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CAGLURI 189
belle e felici azioni mililari e le più volte sotto gli occhi del
sovrano gli meritarono plausi e premi* Fu destinato generale
a conquistar la Sardegna dagli austrìaci , e viceré a moderarla.
Ma il tradimento caQcellava i disegni , e vietava al marchese
novelli onori. Y. notizie storiche. Il cavaliere di Yalguarnera,
che sotto l'imperio dei reali di Savoja governò con somma
lode il regno , stette giovinetto sotto i suoi ordini alla prima
disciplina militare.
Baccallar D. Vincenzo ^ marchese di S. Filippo , della cui am-
mirabile fede al legittimo sovrano y e valore nelle contenzioni
guerresche si è fatta onesta menzione nelle notizie storiche agli
anni 1708 e seguenti , fu peritissimo nelle scienze di stato , e
nella letteratura. Da Filippo Y , che sei teneva carissimo tra i
i^rimi , fu onorato della carica di suo grande scudiere ^ esal-
lato alla dignità marchionale , e inviato suo ambasciatore alla
repubblica di Genova. Scrivea in lingua castigliana la Storia
della monarchia ebrea, Madrid 1703, Genova 1719; eia Haye
(tradotta dal francese) 1727; storia, dice il baron Manno,
piena di dottrina , di senno , e scritta con gran brio di stile.
I Commentari della guerra di Spagna, commendati altamente
dagli spagnuoli , e dai francesi , che ebberli voltati per Man*
dave 1756. Un poema sacro in lingua castigliana e ottava rima.
I due Tobia 9 Madrid 1709, e 1746. Y. le biografie universali
a più ampia cognizione , ed il baron Manno.
Nin D. Gabriele de' conti del Castiglio, figlio del Felice di
cui nelle notizie storiche anno 1 709 , scriveva un libro sopra
le Evoluzioni militari , e ai ebbe lode di eccellente militare.
Genovés Antonfirancesco , marchese della Guardia , governa*
tore di Cagliari, ecc. ecc. Con poche milizie nazionali , e non
più di 600 uomini di truppa d'ordinanza difese Cagliari per
circa 40 giorni contro la violentissima aggressione dell'armata
spagnuola. Y. notizie storiche (171 7)*
Nurra Gianpaolo , canonico cagliaritano , scienziato , e filo-
logo insigne , che il barone Manno pone ira i migliori , e più
accurati scrittori nazionali. Nei primi anni del secolo xvin
feari nell'Italia an^mirare dai primi dotti, e nel 1708 pubbli-
cava una dissertazione sulla . varia lezione d' un antico adagio
greco riferibile alla Sardegna. Lo stesso eh. pontefice Benedetto
XIY attestò più volte in che alto pregio l'avesse. Soggiornava
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igo CAGLIARI
più spesso neHa Toscana a far tesoro di erudite notizie onde
rischiarare i fasti storici* della patria, caro ai letterati tutti di
quella provincia e soprattutto all' illustre Magliabeccliio. Una
morte immatura il rapiva. V. il sullodato barone Manno. Ri-
mangono alcuni MSS.
Fancello Giuseppantonio , protomedico di Cagliari , scrisse nel
1780 un Trattato sulla flebotomia, ed un Compendio di ana-
tomia e chirurgia in lingua castigliana in quel torno di tempo.
Maccioni Antonio, gesuita, pubblicava nel 1732 in Madrid
FArte ed il vocabolario della lingua lula e toconota, e nel se-
guente la Descrizione corografica delle due amplissime provin-
cia dell'America meridionale, il gran Ciaco , e Gualamba, e
poi altre operette minori, tutte in lingua castigliana.
Masones D. Giacomo, conte di Mont'alvo, uomo di guerra, e di
stato. Fu posto nel grado di generale di fanteria , e come direttore
governò tutte le scuole militari spagnuole dell'artiglieria , e del
genio. Fu inviato straordinario e plenipotenziario nel congresso
d' Aix-larChapelle nel 1748» <love seguo la pace. Con tal ca-
rattere passò e stette alcuni anni alla corte di Francia. Quindi il
sovrano lo chiamava nel suo consiglio di stato. Masones D. Fe-
lice , duca di Soto-ma/or , glande di Spagna di prima classe.
Fiori circa alla nietà del secolo passato di molto onore per le
scienze di stato. Fu inviato straordiparìo in Portogallo , di poi
consigliere di stato, e pi-esidente del consiglio degli ordini. V.
il cavaliere Cossu- Caglia ri.
Marcello Antonio , medico. Scrivea tre drammi : il Marcello
an. 1784^ r Olimpia 1785, e la Morte del giovine Marcello.
Si stampavano in Cagliari.
Sanna-Lecca D. Pietro, riputato legista, e reggente di toga
ìlei supremo consiglio di Torino. Dava al pubblico la compilar
zione delle leggi emanate sotto il governo dei reali di Savoia
sino all'anno 1773.
- Marchi Francesco Alberto, dei carmelitani, professore di
fisica, e poi di teologia • nella regia università. Lasciò W
tomo di orazioni sacre , le quali ben attestano quanto egli
fosse , e quanto finor la fama sia stata inferiore al merita.
Restavano alla sua morte inediti, e un altro tomo di discordi
sacri, ed un terzo che comprendeva il quaresimale. Comec-
ché abbondino siffatti libri nell' Italia, non pertanto godereb*
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CAGLIARI tgi
bere i lettori assennati dei giudiziosi e bei lavori del Marchi.
Carta Francesco Gianstefono , dei minori osservanti , con ot-
timo consiglio dava al pubblico la Logica e Metafisica che det-
tava nella regìa università. Stampava pure alcune orazioni ^d
un eccellente catechismo.
Chiappe D.Giuseppe, canonico della primaziale, dottissimo
teologo , poeta , ed oratore molto aggraziato. Ahbiam di lui
alcune poesie ed orazioni sacra.
Deidda D. Gemiliano ^ uomo che andò molto avanti nelle ma*
tematiche , e di cui dice il barone Manno , che poco dovette
alla fortuna y niente alF altrui ammaestramento , tutto ai pro-
pri studi profondi ed aggiustati , che seppe utilmente applica*
re. V. il preclarissimo istori<^rafo , ed il Caboni nei suoi Ritratti
poetico-storìci di alcuni illustri sardi.
Cabras Antonio, lodato pei suoi moltiplìci talenti, per la
sua ampia e profonda cognizione della giurisprudenza. Fu ca-
nonico della prìmaziale, e ottenne su i pergami solenni ap-
plausi. Indi nacque una nobilissima fama. Ma le sue orazioni ^
non ha molto, pi*esentate alla lettura del pubblico, lo degrada-
rono non poco da <{uella sublimità, in cui appariva. V. nel ci*
tato oposculo il Caboni. '
Cadello D.Diego, arcivescovo di Cagliari, é prete cardinale
delia S. R. Cbiesa. L'altezza della mente era in lui , quanta
la grandezza del cuore. Consulta il Caboni.
Pintor cavaliere Efisio Luigi, bravo giuresconsulto , e poeta
assai apprezzato^ Non è guarì che si sono pubblicati alcuni suoi
componimenti in lingua patria veramente lodevoli. Questi navigò
fra le tempeste politiche della Sardegna nel declinare del secolo
scorso, ed una sorte propizia Io porlo a salvezza.
Castelli Raimondo, canonico cagliaritano. Fu molto riputato
per la eloquenza sacra. Le sue orazioni pubblicate non man-
cano di pregi.
Pintor Francesco , canonico cagliaritano , autore di alcuni oom-
pommenti latini, dove é poco spirito di poesia, ma molta pur^
gatezza di lingua.
Valle Raimondo, canonico cagliaritano, conosciuto vantaggio-
samente per lo suo poemetto - / tonnù
F'ii'enti.
Mameli D. Giovanni alla sciefkza legale tiene aggiuiito Toma-
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192 CAGLIARI
mento di moltìplicl c<}gaìzioni. Percorsa con molt'onore la car-'
riera degli impieghi giuridici ora è provveduto a riposo. £i
traduceva ed arricchiva' di note eruditissime la Curia de LogUj
codice di legislazione patria, promulgato dalla sarda eroina
Leonora d'Arborea.
Navoni D. Nicolò. Mentre studiava alla educazione dei
giovani del seminario arcivescovile scriveva e pubblicava
alcune poesie, e drammi sacri. Fatto vicario generale spie-
gava più utili talenti. I quali in quel tempo più brillarono ,
che ebbe commesso il governo della diocesi sulcitana. Impe-
rocché riduceva a società in UK)lte parrocchie figliali le disperse
famiglie dei pastori , e con propria personal fatica le indiriz-
sava e portava ad una vita civile. Questa sua grand' opra sta
vigorosa , e i progressi ne sono tanto rapidi , che fra non molto
i piccoli boddèus ( casali ) si formeranno in felici popolazioni.
Il re Vittorio Emanuele pertanto degnavalo di una special con-
fidenza , e faceasi gran conto del suo sapere , e della sua coo-
perazione per lo governo dei popoli sulcitani , e per la difesa
di quei littorali. Lo zelante vescovo privavasi dei comodi per
assicurare le popolazioni che avea create dalle repentine in-
cursioni dei barbereschi, e contribuiva tutto alla erezione di
alcune necessarie difese. Elevato alla maggior dignità della chiesa
sarda nella più estesa ampiezza di questa sfera, e nelle altre
Provincie , in cui ebbe ed ha parte come prima voce dell' or-
dine ecclesiastico, fé' più brillare i suoi talenti politici. Entro
il decimosettimo lustro egli opera ancora vivido di spirito e
di cuore.
Tiragallo D. Luigi. Competè nel 1770-71 per una cattedra
di legge , ed. ebbe la rara sorte , che fosse fatta ^ustizia al
suo merito trascendente. Questo superava l'invidia , e gli pro-
cacciava splendide mercedi* Dopo onoratissimA gradazione
arrivò a tanto , che fu nominato intendente generale del re-
gno, invitato negli stati del continente all'alto ufficio di av-
vocato generale , e in fine creato reggente del supremo magi-
strato del consolato di terra e di mare con l'onestissima arrota
della decorazione delle grandi insegne ecc. ecc. Fu stimato e
si prestò profondo giuresconsulto , uomo di stato, e letterato
insigne*
Manca di Tiesi D. Stefano , marchese di Villahermosa , e di
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CAGLURI 193
s. Croce. Nella prima età molto si distinse nel? armi, e fu
parte di molte azioni, delle quali portò incancellabili le ono-
rate memorie. Tanto poscia in questa scienza egìì progrediva ,
che nulFaltro a lui vedea da preferire lo stesso Vittorio Ema-
nuele molto intendente delle cose di guerra. Versava insieme
in altre non poche parti dell'umano sapere, e acquistava gran
tesoro di erudizione. Onde gli accademici italiani si onoravano
del suo nome , e la reale società agraria ed economica di Ca-
gliari lo venerava suo degnissimo presidente. Fu devotissimo a
Carlo Felice, dal quale mentre era corrisposto con affettuosa
amicizia , al bene della patria riguardava , ed alla gloria di lui.
Pertanto come affettuoso patrono lo riguardarono e amarono i
suoi cittadini persuasi della parte, che avea ben grande nelle
moltissime ottime cose , che quell'amantissimo prìncipe nelle sue
▼ice regie , e nel regno fece per la comune prosperità -, gli in-
geg;m più chiari Io veneraron mecenate; le persone di merito
protettore. Dei suoi studi al rifiorimento della Sardegna fu fatto
alcun cenno nell'articolo Cagliari provincia^ § Agricoltura. I so-
vrani di Sai^degna , e i loro alti alleati consapevoli dei sommi
suoi menti l'onoravano delle più nobili decorazioni. Carlo Al-
berto, in attestato dell'alta sua stima, gli conferiva la canea
già da se onorata di gran mastro d'artiglieria.
Grondona D. Antonico. Fece la guerra nel continente , e poi
nel 1800 , quando i tiesini apertamente ribellavano a danno
del feudatario, ebbe raccomandata la spedizione ( vedi notizie
storiche ) ; contro i quali pieni di audacia per lo numero , e
trasportati da furore contro ciò, che essi dicevano tirannia feu-
dale , non solo si sostenne , ma emendati i gravi errori del
piano propostogli ottenne una compita vittoria. Teneva dopo
questo e altri fatti onorifici li governi di Alghero e di Sas-
sari , ed in questo spiegando una maravigliosa attività fece pro-
cedere in meglio le cose. «Dotto nelle scienze militari sente pure
molto avanti nelle naturali, e tante doti spiccano più belle
nelle virtù del suo cuore.
Baille D. Lodovico, membro dell' accademia delle scienze di
Torino, e di più altre, segretario perpetuo, ed ora presidente
della reale società agraria ed economica di Cagliari , censore
della università , e presidente della biblioteca. Fu uno dei primi
che abbiano coltivato in Sardegna con buon gusto la lettera-
Dizion* Geogr. tee. Voi. III. i3
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194 CAGLURI
tura y prcrtliisse yarì compoiAunenti poetici assai lersi , ed è so-
prattutto lodato per lo suo amoi*e alle cose patrie , per le sue
yaste cognizioni in queste e nell' archeologìa » intorno alle
quali cose scrìveva e produceva molte illustrazioni. Egli ha la
bella soddisfazione di veder già suUe sue orine ben diretti non
pochi giovani , dai quali la patria spera assai*
Caboni avvocato Stanislao dottissimo nel dritto e nelle scienze
economiche, ed uno de' letterati superiori. Dal concorso ad una
cattedra di legge, nel quale avea brillato al pubblico l'esimio
merito del suo ingegiv) , e dei suoi profondi studi, essendo par*
tito senza premio , entiò nella carriera economica , resse con
sommo onore la intendenza generale del Regno , in appresso
con pari merito di zelo e di abilità governò la yice*intendenza
generale di Sassari, ed ora tiene le veci del controllo genera-
le. Egli redigeva il giornale Cagliaiilano in beUa lìngua con
molta copia di cognizioni utilissime ; dettava due orazioni, una
per D. Raimondo Garau, altra per Carlo Felice ^ molte poesìe
assai pregiate da chi gusta il bello ; e già intraprese la pub-
blicazione di Saggi letterari e scienti6ci con nel primo fasci-
colo i Ritratti poetico-storici di alcuni illustri sardi. I dotti
bramano la continuazione dei medesimi, e augurano alla pa-
tria dai suoi rari talenti e somnia bontà di cuore maggiori cose.
Amat di s. Filippo noonsignore arcivescovo D. Luigi. Dopo
aver ai^ministrato con somma soddisfazione del governo pon-
tificio e dei popoli varie delegazioni, fra queste quella di Bo-
logna , andò nunzio alla corte di Napoli , e in appresso con
egual carattere a quella di Madrid. Ai suoi talenti nella diplo-
mazia è aggiunto il fregio clie viene dalla letteratura. Abbiam
di lui una orazione latina per li funerali del re Yittorio Ema-
nuele celebrati in Roma.
Contessa Margherita D. Carolina nata De-Quesada. Si rese
nota ai letterati per alcuni scritti, che sono argomento certo
dell'alto ingegno, e della sincera pietà di lei.
Pes di Villamarina cav. D. Emanuele, luogotenente gene-
vaie, cav. gran croce, e cav. di s. Luigi di Francia. Fu paggio
del Re Vittorio Amedeo. Impaziente di appartenere alla milizia
in tempo, in cui era fieramente minacciata l'indipendenza dei
dominii Sabaudi, entrò giovanissimo nel reggimento Aosta, com->
pagnia de' granatieri. In una sanguinosa fazione valorosamente
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CAGLURI 195
combattendo fu fatto prigioniero dai repubblicani di Francia.
Divenuto poi libero di se, e rientrato nel detto reggimento,
da prode e solerte uffizlale si distinse contro ì francesi nelle
campagne degli anni i794~9^'96. In seguito alla presa d'Ales-
sandria nel 1799 ^" prigione di guerra degli austriaci. Nelle
campagne degli anni 1799, ^^o<>9 1801 , i8oa, i8o3 segnalossi
guerreggiando sotto i vessilli dell'Austria. Passò di bel nuovo
al servizio del Re di Sardegna Vittorio Emanuele. Fu commis-
sario del Governo Sardo presso gli eserciti austriaci nella cam-
pagna del i8i5, e trovossi presente alla presa di Grenoble.
Venne quindi prescelto a capo dello stato maggiore della di-
visione di Torino. Dal provvido Re felicemente regnante fu
dapprima eletto a consigliere di stato, e vennegli quindi affi-
data la somma degli importanti delicatissimi affari della guerra,
marina, e Sardegna. Che veramente egli è personaggio d'in-
gegno vivacissimo, dì rari moltiplici talenti, e soprattutto di
una maravigliosa attività a farli tutti valere. Dallo studio delle
dottrine tattiche non avendo disgiunto lo studio dell' altre scienze
di puM>lica utibtà , specialmente delle economiche , ebbe la ri-
putazione cosi di militare peritissimo, come di abile uomo di
stato. Confermava la prima con una molto applaudita teoria
militare, e l'altra con la sapienza, onde conduce le cose al
bene della patria nell'altissima dignità, cui lo innalzava il sag-
gio Monarca.
Materiale della città di Cagliari. Che in alcun tempo sia
stata Cagliari all'intutto dis£itta e ridotta a diserto è contro la
verità storica. Perchè errava il Fara in asserendone il primo
eccidio da T. Sempr. Gracco Cons. , l'altro dopo molte furiose
oppugnazioni sotto Fariete di diverse schiatte di barbari. Non
posso però non consentire nel suo diminuimento ad una par-
ticella della superficie , che copriva coi suoi edifizi in quello
che correvano i meno infelici tempi della dominazione romana:
che anzi emmi certo che la Cagliari , dove Musatto avevasi
fondato il trono , era una meschina cosa *, comecché non la sap-
pia designare nei veri limiti. A ragionar però' da quello ap-
parve ne' succeduti tempi era la popolazione ristretta dove og-
gidì è Stampace col borgo comprendendovi le chiese di S. Pie-
tro , e di S. Paolo. La parte rassicurata con mura e torri erano
le isole che si appoggiano sulla strada di S. Michele , e mezza
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196 CAGLURI
quella chft si distende dalla torre e porta Scala (antico ingresso
nella città dall' interno) alla piazza S. Carlo , dove é ancora
veduta l'imposta dell'arco della porta al mare , denominata
dall'Angelo, a^ cui nella solennità degli Angeli custodi il clero
parrocchiale , come costumano fare il capitolo alla porta Leo-
nina , la comunità di Yillanova alla porta ^di questo nome , e
la comunità di Lapola a S. Elmo presso la porta del Molo ,
suole andare a supplicazione composto visK un aitar temporario.
La rimanente circoscrizione può essere facilmente riconosciuta.
Nella età dell' Arquer (intorno al i54o) sussisteva ancora parte
della cinta , e nella sua topografia di Cagliari è segnata quella
che coDgiungeva le anzinotate due porte. Entro queste mura
parve ad alcuno fosse contenuta la chiesa maggiore col seggio
arcivescovile , e gli furon indizio due medaglioni scopertisi non
lungi dalla porta dell'Angelo, rappresentanti in lavoro mosaico ,
uno Gesù Cristo, altro la sua madre. Il nome di Stampace , che
ebbe questa parte dell'antica Cagliari , venne dai pisani , nella
ciu città troviamo un rione ed un baluardo cosi appellati.
Villa di S. Igìa. La giacitura del borgo e castello di S. Igia,
o Gilla, cosi deve essere determinata , che da ponente toccasse
lo stagno , da levante si estendesse sino nella linea della strada
a Fangario e contrada del borgo esistente , verso austro alle
spalle dell'attuale chiesa di S. Avendrace, verso il tramontano
a non più di quattrocento metri in là delle ultime case di
questo borgo. Intra questi limti è da vedere molte fondamenta,
e siffatti materiali , che attestano qualche magnificenza. Il sito
dell'antica chiesa principale è ben accertato. Era denominata
da S. Maria de Giusi , uffiziata da canonici , e onorata dalla
frequentissima residenza dell'arcivescovo. La popolazione era
difesa da forti mura , ed a più fermezza era stato erettovi un
castello, che divenne famoso nelle guerre , e fu sempre dove
andava a tempestare il nemico , f sì consumava ogni violenza
dì guerra. Non sono molti anni che ne apparivano le fonda-
menta. I coltivatori le hanno già disciolte. In questo sito forti-
ficato si riuniva col regolo della provincia quanto era nella me-
desima di persone illustri e potenti. In caso d'una repentina
irruzione era il comodo dì evadere per l'acque dello stagno
o alla vicina isoletta , o più in là. Non pare che la distru-
zione del castello e delle mura (Y. not. stor. sulla fine del
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CAGLIARI 197
secolo xm) portasse un totale esterminio degli abitanti. D. Al-
fonso quando conquistava Cagliari ritrovava in S. Gilla una
piccola popolazione , e noi la possiamo st'unare tuttora sussi-
stente nel borgo di S. Avendrace , avvicinatesi le case a pie
dell'antica necropoli.
CastdlO'Casiro y o Castel di Cagliari. Si edificava questa
magnifica rocca dall' architetto Fratino. La circonferenza su
li dati dei residui delle mura si può calcolare di metri i35o.
La irregolar figura riguardati solo gli angoli principali salienti
può ridursi alle trapezoidi -, di cui il lato maggiore protendesi
quasi sotto il meridiano sul ciglio della rupe ; il lato contro
libeccio dall'angolo del pozzo (nel bastione di S. Remigio )
alla torre dell'elefante, linea piuttosto curva che' retta, egua-
gliasi a cinque ' quattordicesimi del primo lato -, quello contro
ponente da questa torre alla gola del baluardo di S. Giovanni
a sei quattordicesimi; l' estremo , che è una spezzata , incontro
a maestro-tramontana di altri cinque. Presentemente la mag-*
gior lunghezza può essere rappresentata da metri 55o, la lar-
ghezza di 200; nella pendice a ponente con le altezze di li-
vello negli angoli sulla linea maggiore 72,00 presso S. Catte-
rina -, 98,82 alla torre di S. Brancazio , che ottiene su questi
altri metri 35,07, negli altri due tra le linee minori ; 57,16 a
pie della torre dell'elefante , che sorge ad altri 27,49 ; e 69,09
al balijardo di S. Giovanni. La pendice di levante fu tagliata
tutta e in modo che restaron le rupi verticali con profondità
di circa metri 3o quanti se ne inism'ano dal piano deUa cat-
tedrale al fosso. La linea delle mura contro levante apparisce
sinora quasi tutta col rivestimento solito delle costruzioni dei
pisani senza scarpa e con riseghe. Nel fossario e in parte del-
l'edifizio attiguo alla cattedrale sono essi visibili e vi si no-
tano l'arine pisane. La linea contro libeccio e presso che in-
tera e rìc#noscesi entra la casa degli scolopi , nel successivo
cortile , e nel muro intemo del teatro. Dell'altra eccetto un
pezzo che tocca la torre dell'elefante , il resto fu disfatto dagli
spagnuoli nell'erezione delle nuove opere di difesa in architet-
tura accomodata alle artiglierie. L'ultima è sussistente nella
metà alla torre di S. Brancazio. Il .rivestimento delle medesime
era allo zoccolo di pietre calcaree spesso bugnate non sempre
a ordini regolari ; agli strati superiori di certe roccie che sono
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198 CAGLIARI
una breccia o di arene , o di ghiaja y o di questa e conchiglie ,
0 del tufo comune.
A diseguali tratti erano le mura divise da toni, ^ui roton-
de y qual vedesi presso a quella di S. Brancazio , in una delle
quali passa la linea magistrale della fortificazione attuale , là
quadrate , come pare vederne una nell'angolo ad austro , e al-
tre superiormente. Ve n'eran pure polìgone , e quella che sta
alle spalle del monistero di S. Lucia quasi in tutta sua inte-
grità conservati pure i merli. Nella parte contro libeccio co*
noscesi una torricciuola , sotto la porterà del collegio degli sco-
lopi. Grandissima di tutte nel principio costruivasi la torre del-
l'aquila per una valida difesa della porta con saracinesca , su
cui sorge va. In appresso Giovanni Capula levava le due magnifi-
che torri di S. Brancazio (nell'anno i3o5 ) e dell' Elefieuite
( 1307). La costruzione di queste rassomiglia a quella delle
mura e della torre dell'aquila , ma assai distinguesi per una
maravigliosa precisione del lavoro. Nelle faccie e nei fianchi
sono vestite d'un calcareo cosi compatto , che alcuno lo scam-
biava nel marmo , nelle spalle con tufo. Sulla cima hanno
ambe la vedetta , e da quella che spunta sopra S. Brancazio,
dove teneansi già degli speculatori a vedere i legni che si pre-
sentassero nel porto , apresi per ovunque volgasi l' occhio
una infinita mirabile scena indescrivibile. Negli ultimi ordini
sporgono dei medaglioni per lo ballatojo.
Sin dal 1264 erasi edificata nel castello una darsena ( tar-
sena castri) siccome ne dice una iscrizione ritrovatasi nel di-
sfacimento del campanile della parrocchia di Stampace (i). In
qual parte del castello fosse stata disegnata non è che ce l'in-
dichi. Per avventura avria potuto essere stata nell'istesso sito,
(i) Fu questa iscrizione commentata dal chiarissimo cavc^
liere Baille , e sinora non pubblicata. Nella quale notato V ori-
gine araba di questo vocabolo , che nella lingua sarda intro^
dussero i saraceni dominatori ^ e proposto i due significati di
conserva d^ arme , e di fabbrica di cose navali , afferma debba
intendersi nel primo modo. In che mentre facilmente condiscenda
terrò per certo che governando Musatto , cui ogn^ iu)m sa es-
sere stato molto pratico delle cose di mare , aver amato il cor-
seggiare , e stato pure sia in Cagliari un laboratorio di navi.
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CAGLIARI 199
dov' era T armeria nel tempo degli spagnuoli , e notava l'Àrquer
la torre delle munizioni da guerra. DafUa parte contro ostl-o-
libeccio, onde poteva entrarsi nel castello, erano quattro or-
dini di mura con quattro porte , per li quali erano formate
cinque rampe e V ultima più breve delle precedenti , le quali
ancora appariscono quasi intere. La linea esterna e maggiore di»
stendeasi da presso Porta- Villanova in là di s. Catterina mar-
tire ', la seconda nella projezione della faccia maggiore del ba-
luardo dello Sperone-, la terza per la cortina , tra il prece-
dente e il bastione del Balice , i cui materiali sono stati ado-
prati a formar parte di questa, come è veduto neUa porta di
Castello, tra i quali osservandosi sopra questa porta due teste
di leoni , onde prendea cognome la porta Leonina , non pare
sia gran temerità qui fissare- la medesima ; la quarta sussiste
tuttora e maschera la porta dell'aquila.
Dalla parte di s. Brancazio erano tre ordini di mura eon tre
porte , il primo separava la torre dal popolato , il secondo ser-
viva di primD antemurale alla toire, il terzo più in là di al-
tra difesa*
Costrutto il castello , l'Arcivescovo vi ebbe alloggio presso la
piccola chiesa di s. Cecilia ; e divenuti padroni i pisani nel 1 3 1 3 ,
cominciossi a edificarvisi la cattedrale presso s. Cecilia , il cui
nome prevalse nell'uso a quello di N. D. cui fu dedicata dagli
aragonesi. Fu disegnata secondo lo stile architettonico di quei
tempi, e da alcuni residui é permesso dire con maestria som-
ma. Mediocre era la grandezza, quanta si vede: due ordini di
colonne formavano nel piede della crociera tre navate -, ed un
pulpito di qualche pregio per l'arte , ma di misure maggiori
che permettesse la proporzione , era sospeso su colonne spi-
rali sedenti ( o bella cosa ! ) sopra il dorso di quattro leoni gi-
ganti. Il tetto era a legname con ben intesa travatura, e que-
sto minacciando ruina fu cagione che D. Pietro Vico arcivescovo
di Cagliari facesse distruggere 1' edìfizio^ per piantarne un nuovo
con miglior disegno , se cosi fosse ; il quale si cominciava a
fondare addi 22 novembre 1669 per un uomo del genovesato
Mastro Domenico .... Si accrebbero i materiali dalle due brac-
cie dell'antica chiesa basilica di s. Saturnino.
Castello (U s, MicJiele. Fabbricava si dai pisani sulla emi-
nenza a settentrione delia città nel sito dove erano sin allora
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20O CAGLIARI
vissuti dei certosini. È quadrato con torri simili , ma disugnali
ai tre angoli in libeccio, sirocco, e greco. Il perimetro somma
a metri i44* I^^U^ prima capitolazione dei pisani vi si allog-
giarono gli aragonesi. Raimondo Peralta preposto alle cose di
guerra fecelo foitificare, quando parve imminente nuova ten*
zone con gli antichi possessori. Ottenevalo poscia Berengario
Carros obbligato a ben munirlo. In progresso adattavasi alle
nuove armi 9 e formavansi i rampari^ nei quali potevano agire
pochi cannoni , scavato il fosso intorno e prodottolo da una
parte contro ponente con muro posto sul ciglio interno a im-
pedire il nemico di vedere i lati di pon. e tramant.; da altra
contro il levante a nuovo ostacolo per passare al lato di levante
sulla piazza d'arme in forma di piccol campo , senza il fosso
era negli altri lati salvo 1' australe una cinta che si attaccava
agli angoli delle spalle delle due torri a libeccio e sirocco.
La porta era nel lato a levante con ponte e saracinesca. Solo
dalla parte a mezzogiorno poteva il castello essere battuto , e
da questa esso teneva tre cannoniere alla cortina. I Carros vi
dimoravano spesso , essi ritornati in Spagna non si ebbe molta
cura di conservarlo. Presentemente é abbandonato , lasciati den-
tro città gli invalidi, che nell' addietro vi avean caseiina.
Era un borgo sotto questa rocca , ed il cavaliere Baille cre-«
delo appellato Calamatìas.
Bagnata. Porto e boi^o di Cagliari nei secoli di mezzo, e
negli anteriori estrema parte della città , sotto la necropoli
australe. Vi erano le dogane , e si esercitava il principal traf-
fico degli isolani con gli esteri. Sedeanvi il Camerlingo del poi>
to j i consoli del commercio , i giurati , i sensali , altre per-
sone necessarie in queste bisogne , e certo numero di uomini
per la forza. In esso si accumulavano si gli articoli da espor-
tarsi , cereali, formaggi , lane grezze e lavorate , e altre non
poche derrate compreso il prodotto delle miniere ; come le
merci estere ai bisogni , comodi , e al lusso , qual fosse , delle
popolazioni dell'isola. La strada principale la ruga dei mer^
canU era fiancheggiata da ricchi fondachi. Era stata erettavi
in parrocchia la chiesa poi denominata da s. Bardilio , e in
addietro dalla SS. Trinità sotto la invocazione della Vergine del
Porto delle grotte ( caverne sepolcrali ( V. Necropoli cagl, ) ,
cui si festeggiala nella memoria della sua annunciazione con
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GAGLURI 20 1
grande luminaria in cera dal prodotto d' un tenue dritto su i
bastimenti secondo che fossero capevoli. Le quali cose ed al-
tre sono dedotte dal Breve portus caraUtani progettato in Ca-
gliari, ed emendato in Pisa Tanno iSiS, che il chiarissimo
cavaliere Baille estrasse dall'archivio Roncioni di Pisa, dove è
dì notare le cose della vendita e compra, e come allora fosse
più attivo uno ed altro commercio.
Venuti gli aragonesi, e non tolto per li patti il castello, il
sobborgo di Stampace, e la Villanova ai pisani, continuò la
frequenza in questo poito, ma non per molto. Che come i
nuovi signori dissero ai pisani di volere a se le loro case di
Cagliari, fu abbandonato , e quello abitato che costoro si ave-
vano formato alla falda dello stesso castello in Lapola, come
si voUe dal re D. Jacopo nel diploma di erezione della città
di Cagliari in colonia aragonese.
ViUano\fa^ Comincia a comparir nella storia alla invasione
degli aragonesi. Non pare sia stata murata avvenga che si no-
tino due porte, una detta Romeri, cb^ pone in corrispondenza
la contrada deis Jrgiòlas con s. Domenico-, altra Cabànias
presso s. Cesello, onde si usciva dalla strada di s. Giovanni.
Questa è ben indicata nella topografia delTArquer con ai due
fianchi un piccol tratto di muro. Sarebbe essa di antichità su-
periore al medio evo? Le abitazioni si distendevano lungo la
falda orientale del castello con quattro contrade maggiori* U
nome della odierna principal contrada deis jérgiòlas ci awba
che ivi era campo raso, e accomodato alle aie. In tempi po-
steriori è riconosciutovi un vico cosi denominato, che sarebbe
di quelle isole, che sono prossime a s. Lucifero, ed altro ap-
pellato di Gèsus, o di Orta, presso l'antico convento degli o^
servanti, oggi chiuso tra i rampari del rivellino di Porta^Ge-
sus, e riformato alla fabbrica dei tabaccbi*
Bonaria 9 villa e castello. Mei 1824 convenutosi nelle con-
dizioni scambievoli, siccome il Castel di Cagliari si ritenea dai
pisani, D. Alfonso ordinava, che intorno al campo, ove erasi
attendato il suo esercito sul colle di Bagnara si tirasse una
muraglia, 0 dentro si edificassero abitazioni, perchè vi risie-
desse il supremo governator del regno , e stanziasse V armata.
Quindi formavasi una popolazione in certa foggia di città con-^
simile, come immaginavano, a Barcellona, e tosto si edificava
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IO) CAGLURI
una chiesa parrocchiale, dedicata essa pure alla Trinità. Ebbe
Bonaria i privilegi di città nel i3a5, e l'onore di dominante.
Lapolay volgarmente la Marina. Occupato il Castello e lo
Stampace dagli aragonesi mentre si intese ad ampliare di van-
taggio la città fu permesso ai sardi di poter formare delle abi-
tazioni tra il castello e il mare, e vivervi mescolati a' domi-
natori. Gli edifizi furono prima disegnati presso alla sponda,
e nell'età dell' Arquer erano tuttora nude le rupi dalle mura
del castello alla linea da Porta-Villanova a Porta-Stampace
guidata secondo la presente strada della Costa.
Spogliati i pisani del porto di Bagnara ne formavano un al-
tro alle sponde di Lapola stringendo non piccolo spazio me-
diante una palizzata in forma di due archi appoggiantisi uno
al torrione, dove oggidì il baluardo di s. Agostino, l'altro al
torrione detto di Levante , dove è il bastion della darsena ,
sortendo dalla corda del lido in mo' di freccia un ponte per
avventura nella lingua dove è la dogana, la caserma, il ba-
gna, il fortino di s. Vincenzo col piccol molo, che è uno delle
braccie dell'attuale porto , o darsena.
Il y. R. di Castel-Rodrigo a togliere l' inconvenienza di man«
dare la squadra sarda a svernare ne) porto di Genova formava
il suindicato porto, e guerniva in sua difesa il fortino.
Fortificazioni aragonesi. Primo pensiero dei novelli signori
fu di fortificar bene la conquistata città. Concedevasi (anno
1837) all'università di Cagliari, e più volte poi si ratificava,
il privilegio di imporre delle gravezze sopra le merci e vittua-
glie per aver dei mezzi alla costruzione di nuove muraglie : e
finalmente nel diploma 8 agosto 1874 ordinavasi si impiegasse
il trìente di quanto ritornava dalle imposizioni specialmente
nella edificazione delle mura di Lapola , in cui spesso incorre-
vano gli arboresi. Vi ha qualche ragione per credere , che non
si compissero le opere comandate prima che venisse la ne-
cessità di adoperare nelle difese quel genere di costruzione ,
«he domandavano le artiglierie.
Fortificazioni spOgnuole, Solo verso il 1470 cominciossi nella
Sardegna a usare le artni da fuoco; nel quale il Y. R. Carros
domandava alcuni cannoni dal govemator del Logudoro per
battere le rocche del marchese d'Oristano Leonardo d'Alago-
ne. È però anche posteriore a tal epoca la recente militare
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CÀGLiÀllI ao3
architettura: che se i grandi baluardi si comiodaroBo a edifi-
care Bon prima del i45o ia paesi militari , nella trascurata ca-
pitale della Sardegna certo assai più tardi. £ nei primi pare
siano stati i bastioni delle porte di Villanova, e dello Stam*
pace , li quali non entrano , che con violenza nel piano delle
altre fortificazioni. Surto Carlo V al trono e levatisi contro la
Francia e la Turchia apparve la necessita di fondare dei va-
Udi propugnacoli , che si perfezionavano poi dal suo figlio Fi-
lippo IL II principal disegno fu di assicurare il castello in
guisa d' una cittadella. ^A ciò veduto dover conferire il fortifi-
camento di Lapola si venne poi in sul fatto, e poco prima
che scrivesse il Fara recavasi a. fine. Dalla iscrizione del ba-
luardo di 8. Giovanni ( volgarmente di s. Croce ) apprendiauio
essersi il medesimo compito nel i568 dagli ingegneri Rocco
Capellino e Antonio Mazzolino , tenendo il viccregno D. Alvaro
di Madrigal, il quale nella stessa lapida è lodato per lo stù-
dio in fortificar Cagliari cosi in questo come in altri baluardi.
Lo stesso y. R. era notato nel marmo che vedeasi sulla porta
di \illanova.
Nella parte di levante non si stimò importare alcun lavoro
ad aggiungere fortificazione d'arte alla naturale, e solo verso
la metà del secolo xvn D. Diego d'Aragal fabbricava il piccol
bastione del palazzo, col quale si avevano già sedici punti di
propugnazione , non però tutti baluardi , come diceali il Cana-
les de Vega nella sua relazione della invasione dell' Harcourt.
Circa la quale nobile epoca forse per le avvertenze poste nella
icnografia della piazza da D. Antonio Quintana cavaliere assai
intendente della architettura militare nella visita fatta pel ge-
nerale D. Melchiorre De -Borgia, furono fatte le appendici dei
bassi fianchi ai maggiori baluardi del castello , Porta-Villanova,
Balice, s. Giovanni, s. Brancazio, della controguardia a s. Gio-
vanni, della falsa braga da questo al torrione di Porta-Cristi-
na, con l'altre opere alla difesa di s. Brancazio.
La robusta costruzione spagnuola é rimarchevole inverso la
recente , e pare che le opere novelle spariranno in breve su-
perstiti a più lunga durazìone le antiche.
. FortificoAÌoni novelle sotto i Reali di Soi^oja. Il re Vittorio
Amedeo dedicata a meglio fortificare la città una gra^ somma
di danaro riscossa dal governo spagnuolo in compenso dei cau«
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2o4 CAGLURI
noni di bronzo , onde era stata spogliata la rocca cagliaritana,
e nel lato orientale del castello edificava tre baluardi di diversa
grandezza , cui non mirerà mai alcun aggressore , e formava
per tutta la linea di levante dal mare alla porta avanzata la
strada coperta con le opere solite , aggiungendo eguali opere
al Iato occidentale della Marina. L' opera più dispendiosa fu
sulla sommità del colle dalla parte di s. Lorenzo , dove è il
vero punto di attacco contro il castello , e sul disegno del De-
vincenti formavasi un'opera a corno in gran parte intagliata
nelle rupi fu appoggiata alla freccia spagnuola , e cinta delle
solite opere. Rinforza vasi pure la linea della sponda , ma con
poco saggio consiglio a rivestire alcune faccie e fianchi di ba-
stioni fu scelta una dura pietra calcarea. Finalmente dopo la
invasione del Truguet furon permesse alcune costruzioni sul
Monvolpino , sul promontorio di s. Elia , e in qualche punti del
littorale.
Particolarizzazione delle opere di difesa di Cagliari.
X' opera a corno di Pòrta^Reale tiene i due bastioni nomi-
nati uno dal B. Emanuele faccia a s. Lorenzo metri 70 , fianco
37 , in linea di difesa 180 ; altra face, al ciglio delle rupi sulla
passeggiata della polveriera metri 81 , altezze sul livello ma-
rino del fosso e del parapetto ( e distingui sempre cosi i due
numeri notati ) aU' ang. fiancheggiato 92,98 , e 98,98.
Il bastione di s. Filippo, face, sull'anfiteatro romano (sulla
cui estrema prec'mzione siede lo spalto ) 80 , fianc. 37 , nella
dif. 190: altra face. 48, fianc. 14, nella dif. dal torrione di
Porta-Cristina 380.
Dentro quest'opera è il baluardo di s. Brancazio in forma
di tanaglia con lato a s. Filippo 70, nella dif. dal detto tor-
rione 168 , con l'appendice d' un basso fianco a orecchione ,
in cui è mascherata l'antica porta della cosi detta cittadella
( quest' ìstesso baluardo ). Il primo lato dell' angolo rientrante
40 , il secondo che domina il B. Emanuele 56. Il fosso é d'un
gran lavoro a 89,43 dal livello del mare. Il parap. all' ang.
della spalla a Porta-Cristina è a 101,84, all' ang. rientrante
della tanaglia 112,80.
Nella cortina quindi al torrione più volte mentovato fu aperta
Porta-Cidstina.
Torrione. Questo è dell'antica fortificazione pisana. Batte pure
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CAGLURI !io5
«ul fianco dì s. Giovanni a metri 138, altezze 8i,6g e 99,75.
Sotto questa torre concorrono due lìnee dì mura variamente
spezzate con lo spalto sul ciglio del fosso di s. Andrea. Indi
a s. Filippo figura una cortina nella quale è un angolo sa-
liente onde sono due linee di difesa , la prima di sovrappiù
alla faccia a libeccio dì s. Filippo , la seconda a s. Giovanni ,
con una falsa braga; l'altra spezzata a questo baluardo figura
una consimil opera sovrapposta.
Baluardo di s, Giovanni, Face, a campagna 64)50 , con fianco
a orecch. 36, n^lla dif. 210. Face, a Stampace 74 9 nella spez-
zata di dif. 265 -H 40 9 ^^^ basso fianco. Altezza all'ang. fianc.
47969 e 80 : nell' ang. della spalla al Balice 4^)69 y ^ ^y^9'
La controguardia è alta dal fosso 6 9 da fuori 11.
Da questo baluardo alla torre dell'Elefante a metri ioa, la cor-
tina formasi in un dente con fianco 28^^ ad accorciar la difesa al
Baluardo del Bàlice, Face, a Stampace 989 con fianco a orecch.
!27 ( in cui é una porticina donde per due rampe una sopra 9
V altra alla faccia del basso-fianco si discende in Stampace ),
nella difesa^ dal dente 100. Face, alla Marina 4^9 con orecch.
curvilineo 'i^y nella spezzata di difesa 14^ -h 44- Altezze all'ang.
della spalla verso il dente dell'Elefante sopra la rampa 38,5o
e 57,36, all'ang. fian. ^4960 e 54916, all' orecch. curv. 44 ^ 549 16.
Bastione dello Sperone, Face, alla Marina 739 con orecch.
curv. 20 che maschera la porta Leonina , o Castello, nella dif.
193. Face, alla Yillanova a5, con orecch. 19, nella difesa dal
prossimo &porgimento della stessa magistrale 489 che lo svi-
luppo fu impedito dal bastione sottoposto della zecca. Altezze
del fosso all' orecch. curv. 56 , all' ang. fianch. 4^,09 , del
parap. 66. Su questo sorge il bastione di s. Remigio metri 6.
Bastione della Zécca o di Porta^Villanova. Unica face* con-
tro Villanova 84 9 col fianco ad austro 33 , e basso-fianco nella
difesa aoo, dal bastione di Monferrato; altro fianco a tram.
3o con basso-fianco. Altezze all' ang. della spalla presso Poi^
ta- Villanova 38,89 9 all' altr' omologo 4? 9^^ 9 ^^^ parap. oriz-
zontale 58.
Gran baluardo del palazzo. Face. 87, fian. 289 nella spetr
zata di difesa dal precedente 2!io -1- 4^ \ ^l^ra fac. 94 9 fian.
3o, neUa consimile dif. dal susseguente ^54 -h a6. Altezze al
primo angolo di spalla 57,05, all'altro omologo 64913, nelpa-
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ao6 GAGLURI
rap. omaoBtate 70. Sopra questo ìd propria ntuazione d'un ca*-
valiere sof^e a metri 9 l'antico bastione del palazzo con faccie
quasi eguali i3, fianc. ad ausùo 11, a tramontana 22.
Bastione Si Carlo. Face. ^S , fìanc. a oreccb. 4^ 9 nella spez-
iata di difesa dal prec. 166 -h 60. Altra face. 5o , fianc. 25,
nella dif. i34« AJkezze, all'ang. di spalla ad austro 71,4^ 9 ^^^
Tomologo 72,92, nel parapetto orizzontale 75,45.
Bastione del Beato Amedeo. Face. 37, fianc. 19, nella dif.
dalK antecedente :23. Altra face. 23, fianc. 149 nella dif. 5z.
Altezze nell'ang. della spalla ad austro 75,5 1 , nell'omo-
logo 78,349 nel parap. orizzontale 8i,5i. Segue una collinet-
ta y dor'è la porta avanzata con un pie col fianco e faccia , che
in complesso con l'anzidetto bastione nella icnografia congiunti
con ^(^re imminenti fanno una brutta figura d'opera a co-
rona, quale io qualifico nella inspezione della pianta topogia-
fica della città e fortificazioni di Cagliari disegnata dal volon-
tario nel Genio militare il signor Efisio Crespo di Cagliari.
Fortificazioni di Lapola,
Bastione di Monferrato. Face. 4^9 ^^^ fianc^ a oreccb. 3o,
nella difesa dal bastion della Zecca i32 (nella compresa cor-
tina è la porta Yillanova ) -, altra face. ( in cui nel 1 7 1 7 apri-
ron la breccia gli spagnuoli ) 39, confian. 29, nella spezzata di
dif. dal susseguente 1 76 -h 83» Altezze dell'ang. della spalla a
Porta-Villanova 3o,35 e 36,35 , all'ang. fianc. 25, 14 e 36, 14,
aU'ang. della spalla ad austi^o 21,14 e 34912*
Bastione della darsena» Face. 6o,5o, con fianca oreccb. 22,
nella dif. dal prec. 270 (nella cortina compresa è la poita
Gésus), face, al mare 43, con fianc. 6, nella dif. 73 dal pros-
simo braecio dritto della darsena. Altezze all'ang. alla spalla
verso il bastione predescrìtto 2,59, aU'ang. fianc. 0,75, nel pa-
rap. orizzontale 12. .
Braccia di difesa della darsena. Il retto ( or citato ) lungo
1 38 , entro cui la dogana , una caserma , i bagni , che dicono
con la porta detta della darsena , tiene in capo il fortino di
S. Vincenzo con una faccia sull'altro braccio 149 fianc. 199
nella dif. mal diretta dall'anzidetto bastione i54 9 con l'altra
22 , fiane. i6. Nella difesa dal Molo 253. Altezze 0,75 6 10,75.
A metri 44 ^ ^^ piccol molo l'appendice d'una mezza luna
con fianchi in- totale sviluppo 38.
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CAGLURi 207
Il piegato (batteria di S. Giacomo) , ond'é chiuso il ^to ,
ha due linee , una contro libeccio 65, altra contro austro 60,
altezza del parap. 3. Congiuntesi a questa e forma un altro
dente la batteria di S. Saturnino con la prima linea 87 y altra
32 , altezza del parap. 3.
Bastione del Molo o di S* Elmo. Unica face, coatro Uh. 5o
nella dif. da S. Vincenzo, fianc. a lev. 44 9 ùi fine al quale è
la porta del Molo a ponente 68. Altezze 0,75 e io.
Baluardo di S. Agostino, Nell'altro estremo della linea lit-
torale di Lapola face, a mare 70 , con fianc. a oreccb. 19,
nella dif. da S. Elmo no, face, alla campagna 78, con orec»
eh. 3a , che non maschera bene la porta S. Agostino in difesa
ficcante a5o. Altezze, all'ang. deUaspaUaa S. Elmo oc io,&»,
aU'ang. fianch. o,85 e 1 1 con due ordini di fuoco verso S. El-
mo : ang. alla spalla a porta S. Agostino 3,62 e 9,97.
Bastiome di S. Francesco, Unica face. 85 , neUa difesa fic-
cante da S. Giovanni 335, e nella quasi radente e più breve
dal dente dell'Elefante con fianc. a orecch. a tramontana 44 >
che maschera Porta-Stampace , e l'altro ad austro 35. Altezze,
all'ang. della spalla verso S. Agostino 18,71 e 23, all'omologo
22,42 e 27,42.
Opere esteme. Si è già dato un cenno di. queste. Rimane a
dire che k fatte al ponente di Lapola furono quasi in tutto
cancellate , l'altre d'^altrove in parte tolte , e struggcntisi in
una negligenza , che poi non é irragionevole. Il riveUino di
Gèstts maschera la cortina intera, come faceva Taltro che si disfece
di S. Agostino, i minori coprivano le porte di comunicazione. L'al-
tezza dello «ipalto va sempre crescendo dal mare alla porta
avanzata , presso cui non avrà meno di metri 20 con scarpa
di circa 70^ , ondechè il parapetto nasconde per un gran tratto
il quartiere di Villanova , che vi si appoggia.
Parti deUa citid , strade , cibici ecc. Componesi Cagliari di
quattro distinte paiti , però appellate quartieri. Il Castello e
la Marina contenuti éntro le fortificazioni , e separafi una da
altro per la cortina dal Balice allo Sperone , stanno sul colle
che ha le falde al mare ; quello nella parte superiore sulla
pendice a ponente , questa nell'inferiore sulla pendice a libec-
cio. Lo Staapace alle falde di ponente distendesi in projezione
al maestro , seguito dal borgo di S. Avendrace (santa Tènnera):
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io8 CAGLURI
la ViOanova alle falde di levante producesi sottilmente quasi da
mezzodì a mezzanotte.
La superficie delle quattro parti principali é di metiì qua«
drati 884i9ia risultanti dalle parziali 1 34,825 per lo castello
con 120,912 per l'arca di ciò che dicono cittadella: 137,887. 5o
per la Marina : 189,787. 5o per lo Stampace , non compreso
il borgo : 298,000 per la Villanova.
Il castello ha contrade principali 6 ed altre più piccole alle
mura , traverse 4 9 isole 27. La più lunga e nobile che pare
andar media , secondo la ordinaria corrispondenza deUe cose
aUe parole con molte stortezze dicesì dritta. Sua misura è di
metri 484980. Su questa quasi nella metà è uno spazio , che
dicono la piazzetta , ed è da poco che se n'è aperto un altro
in fine della medesima , e fu nominato la piazza di S. Bran-
cazio. Quindi è il raroparo di S. Croce , ed il bastione di S.
Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate nei passati
secoli. La circonferenza dell'area dov'è l'abitato è di 8,080. Vi
sono aperte quattro porte ; la porta Castello alla Marina ; la
porticina dell'Elefante a Stampace; l'Apremont alla porta avan-
zata per a Villanova; e la recente porta Cristina a porta Reale
sul colle di S. Lorenzo.
La Marina, o Lapola, presentala figura d'un trapezio. So-
novi strade maggiori per l' erta 8 della lunghezza del quartiere
di circa 3p3 e altrettante intersecanti, delle quali la più bella
è la Costa, per cui è la linea di- comunicazione tra lo Stam-
pace e la Villanova. Più spaziosa di tutte è la piazza or detta
di s. Francesco, e in addietro della Marina , nelle cui estre*
mità sono le porte della darsena e del molo. Sii annoverano
isole 87 , e da tutte le parti riunioni di case alle spalle dei
ramparì. La darsena è lunga miglia 284, larga i io , con aper-
tura 56. Nel primo giorno del 1886 vi si numerarono 56 navi
di carico, e vi restava ancora capacità per legni minori. La
Marina ha 6 porte , come può ricavarsi dal già detto. Di que-
ste e delle altre già notate nel castello due sole sono in buon
disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova^ella Ma-
rina. Sarebbe a notarsi la porta del Molo per la sua architet-
tura, ma è troppo piccola. Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno del cavaliere De Albertis
in architettura di forme adatte alla fortificazione, di cui sa-
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CACLIARI 309
rèUbe parte. Quando si effettui cedrassi tolta la discontinua-
EÌODe della strada Tenne con la costa cagionata dall' orecchione
del ticin balordo baluardo.
Stampace può esser distinto in due parti ; quella che fu già
circondata di mura, delle, quali nel secolo xn era iu gran
parte nudata; e la contrada Yenne con sue appendici. Nella
prima sono isole si^ nell'altra i5. A pie della faccia a mae-
stro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo,
e ¥i si ergeva il monumento del marchese di Yenne , onde co-
mincia la misura migliaria delle grandi strade del regno fatte
e da £are. Diverrebbe più ampia e più bella tolte quelle ca-
sette, che si è concesso fabbricar nel fosso.
S. Avendrace, borgo di Cagliari, che dista metri Sgo dal
rione dell'Annunziata, nel quale spaùo ornato di due ord'mi
di alberi ad una e ad altra parte della strada suol essere la
passeggiata nei giorni sereni d' inverno, componesi di 2o3 case,
delle quali 190 a pian terreno, disposte in due linee brutta-
mente speziate ad una e ad altra parte della grande strada a
pie del colle dei sepolcri antichi. Alcune famiglie nùsere abi^
tano entro quelle caverne»
Yillanova. Ha due granc^ contrade, la più lunga di s. Gio-
vanni di metri lara, l'altra detta deis argiòlas di 1090,80
che procede con urna larghezza irregolare. Si numerano altre
minori i5, traverse 11, isole 6o.
Chiese, Dentro il castello 8: la cattedrale, sJ Giuseppe col-
legio degli Scolopt, s. Lucia monistero , la Purissima monìstero,
s. Catterìna monistero, a. Croce basilica magistrale della Reli-
gione de' cavalieri Ss. Maurizio e Lazzaro, la Chiesa del monte
confraternita, la Speranza, che stimasi )a più antica del ca-
stello. Fuor della cittadella è la chiesa di s. Brancazio , òggidi
volgarmente denominata di s. Lorenzo, o Buon cammino. Nella
Marina 12 : s. Eul.alia parrocchiale , s. Antonio spedale gover-
nato dai religiosi di s. Giovanni di Dio, s. Teresa collegio dei
gesuiti , 8. Francesco di Assisi mOnisterio delle cappuccine , il
s. Sepolcro confraternita, s. Catterina chiesa nazionale dei ge-
novesi e confraternita , s« Rosalia convento degli osservan-
ti , 8. Leonardo convento degli agostiniani , s. Lucia confrater-
nita, s. Francesco di Paola convento dei Paolotti, la Vergine
DizioTim geogr, ecc. Voi. IIL i4
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d' Uria «confraternita , i. Elmo oi*atoiio del conegio dei mari*
liai e pescatoli, ehe dicono, di mar vivo.
Nello StampacedentroVabitato 1 1: 6. Anna parrocchiale, s. Fran^-
cesco convento dei daustrali e antico inonistero dei benedit-
tini, 6. Michele casa di noviziato dai gesuiti, la SS. Annuu-
t'iata casa di noviriato degK sccJopi, s. Bernardo parrocchia fi-
gliale, àé Efisio confraternita, s. Giorgio di Cagliari vescovo,
che dicono di Snelli, s. Chiara tnonisterò, s. Restitiita confra-
ternita, s. Margherita, s. Nicolao. Fuori dell'abitato 4'- >• Abo-
mino antico monistero dell'ordine degli eremiti, il quale non
compreso nella vallazione della marina gli spagnuoli in gran
parte diroccarono , perchè dominava sul vicino propugnacolo,
mandati i frati dentro le mura; il Carmine convento dei car-
meliti ; la 'Chieda del convento maggiore dei cappuccini ; is. Pie-
tro chiesa antichissima , dove nel secolo xm sappiamo aver fre-
quentato gli arcivescovi ai divini uffizi, ora patronata dal col-
legio dei pescatori di stagno.
Nel borgo, s. Avendrace parrocchiale, s. Paolo alla sponda
dello stagno, e i ss* Simone e Giuda sopra la isoletta.
Nella Villanova dentro l'abitato fi s. Giacomo parrocchiale,
l'Oratorio del Cristo coafraterhita , 1' Oratorio del suffragio con-
fraternita , s. Giovanni confraternita, s. Cesello, s. Domenico
convento dei padri predicatori con alcuni oratorii annessi ,
s. Mauro noviziato dei frati mitiori. Fuòri s. Rocco \ s. Bene**
detto noviziato de' cappuccini ; s. Lucifero formato già a casa
pubbhca di studii, poi abitata dai frati trinitari, e finalmente
ridotto a ospizio degli orfani-, s. Cosimo, residuo dell'antica
basilica di s. Saturnino, già monistero di s. Fulgenzio , poscia
dei benedittini; la Nostra Donna di Bonaria convento dei mer*
cedari , antica parrocchia della villa e castello di tali nome : sor-
gele al fianco un grandioso edifizio sacro, che non si è com-
pito. E ora interdetta anzi ridolta a usi profani l' antichissima
chiesa della Vergine del porto , casa dei francescani nel primo
secolo di loro istituzione , indi de' trinitari: ebbesi già in que-
sto luogo uno spedale con dódici letti. Finalmente al collo del
promontorio di s. Elia tfovansi unite le chiese di s. Bartolom-
meo, e della Nostra Donna di Gliuc.
Fabbriche rimarckeifoU. Delle militari si è già ragionato,
ora delle pubbliche e private.
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CAGLURI ftit
' I conventi e chiese dei frati daustrali e domenicani di an*
tLca architettura sono assai da lodare per la felice esecuzione.
Si costruivano nel secolo xin. Nel primo è rimarchevole il
penatilo.
La cattedrale è magnifica ( intendasi con la dovuta restrì-
KÌone ) , na certo non regolare. L' arcivescovo Vico la facea de^
formare ad romano poco pregievc^e dallo stile che diceva go-
tico. Di questo molti avanzi attestano aver avuto l'antico edi-
fizio quelle bellezze , che sono ammirate in altre di questo ge-
nere in Italia. Meritan riguardo due amboni , che da persone
intelligenti vennero riferiti ai pisani : l' aitar maggiore , che
tutto idi argento in forma d' un ciborio faceasi comporre dai
co.nsoli della città ( 1610 ), nel quale quant' è commende vok
' il disegno dell'architetto, tanlo l'eccellenza delle elaboratìsaime
statuette, che vi son profuse; una gran croce di bell'arte ecc. ecc.
Nello Stampace ostentasi come di grandissimo pregio la chiesa
dì S. Anna : veramente bella esecuzione di malinteso disegno.
In generale ebbesi dagli architetti poco rispetto alle regole ^ e
poca critica* S. Michele ha qualche cosa da commendare. È a
^esta consimile S. Antonio nella Marina.
Tra le fabbridie pubbliche menzionerò il seminario arcive-^
scovile y opera del benemerito arcivescovo di Cagliari D. Gìw*
seppe Delbecdbì ex-generale delle .scuole pie , la règia univer»
sita degli studi in continuatone, e l'orfanatrofio delle fanciulle.
Di palazzi ve n'ha gran numero , ma non isolati , primo tsa*
quali ponesi il Regio , che è d'una soUda architettura. Le aln>*
tazioni ordinarie sono ben costrutte, e comparirebbero meglio
in maggiore ampiezza e reg<^arità delle strade.
Dopo il 18 15 Cagliari migliorò di tanto , che non è più di»
•porsi negli ultimi luoghi tra le città di Italia di seconda
■ordine.
Prospetto delia €ittd. Presentasi essa in bell'aspetto da van
punti del suo, circondario , e dal mare , nel quale si specchiai!
Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pel&'detle acque ^
e la cortina distesa ikà .li due ma'ggiori .bafaiavdi^ siccome ì\
fùèìo d' un anfiteatro : quindi per su l^ertà poco'* "mite alire
opere di difesa , e tra essi in iscena piacevole le svariatissime
forme degli edifiii .di.Lapola; i colossali baluardi che la do-
minano con l'intermedio miafóda una patte, dall'altra le r«ipi
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113 CAGLURI
perpendieolar mente tagliate su l'opere di difésa congiunte , ed
esterne dove é una bellissima passeggiata lieta per molte pian*
te y le fabbriche che sorgono superbe, tra le quali. tinte di
color rossigno le due bellissime torri , l'Elefante , e S. Bran*
cazio sovraeminente a ogn'altro vertice , che né a propugna-
colo , né ad ergastolo sembra fatta , ma , come consente il
cielo frequentemente sereno e purissimo , ad una bellissima
specola astronomica. Sotto quest'aerio castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace, ed il più lontano borgo tra lo
stagno e il colle dei sepolcri ; quindi Yìilanova tra il colle di
Cagliari e Monreale, e nella parte inferiore di questo gli edifizi
di Bonaria , e la non lontana cappelletta monumento della mor-
talità del i656 , nella falda il cenotafio contiguo a un bosico
di palme. I^on é facile darti una anche oscura imagine della'
bolla apparenza di Cagliari , principalmente ne' bei giorni si
dal Inare che da vari punti d'intorno, e quel che dicesi é ben
lontano dal merito del vero.
Pitture e sculture ragguardevoli. Nella cattedrale ; quadro
originale della scuola dei Caracci , il martirio di S. Barbara :
neUa sagrestia esterna una tavola con diversi santi, e nomina-
tamente nel mezzo una Madonna di sommo pregio , opera da
atih'ibuire agli artisti che fiorirono verso la fine del quattro-
cento ; neir interna , la Flagellazione , copia di Guido Reni , e
altri dipinti di scuola bolojgnese ; la S. Cecilia ; tre tavole con
tre teste stimate del Luca di Olanda ; un piatto adoperato in
usi sacéì , nel quale é rappresentato il tiionfò di Nettuno con
Galatea , tritoni , e altri iddìi marini di Benvenuto Cellini , e
in uno degli altari la caduta degli angioli rei in alto rilievo
della scuola del Bernini , ma non di molta lode. Sono nella
stessa chiesa alcuni mausolei pregitevoli , dei quali il maggiore
occupa con poca dignità uno dei cappelloni. È questo alla me-
moria del vincitor di Saniuri fiinesto campo , dove molte miglia ja
di sardi, che difendevano i loro dritti, infelicemente cadeano. Se
a Cagliari spagniiola era questo un monumento di gloria , a
Cagliari sarda é una. memoria dolorosa. In verità starebbevi me-
glio una cappella a qiialche patrono nazionale , che un cenota-
fio odioso.
Rimarchevole é il santuario sotto il presbiterio diviso in tre
cmnere ben illuminate dal ciel d'oriente , e fatte belle dalla
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qLGLIARI 3i3
materia e dal lavoro. Nella cappella a sinistra i l'urna di Carlo
Emanuele figlio di Vittorio Emanuele morto in età di tre anni
( addi 9 agosto 1 799 ) , a destra il mausoleo dì Giuseppa Maria
Luigia di Savoja moglie di Luigi XVIII morta in Londra ( addi
la novembre 1810) opera del Calassi assai lodata.
Nel palazzo municipale, due grandi quadri del Marghinotti,
il Carlo Felice , ed il Carlo Alberto. Nell'arcivescovado il Cuor
di Maria dello stesso artista. N^I palazzo regio nella serie dei
V. R. alcuni di gran merito , come pure nella serie dei re di
Sardegna della dinastia Sabauda. .Nella casa degli Scolopi un
S. Efisio del Marghinotti sulla tempesta della flotta francese in
&ccia a Cagliari.
Non dimenticherò il simulacro colossale in bronzo di Carlo Fe-
lice secondo modello del Calassi bello per lo suo panneggiamento,
per le decorazioni , e per l' atto dignitoso e animato. Tocca
assai quell'elmo cavalleresco coronato con la corazza eroica.
Esso è conservato nel magazzino dei mMeriali per l'artiglieria^
Nella chiesa di S. Eulalia , il quadro di questa Santa , di Pom*
peo Battoni. In S. Leonardo , gran statua di S. Agostino , di
egregio scalpello. In S. Anna, il beato Amedeo statua di marmo
alta metri 2,76, del Calassi, e il quadro del Salvatore nel*
l'amoroso misterio della Eucaristia, del Marghinotti. Nell'Annun-
ziata , la Salutazione angelica , dello stesso pennello. Nella chie-
setta di S. Agostino fuor delle mura, il S. Dottore, opera di
molta laude da aggiudicare alla fine del quattrocento. Presso
i claustrali in alcune cappelle della chiesa e del chiostro delle
tavole di qael Cimabiie , cui prima del Ciotto era il campo
nella pittura al dir di Dante , ma sono non poco degradate.
Nella sagrestia di S. Michele due quadri Adamo ed Eva sullo
stile de^ Guido Keni -, gli altri sono stimabili per lo colorito.
In S. Giacomo un Crocifisso del quattrocento ? In S. Domenico
una bellissima ma poco conosciuta e pregiata tavola -della Cro-
cifissione con molti ritratti , tra cui quello di Dante vicino al
buon ladrone. 11 Marghinotti la stima del Massaccio. Sono
dallo stesso pennello due bellissinie tavole di S. Pietro , e di
S. Paolo ecc. ecc.
Oltre di queste vi ha un akro e non piccol numero .di pit-
ture e miniature di autori di gran fama possedute da persene
private, poche delle quali a dir vero le sanno stimare s«coiid«
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ai4 CAGLIARI
il merito. Ve pe ha pure di alcuni artisti nazionali lo Scaletta,
il Massa ecc. Giuseppe Antonio Lonis scultore nello scorso se*
colo ci lasciava tra altre opere un Crocifisso , e la statua di
s. Efisio lodevole per la grazia.
Passeggiate. Prima del 1820 non se ne aveva altra, che nel
bastione di s. Remigio, e fuor di città nello stradone a Bona-
ria. Indi si formavano quella della Polveriera, e l'altra di s.
Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Yillamarina , e con-
tinuata dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl. Mette in un giar-
dinetto pubblico , dove è una statua antica , che si dedicava
alla nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo
una facciata di casino bella per 1' architettura , e per alcune
statue, dalla quale é coperto lo stabilimento della Cabbrìca delle
polveri. La passeggiata di buon cammino, o di s. Lorenzo dal
rivellino di Porta reale al ciglio della rupe sopra il gran fosso
dei Mirrioni, lunga metri 521^3 (quanta risultava una pic«-
cola base misuratavi nel i835, a verificamento della Lirelliana, 1
per li cavalieri Della-Marmora, e De-Candia), comecché inferiore
per la formazione alla predetta e ad altre, siccome angusta e
spoglia d'alberi , tuttavia è la più salubre e gradita. «La par»
ticolarità delle passeggiate del castello gli è il larghissimo pro-
spetto d'un pittoresco orizzonte , il cui simile non pare sia go-
duto da altro punto abitato del bel- paese, né odesi rammen-
tato e lodato da quei pure che abbian visitate le più belle re-
gioni della rimanente Europa. Sono veri centri di stupendi pa-
norami. Qui dappresso erte rupi, costruzioni militari di certa
arditezza , e di un aspetto tetro si ma imponente, i vasti sca-
vamenti del colle con molte vestigie di antica grandezza , la
città bassa , e l'altra sul dorso della eminenza, in là d'intorno
le diverse coltivazioni, verzieri, giardini, case e cappelle di cam-
pagna, linee stradali fiancheggiate da siepi moltiformi, circo-
scrizioni di poderi , colline fortificate , il porto massime quando
frequentato , lo stagno di ponente con gran numero di barchette ,
la gran strìscia della plaia coi suoi ponti , V isoletta , le peschiere^
le paludi e gli stagni di levante quando in pienezza , quando
in diminuzione con in questi e in quello a certi tempi im-
mense schiere di uccelli acquatid, e alle loro sponde i vasi
saliferi , e gli ammucchiati prodotti la vastisima pianura che
producesi in la della forza visiva verso maestro ^ i diversi manti
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della m^de^ùlia per lo cplpr^ d^U^ l^rr^ , djiv^r^ità e yaii^
fitat9 dblfe cQltiva^ioiMi, 1» yer«urs^ sempre yiywre , queUa dei
semimtì sncced^adi». a]l qQlpr del paii>pino , i viUagg^i vV;iui). i
più lontani , le eminenxe , le valli , le catene dei Vftf>i;^ di le-
vante e di ponente C9i9^ variabilMisime ti^t^, e ^oi^ apparenze
ora oscure ^ìpbl di^|u»)tf , i loi^lBnÀ. gw>^i d^ jiM>n^ dellil Bar*r
bagia dalV ottobre al J^t^^ggio d» distinguere per lo candore- della
Tesl^ inv^jcnale, ^ va%tp golfo che sembra inclii^r^i d^ una .
g;ian Ipot^n^^pm aV& ^VQJiÀ^i la sporgi^nza del coUl^ di «• ^Ua
9 formar djue gra# s^ni , in$o^ì.i^a una non definibile qu^tiU
di oggetti > uiia M^ua <;be noi^ è mai 1/^ stessa e ch^ varì^ noif
solo con k stagioni, ma secondo che cavg^ lo ft^o d^U' at-
mosfera , e la posizione del sole.
- Si pa4$qKÌ^ frequeftl^Uiente sulla str$4a coperta , toltene
perciò le traverse > e sul fo^fo cbe è stato fiai^heggiato da ^1*
beri esotici. Iol mugica militare suol reivdere nei di festivi ig
un circolo sullo spalto più geoi^le il ridotto.
Stradoni» Senza 1;» gran stra^da centrale, ebe muove da piazza
«<. Carlo , sono altre due grandi stradi? una a Pirri dalla Porta
avan«ata , altra a Quarto in coptiuuaziox^e dell^ contrada à^x~
giòlas. Sentesi bisogno di altre, una per la plaia a toccare
ipiella che da C^poterra in là v^rso SarrQco aprivasi dal mar-
chese di ViUab^rmosa» P c^tjira per opppjtua^ f cordato ja a quei
che abitano nel CA«tello e iu Yillapovai l^^ <|^ale ds^ eircol^
dei Miirionji portai^se diri^t^meKkte ii^ dir^loJP^ a ma^s^o su^W
strada centrale. In questo sito sottostante all' estremità dell^
passeggiata di •• I^oxenzo ^iace vedere le orride rovine del
colle caduto dentro le caverne antiche- Se fosse spianato ( a
che nou è uecessario gr^n dispendio) vi comparirebbe un grande
spano , e pittore/sK^o per le r^ dei vicini colli, o ad uii^ campo
di Marte , o ad un giardino pubblico , di ^ui esser potrebbero
parte le somjiaitii di Tuviyeddu, e di Auia^ne, altri centri di
divense e Yagbi^ime prospettiva.
Contrada della città. Nel Ca#telV>,.,€^ n^lla Mf^rina «quo ifi
gran parte ben selciate; negli altri due quartieri, eccettuatele
prìucipali, l'altre o lo souo pessi|n^n\<^te o reggonsi nud^ in
tutto*.. «Xulte gen^ralmei^te sono larghe ;e in modo , che se noli
10 impedÌKA la eyite^za, vi possono scorrere ,^e carrozze, ma
troppo dure ai piedi. In vero non si potrebbero lodare di grande
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!ii6 CAGLIARI
regolarità ; tuttavolta verso altre città anticfae siipererel>bera od
confronto , e mi è certo che se efficacemente si comandasse la
subordinazione dei fabbricatori agli edili avrebbesi un allinea-
mento migliore.
La strada del corso traversa i tre quartieri bassi nella loro
lunghezza, e si compone deUe Yenne , Costa, e Argiolas. Que-
ste tre , quelle del Castello , e generalmente le più popolose
sono assai nette, scomparsi affatto gli antichi letamai che da
tutte parti fumavano gran contaminamento all'aria. Fra gli im-
piegati civici sono quattro veditori di pulizia per li quartieri,
che nel Castello fan travagliare i galeotti a tenerle monde. In
questo quaitiere , e nella Marina sono sufficienti chiaviche , po-
che nello Stampace , nessune nella Yillanova.
Illuminazione notturna. Sono per tutta la città distribuiti ii5
riverberi ^ dei quali 35 nel Castello , 34 nella Maiina , 23 nello
Stampace , ed altrettanti nella Yillanova. A provvederli è stato
imposto un dazio sulla introduzione dell'olio d'olivo alla consu-
mazione. Quando il gran riverbero della luna sia sull'orizzonte
non credesi convenire i minori risplendano né in quelle strade
che non sian vedute da quel raggio. Accade spesse volte che
in assenza pure di quello molti tra questi si ecclissino.
Contado di Cagliari. Se si volesse determinare secondo la
circoscrizione portata nel diploma di D. Jacopo ( i5 agosto 1 3^7 ) ,
estenderebbesi nella parte di ponente sinom presso alla villa
di Decimo , che sarebbe a circa M. P. X. e miglia italiane 8;
nella parte di levante a 6.
La circostanza di Cagliari ^ poco amena in tutto quello, che.
non sia valle-, il che conseguita piuttosto dalla negligenza de-
gli uomini, che dalla inettitudine del terreno. Niun sito nel-
r addietro più orrido , ed ora niun sito più ameno del pie delle
Irupi alla polveriera.
Popolazione di Cagliari. Quanta fosse quando prese posr
sesso del regno la dinastia Sabauda , lo potrai vedere nel pri-
mo censimento portato nelle notizie storiche. Ora appare quasi
raddoppiata. -'* '
Vedi per uà decennio dal iSaS al 1 834 le consegne del cen-
'simento parrocchiale. Restano esclusi i preti, i , religiosi, le
genti del presidio, i forestieri, non domiciliati fissamente, che
son qualche '(:osa più di 5ooo.
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CAGLIARI
317
j4iuU
Maschi
Fem.
Totale
NaU
Morii Matr.
Fam.
1835
11,548
i2,85o
34,398
986
38o 197
6,860
sf^^6
.1,847
12,982
24,829
1,100
4l5 230
5,990
l6^^J
1 1 ,6a I
12,703
24,3^4
910
409 160
5,982
i8a8
11,868
1 3,456
25,344
1,006
45o 335
6,100
idag
1 ìyHSl
12,423
23,654
935
335 168
5,000
i83o
12,243
12,708
34,951
1,120
395 35o
5,o3o
i83i
11,834
12,073
33,907
935
435 195
5,080
i83»
12,167
.3,^44
25,4 1 4
1,200
340 260
6,160
i833
12,258
i3,3i4
25,572
1,060
375 3l5
6,370
i834
12,5 IO
i3,a59
25,769
i,ii5
36o 265
6,45o
La popolazione
notata al
1 1834 era divisa ne' quartieri con
<piesti rispettivi numeri
Castello
Uom. 1,767
Don. 1,987 Tot.
3,754 Fam,
990
Marina
3,931
- 4,3
?9 —
8,3io —
3,i65
Stampace -^
• 3,i53
— 3,388 —
6,54. -
I,530
VillanoTa -
■ 3,i34
— 3,o52 —
6,186 —
^49^
6. Aveodrace —
- 5a5
— 453 —
978 -
296
CaraUcri dei cagliaritani. !Nella loro fisonomia niente è di
speciale, che facciali distinguere dagli altii sardi ed italiani.
Le fattezze regolari, mediocre la statura, brunetta la tinta,
frequeatisnma la bellezza nelle femimne con molta anima. Oc-
corre rarissima alcuna creatura storpiata. '
Ottiene quasi generalmente in certa età il temperamento ma-
linconico. È osservabile molta cortesia , franchezza e ingenuità ,
e con queste quelle altre particolarità, che porta la condizione
del clima. Si fa loro colpa della spensieratezza dell'avvenire,
e si é detto che non aveano pertanto nei tempi della loro gram-
matica ìXJuturo; il che fu detto poco saggiamente. Impercioc-
ché i cagliaritani non sono diversi dagli altri italiani, e uni-
versalmente da tutti gli abitatori delle città primarie, nelle
quali moltissimi si trovano che sono o poco, o meno curanti
di ciò che sarà. Chi poi conosca la etimologia nelle lingue
trova aver li cagliaritani, il futuro grammaticale come le^ altre
nazioni. Che gran differenza ìsm ho a leggere cagliaritano, e
Ugger-o italiano !
Rimangono ancora non poche vestigie del contagio spagnuo-
lo: certa alterezza nelle classi più elevate, una qualche am-
pollosità per la somma importanza, che si dà ad alcune nul-<
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ai8 CAGLIARI
lità «filosofiche ; molto muore a non iiure, né caper fiure y per-
ché giacciono inerti grandissimi talenti; ami non è molto che
lo studio tenevasi per cosa poto ingenua. Si censura e connn
gione il I08S0 e la magnificenza per lo nessun rispetto, che si
ha della economia, onde restan molti abbruciati di danaro, e
per questo pure , non giii per offesa alla sobrietà, la frequente
pompa di lautissime imbandigioni.
Viene però dalla considerasione di questi e di moltissimi al-
tri dati a doversi stimare il carattere dei cagliaritani come oa
contemperamento dell'indole dei francesi^ e degli spagnuoUu
Religione. Niasnn miscuglio in Cagliari , come nelle rimanenti
parti del regno, di sette, nessuna dissensione, che non sono da
riguardare alcuni greci scismatici. La Mostra Donna è un «a*
rissimo oggetto della religione ed cittadini. Essa è venerata
come principalissima dei patroni nella prerogativa di sua con-
cezione purissima. La medesima sin dal 1870 ottene^aÀ ncUa
chiesa di Bonaria moltissimi déVoti, quando, come fu scnlto,
miracolosamente arrivato sotto quel colle acquistavasi suo sir
mulacro. Il quale in occasione di gran fortuna stato era entro
sua cassa chiusa gittato da una nave catalana, che dall'Italia,
dove fu scolpita in quel tomo di tempo , trasportavalo nella
Spagna. Me'sabhati in sul vespro é a ki firequentissioio il con-
corso dei devoti. I naviganti vi accorron (più nell' addietro) a
liberarsi dai voti: e alcuni usano visitarla prima di sciogliere
come per pregarla propisia, cosi per esplorare il vento del ca*
Baie. Ragionossi in altri tempi d'una navicella d'avorio (lun-
ga metri o,25 ), la quale, mentre era per un sottil canape so*
qiesa da un trave sotto l'arco della volta, desse certissiaso se^
gno della direzione del vento fuori del golfo. Si è scritto ( vedi
narrazione compendiosa della miracolosa Tenuta del sim«|lacK>
della Vergine di Bonaria stampato in Cagliari, e dedicato al re
Carlo Emanuele lidi Sardegna) fossero fatte moli» prove. 9 dalle
quali risultasse nuova confermazione a tanta mamviglta. Que-r
sta tacque quando al canape fu pei^ religiosa splendidezzn $0*'
stituita una catenella , rinnovossi quello rimesso» Da questo ra-
gioni ognuno a suo modo.
Maravigliosa poi é ]a divozimie del popolo verso s. Efisio,
uomo militare sotto l'imperio di Diocleziano, che per la fede
fu decapitato alla porta della città di Nora. Si riferiscono n
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CAGLUiU ai9
lui molte gratie ricevute, e la cessazione dell'ultima pestilenza
(Vedi notizie stoiiclàe aU'aono i656).
Peregrinazione a Nora. Mei primo di maggio circa le ii
antimeridiane il simulacro di <|iiesto martire fr^iato di pre-
ziosi voti dentro una urna ottangolare , chiusa nelle faccie a crir
stalli y ornata di banderuole , e sospesa sur un carrozzino , traesi
fuor della chiesa. Due buoi, qualmente sogliono essere abbi*
gliati dai contadini per fare una schiera di bestie nelle pro-
cessioni, SODO aggiogati al temone. Un coro di zampognatori
precede, un altro segue questa sorta di carro trionfale. jDue
divisioni di cavallerìa fanno Tanti e il retroguardo. Gli uo*
mini dell'ordine di questo santo, senza però le confiratesche
divise sopra scelti destrieri , seguono col vessillo il primo squa-
drone, e sono riccamente bardati, susseguiti da' un consigliera
della città, il quale ottìene pel luogo della festa nella chiesa
di Mora l'autorità di Alter^nos. Intono e addietro del simu-r
lacro una moltitudine di devoti si affolla in più e più cori
guidati da sacerdoti e da persone pie, altri con g]ii accesi cerei
promessi, altri scalzi ^ altri scapigUati, e fra le femmine molte
coperte di nn saio azzurro , che strìiigon al seno con un nastro di
seta bianca , divisa delle devote del santo. Al saluto della città
cessano i balli nelle piazze s. Carlo e Yenne, e nel campo di
s. Micolao , ed allora -é un gradevole ^eltacolo veder dal ba*
luardo del Balice un popolo immenso, che compie le sottopo-
ste contrade, e da varie traverse sbocca nella via alla Sca&*
Vedresti genti diversissime, nazionali, esteri, cittadini e villici,
e tutti i costumi dd regno da poterne fare a beli' agio il con-
fronto, e veder le difierenze. Cresce ognora . la calca intomo al
santo, ondeggia il popolo, e lupare yxAo una infinità di teste,
cappelli, bonneUiy berrette , csqppelline di antiche e recenti mo-
de, di estate e di inverno., parasoli , e i fazzoletti e veli delle
donne plebee e deUe vUliche non so di quanti diversi colori.
Sulla qual massa soperchia la sola urna del santo, e i cava-
lieri dell'accompagnamento coi confratelli. Uscito il convoglio
dall'abitato la* moltitudine svilujtpasi e riempie il lido sino in là
del ponte alla casa nella prima isola della plaia , dove dee fer-
marsi la sacra biga, ed allora ti colpisce la nuova scena d'un
gran numero di barchette in fiocchi, che nel mare e nello
stagno volteggiano piene di gente plebea, o vilhci che pren-
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aio CAGLIARI
don diletto a far risuonar l'aria dei rozzi lor tuoni in diverte
maniere di canto. Come giugnesi nella anzidetta casa cessa la
solennità, ed il santo posto in una- cassa , ed in altro carroz-
zino mandasi in incognito y tuttaTolta onorato di un numeroso
seguito , quali in modo di penitenti , quali a cavallo , quali sopra
carri a trucca, che è un telaio a botte su cui stendonsi len-
zuola o tappeti. Arriva nella seguente mattina a Nora , si pre-
para alla festa per V altro giorno , dopo il quale nella stessa
forma riportasi in Cagliari, e rientravi verso la sera. La gente
sebbene non più che la metà del prìmo concorso adunasi di
qua e di là del ponte della Scafifa fin dal mezzogiorno, ed é
una festa popolare, conviti ^ balli, canti, corse di barchette.
Poi ricomincia la solenne processione, e eomukove la religione
del popolo.
Saniiuirio della cattedrale. Visitano pare i cagliaritani con
molta fede il depòsito dei ss. martiri dove dall'antica chiesa
dì s. Saturnino, che dicon basilica, tra il i6i5 26 furono tra-
sferiti per monsignor d'Esquivél. I monumenti prodotti per
provare là santità di queste reliquie stimaronsi da .alcuni cri-
tici siccome o dubbi o insufficienti,. da altri rigettati con pa-
role aspre. Nel che si usci dal modo. Forse che sarà avvenuto
in queir entusiasmo di ricercare , in quella smania di ritrovare
dappertutto santi martiri, come se Cagliari fosse stato un ma-
cello , che qualcuno ( p. e. il buonuomo del Bonfant ) abbia
veduto spoglie sante anche in reliquie profane; tutta volta chi
potrà movere dubbi ragionevoli sopra i distinti depositi , che
si scoprirono dentro la mentovata basilica con tutti quei segni ,
che erano soliti esser posti per dire alle altre età, che quelle
ossa erano di uomini fedeli , e per virtù eroica venerabili ?
Allora fu trovato sotto le rovine d' una vecchia chiesa vicina ,
dedicata, come portava la tradizione , alla memoria di s.. Luci-
fero, il corpo di quest'insigne propugnatore della divinità di
Gesù Cristo e potente patrono del grande Atanasio. Era sul
sepolcro un marmo , ed altro come un piccoi triangolo dentro
sopra le ossa del petto. Questo .nella sua semplicità s. Lucifer
Eptis presentava la più certa autenticità. Dubitossi però intorno
all'esteriore, nel quale parlavasi della primazia cagliaritana ^
e della unione del santo vescovo alla sede apostolica, non
fosse una impostura. Ma scopertasi un'altra lapida in memo-
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CAGLURI aii
t-ìa di tre vescovi africani morti in Cagliari potevasi pèrla os^
servala perfetta consimiglianza delle note di questa a qudle
dei marmo estemo del sepolcro di s. Lucifero, togliersi dal
chiarissimo cavaliere BaiUe la invalsa idea d' una impostura , ed
assegnarsi l'epoca della ristaurazione del sepolcro, o reposi»
zione delle sante reliquie.
Rispettivamente^alle reposìzioni si può tenere che preceden-
temente alla Esquivelliana altre due se ne fossero fatte in tempi
antichi; la prima alla pace data alla chiesa da Costantino, e
simultanea fabbrica della basilica , altra forse quando a s. Ful-
genzio fu concessa la stessa basilica per formarvi un monista»
(Vedi notizie storiche ). I vescovi africani portarono con se, e
arricchiron Cagliari delle reliquie di molti santi.
Grande era pure in altri tempi la devozione verso s. Agostino
nella chiesa ove fu già serbato il suo corpo. Una lapida suU'ar-
-clutrave ddlla porta ne dice di certa acqua mirifica negli am-
malati sudante da un sotterraneo-, la gravezza e amarulenza
accusava sua origine dal vicino mare. La distruzione del con-
vento nel regno di Filippo II e le sepolture permessevi nella
mortalità del 1816 nocquero alla rehgione del luogo.
Associaziom religiose di secolari. Dai cenni dati parlando
delle chiese si può dedurne il numero. È inutile ragionlire dri
loro istituti , i quali solamente appariscono in quelle del Monte
nel Castello , e del S. Sepolcro nella Marina. Poche eccettuate,
l'altre nelle quali è gente plebea servono ad accrescere il nu-
mero delle schiere, e diminuire la dignità religiosa delle sup-
plicazioni. •
Processioni e Junzioni sacre in tempo di Passione* Nel ve-
nerdì di Passione tre confraternite dai tre quartieri, nel mar-
tedi santo una quarta vanno alle stazioni della Via crucis^ in
molte chiese , nelle quali la massima parte dei confratelli pas*
sano da una porta ali* altra , eccettuata' V ultima che ascolta
atenne meditazioni. Portano tutte sopra sei barelle il Cristo in air
trettante diverse situazioni della passione , che dicono volgarmente
i hUsterij dopo i quali l'Addolorata. Due piccole bande di sol-
datiténgono i due estremi della schiera. Due tamburi a suoa'
JH duolo apron la marcia.
' Nel giovedi sera e venerdì mattina di settimana santa tutte
le conCraternite, alcune accompagnate da musica, sono in
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232 CAGUARI
giro alla ▼Isita dei SS. Sepolcri ibrmaili i pia come palchi
scenici con le loro decorazioni, nei quali è rappresentata una
qualche aaione dei Mbri divini. Nd dopo pranzo é nei tre quar-
tieri bassi un concorso prodigiosa aUe chiese, dove si rappre-
senta la deposizione di Cristo dalla cróce. Vedrai inalberata
una gran croce sur un palco presso ai pulpito , sotto quella
tn simulacro della Vergine , e presso la Maddalena e il Gio-
vanni molti angiolini in carne ed ossa. D predicatore, quando
a certo punto del suo discorso spiega il desiderio di Maria di
riaver il corpo del figlio , vede tosto appressarsi due masche-
riti a ebrei , che figarano il Nìcodemo e il Giuseppe , i quali
dopo e tra varie oerimonie metton giù il Cristo dalla croce ,
e infin di tutto postolo in una bara lo portano in processone
per la città. Si procura in«itexe in gran movimento la imagi-
nazione , e non ostante che la bramata iUnsione spesso mandvi
pure suol essere un gran piagmsteo. Accade un frequente in-
contro di questi convoli funerei , ed é nella gente una gran
, dissipazione. L' ultimo atto è nella domemea di risurrezione :
due confraternite sortono in pubblico , una col Risuscitato , l'al-
tra con la Gloriosa , e vanno all'incontro . e conginngonsi in
qualche piazza. Chiederai quanto lucri da tali usi la pietà ?
Fatti i calcoli , mi par che perda , ed é desiderato che si adot-
tino altre maniere meno materiali , e più commoventi.
Supersùzioni. Per difetto d'istruzione certe pratiche con*-
dannate non sono ancora tolte. Nelle feste dell'Annunciazione ,
e di S. Giambattista si operano sciocche superstizioni.
Costumi nel vestire. Gli domini delle classi alta e media , e
gli artigiani vestono nella moda degli altri italiani. I ri-
gattieri , carrai , acquaroli ecc. alia sardesca , ma non tutti in
una medesima forma. Che altri si abbigliano a coietto , altri
senza, comecché sìa universale il gusto per pompose bottoniere
d'oro e di argento alle due maniche sul cubito , su i due mezzi
petti del giubboncino, e nel colletto della camicia, e per le n^
in panni fini di lana , seta , e lino. I pescatori e barcaruoli hanno
una special maniera ; pantaloni larghi di panno rosso , gittb-
bonetto chiuso con fascia di seta a mezza vita , altro giubbonetto
con maniche , e pìccol bavero , e bottoniere. Parte del vestia-
rio sardesco è la berretta di lana , che suol essere composta
secondo la professione. Generalmente la lunga treccia si attorce
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CAGLIARI aa3
lolle rifrolfe deBa medeflitna introdottale la estremità neHa
•piega. Le domie degli uomini di ^esta classe hanno ima moda
media tra quella delle villiche e delle cittadine con certe no-
tevoli differenze tra se stesse secondo l'ordine in cui sono i
loro mariti o padii. II lusso di queste è spesso una vera ca*-
•licàtura.
Mes»%i di cwile educazione* Fu sempre in CagKarì sentito i\j|
bisogno di queHe istituzioni che sono molte pregiate in paesi
più colti y e con vantaggio , per le quali i padri che o non
possano o non sappiano da se educare i figli , e tuttavia che
amino di averli ben coltivati nello spirito e nel cuore ^ possano
compiere questo sacro dovere , e soddisfare ai loro desideri.
Gli scolopi , comecché altrove abbiano -dei convitti , non haa
mai pensato di aprime alcuno nella Sardegna paghi della sola
istituzione nei giorni ed ore scolastiche : i gesuiti che gover-
navano nell'addietro il collegio detto dei nobili eretto per fi
consoU del municipio dal i6ai ora curano il nuovo collegio
non ha guarì aperto nella marina in sostituzione di quell'an-
tico convitto; dopo di che occorre nient'altro a notare in que-
sto genere y non si essendo posta finora alcun' opera al proget-
tato collegio delle provincie. Per tanto pochissimi giovani pos«
sono godere d'una ben diretta educazione.
Non sono meno sfortunate le fanciulle, anzi lo sono più per
l'assoluto difetto di convitti alla loro educazione. Forse còntio
il fine che ebbesi nella fondazione del monistero di S. Catte-
ritta dal P. Fr. Tommaso Meli-Cao , e da sua zia D. Antonia
Meli-Fores ( an. 1641 ) non si creavano in esso le Sanciulle né
pure nei primi tempi della istituzione.
Divertimenii, Festeggiandosi nelle chiese che sono alla estre-
mità dello Stampace , e della Villanova è solito darsi lo spet-
tacolo della corsa dei barberi. Ma nient' é che eguagli la corsa
carnevalesca nella contrada di S. Michele per uno stadio di
circa 75 trabucchi (metri 227,35) in due oblique, questa per
una china di circa trabucchi 40 , quella per l'erta. Si inaugura
nella solennità per S. Antonio abbate , poiché i cavalli furono
benedetti nel passare davanti sua chiesa e quindi si continua
nei giovedì, domeniche , e ultimi giorni. La strada , o il suolo,
diremo , di quest^ippodromo é convesso e costrutto a ciottoli ,
donde in sull'imbrunire al violentissimo quadrupedamento sdùz-
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%2^ CAGLIARI
zaa sciDtille. Vi concorrono i più nobili destrieri co' più abili
cavalieri , e si ammira di quelli la vivacità la fpga la docilità,
di questi Tagilità la destrezza la forza. Cprresi , come dicono,
a pareggia formatasi una catena di cavalieri da due in sette ,
i più, che permette congiungersi l'ampiezza della strada, nella
parte delle mosse. È allora piacevolissima scena in questa strada.
Una moltitudine sovrasta da' pogginoli con tutta la pompa del
lusso , e riempie tutta la contrada. Vedresti ai tocco del tam-
buro in su le mosse aprirsi la calca avanti i .corridori , e tosto
chiudersi alle spalle , e con poco grato senso farti i cavalieri
sentire i pericoli tra cui scherzano accennando cadute , rimet-
tendo il fr^oo, abbandonandosi sulle gruppe del vicin cavallo,
e altre siila tte pazzie , alle quali come è giusto applaude, ogni
matto. Spesso i cavallerizzi presentansi mascherati alla iniita-
zione del costume di altie nazioni , e delle stesse varie tribù
sarde.
Non v'ha un grand'amore ai giuochi. In tutta la città non
jsono più di quattro bigliardi, uno nel Castello , un altro, nella
Marina, e due nello Stampace. U giuoco alle palle é più fre^
quente in certi ridotti presso la città , massimamente nei di
festivi , siccome quello in cui si esercitano uomini meccanici.
Teatro civico nel Castello, Dimesse le recite ora vi si canta
l'opera nelle stagioni d'autunno, e d'inverno. Attendesi a ri-
formarlo in maggiori dimensioni suU' elegante disegno del Co-
minotti.
Feste per s, Giovanni ^ e di s. Pietro. Nella, sera delle vi-
gilie sino a dopo la mezzanotte é solito farsi gran rumore dalla
gioventù , e dalla plebe. Dappertutto è baldoria , e si prende
diletto a lanciare e a far scoppiare dei fuochi artifiziati. Per
la seconda particolarmente è un gran festino tra le famiglie
dei pescatori presso la chiesa del santo.
Idioma. La lingua che si usa in Cagliari , e in quasi tutta
la Sardegna meridionale, ha una sostanziale identità con la Lo-
gudorese: se non che sembrane degenerata per molta mesco-
lanza di vocaboli forestieri , per subite non poche depravazioni
nell'affettazione d'una pronunzia più dolce e sonante , e per vi-
* zioso disuso di alcune essenziali parole e forme verbali, cui
non si supplisce che con offesa della proprietà. Chi tentò ^i ri-
durio alla regolarità che^^mmirasi neUa Logudorese ? spaventa
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CAGLIARI ii5
il pensiero de' sonori cacdùni che scoppierehbero a tui paresse
meglio rispettare la grammatica , che l'uso plebeo. Si è formata
la grammatica ? Cosi è. £ non ha guari si pubUicava il Dirio-
nario. Gran lavoro , ma poco felice.
Trovansi in questo idioma delle canzoni di gran merito det«
tate dall'avvocato E. L. Pintor ( di cui tra gli uomini illustri
di Cagliari ) , alcune delle quali si possono leggere in una rac-
colta di poesie de' vari sardi dialetti.
Canto, Distinguesi in gentile, ed in plebeo. D gentile suol
avere 1' accompagnamento di qualche istromento , ordinaria-
mente deUe zampogne, o della cetra, che dicon sarda. I versi
solitamente usati sono bissenari : il primo emistìchio del primo
verso delle strofe resta assoluto, poi ogni secondo è corrispo-
sto con rima interna dal verso seguente. Le strofe sono spesso
a decine col ritornello , che va cantato prima delle medesime.
Il canto plebeo annunzia la sua aria con una scala di tuoni
sul lay la, la, la, ecc. Fatto questo preludio in quattro voci
si comincia la bella canzone in due settenari , ai quali succede
nuovamente quella carissima cosa del la, la, larà^ Fatto una .
piccola pausa portasi in altri due settenari il pensiero che si
volea spiegare , e quindi viene a corona la bell'aria con delle
variazioni cosiffatte , che fanno spiritare^ I primi due settenari
sono volgarmente detti su sterrimeniu , gli altri in cui èia idea
principale sono su coberimentu , è i sentimenti delle due parti
hanno spesso tra loro quella connessione , che si conosce nelle
cose più disparate.
Ma\oU, Nella lingua sarda maiòbi è una specie di recipiente
a piramide quadrangola che sospendesi rovescia sul collo della
mola , in cui versarvi il grano ; e dalla forma che parve aves-
sero consimile i cappucci dei gabbani dei giovani villici, pen-
sano alcuni, aver questi procacciatosi un tal nome. Per que-
sto valore potrebbesi esso appropriare a quanti indossano sif-
fatta .vesta i ma non é cosi, dacché per l'uso fu ristretto a in-
dicare principalmente i giovani che vengono dai villaggi del re-
gno per applicarsi agli studi , e specialmente tra questi quei co-
tali «che, cosi volendo la loro fortuna, locano a qualche fami-
glia certo genere di servigio sussidiario nei giorni ed ore non
scolastiche, a merito dell'alloggio e del vitto. Di questi ultimi
non sarà un numero minor di 800 , levati quelli che in pas-
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. i5
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326 CAGLIARI
sare agli studi maggiori devono lasciare l'abito sardesco, ed il
servìgio anzidetto per dedicarsi all'esercizio di pedagoghi.
Forestieri. Da varie parti del Mediterraneo , da Grecia , Si-
cilia , Napoli, Toscana, Spagna, Francia, e in più numero
dagli Stati Sardi del continente immigrano spesso delle fami-
glie , e per la ospitalità e favore che incontrano , e per la fa-
cilità del vitto volentieri vi si stabiliscono. Molti attendono a
qualche manifattura , alcuni al commercio ; ed é da essere ri-
conosciuto da essi non solo l'aumento della popolazione , ma
la introduzione dì alcune arti ^ e il miglioramento delle già
esercitate , e quella attività , che sia , nel traffico.
Poveraglia, Non ragionasi qui di quei del paese, dei quali
i più si ritengono nella verecondia, ma dei paltoni che accor-
rono dai villaggi, e fermansi nell' allettamento della beneficenza
che sperimentano. DI cotali ve ne avrà forse da tre in quattro
centinaja tra uomini e femmine, un terzo del qual numero
sono invalidi per età, o per vero danno di alcun senso o mem-
bro. Agli altri infelici per propria volontà si potrebbero aggiun-
gere circa due centinaja di femmine sciaurate tapinanti. Come
in altri luoghi di Italia , cosi anche nella Sardegna , dove . per
benignità di cuore sono copiose le limosine, dovrebbesi ben
conoscere la saggia risoluzione data per alcuni economisti
sul modo di far la limosina , che giovi a chi la fa , e a chi
la riceve , alla società , alla religione , alla pubblica moralità.
Statistica medica. Vi ha in Cagliari gran numero di persone
addette al gran ministerio della sanità : medici a6 , chirurghi
19, flebotomi i5, speziali i5 nel Castello, 7 nello Stampace ,
IO nella Marina , i in Villano va.
Il vitto dei cagliaritani e in gran* parte animale , e piutto-
sto lauto. Il pane é di molta bianchezza , e di bel gusto , ma
poco soffice ed assai grave , quando lavorasi alla\ sardesca. Si
rispetta generalmente la sobrietà, ed è raro vedere anche nel-
r ultima plebe chi faccia onta al costume pubblico.
Bevesi acqua delle cisterne , che sono con tutta diligenza
curate. Non poche famiglie però l'attingon dai pozzi, ed e gran
numero di acquaroli, che ne provvedono il pubblico: general-
mente la danno salmastra. Dentro il Castello dal tempo dei pi-
sani ne furono aperti cinque ad una grandissima profondità,
e han le bocche uno sotto la piazza di s. Brancazio , altro
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CAGLURI 227
presso al monistero di s. Lucia ^ che sono i due donde traesi
acqua ; il terzo alla piazzetta , il quarto a s. Croce , il quinto
all' angolo del bastione di s. Remigio. Un altro fu non da molto
scavato nella polveriera. Se li vuoi mettere tra le sorgenti di
acque minerali , fa pure il tuo piacer, che io non dissento.
Le malattie, che sogliono dominare nell'inverno e prima-
vera sono infiammazioni massime nell' apparato digerente. Nel-
Testate ed autunno le febbri cosi dette gastriche, nervose, e
le periodiche per lo più complicate con irritazione , o flogosi
della mucosa gastro-enterica, e del fegato.
Anche in Cagliari la maggior mortalità avviene nella prima
età per la classe disagiata , che è assai numerosa , e per le al-
tre pure quando sviluppasi qualche epidemia vaiuolosa. Sono
moltissimi, che vanno in là deUa virilità; non pochi che ol-
trepassano gli 80 e 90, e non rarissimi gli esempli di. più di
venti lustri. Ora tu potresti vedere nella città qualcuno oltre i
90, cui non daresti più di 60 anni. Che bella vecchiezza!
Bagni. Godesi da non molto questa comodità. Essi sono in
capo al passeggio del terrapieno, e gli accorrenti sono benis-.
simo serviti.
Polizia medica. Sonosi ordinati sapientissimi regolamenti, .
dei quali tutta volta è desiderata la piena osservanza: sonosi
proposte molte riforme per opprimere ogni sorgente di miasmi
esiziali , massime nella coda dello Stampate e della Villanova ^
e si spera che siano adottate. Soprattutto converrebbe si sca-
vasse in quest'ultimo quartiere il canale della espui^azione, e
nel sito dessu boccidroyi ( ammazzatoio ) , dove si fa la cftmi-
ficina del bestiame, non si lasciasse allagare ed imputridire il
sangue con le materie fecciose. Egli è ancora una cosa {ùù spia^
cevole veder in questa parte estrema della città rosseggiar le
strade dal macello che si fa dei montoni nei cortili di alcune
case.
LazzertUo. È stato insti tuito da gran tempo nel promontorio
di Cagliari alle falde dei colle oggidì appellato da s. Ignazio
aul lido. Consisteva prima in alcune mescbinissime case a pian
terreno; poscia sotto i Reali di Savoja si riformava in sul di-
segno degli edifizi di pari destinazione; e finalmente nell'anno
1835 si ampliava dalla capacità di dùnque periodi ai quattor-
dici , e provvedeasi alla comodità non trascurata una certa ele-
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328 CAGLIARI
ganza. E però tuttora angusto , e difetto siffatto fu ben sentito
nello scorso anno ; per che fu necessità ricorrere alla violen*
tissima precauzione estrema. Da questo apparirà la somma uti-
lità dell' aropliazione progettata dal cavaliere De-Albertis sino,
a poter contenere trenta periodi^^ anzi se fosse agevole, altri
ancora di più, e non pe' sospetti solamente, ma anche per gli
infetti. Si arroge che la situazione à accomodatissima a stabi-
limenti siffiitti , la quale per lo facile isolamento per la esten-
sione e condizione saria la più felice a case di osservazione ,
a spedale, e a deposito di merci per quanti dal Mediterraneo
potessero approdarvi.
Governavasi prima dal Magistrato civico, poscia venne inca-
merato , ed il Sovrano con carta reale a4 gennajo i835 ap-
provava un regolamento, con cui si stabilivano discipline più
acconcie alla amministrazione con notevole diminuzione dei
dritti sanitarii.
Magistrato generale di sanità. Una delle prime cure del go-
verno Sabaudo fu la conservazione della salute pubblica. A che
instituivasi un magistrato, di cui fosse capo il viceré, e delle
giunte speciali poste in ogni città e comune, ove fosse porto
o spiaggia accessibile. Molte saggie ordinazioni furono fatte in-
torno a questo importantissimo oggetto , e sono da essere ve->
dute quelle che si contengono negli articoli dal 'jS all' 83 della
sapientissima carta reale di Carlo Emanuele IH, 12 aprile lySS.
Campo-Santo, In distanza dall'abitato di circa 1000 metri
a sotto Monreale contro il ponente si ricingeva nel 1828 un ret-
tangolo con i lati maggiori di 1 20,60 , e i minori paralelli alla
strada da s. Bardilio a s. Cosimo di 93,60. In fronte alla porta
appoggiasi all'altro lato minore sur un terrapieno una cappella
d'ordine ionico. Entro l'area del campo corrono alcune pa-
ralelle ai muri, e all'altipiano con altre due intersecantisi
a retto, di forma che sono determinati quattro eguali spazi
rettangolari per le sepolture comuni, nei quali è quella capa-
cità, che, computata l'annua ordinaria mortalità ai 4^0, ba-
sta perchè prima di 6 anni non ripiglisi lo scavo delle prime
linee: nel quale tempo per le condizioni del terreno fu stimato
si disfarebbero interamente i corpi. Nell'intervallo tra le pa-
rallele delle mura e dei viali saran costrutte delle loggie per se-
polture privilegiate, e tutte uniformi a quella in cui il mar-
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CÀGLURI 329
chese di Villahermosa volle riposte le spoglie di sua sorella
marchesa di Villarios.
Governo spedale della città. Vari sono gli uffici, come va-
rie le parti del pubblico servigio economico , giudiziario, mi-
litare.
Amministrazione del municipio. Fino al 1810 il consiglio
della città si componeva di nove persone in tre classi da tre
diverse liste. Delle quali nella prima erano scritti i nobili e
laureati; nella seconda i proprietari e negozianti; nella terza i
notai e procuratori, cui da vasi di poter ascendere nella se-
conda per benemerenze nel servigio. Tal ripartizione partorendo
degli incomodi fu il coi'po civico ridotto a due temi, riunita
la seconda e terza lista. In uno ed altro di questi ordini non
si contengono più di dodici, e i mancati si rimpiazzano per
elezione da tre proposti. Sono da questo numero, e secondo
l'anzianità quelli, che si cbiedon per lo consiglio ordinario, e
per gli altri offici municipali. Ogni anno se ne rìnnovano per
un terzo i membri ai primi de' due terni subentrando uno da
questo, uno da quell'ordine, e gli altri ascendendo. Quei che
escono dal consiglio persistono nella matricola, e quando sia
compito il periodo ripigliano la toga per altro triennio.
Aboliti i mal concessi privilegi il danaro del municipio è
amministrato con la dovuta dipendenza dal governo. Neil' anno
1764 ( 3o settembre ) il V. R. Balio della Trinità pubblicava
un regolamenta per lo governo delle cose municipali a cau-
telare con le migliori massime economiche il giusto prodotto
delle entrate, e la direzione delle spese alla necessità ed uti-
lità, perchè l'azienda si ristorasse, e i creditori soffrissero il
menomo discapitar nel conseguimento degli interessi si ridotti,
come inferi, che neUe vicende dei passati governi, essendosi
questa amministrazione obbligata a moltissimi in là e in qua del
i656 per un totale, cui erano disuguali i suoi prodotti, fu ne-
cessità che per li censi anteriori alla detta epoca non il frutto
legittimo, ma si rispondessero sugli annuali avanzi rate mo-
diche, e però variabili come quelli, il che dicevasi il Rateo ^
dandosi per li posteriori il convenuto del 6, o dell' 8 per loo.
In detto riordinamento essendo state sfalciate tutte le inutilità,
restò fissata la somma di lire sarde <;irca 28 mila per gli stipendi
degli impiegati, per gli istituti di pubblica beneficenza, per la
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33o CAGLIARI
istruzione pubblica , e per diversi obblighi dì religione, ecc.
Grande autorità era sotto la dominazione spagnuola negli
uomini di questa amministrazione , e grand' ornamento di pre-
rogative. £ soBO da essere rammentate queste due, che non
potessero ricevere ingiuria senza aver vendetta, e chiudersi
nelle carceri-, ondecliè quando diffidavano del governo non si
spogliavano della toga e del perruccone. In quei beati tempi
usava questo consiglio supplicare i Re nel loro avvenimento al
trono della conferma dei privilegi che non erano in uso. Il
capo giurato ritiene ancora un distintivo come prima voce dello
Stamento Reale, e lo convoca previo ordine del governo.
Impiegati cìvici. Padre d'orfani, Capitano d'artiglieria, de-
putati alla vendita dei cereali e del pane , Amostasseno, Obriere,
Architetto, Veditore di. pulizia. Sindaco, ecc. ecc.
Il Padre d'orfani provvede all'allevamento degli orfani e
degli esposti, alla loro educazione in qualche mestiere.
Il Capitano d' artiglieria comanda alla compagnia dei canno-
nieri civici, i quali in altro tempo facean guardia al palazzo del
comune.
Deir Amostasseno si dirà più sotto.
L' Obriere presenta una specie di Edile. La sua inspezione
è sulle fabbriche pubbliche, sul selciato delle contrade e chia-
viche, ecc.
Il Sindaco è a rappresentare il corpo civico nei giudizi.
Sperasi fra breve sarà data una miglior forma a questa am-
ministrazione.
Sindaci dei quartieri bassi. Sono tre in ciascuno di essi. Ser-
vono per un anno, e assumonsi il primo dalla classe dei no-
bili o laureati; l'altro dall'ordine dei notai o procuratori; il
terzo dagli artigiani. Presentemente le loro incumbenze sono
assai ristrette , e forse fra non molto saranno annullate , ezian-
dio perché stentasi a trovare chi voglia l'onor di questo titolo
per non pochi danari, che conviene erogare nelle parrocchie.
Comecché nelle loro operazioni siano essi indipendenti dal Ma-
gistrato civico; tuttavolta non si possono allontanare dalle or-
dinazioni generali del medesimo , anzi devono studiare alla os-
servanza delle medesime.
Nel sobborgo di s. Avendrace non si ha che un maggiore di
giustizia, sebbene come in altri comuni si possa formare un
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CAGLIARI a3i
consiglio, e nominare un sindaco , ecc. A più chiara cognizione
dell'antica amministrazione civica di Cagliari leggi nella Storia
di Sardegna libro xi pel chiarissimo baron Manno.
Amministrazione di giustizia, li Yeghiere o regio Vicario
rende ragione in prima istanza col voto degli assessori suoi per
li diversi quartieri. In sua mancanza o assenza, é dato al primo
dei consoli esercitare questa autorità. Dipende dai suoi ordini
una compagnia di cosi detti pratai {pardayis o prada\uSy da
pardu o pradu , prato ) comandata da un uomo di qualche con-
fidenza col titolo di Sotto veghiere, però senza autorità di sorta.
Tribunale economico del Reggente la R. Cancelleria* Ne' mar-
tedi e giovedì al giorno il reggente apre in sua casa udienza
per decidere somimariameDte le cause verbali, che gli siano
portate, se sia litigio di somma non eccedente gli scudi 4o, di
affitti, salari, medici ecc. Un segretario registra le ordinanze.
Comando di piazza. Il generale delle arme , che è gover-
natOire delfa città, invigila per li maggiori e altri subalterni al
buon ordine. Accadde pure siasi spiegata autorità di altro ge-
nere toccandosi alcuni affarucci di giustizia tra i plebei.
Guarnigione della città. Le truppe presidiane sono alcune
compagnie di artiglieri, uno o due battaglioni di fanteria, trfe
o quattro compagnie di cacciatori, e pochi squadroni di ca-
valleggieri. Nell'anno i834 ebbersi questi numeri; artiglieri a3i^
e in due battaglioni della brigata Cacciatori-Guardie uomini
looo', cacciatori franchi 143; cavalleggieri i^5\ invalidi 75-,
alabardieri ^5. Si contavano servi di pena 987 e loro guardie
26. Alloggiano in otto caserme: cinque nel Castello, tre nella
Marina.
Lo spedale maggiore militare è nella Marina sotto la chiesa
di 8. Rosalia nell'antico convento e chiesa degli osservanti.
Sono due ergastoli pe' dannati al lavoro, uno nella casatnatta
del baluardo dello Sperone, altro maggiore presso il fortino
di s. Vincenzo.
Annona. Molti regolamenti alla copia e sanità de' viveri, alla
pulizia delle piazze di mercato, e contro il monopolio e con-
giura dei venditori; e spesso se ne desidera l'osservanza.
Amostasseno. Non fu mai altra autorità più vessatoria di
questa. Da lui, siccome direttor della grascia, ^a la tassa del
pane e pollame, delle paste, frutta, e di tutt' altro che si ven--
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!i3i CAGLIARI
desse a nunuto per lo vitto gioraalìero. Avea sue guardie in
persone, che erano male del pubblico, e viveano di una por-
zione delle multe. I quali per certo danaro che fosse loro pre-
sentato ogni mese, e per altri doni vendevano ai rigattieri la
sicurezza di non esser visitati; e opprimevano i meno accorti,
cogliendoli in fallo di peso o misura, principalmente i poverì
villici. Chi negava la contravvenzione, e la domandata multa
era tradotto in queir ufficio , che aveva interesse a condannare ,
e condannava sulle prove somministrate da quei furfanti. Gli
è vero che potevasi appellare al Reggente la regia cancelleria ,
ma il disturbo e la spesa maggiore ne distoglievano, epperò
giovava venire a transigimento. Ben si pare come fosse quest'
incumbenza dannosa a' venditori e compratori, utile al provvi-
sto e più agli sgherri. Finalmente il Y. K. Montìglio secon-
dando le idee sovrane tolse queste ingiurie scandalose, e sif-
fatti disonesti profìtti, abolita ogni consegna e presentazione dì
mostre, impetrazione di permesso, e tassazione. Sarà fra non
molto che il governo ordini queste cose nella ipaniera più sag-
gia e più comoda al pubblico.
Le piazze di mercato sono tret la maggiore sul fosso della
faccia e fianco del baluardo di s. Francesco: la minore tra
Porta Villanova e il baluardo di Monserrato. Nella prima sono
34 botteghe di semplice disegno in forma di loggia, con una
maggior linea parallela di banche di rigattieri e pescivendoli:
nella seconda più scarso numero di une e di altre. A s. Elmo
è una sola bottega per carne con molte banche a vendervisi
i pesci del mar vivo.
Sono macellati all'anno capi circa 332,ooo: buoi 4^000, vac-
che 3,5oo , vitelli 1 ,000 , capretti 1 0,000 , montoni più di i ,5oo ,
caproni 400, saccai 3oo, agnelli 10,000, porci 3,ooo, por-
chetti ( a chisorgi ) 5oo. In totale sur una quantità media lib-
bre 2,023,000.
Di selvaggiume cervi, daini, cinghiali, qualche muflone, le-
pri e conigli si espongono in vendita pubblica e quasi giorna-
liera capi circa 10,000 con peso di libbre 41^9000. Di uccelli
silvestri tordi, merli in filza di otto con o senza piume, capi
720,000; di pernici, quaglie e altre specie delicate 10,000. Di-
cesi che dai piani di Villasor, Serramanna e ViUacidro por-
tinsi già alcuoi fagiani, specie per T addietro ignota nell'isola,
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CÀGLURI 933
e 9ÌaD essi di quelli , che da Carlo Felice si portayano da Si*
dlia, e nutrìronsi nel suo giardino domestico sul baluardo del
palazzo y finché non se ne volarono alla natia libertà. Di uc-
celli acquatici vendonsi circa 5,ooo capi, di pollami 4O7OOO9
di uova 1,000,000.
La quantità che consumasi di pesci e di altri prodotti ma-
rini puoi vedere addietro ( Cagliari provincia y art. pesca ).
Piazza delle erbe. Al fianco del summentovato baluardo di
8. Francesco sono in vendita gli erbaggi e le frutta de'^li orti
di Cagliari e terre vicine di Pula, del Sarrabus ecc. Si vuole
che sia molta copia e di quasi tutte le specie che si coltivano
nell'Italia e Francia; ma qualcuno noi crederebbe. Niun però
nega la singoiar soavità del sapore di questi vegetabili.
Agrumi. Dal dicembre gli uomini di Domus-novas, Pula,
s. Sperato, Yillacidro, Iglesias ne portano grandissima quan-
tità, e li vendono per le strade a otto per soldo, e nella per-
fetta maturità a sei. I Milesi sopravvengono nei primi giorni
primaverili, formano delle baracche coq stuoje di canne nella
piazza delle erbe da i5 a ao, in Villanova da 5 a 8. Vendono
a prezzi sempre maggiori come procede l' estate. Se ne compra
anche in ottobre.
Rigattieri. Distinguine due classi. Nella prima non sono com-
presi più di aa , i quali aver deM!>ono una banca pubblica, e
sempre provveduta dei soliti articoli. I medesimi fanno da sal-
sicciai. Gli altri pizzicagnoli che vendono e comprano alla gior-
nata sono circa 160. Trovansi sulle banche dei primi salame
di porco e di pesce, strutto, formaggi, frutte lecche e fre-
sche, sebbene non in tutto l'anno, che spignorano i veri me-
todi a conservarle , e senza questi moltissimi altri articoli.
Il butirro di pecora trovasi in vendita a circa 7 soldi la lib-
bra dal gennajo al giugno; quello di vacca a 12, proviene in
gran parte dal Logudoro e quasi per tutto Tanno.
Il latte yendesl dì buon mattino da alcuni pastori vicini, o
da alcuni rigattieri che fanno questo commercio. Questi sanno
bene accrescerlo con acqua e fior di farina, rare volte con
amido. Più tardi passeggiano altri con latte manipolato in due
diverse maniere, il colostro, come chiamasi il latte mescolato
con buone dosi d' acqua e farina , e passato sopra un fuoco
mite; e il caccio acido (casu'a\edu) ^ che è latte quagliato in
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234 CAGLIARI
certo grado d'acidità. £ fortunato cLi possa averne puro. Mon
ha guari che conducevansi delle bestie per le strade, le quali
si mungevano presso chi ne bramava. I rigattieri fecero osser-
vare, che questo modo nuoceva alla salubrità dell'aria, e pro-
dussero ragioni convincentissime. Il pubblico si dolse della
mancanza di questo comodo.
Panificio. Sono fabbriche nell'arte genovese e francese 23,
nella sardesca 280. Nelle prime lavorano uomini 90; nelle al-
tre 5oe donne compresevi quelle principali che tiene descritte
il magistrato civico per lo giornaliero servigio della città. In
totale si manifatturano per giorno starelli di grano 325 non
compresa la quantità che vogliono le genti del presidio. Il pane
di s. Avendrace in Cagliari , di Pirri , Selargius , Settimo e Sin-
nai è con merito assai pregiato, ed è preferibile al migUore,
che con metodi diversi facciasi in città. Dalle fabbricanti di
questi villaggi se ne hanno quasi giornalmente libbre 2,000. Si
numerano fabbriche di paste a torchio 1 7 , a mano e alla sar-
desca 40 9 botteghe di caffè, cioccolata, liquori, dolcerie, ecc.
4 nel Castello, 5 nella Marina, 8 nello Stampace, 2 in Yil-
lanova : dolcerie semplici cbn arte estera 2 nello Stampace , ed
altrettante alla sardesca: botteghe di vino, pane e altri diversi
commestibili 3o nel Castello , 58 nella Marina, 4? nello Stam-
pace, 57 in Villanova, 8 in s. Avendrace: di commestibili con
articoli di pizzicagnolo 20 nel Castello, 4^ ntWdi Marina, 34
nello Stampace, 20 nella Villanova: locande nel Castello 4)
nella Marina 2 , nello Stampace i , in Villanova i ^ in s. Aven-
drace I. Osterie e insieme trattorie nello Stampace 8, nella
Villanova 5.
Non si può esporre in vendita alcun genere di commestibili
senza il permesso dell' Amostasseno, cui bisogna tutti notificare
gli articoli di negozio. Ciascun bottegajo è tenuto alla presta-
zione mensile di reali dae per la illuminazione notturna, e per
gli incaricati della medesima , sema il dazio sull' olio , di e tu si
è già detto più sopra.
Combustibile, La città per antico privilegio provvedesi della
legna e carbone dalle terre del marchese di Chirra. Quindi
quanto sia sufficiente trasportasi su navicelli, e si deposita in
grandi cataste sulla riva di Gésus a sirocco , e di s. Agostino a
maestro. Se ne aggiunge anche dai vieini monti di Quarto e
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CAGLIARI a35
Sizuiai. Port&nsi all' anno di carbone alle cucine per mare can-
taro iO|OoOy per terra a^ooo e 400 ^^^ fucine. Il minerale è
solo usato nel regio arsenale: di legna grosse è sottili intomo
a pesate 80,000 (vale la pesata libbre sarde i5o (Vedi in fine
dell'articolo Busachi provincia j equazione metrica). Le fa-
scine sono in grandissimo numero. I cittadini comprano dai
detti depositi y che sono otto alla riva Gèsus e cinque a quella
di s. Agostino. Alcune famiglie religiose e altri , che hanno po-
deri nelle terre del detto Marchese provreggonsi delle mede'-
sime di circa S^ooo pesate. Il prezzo di una pesata di legna
sottili è reali due , di legna grosse un reale e mezzo , delle ra-
dici soldi sei Cflnezzo, del carbone reali sei: delle fascine per usi
domestici un soldo per una nel deposito , poco più dentro città,
e se ne sogliono bruciare circa 100,000^ delle minori, che
usano i fornaciai per la calcinazione , e per la coziotie dei mat-
toni e tegole due cagliaresi per una, e se ne consumano in-
tomo a 35o,ooo. Nell'abitato sono molte donne che rivendon
carboni e discetti di legne sottili.
Arti e mestieri e loro condizione. Tutli gli artefici e uomini
di qualche mestiere con certe leggi organiche approvate dal
gorerno sono uniti in diverse corporazioni, che si dicono gre-
mi. A ciascuna delle quali è dato in uno dei ministri della
R. Udienza un protettore, patrono, o quasi giudice di pace
per gli affiiri concernenti la rispettiva arte , o mestiere. Rimosse
le restrizioni e tolto il monopolio , gioverebbe che in queste
università fosse creato alcun istituto, e perchè avessero dotile
figlie dei poveri che professano l' arte , e perchè gVi invalidi e
loro famiglie, le vedove e gli orfiauai, non mancassero del ne-
cessario; principalmente sarebbe vantaggiosissima la formazioile
delle cosi dette casse di rispaimio» Gli è vero che da alcuni
siffatti gremì aventi ben comune si pratica qualche beneficenza
verso le persone che vi appartengono , ma non si soddisfa ai
bisogni. Le persone occupate nelle arti meccaniche da sotto-
notarsi sono tra grandi e piccoli circa 3,ooo, la massima parte
mal agiati o per lo poco che ritraggono dai loro manofatti, e
dall' opera , o per mancanza £ lavoro. Sono nell' anno giorni
di vacanza circa 71, di mezza vacanza intorno a i3. JMiuno ai
duole della perdita che fa nell' ozio di non poche gioivate che
potrebbero esser fruttuose alle funiglie; anzi in moltì mestieri
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a36 CAGLIARI
o per intero, o per una buona parte vanno perduti i lunedi.
Veramente è da non tollerarsi questa inerzia di molti nei di
di lavoro, e la operosità nella domenica. Cosi cominciano a
profanar la festa per poi contaminarla con le intemperanze ,
in cui profondono i guadagni della settimana, lasciando poi
in dura privazione le famiglie.
Distinguonsi questi uomini meccanici in mastri, garzoni e
discenti. Gli ultimi sono assegnati a vari mastri per certo
tempo sotto certi patti, intervenendo il padre degli orfani, cui
incumbe d' invigilare, perché siapo ben trattati ed istruiti. Fi-
nito il tempo stabilito della ^sciplina sono liberati dalla sog-
gezione del mastro, e possono passare a servigio di quegli al-
tri con cui loro convenga di stare. Dal garzonato non ascen-
dono al grado della maestrìa, che sostenuto un esperimento,
e pagata la matricola. Solo a chi ottienesi quel titolo é con-
cesso di lavorare in proprio nome.
Sartori. Mastri 53, garzoni 40 9 ^^. ^5. Sartrici So. Mo-
diste 6. Sartori alla sardesca mastri 4^, garzoni ao, dis. 12.
Officine di cappottari greci 1 3,. uomini 5o. — Scarpari di la-
voro gentile 80, garzoni 60, dis. 70: di lavoro grossolano
mastri ao, garzoni 22, dis. i5. Aggregati a questo gremio
minatori di pelli e sellari mastri 3o , garzoni 25 , dis. 35.
Queste arti si esercitano con qualche lode. — Conciatori n^a-
stri 35, garzoni 40. Officine i3. Pelli conciate nell' anno circa
25 mila. Conosciuti recentemente alcuni migliori metodi mi«
gliorarono cosi questi manofatti, che accade ai meno accorti
di scambiare le pelli e cuoja preparate in Cagliari con quelle
che si importano dalla Francia. Muratori mastri 70, garzoni
40, dis. 5o, manovali 3oo. Sono generalmente esecutori as-
sai felici, e alcuni ben intelligenti a dedurre in opera icno-
grafie di molta composizione. — Ferrari di lavori gentili ma-
stri 32, garzoni 25, dis. 16. Armaroli 26; di lavori gros-
solani mastri 20, garzoni 16, dis. 25. *— Ebanisti e fale-
gnami mastri 45, garzoni So, dis. 25. Segatori 22, tornitori
9, intagliatori 6, calafatti 20, fabbri di carrozze 3, di carri
e carrette 16, di botti 25, di barche 12. Generalmente gli
uomini di queste varie professioni sono sprovvisti di buoni prin-
cipii, e di quegli istromenti che porterebbero maggior agevo-
lezza ed eleganza. Gli ebanisti meritano lode per la precisa
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CA6LURI i37
imitasione dei più belli Jayorì di oltremare , e per la maestrìa
con che trattano il legno ginepro , che la loro mano sa ren-
der cosi bello ne' lavori gentili ^ che in paragone men si loda
lo stesso mogogano. Indi provenne un cospicuo risparmio per
le masserisie d' un gentile arredo , ed un nuovo ramo di lucro
agli uonùni di montagna che forniscono le o£Gicine di legni pre-*
xiosi, noci, tasso, ciriegi ecc., col detto ginepro. Si provve-
desse a che in avvenire non si domandasse dall' estero il pino
in tavole e travicelli.
Le primarie delle arti sunnotate portano l'obbligo d' un'esa-
me ; non cosi queste altre , che praticano , gli orafi mastri ao ,
garzoni So, dis. i8, gli ottonieri mastri i5, dis. la , i campa-
nari mastri i , garzoni 4 9 gli orologiari mastri io, dis. i a, gl'in-
doratori n.^ 4? ^ lattieri n.^ 1 1 , i vetrari ( acconciatori) n.^ 11,
gli scultori n.^ 3, ì pittori n.^ 8, i calderarì n.^ 9, i tintori n.^
5 , gli ombrellari n,^ 3, i barbieri n.^ 90 , i perrucchieri n.° i a ,
i cappellarì n.^ aò^P^rieri n.^ i5 , i fabbricatori di candele di
sevo n.^ 13, i marwKri n.^ 5, i fornaciai di calcina n.<> 4^ per
fornaci i5, i tagliatori di pietre n.^4^9 i fornaciai di tegole n.°
So , per fornaci 9. Dei pescatori e navicellai è stato detto nell'ar-
ticolo Cagliari provincia, Carreggiatori : di questi altri sono
acquaroli n.^ So; altri servono nel trasporto di merci e di mate-«>
riali n.^ 5o , i quali in estate quando non si possan meglio occu-
pare impiegansi a fornire il pubblico dell' acqua necessaria. Fu-
naiuoli 6, fabbricatori di reti 3o , e nel medesimo opificio un cen^
tinajo di donne; facchini a5o, dei quali 40 obbligati alla do-
gana e organizzati in un corpo. Beccari per la vendita 36, per
le precedenti operazioni 40. Il carnificio è cosi mal esercitato,
che converrebbe essere comandata una maniera più pulita e
meno offensiva dei cuori umani. L' ammazzamento si fa in pub-
blico , e tra laghi di sangue e il putridame delle trippe veg-
gonsi questi lesoci trattar col ferro ì palpitanti corpi. Son si crude
scene da soffrirsi in tempi di tanta umanità 7 Dalle idee di bar-
barie passiamo ad altre di altro genere , e ricordiamo un altro
greoùo non ha guari risuscitato con la rinnovazione della pri-
vativa di poter essi soli scaricare le botti di vino (onde sono
detti scaricatori ) con un dritto che esigono in danaro per ogni
botte, e con altro conseguente di frequenti bibite per confor-
tarsi al lavoro. U profitto di questa vii gente è non solo un
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a38 CAGLIARI
aggravio al pubblico ^ ma una turpitudioe. Fortuna che non
siano più di la.
Stamperie. L'arte tipografica già da tre secoli introdotta
solamente in questi anni sembrò progredire ( vedi il chiaris-*
Simo baron Manno Storia di Sardegna, libro xi, ne' suoi giudixi
sullo statx> morale de' sardi sotto la dominazione spagnuola).
Sono oggidì tre officine, la Regia, la Civica, l'Arcivescovile.
La regia, alquanto decaduta tiene in esercizio 6 torcoli di an-
tica forma e 12 lavoranti: la civica propria di C. Timon 4
torcoli, II lavoranti: l'arcivescovile di proprietà d'una com-
pagnia 4 torcoli , I a lavoranti. Aggiungi in ciascuna un torcolo
per li rami. Le due ultime hanno un sufficiente fornimento,
e producono stampe nitide. Tutte insieme imprimono all'anno
cirea 36oo risme di carta, ohe viene in massima parte som-
ministrata dalla Cartiera Boyl di Domus-iuovas del Ciserro.
Quanti fogli sieno stampati finora da cìa^^a delle tre noi sa-
prei dir con precisione, che noi sanno vP^ure i proprietari.
Però a calcolo approssimativo può diisPKlla regia, che da
quando posela Carlo Emanuele III di Sardegna presso la Uni-
versità degli Studi, ove stette sino al 1776, lasciando fuor del
novero le carte pubbliche di governo , e altre cose minute ,
forse non stampò più di aooo fogli.
Cosi poco si è scritto sulle scienze e sulle arti. Mancò per
avventura l'ingegno? Se ne abbondò sempre. Mancò la dot»
trina? Furono per questa stimati moltissimi e con merito.
MancaroD i mezzi ? Eh sono scuse. Mancò la volontà di faticare.
Giarnalù Si cominciò a pubblicarne ne' torbidi della nazione
verso la fine del secolo passato. Stile di poco merito con esa*
gerazioni e menzogne, quale é veduto in altre scritture della
stessa epoca.
Nel 1827 si produsse una poligrafia mensuale in fascicolo
eoi titolo — Giornale Cagliaritano — nel quale a poche, ma
bene scelte notizie politiche succedevano moltissime cose di
somma utilità, dettate in bella lingua dal chiarissimo avvocato
eoUegiato Stanislao Caboni. Dolse molto ai saggi che la conti-
nuazione fosse proibita da' di lui uffici pubblici.
Dopo non considerevol intervallo susseguirono due giornali
aettmuinali , la Gazzetta di Sardegna e V Indicatore Sardo. Le
loro colonne abbondavano di notizie politiche, e spesso ne con-
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CAGLURI a39
tenevano delle patrie. Riunitisi da non molto in società gli
Stampatori y la Gazzetta ammutolì.
Ma questa mancanza si è supplita? Abbiam veduto un nuovo
giornale prima eddomadario, ora mensuale, intitolato -^^ U Com-
pilatore delle cognizioni utili*. — Impresa grande , anzi superiore*
Finalmente l' Accademia agraria ed economica di Cagliari co»
mincia a mandar fuori i suoi fascicoli , dove saran compresi i
migliori lavori degli accademici.
Manifatture. Su, diciamo le grandi piccolezze.
Fabbrica di cotoni. Consta di più di 170 telai distribuiti per
la città. La filatura fii ridotta a sette da a 5 macchine , che in
addietro erano impiegate : la tintoria a poche persone. I teSf-
snti sono bprdati , bordatini di diversi colori all' uso di Genova ,
tele crude , fanfare all' uso di Malta e altre varie stoffe. Per le
quali robe erano già solite estrarsi non piccole somme. I depo*
siti sono in Cagliari , Sassari e Alghero : il prezzo batte eoa
quello delle consimili di Genova. Dal marzo i834 al febbrajo
i835 sono state lavorate pezze di cotone 14^3 della distesa di
palmi sardi 316 caduna con l'opera di 277 persone. Indi crebbe
il numero dei lavoranti sino ai 4oo«
Fabbrica delle berrette. Sono riuniti i soli cardatori : le fila*
Urici e altre operaje lavorano a casa. I manofutti reggono alla
concorrenza con l'estero, e n'é grande lo smercio in tutta l'isola,
dove se ne vestono circa 190,000 teste, e se ne comprano an<-
nualmente non meno di i5o,ooo. Non bastando ancora al bi-
sogno i suoi prodotti possono alcuni piccoli fabbricanti impie-
garsi nella stessa mamfattura, e devono alla sufficienza impor-
tarsene dall'estero.
Da queste due fabbriche venne a circa un migliajo di per-
sone un mezzo di sussistenza. Che prendasi dalle medesime un
maggior incremento, e si studi a non dover mendicare dal-
l'estero le materie prime, quando si possono avere dal regno
con la propagazione de' merini e l'ingentilimento delle razze
indigene in quel che concerne alle lana, e con la coltivazione
del cotone, i cui prodotti nel clima sardo sono da persone in-
telligenti riconosciuti di maggior bontà verso i più pregiati nel
commercio. Agli inviti del provvido governo aggiungano i par-
rochi le loro esortazioni. Quando pure non possano decimare
questi frutti, ei non soffriran detrimento, che stende bene i
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ii4o CAGLIARI
figliani, staranno bene ei pure, né patiran dolore dalla yistd
di molte famìglie infelici, cui deve la lor carità stendere la
benefica destra.
Saponiere. Tra poche altre una è distinta per li metodi che
usa non diversi, come si dice, da queUi che tengono le &b-
briche francesi. Essa però mal può provvedere al terzo di quanto
esiga il bisogno.
Sono in esercizio molte fabbriche di cappelli, i più di lana
per li contadini della parte meridionale. In qualcuna se ne la*
vorano pure di miglior pasta, e si fanno pagare come fini.
Regie fabbriche. 11 laboratorio delle polveri fu dopo il di-^
castro deU' incendio accaduto addi aS febbrajo 1822 riarmato
in tutto. Presentasi col prospetto d'un grazioso casino d'or-
dine corintio , e frontispizio sormontato da statue , stanza de-*
stinata per il direttore e persone addette alla fabbrica. Il dise-
gno è del luogotenente generale C. Bojl , come lo è parimenti
quello del pubblico giardino sulla sua piazza. Passando in den*
tro sono nel primo cortile la raffineria dei nitri, ed i magaz-
zini per le materie prime. Si e tentata con ottimo successo dal
cavaliere De-Villabermosa D. Angelo la formazione del nitro
artificiale. Nel successivo sono vari molini a pistone in bel mec-
canismo e con le forze dove d'uomini , dove di cavalli , le ma-
cine in bronzo , e quant'altro si ricerca nell'artificio delle pol-
veri. Se ne offrono di ottima qualità. Potrebbe questo stabili-
mento somministrare anche per lunghi bisogni.
Il deposito è sulla parte più alta del colle di S. LorenzOé
Non ha difesa dai fulmini ; ondechè nello squilibrio delle elet->
trìcìtà temesi da molti.
R, Arsenale. Tra le porte Cristina e Apremont presentasi
la sua di bella architettura ( ordine dorico ) con quattro colonne
di granito, e il regio stemma in bronzo sopra una apposita la«
pida. Quindi per una gallerìa scavata nella rupe sotto il ba^
luardo di s. Brancazio vassi nel gran fosso rettangolare ai lati
del rientrante della tanaglia contro greco, e vedesi a fronte e
a' fianchi un regolar fabbricato, e in centro un padiglione di
ordine dorico con gran sala per il direttorio dello stabilimento,
e minori contigue per conserva de' modelli e disegni, donde è
passaggio nelle 4ue branche dei laboratorii.
Fuor di questo perimetro è un edificio per la fonderia, e
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CÀGLURl i4f
taieHa éontiiiuazioiie del fosso appoggiaiisi alisi iac&ìa del baluardo
contro Porta-Reale i magazzini di deposito per li materiali delle
diverse opere di artiglieria, e di conserva delle già costrutte.
Tutto fii eseguito nel disegno del C. Boyl.
L'opera die più onori questo stabilimento si è la fondita
( anno 1827 ) della statua colossale di Carlo Felice decretata
dagli stamenti. Fu il modello ordinato allo scultore sardo Ca-
lassi, la fusione raccomandata al C. Boyl.
Regia Fabbrica dei tabacchi. Questa dal i.^gennajo 1 635 fu
definitivamente stabilita in Cagliari nel rivellino di Gésus. Sono
separate sette diverse sorta, comune^ senziglio di prima e di
seconda qualità^ senziglio verde, mancyos, albania, granetta,
Canada. Non si manifatturano più né rapati, né sigari. Dei trin-
ciati sono distinte quattro qualità. Esse varietà patiscono una
gradazione di bontà anche per le diverse condizioni dei ter-
reni onde sono le foglie. 11 tabacco di secco, posta la stessa
preparazione, é pregiato sopra il rigadìo^ ed il proveniente
dagli orti concimati sopra quello di altre terre. In questo la-
boratorio movonsi macchine a cavallo 6, a mano i3, e sono
lavoranti 60 per la separazione deUe foglie , macinazione e va-
rie operazioni sulle farine , e per lo invasamento , con un ma-
nipolatore che da una certa conda ( segreto di famiglia ), da
cui , quando sì maneggino ottime farine , i tabacchi recenti di-
ventano superiori agli stagionati de' più esperti contrabbàndistì.
Governa la fabbrica un ispettore e capo contabile in dipen-^
denza dalla erezione delle Gabelle, e dall'Intendente.
La vendita dei tabacchi era per gli anni scorsi nei seguenti
numeri adequati. Nell'inteiuio del regno libbre 400,000*, alle
regie gabelle del Piemonte 204,000; alle nazioni estere 4^000 ;
in totale libbre 608,000; per li prezzi nel regno dì lire sarde
360,000, al Piemonte 40,800, agli esteri 8,000 j in totale 408,800;
coi prezzi medìi per libbra nel regno a hre sarde o. i8. o,
al Piemonte lire nuove o. 20, agli esteri lire sarde 2. o. o.
Per la vendita dei tabacchi, sali e polveri sono in Cagliari
gabellottì 18: nel Castello 3, nella Marina 7, nello Stampace
14) nella Yillanova 3, in s. Avendrace i.
Gli altri stabilimenti manifatturieri lì avrai nel seguente titolo.
Istituzioni di beneficenza pubblica. Per somiglianza di mate^
. ria proporremo prima gl'istituti d'industria.
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. iG
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a4a CAGLIARI
In Ufi tempo, che nella Italia é acceso un tìtò zelo per
istituzioni siffatte sarebbe una omessione imperdonabile nonra-^
gionar di quelle che si fondarono nella capitale della Sardegna.
OrfanuJUrofi. Reale ospizio degli orfaneUi a S. Lucifero eretto
da Carlo Felice, ordinato da Carlo Alberto* Piazze gratuite 20 ,
di pensione 22 per lire nuove la al mese. Non si aocogliono, /che
quelli in cui siano certe condizioni, e si istruiscono nei cate-
dbismi religioso e agrario, nella lettura, scrittura, conteggio,
e nelle arti meccaniche. Per la disciplina di queste tono gli
alunni ripartiti ne' diversi mestieri ricevuti finora nell'ospizio,
che quelli sono dei tessitori, calzolari, feilegnami, ebanisti,
sarti, fettucciarì , calzettarì, in diverse officine governate da un
capo*mestiere, e da un decurione. La mercede dei lavori spar-*
tesi tra l'ospizio e i lavoranti se sieno in piazza gratuita, tra
i benefattori e lavoranti se pensionari. Sono questi orfanelli dì-
visi in decurìe, Aelle quali il più degno é qualificato decurione
con r obbligo di alcuni uffici verso la squadra. Un capo de-
curione invigila su tutti. Per assicurarsi dell' abilità che abbia
ciascuno acquistata nel mestiere, cui siasi dedicato, sono invi-
tati i maggiorati del gremio o dell'arte esercitata , che si clas-
sificano per mastri, o lavoranti , e tali li riconoscano quando
escano dall' ospizio. È stabilita una congregazione a dirigere
l'amministrazione, e procurare l'adempimento delle reali di-
sposizioni. U locale basterebbe per 80 alunni, comecché siano
a essere compite due maniche del quadrato. L fondi sono aa
mila lire dalla cassa regia , 1' asse dei Trinitari soppressi , e
della chiesa, nuova di Bonaria. 0 non progredisce quest'istituto,
o il suo progresso e incremento è insensibile. Il canonico Ma-
nunta uomo pieno di patria carila ne fu il primo direttore,
e frutto di sue cure fu l'avviamento delle cose al fine intento.
Conservatorio delia Prowidenza. Le orfanello sono raccolte
fin dal i833 (25 aprile) dov' era il reale collegio de' nobili,
ampliatasi la casa e riformata al nuovo uso sotto gli auspici
di Carlo Felice. Sonovi tre piazze obbligate, e quaranta gra-
tuitamente concesse dalla congregazione incaricata delia sopra-
intendenza allo stabilimento. Le pensionane pagano scudi 60.
Sperasi portato fra breve il numero deUe piazze gratuite a 60,
e avanzerà luogo ad altre 12 ne' due dormitori, uno della In-
nocenza per le minori ^ altro della Pace per le maggiori. In
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GAGLURI a43
questa distinzione vanno le fanciulle in due diversi saloni per
lettura y scrittura, abbaco , e ricreazione. Sono governate da una
madr^ sotto gli ordini di una direttrice , che é una. femmina
primaria , e sotto V autorità d'un direttore. Tutte si esercitano
nelle comuni faccende domestiche. Le une insegnano l'altre in
tutti i lavori di ago e di spola, frangìe di cortine, mantilerìe
di coione e di lino in tutti i disegni , bordati , bindelli di seta,
ermesini per coltri , coperte , calzette. Filasi la seta e compransi
i bozzoli sardi. L'esperienza dice che la seta nazionale non
iscapita in paragone della migliore del Piemonte. 11. cavaliere
D. Antonico Grondone procurò alle medesime questa istr^izione,
e fu maravigUosa la, prestezza con cui appresero l'arte dalla
maestra che fu loro data. Filasi la gnàcchera. Del prezzo dei
lavcfi metà si attribuisca alla cassa comune: all'uscita pren-
dono quanto si conservi sotto il lor nome, detratte le spese
del vestiario; e, ove non se ne rendano indegne per qualche
capriccio, ricevono dalla Congregazione una dote di scudi cento*
Nelle due officine a pian terreno sono le macchine in buon
numero. Nel i834 erano in esercizio telai 24 per li bordati
dello stabilimento della fabbrica sopra descritta dei cotoni, al-
tri per seta, fazzoletti, coperte, nastri, calze, due macchine
quasi alla yacquaid , e gran copia di altri minori istromentì.
A quest' istituto fu preposta una Reale Congregazione presie-
duta dal Y. R. Tutto ben considerato trovasi degna di com-
mendazione la educazione rdigiosa e civile , la istruzione per
crearle a buone massare, e saggie dei lavori signorili più co-
muni, e solo resta a desiderare che uomini di cuor generoso
vi rivolgan lo sguardo, e studiino ad avvantaggiare le cose di
cosi* bello e utile istituto*
La riconoscenza a' magnanimi che lo promossero è testata
in bel modo* Nella sala della direttrice sono stati rappresen-
tati dal pennello di Antonio Caboni il beneficentiss'mio monarca
Carlo Felice , lo zelantissimo patrizio marchese di Yillahermosa,
ed il y. IL conte d' Agiiano. Sia onore allo zelo dell' ottimo
abbate Lorenzo Frassetto, che in meno d*un decennio triplicò
il numero delle femciulie , preparò alle medesime la comoda
e bella abitazione, e fecele addestrare ne' detti importanti rami
d'industria.
Educazione delle ^Ue dei militari poveri. Ad imitazione del
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a44 CAGLIARI
beneficio fatto in Torino dalla Confraternita del SS. Sudario
alle figlie suddistinte si è già cominciato a radanarne alcune ,
e sonosi poste sotto la direzione d'una maestra. Cosi h^ dise-
gno fu del cavaliere Sardo-Piccolomini colonnello nella brigata
cacciatori guardie , e per lo medesimo e altri militari di cuor
generoso sarà colorato.
Case di lavoro. Se quelli che una insufQcienia fisica gitta
nella miseria devono essere per istretta giustizia soccorsi dallo
stato, quegli altri che giacciano nella stessa condizione per o
ignoranza di mestiere, o mancanza di mezzi e di occasione a
esercitarsi in quello che conoscano , o per infingardaggine , de-
vono essere o ammaestrati, o forniti, o forzati. Quindi, non
riguardando per ora la prima parte, dovrebbero essere delle
case di lavoro, e converrebbe vi fos^ chi tenesse gli occhi su
tutti, perchè non passasse alcun giovine ì primi anni senza
istruzione lungi da ogni disciplina ; perchè non languisse nel-
r inerzia chi avesse volontà di faticare ; finalmente perchè a chi
non l'avesse fosse questa inspirata. Quanti giovinetti sono che
in nuir altro si esercitano che nelle male cose che insegna l'ozio-
sità! \ Quanti onesti uomini sono costretti a domandar spesso
dklla carità quel che non possono disgraziatamente ritrarre dai
loro talenti ! Com' è diffusa quella peste di fuchi , che troppo
tardi accogliono le prigioni e gli ei^astoli !
Lavoro nelle prigioni. Dopo che si è fatto molto per lo mi-*
glioramento materiale e sanitario delle prigioni, rimane quello
che importa assai più, c^ie è il miglioramento dei dltenuti ,
onde mentre dormono le cause non giacciano i carcerati lun-
ghi anni nell'ozio e nella cecità , ma siano con saggie istruzioni
moralizzati, e tutto il tempo occupati nel lavoro. Senza* che
questo tornerebbe utile loro, ed al reale erario, o alle casse
baronali, li renderebbe migliori. Separati in diverse mansioni
con certo ordine a ciò i meno maligni non si aguzzino alla
malvagità dei più scellerati, si obblighino al lavoro quelli mas*
simamente che debbano aver cura della sussistenza di, moglie,
o figli 9 o di altri propinqui. Da simile scuola in più beate terre
molti ritornarono in società altri che n'eran partiti. Si è ten-
tata siffatta cosa nelle prigioni di S. Brancazio pel sullodato
canonico Manunta; ma forse altri non istudiò a promoyerla a
buon successo.
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CAGLIARI 145
Istiiuti di ben^cenza di carità civile e crisdima. Metteremo
primo fra gli altri Io spedale civico che nel i636 fu conse-
gnato Ai religiosi di S. Giovanni di Dio. È assai antica in Ca-
gliari la cara caritatévole degli infermi negli spedali. Il S. Pon-
tefice Gregorio il Magno (an. 604 ) riprendeva T arcivescovo
Gianuario per la poca sollecitudine in attendere agli spedali
dell'isola. Dello spedale di S. Bardilio fu fatto cenno.
Quest'asilo degl'infermi è nella Marina , dove fu notato nella
topografia dell' Arquer. Sonovi due sale , una per li maschi
con letti 25 (che dovriano essere 28), altra per le donne con
letti i4* In caso di* qualche influenza morbosa se ne possono
ricevere di più , anzi esser deve una provvista per altrettanto
numero. Non ammettesi alcuno pri-ma che il visiti il' medico.
1 tisici e cronici ne sono esclusi , e non si assiste che a quat-
tro sifilitici. Dove andranno quei miseri ? 11 locale fu poco
saggiamente scelto , ed è davvantaggio troppo angusto , perchè
non vi abbia una sala pe' convalescenti , né un giardino o si-
mil luogo j dove essi si assuefacciano nuovamente all'aria
aperta. Che spettacolo compassionevole in quelle f accie cada-
veriche , in quei corpi languenti , che saltano nell' inclemenza
delle stagioni , e devon servirsi di cibi nulla confacevoli allo
stato dello stomaco .' Erasi preposto uno stabilimento maggiore -
in altro sito con apposito edificio, quale è adombrato nella to*
pografia dì Cagliari per Comminotti. Dove se non si potesse
fondarlo , non istarebbe in altra situazione meglio , che incon-
tro al baluardo di Monserrato in modo che sovrastesse al chiu«
so , che dicon orto botanico dalla sua vana destinazione.
Manicomio. Molto duole all'anime buone non vedere alcuna
riforma nella custodia e guarigione degli alienati. I quali sog-
giacciono ancora a carcere, catene e battiture. Sono tenuti in
quattro sale a pian terreno , dove non sono più di sei posti.
In queste stanze di malinconìa la causa morale del morbo si
radica più fortemente, e le violenze che si esercitano da anime
dbumane conduce ì miseri alla frenesia. Possa la filosofia in
questa parte sollecitare i progressi della civiltà. A lei più che
alla medicina appartiene la cura di questi infelicissimi.
Le donne affette di tanto male sono tenute in alcune ca-
mere, che dicono stufie, dove sono quattro posti. Le infermiere
della «ala delle ammalate ne hanno il governo.
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346 CAGLUHl
Il solilo numero di sìffiitti ammalati è ben' tenue , aTfegna-
che vi sì condiscano quelli che esser possono nella parte meridio-
nale del regno. Ondeché la ragion loro alla popolazione egua-
gliasi a quello di uno a sedicimila, Airamministrazione di questo
stabilimento di carità è stata preposta una R. congregazione*
A ciascuno dei religiosi , che non soglion eccedere il numero
di dodici , essa ha fissato per elemosina mensuale lire sarde
17. 18. 4* Al professore di clipica medica ^ e suo assistente , e
a quello della chirurgica con SÌ91ÌI subalterno lire 5o, o. o.
per trimestre. Ai due allievi chirurghi lire 9 per mese. Ai
cappellani , agli inservienti , ecc. ecc. In somma spendesi solita-
mente all'anno intomo alle dodici , o tredici mila lire sarde.
Spedale di S, Brancazio. Si conobbe finalmente che ogni
maltrattamento non prescritto dalla legge in pena del delitto
fosse u^a ingiuria ìncivilissima , e che la n<^ligenza di quei
che attendendo la giustizia avvicinantesi o alla condanna o alla
assoluzione con la celerità della testuggine , venivano sorpresi
da qualche malore , fosse una barbarie , ansi una ferità. For-
mossi uno spedale con due sale belle e ariose con in una 18
posti per li maschi y con 6 nell'altra per le donne , e si ordinò
che diligente fosse la cura e non si studiasse a risparmi. I
cavalieri confratelli del Monte vegliano con molto zelo in fa-
Tor dei miseri ; un Antonio Olandu di Senorbi morto nelle
stesse prigioni legava non piccol danaro per quest'opera.
Cura gratuita in casa. Per la umanità di Carlo Felice, per
la paterna carità di Carlo Alberto godesi di tanto beneficio.
Quelli dei quali il parroco attesti la povertà hanno medico, chi-
rurgo e medicine gratuite. Qui potrebbero fare utili osservazioni
quei che consenzienti al Beccaria ed al Ricci pensano più giovi
alla umanità se nelle loro case piuttostoché negli spedali siano
curati i poveri. Io sederei fra entrambi, perchè in tal condi-
zione di cose giova più in casa ; in tal altra nello spedale.
Trovatelli, Provvide il magistrato civico agli infelici, che o
pascono contro le leggi , o si abbandonano da madri povere ^
ed a raccoglierli furono poste due ruote , una nel Castello
presso S. Croce , altra nella Marina a S. Antonio. Il padre
degli orfani consegna gli esposti a nutrici qualunque , talvolta
alla stessa occulta madre, che desidera il tenue stipendio di
lire a al mese.
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CAGLIARI 347
Numerò di esposti dal i8a5 al 34 > col corrispondente dei
morti disotto.
Esposti 76. 66. 75. 64* 6a. Bi. loo. 84« ii4«.8B.
Morti a5. 38. 48. 43. 27. 5a. 63. 56. 73. 48.
Fa mai amore nelle mercenarie ? U gran principio minima
de malis facciasi valere a conciliar con le leggi gli abusi cbe
non n possoni togliere dalla costitazione sociale. Sarebbe delle
più citili co6e se lo Stato riguardasse con più carità questi in-
nocenti, onde immeritevoli non portassero il peccato dei loro
genitori , né patissero nella società alcuna infamia. Non si ab-
bandonino in potestà di femmine vili per li vizi, e ?enza cuore.
Si prepari a loro una sorte meno ingiusta nascondendosi la rea
loro origine , perché i maschi non debbano arrossire della se-
duzione o debolezze di quelli onde vissero , e le fanciulle
disperate £ una onesta sorte non si precipitino nella ignominia.
jiUauamenio graiuitOé Quando diciam delle cose che esser
dovrebbero, aggiungiamo come sia giusto provvedere affigli
leigittimi , quando le madri povere per fisiche indisposizioni
non posson loro porgere un nutrimento bastevole e sano. In
che però , se la condizione delle cose permetta , io vorrei per*
sistere in sul principio della possibile soppressione de' sussidi
mteramente gratuiti. Ov'ella valga ^ presti perciò la madre al«
cnn'opera , compia p. e. qualche penso di filatura al mese, ecc.
Avvi gran numero di legati per doti che si distribuiscono
nelle parrocchie. Ma siccome i fondi per negligenza degli am«>
ministratori deperiscono , e cosi manca con che adempire le
volontà de'pii testatori ; quindi amerebbesi vedere i medesimi
accumulati in una rigorosa e Sbggia amministrazione , e rifor-»
mate a maniere più civili e cristiane certe disposizioni testa-
mentarie. Perché si vorranno da qualcuno escluse le fanciulle
dell'ultima plebe , le orfane , e quelle di parenti ignoti ? per^
che rigettate quelle che sian cadute in fallo? Il re Carlo
Emanude IV nell'anno 1798 stabiliva ^4 ^^^ P^' zitelle
da niarito da conferirsi nel giorno che renderebbonsi grazie
anniversarie per la vittoria contro i francesi. Poi fu la somma
(di circa i5oo scudi) convertita in pensione alle vedove di mi-
litui o impilati benemeriti. Nel i8a4 volevasi rinnovare Tan-*
tica destinazione di questo danaro , ma declinossi dal proposito
per ragioni migliori.
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248 CAGLURI
Case di ricovero per gli invalidi. Miseri coloro che in tale
stato depose la sorte ! Devon essi giacere sulle strade , coprir
il corpo di cenci, e mendicare* una meschina sussistenza. La
carità cristiana è offesa della infelicità di questi , la filosofia
della ingiustizia che verso loro è usata. £ chi approvi che si
badi a' fittÌKÌ , e nulla a' gravissimi bisogni , che si studi a' di^
letti della classe agiata, e niente a sminuire gl'infortuni deipo-^
veri! Un asilo agli infelici fa più onore a una città che un
magnifico teatro.
Favorisca Iddio al disegno che molte virtuose matrone for-
marono in bene delle persone di loro sesso che giacciono in
bassa sorte. Aprasi un ricovero a quelle cui né la educazione ^
né la salute concedono di procacciarsi il pane servendo o la-^
vorando, e meno si addice di questuare. Il re Carlo Alberto
come conosceva questo pio consiglio tosto assegnava un'annua
cospicua pensione sui fondi e redditi della cassa privata del
defunto sovrano €arlo Felice. Tanta pietà e liberalità fu lodata
da tutte le belle anime, ma imitata da pochi: ondeché dalle
contribuzioni non radunossi ancora una sufficiente somma per le
spese di primo stabilimento. Non so quanto sia stato efficace
l'invito che pubbiicossi alle signore per coscriversi in una con-
gregazione ad opera di tanta carità. Un santo pensiero entri in
lor anima, e siano persuase a sacrificare alla misericordia quel
che sia non già vero decoro, ma pura vanità. Al loro esempio
si ecciti la emulazione nell'altro sesso , e provedasi all'alloggio,
vitto, vestito degli abbandonati-, ma sia saggia la limosina j
$ian essi posti in disciplina , e si facciano occupare in ciò a
che abbiano forza, idoneità^ prt>pensione.
Associazioni religiose di secolari in favóre degli infelici. Di
due sole si può far menzione, una denominata dal Monte, al-*
tra del S. Sepolcro.
La prima è distinta in due schiere. Cosi i confratelli, come
le consorelle, che sono tutti della classe dei nobili, hanno co-
mandata la visita e il soccorso degli ammalati nelle loro case.
I confratelli assistono pure a quei che si destinano all'ultimo
supplizio, e non ha guari che si incaricavano di attendere a
che i carcerati non siano nella quantità o qualità degli alimenti
offesi dagli avari appaltatori, e perchè gli infermi abbiano tutti
e tempestivi i soccorsi. Da certa propina solita offrirsi da' no-
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CAGLIARI a49
velli AnosUsseni a' V. R., e poi attribuita alle opere pie di que-
sta eongregazioDe dal benemerentissiino V. R. marchese di Yenne,
cui tal danaro puzzava , i confratelli provvedono ai poveri pri-
gionieri di alcune robe necessarie. L'altra confraternita si oc-
cupa a seppellire quei morti, cui non sia come pagare il prete
per l'opera della misericordia. È però talvolta accaduto che
questi confratelli non si accorgessero del piagnisteo di qualche
povera fiimiglia, e restasse il cadavero in casa per tre giorni.
Chi non sia commosso da sdegno e orrore?
Chiederai a che sieno nate l'altre confraternite? Non lo so ;
sebbene dir possa che niente è in Cagliari che si avvicini a
quella venerabile compagnia di S. Paolo ehe onora e felicita la
dominante del Piemonte, alle istituzioni di Rosa di Covone , e
delia vedova di MariUac.
Quando son venuto' alle comparazioni giovami confrontare la
beneficenza pubblica di questa città con quella di Torino, e
di Milano. La carità pubblica in Cagliari riguarda non più di
4S0 persone , in Torino circa 6,000 , in Milano poco men che
1 1 ,000 $ quindi la beneficenza di Cagliari é a quella di Torino
come nove a cento venti, a quella di Milano come nove a du-
cento venti; e tenendosi conto, come conviene, delle rispet-
tive popolazioni riducesi la prima ragione eguale a i3[5o, la
seconda a 13(55. Il grado relativo* d'incivilimento sarà ancora
in questa ragione? Stimerei bene.
Soccorso di danaro per urgenze. Monte di pietà. Nel decli-
nare del secolo passato istituivàsi un monte nùmmario con do-
tazione di 2i5 mila scudi per sovvenire ai poveri facendo dei
prestiti ( non mai sopra scudi a5) con l'assicurazione sopra un
pegno , sott' obbligo di ripigliarlo dentro l' anno, il quale tra-
scorso soggettasi all'asta. Non è domandata alcuna usura , il
che suppone che gli ufficiali di quest' istituto prestino 1' opra
per pura carità. Se cosi è li benedica Iddio.
Molto era per l' addietro lodata istituzione siffatta , oggi si di-
q>uta sul suo merito. Eretto questo monte contro l'avidità de'
giadaizzanti non si riuscì nell'intendimento, mentre le impre-
stanze essendone limitate alla suddetta quantità, quelli sono an-
cora ricercati per grandi somme , talvolta con interesse da non
credersi -, di forma che forse maggiori non ne avea esatto quella
genia di furfanti ;, che il severo Catone in sua pretura cacciava
Dizione geogr. ecc. Voi. IH. 16*
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25o CAGLIARI
dall'isola. Altronde soTYÌene questo parimente cbe i congeneri
istituti cosi al vero bisogno, che alle esigenxe del vizio , e molte
famiglie anmiinistrate da capi dementi vanno a restar sprov-
vedute degli oggetti più necessariiy dopo che furon abbruciate
di tutto il danaro. Che dovrebbesi sostituire? una banca di ri-
sparmio 9 da quale opera siffatta nessun detrimento , e nasce un
bene certissimo. Che il popolo si educa ad una saggia provi-
denza , si sveglia al lavoro , e la pubbUca moralità e bcfn es-
sere prende incremento. La società prese miglior aspetto dap-
pertutto dove questo consiglio fu posto in esecuzione. E avriasi
per giunta che al carattere dei sardi ne verrebbe onore, e can-
cellerebbesi quella ìmsouciance , di cui sono accusati.
Commercio interno. Principalissimo articolo ne sono i cereali^
Ne' martedì, mercoledì, giovedì e sabbati è una gran frequenza
di villici alla piazza destinata a questo mercato, e i grani vi
^1 trasportano a cavallo , carri e carrettoni , con un carico i
primi di 4 starelli, i secondi di io in i5, gli ultimi di 20 in
40. Trovasi sul posto un deputato civico, e mentre tiene spie-
gata la bandiera si fa compra dalle paftntare e dai capi di fa-
miglia V quella posta giù è lecito patteggiare agli speculatori.
Ivi dove già fu l'antico convento degli agostiniani , e poi al^
cune opere di difesa che non da poco furono demolite, sono
in costruzione molti magazzini per jmaggior comodità del coni'
mercio. Senza i cereali portano i villici linseme , mandorle , for-*
maggi, pelli, cuoja , cera, miele, alcool, terraglie ecc. , ecom««
prano robe per vestiario , ornamenti f mobili ecc.
Botteghe di stoffe di varia materia ^4, molte nella Marina
sulla Costa , poche nella continuazione della stessa contrada del
corso nei due quartieri diStampace, e Yìllanova, e nell'antica
strada del commercio denominata di Barcellona-, di chincaglie-
rie 8, di porcellane majoliche e criitalli 10, di ferro acciajo e
pombo i5, dipelile cuo)e conciate si estere che nazionali ao,
di cera lavorata 8 , di sevo lavorato 6 , di biiouiieries 29 , d| mer-
dajuoli 70, di libri a, di generi coloniali 6, di carte estere nessuna
in particolare , che si vendono dai merciajuoli, di carta sarda i*
Le stoviglie di Oecinoo vendonsi tra la piazza de' cereali , e
delle erbe.
istruzione pubblica.
Istruzione ckmentaV-e. Dopo l'editto del i8a3 farono istìhiìte'
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CAGLIARI • :l5i
pure in Cagliari le scuole popolari per lo primo dirozzamento
dei £uicittlli y una nel Castello , nella Marina e nello Stampace,
e due nella Villanova. Concorronvi nel Castello ao , nella Ma-
rina 5o , nella Villanova 4^ 9 nello Stampace 3o. Quanti cre-
donsi o sono sopra F ultima classe del popolo arrossirebbero
di mandare i loro piccoli nella scuola normale , come qui Fa
vogliono appellare ; perchè Scolopi e Gesuiti dcTOn t6nek*e aperta
l'antica scoletta per l'insegnamento a leggere e a scrìvere.
Ginnasi y dove iosegnan la grammatica latina , e le belle
lettere. Ve n' ha due , uno nel Castello delle Scuole Pie , altio
nella Marina nella casa dei Gesuiti. Concorrono nel primo circa
goo giovani , nel secondo circa 3oo. Sono per ogni ginnasio sei
maestri subordinati a un capo che si qualìBca prefetto degli
studi. Sono distinte sette classi. Nella settima sono vari gradi
dalla compitaaone ai primi rudimenti di lingua italiana , e però
due o più anni di corso. Gli Scolopi banno in questa classe un
iHaestro che educa tutti, ma istruisce i soli provetti, essendo
la istruzione spedale dei minori raccomandala per un'ora alla
mattina, ed altra alla sera ai cherici che sono in disciplina.
I medesimi avean nell'addietro una scuola di calligrafia e di
aritmetica mercantile , la quale ban dovuto sospendere per la
troppa incomodità del locale. Quattro anni sono destinati alle
dassi sesta quinta quarta e terza per la grammatica latina
due per le belle lettere nella seconda e prima. Sono segnati
giorni di lezione intorno a 175, di oratorio 4^- Apronsi le
scuole di mattina alle 8 : di ^orno dalle 2 alle 3 ip secondo la
stagione. L'ora scolastica è di ore due e mezza alla mattina e
di altrettanto spazio al giorno. Le ferìe maggiori non comin-*
ciano dopo compito il numero ordinario delle lezioni , però
cadono nel principio dell'ultimo quadrimestre. Le sale scola-
stiche nel ginnasio dei Gesuiti sono salubri e molto comode ;
in quello degli Scolopi sono mal situate , alcune poco illuminate,
le più cosi strette che i giovani vi restano ammassati , e tutte
cosi incomode <^e i giovani mentre son costretti a respirare
un'aria corrotta deggion restare per tutta l'ora in un vero tor-
mento , 0 sortendo esporsi a pericolo di contrarre un malore.
1 religiosi buono generosamente esibito sufficiente locale per
l'ampliazione dei vasi , cd^ il governo rivolge in questo la
sua attenzione che divenga questo ginnasio per la salubrità
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aSa CA6LURI
e comodità quello che è degno di essere uà istituto siffatto^
Archiginnasio , o regia università degli studi. Nel castello di
rincontro alla casa degli Scolopi sul Bàlice è il palazzo degli
studi maggiori fabbricato con bel disegno sotto il regno di Carlo
Emanuele III di Sardegna dopo la rìstaurazione delle scienze.
La sua capacità é assai minore delle esigenze.
Le scienze umane e divine sono ripartite in cinque facoltà ,
Filosofia e buone arti , Medidna , Chirurgia , Legge , Teologia.
Nella filosofia sono due scuole pel prim'anno , una di lo-
gica e metafisica , altra di matematica elementare ; pel secondo
altrettante , una di fisica sperimentale ora consunta con la ma-
temafica, altra di etica.
Nelle buone arti sarebbero due cattedre di eloquenza una la-
tina, altra italiana.
Nella medicina , il cui corso stendesi in quattr'anni , sono cin-
que scuole. I. Istituzioni mediche. 2. Anatomia. 3. Materia me-
dica e medicina legale. 4* Teorico-pratica. 5. Clinica. Può ag-
giugnersi 6 la chimica generale e farmaceutica.
Nella chii^urgia , il cui corso é in altrettanto spazio , sono tre
scuole. I . Teorico-pratica con l'anatomia topografica, a. L'ope-
ratoria con la ostetricia. 3. Clinica.
Nella legge scuole cinque, i. Istituzioni di Giustiniano, a. Istitu-
zioni canoniche. 3. e 4* H digesto in due sezioni. 5. Le decretali. Il
corso è quanto nelle due anzidette facoltà , e nella seguente.
Nella teologia scuole tre. i. Teologia scolastico«-dommatica.
2. Morale. 3. Scrittura e lingue orientali.
Professori. Nella filosofia solevano esser quattro; nelle buone
arti due senza officio ; nella medicina cinque ; nella chimica
uno \ nella chirurgia due ; nella legge cinque ; nella teologia
tre. Senza questi sono altri per onore qualificati professori.
Collegi. Ogni facoltà tiene matricolati certo numero di dot-
tori , nei quali i professori ordinari e straordinari. Chi presiede
al collegio ha la qualifica di prefetto, ed é membro del Magi-
strato sopra gli studi. Il collegio di filosofia e, buone arti ha
14 membri , sette per sezione non compresi i professori e due
collegiali sovranumerari alla filosofia per la chimica : il collegio
di medicina ne ha la compresi i professori e due sovranume-
rari. I collegi di legge e teologia inclusi i professori hanno
membri 18.
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CAGLIARI 253
Aggregazione ai collegi* Il Magistrato riconosce prima di tutto
dei requisiti delle costituzioni nei postulanti ; poscia li propone
al gradimento dei dottori della facoltà che lo* accettino o ri-
gettino. Il gradito se fia alla filosofia riceve un tema , sul quale
dopo quindici giorni leggerà una dissertazione -, lo che fatto è
subito decorato delle insegne di dottor coUegiato ; se sia all'al-
tre facoltà egli intorno ad alcuni punti o titoli tirati a sorte
deve proporre in certo numero di tesi la sua dotti*ina, e dopo
trenta giorni di preparazione disputare in difesa delle mede-
sime ,in rigorosa forma sc'olastica -, dopo tre ore di tenzone il
candidato viene nuovamente nel rischio della votazione , e
qualche volta è rigettato. Accade che il Sovrano dispensi sulle
votazioni , e faccia ad altri maggior grazia ordinando sien posti
nella matricola dei dottori collegiati i loro nomi senza alcun
esperimento.
Elezione dei professori. L'ordinario modo di questa è per
concorso siffatto. Stabiliti i giorni per le disputazioni pubbliche
dei competitori , questi nel dì precedente alle singolari prove
e ventiquattro ore prima si riuniscono tutti presso al prefetto
della facoltà , cui assiste il segretario , e altre persone del Ma-
.gistrato y e tirati a sorte due punti della scienza il difendente
deve prenderseli per dissertarvi. Nell'altro giorno all'ora stabi-
lita ei va sulla cattedra dell'aula dell'università in faccia ai
suoi emoli , al Magistrato ed al collegio cui spetta il giudizio
del merito comparativo , e dice le sue dissertazioni ciascuna per
mezz'ora. Quindi i competitori tendono il sillogisV arco ^ che é
necessità far le cose nella ritualità peripatetica. Dopo 1' esperi-
mento dell'ultimo dei competitori i membri del collegio fatti
santissimi giuramenti si accingono al gran giudizio per voti se-
creti , dando quella cedoletta che ha il nome di lui che vo-
gliasi professore. Letti tosto i voti si scartano quelli che ne eb-
ber più pochi y e si ritorna a votare su i rimanenti, e di nuovo
si scartano i meno favoriti , e cosi vie via finche la cosa venga
a due pei quali fassi l'ultima votazione ragionando ciascuno con
la penna come vuole e come sa. Il governo superiore nomina
quello che de' due sembri più degno del magisteiio.
Il Sovrano suol provvedere ad alcune cattedre senza questa
dipendenza dai voti dei dottori collegiati, e installare quelli,
che per maniere meno fallaci conosca degni del grado, esi-
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a54 CAGLURI
mendoli dal pericolo d' essere in confronto con altri di poco o
di nessun merito rigettati. In questo modo provvedesi alle cat*
tedre di Fisica , Matematica , Chirurgia y Sacra Scrittura e Lin-
gue orientali, come fu stabilito nell'articolo i della risposta di
Carlo Emanuele IV di Sardegna ( i a settembre 1799 ) alla rap«
presentanza degli Stamenti sulla promiscuità de' regnicoli e non
regnicoli negli impieghi del Regno.
Studenti, L'ordinario numero dei giovani somma a Sso,^ di-
stribuiti in Filosofia primo e secondo anno i5o, in Medicina
IO, in Chirurgia ao, in Leggi 80 non compresi quelli che stu-
diano le sole istituzioni cesaree per preparazione alla profes-
Sion notariale y in Teologia 60, inclusivi quelli che studiano la
sola morale.
Lezioni. I giorni di lezione sono ne' due quadrimestri 1 35 y
di esercizi spirituali 8; di oratorio le domeniche, nelle quali
non occorra una festa maggiore. Le lezioni durano un'ora e
un quarto. Di mattina sono le lezioni di prima ora, che co-
minciano alle 9 e terminano alle io i|49 onde cominciano
quelle di seconda. Di giorno una sola lezione. I teologi per
altri venti giorni devono radunarsi o alle esercitazioni sulla ca-
suistica sotto la presidenza del professore dimorale, o alle dis-
sertazioni sulla storia ecclesiastica del professore di donima-
tica. Sono queste esercitazioni e dissertazioni notate in giorni
feriati. Le ferie maggiori occupano tutto il terzo quadrimestre
da maggio ad agosto.
Esami e gradi accademici. Quelli sono sei, quattro privati
e due pubblici; questi quattro, e sono Magistero in Filosofia
e buoni arti, Baccellerato, Prodottorato, Dottorato. Non par<-
lasi dei maestrì di Chirurgia, e de'Farmac^ti. L'ora degli esa-
mi è varia.
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CAGLIARI %55
Noia degli esami dal i83i-32 al 1 834-35
Bacellerìe Licenze private
Magist. TeoL Leg. Med. Chir. TeoL Leg. Med. Chin
t83i-3a
32-33
33-34
34-35
27 4 3>
26 4 i5 3
29 7 18 4
37 6 16 2
4
I
4
2
3
5
14 I '3
IO - -
ai I -
16 a 4
Licenze pubbliche
Lauree priv%te
t
TeoL Leg. Med. Chir.
»
TeoL
Leg. Med. Chir,
3 1-32
32-33
33-34
34-35
4 i5 ' I 2
19 - -
5 22 I
5 17 - 3
4
a
3
5
i3 4
i5 I 3
6 I
19 I a
Lauree pubbliche
* Aggregazioni ai collegi
TeoL Leg. Med. Chir.
Filos. TeoL
Leg. Med. Chir,
3 1-32
32-33
33-34
34-35
3 17 3 2
2 16 2 4
462-
4 16 I a
3
I
I
a - 3
2 -
3 1-32
32-33
33-34
34-35
Esami con lode
Magisteri Bacell. Licenze priv.
a I -
I 3 I
4
55 3
Lauì'tee pHvdié
4
3
6
Esami di Magistero
di Chirurgia
privali pubblico
I a 1
Esami
di
Farmacisti
RipWvati
nei diversi
esami
3 1-32
32-33
33-34
34-35
3 I • I
- I 1
- I I
6 -
6
I
5
3
5
i
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256 CAGLURI
BILANCIO
de* prodotti e spese della Regia Università per Fanno i833-34.
Parte attiva
Prebenda d'Assemini . . . lire sarde 4)^^ — *
Cassa Regia . • .
Monte dì Riscatto . . . .
Protomedìcato
Pensioni y o quote assegnate alle Diocesi
Monti di Soccorso • • * .
Amministrazione del debito pubblico
Casuali •..•«.
Residui •
4,171 17 6
375 — -
5oo — -
7,375 — -
2,880 — -
i,4i5 li 9
5oo — -
a,93o 14 4
Totale a4,653 3 7
Parte passiva
Stipendi agli impiegati e professori lire sarde 1 3,5 11 5 -
Trattenimenti . . . . . . » 3,617 io -.
Spese ordinarie e fisse .... » ^9761 io 6
Spese straordinarie » ^9762 18 i
Casuali » 3,000 — -
Toule ^4,653 3 7
Stabilimenti sussidiari a certe discipline.
Gabinetto fisico. Fu di molto aumentato , e però presenta
un assortimento considerevole e prezioso delle macchine ne-
cessarie*
Laboratorio chimico. Destinavasi a questo l'antica officina
della zecca sotto le segrete delle prigioni di S. Pancrazio. Il
locale è per molti riguardi maladatto \ il fornimento difettoso *,
che non si posson eseguire tutte le necessarie dimostrazioni.
Gabinetto anatomico. Vi si riunirono molte preparazioni in
cera , e forse quanto belle in apparenza , tìmto vere nel figu-
rativo. Sonovi alcune coserelle sul vero, e gioverebbe assai ve
ne fossero di più.
Teatro anatomico. Sta un convenevole istromento.
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CAGLURI 257
Perchè manca una collezione patologica , o un gabinetto dei
peazi morbosi? con essi si presenterebbono belli esemplari di
fiitto nella dottrina delle malattie.
Armamentario chirurgico. Forse non è Scarso.
Museo. Carlo Felice nel 1806 donava alla R. accademia i
pezzi di storia naturale j e i monumenti di antichità , che dal
]8o3 avea cominciato a raccogliere in una sala *'del suo pa-
lazzo, ed esponeva alla contemplazione degli studiosi. Crebbe
poscia per la diligenza , e per li generosi studi del buon ca-
valiere De-Prunner.
Nel gabinetto mineralogico troverai disposti pezzi n. 2730
tra esteri e sardi.
La collezione geologica della Sardegna compivasi nel i835
per istudio ed opera del chiarissimo cavaliere Alberto Della-
Marmora : il duplicato disponevasi nel museo di Torino ; il
triplicato in quello di Parigi con'scbedole rispondentisi. La
geologia sarda per lo suUodato viaggiatore sarà basata su que-
sti saggi.
Laboratorio mineralogico^ È stabilito presso l'armeria sulla
piazza di S. Pancrazio con sufficiente fornimento di cose neces-
sarie.
La parte zoologica non manca di pregio , ma saria bene ,
che d studiasse a riunire tutte le specie dell'isola , fra le quali
sinora alcune non comprese nella storia naturale europea, mol-
tissime non raccolte.
Gabinetto degli idioletti sardi y o Museo fenicio. Cosa singo-
larissima è questa raccolta di figurine di bronza riferibili in
ragion dell'arte ai primi esperimenti della statuaria , delle quali
gran numero furono ritrovate nella parte meridionale del re-
gno y molte entro vetustissimi sepolcri , e alcune ne' norachi.
Se ne hanno già riunite circa i5o e tutto di se ne aggiungono
dell'altre. ' Certamente ne sarebbe più grande la quantità se
prima si fosse conosciutone il pregio. 11 cavaliere Alberto Della -
Marmora si occupa con grand' amore intomo a questi ido-
letti, e già dispostili in certa serie fa incidere a sue spese per
sottoporli alle considerazioni de' più sagaci archeofili. £i vi ri-
conosce ìL religioso sistema, il quale dissero Sabeismo da Sabi
figlio di lectan , che il primo è creduto aver cominciato a dar
omaggio al Sole , e tali spiegazioni darattene che ti appaghino.
Dizion. Geogr. ecc. Yol. III. 17
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33$ CAGLURl
Da antichità di altro genere e di epoca meno rìmota cresce
ODore al museo cagliaritano. Potrai vedere iscrizioni , urne, jmc-
coU bronzi di molto merito , alcune operacele di plastica, arme
antiche , bassi rilieTi y statue j tra e8$e principalmente tre con-
solari dei buoni tempi romani , e una svariati^sima copia di
altri oggetti , che furon tratti da mezze le rovine delle antiche
città sarde y escavate in Cagliari. Manca il luogo perchè si fac-
cia una decente esposizione.
. La parte numismaMca e ben provveduta in rame e argento,
meno in oro. Gioverebbe si tenesse prossima una biblioteca
di archeologi.
Filosofia. Qui più che di mezzo secolo essa riconosce distar
dal ^iftdo , in cui sia presso più eulte genti > da che può sti*
marsi in quello dove era l'Italia alja meta del ^e^olo passato,
eonciossiadiè siano tuttora in pregio molte nullità peripatetiche.
Dalla ristaurazione essa tornava indietro , aggirapdosi. per vie
difficili e storte , e solamente da pochi ann^ in qua si è me-
glio avviata.
Belle Arti, La scienza estetica é in pochissime menti. Di che
sia una ragione la quasi nulla corrispondenza letteraria. Le nuove
cognizioni, i metodi di miglior esposizione delle antiche o tar*
di, o con gran dispendio arrivano in questo paese che a
giudicarne da tanto parria diviso dalla Italia non per piccol
tratto di mare , ma per tutto un oceano. Nell'unico negozio di
libri non vengono sempre nei più recenti, né i migliori.
L'arte del disegno è non so di quanti. La pittura si esercita
dà alcuni ^ i quali npn sono però a esser detti artisti , fatta
onorevole eccezione de' pochi che con somma lode studiarono
in Roma , e solo si possono ordinare infra i non infelici imi-
tatori , ne' quali e una iniziale ma oscurissima conoscenza delle
leggi estetiche ed artistiche della composizione. Niente di silo-
grafia, calcografia, litocromia. La plastica (salvo il merito di
pochi come sopra ) é nelle sue parti volgari e più facili mal
conosciuta. Dell'architettura cominciossi a saper alcuna cosa da
quando Carlo Felice aprìvane scuola; crebbe la cognizione dopo
la istitiuione dell'ufficio di strade e ponti , e della scuola ma-
tematica per gli allievi del Genio civile. Molti vantanti ^ co-
noscer la musica , che veramente tra i cagliaritani si manifer
nano frequentemente bei talenti musicali \ ma che abbiasi una
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CAGLIARI aSg
competente cognizione della scienza , e si possieda e quella sua
parte che dicona grammatica , e Taltra cbe denominan relto-
rica , noi «aprei afiPcrmare. Si e però composta qualche opera. .«
sarà. Ma io non vorrei dire opere musiche certi plagi , e le
cuciture di tarii peszi di diverso stile , siccome quelli che sono
da diversi autori ^ e su materie diverse, né in ciò giurar voglio
nelle parole di certi dilettanti , che non è di molti dar giudizio
sul merito d'uiia composizione , e opera di arte. La musica istru*
mentale ha moki amatori nei giovani-, la vocale molte studiose
fra le damigelle. La poesia e diletto di pochi ; tra* cpiali a4
alcuno a lei nato potrebbe esser gloria ^ se in questa età fosse
amabile una gloria siffatta.
L'amore della letteratura è ancora iniziale , però poeo esteso,
onde rendesi ragione del mal esito d'un gabinetto letterario ,
che erasi aperto; delle nulle o quasi nulle conferen;^ lettera-
rie. Dei pochissimi cui è il cognome di letterati tre quarti
parrebbero uomini del secolo passato , niente o poco avendo
progredito dal punto , in cui erano gli italiani venuti al restau-
raneiento degli studi, uomini delle scuole soppresse, l'altra por-
zione sono di questa età , e della vìgente letteratura , da cui
sono degli scritti casti* di lingua, ricchi di sapere, pregievoU
per lo ragionaoiento , piacevoli per la vivacità dello spirito ,
per la naturalezza e semplicità. L'esempio luminoso del pre-*
clarissimo baron Manno trasse dal volgo questi giovani, e av-
viò sulle sue orme. Cresca il loro numero , e si accresca dai
loro ingegni alla Sardegna quella gloria letteraria , cui per la
frequente sublimità ^ delle menti, mobilità di immaginazione, e
delicatezza di cuore ne' suoi è degna avere.
Matematica. Ecco la scienza più meschina dal poco che si
insegna, e dal nessuno amore alla medesima. Non si dettano
che gli elementi, quali nel secolo scorso,, e sono un pochino
di aritmetica, un pizzico d'algebra , alcuni libri della geome-
tria Euclidea. Il professore insegnerebbe eziandio la 'pratica ,
siccome promettesi nell'orario scolastico e nella nota delle ma-
terie da trattare, se alcuno vi accorresse. Di quella prendon
cosi poco i giovani, che i più docili appena in sulla fin del-
l'anno ti potranno recitare alcune mal intese de6qiziopi, ese-
guire le prime più semplici operazioni, e di più nient'altro.
£ si porge a deliberarne , come ho accennato , non tanto per-
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a6o CAGLIARI
che nella attuale condizioDe del sistema non é lecito più, quanto
per lo poco studio: e di questo é cagione la difficoltà in cui
ftif incontrano i gioTani , venendo in questa scuola cosi rozzi ,
che i più non conoscon ne la numerazione ; la lingua latina in
cui si detta e spiega , ed il discredito in cui han lei posta certi
ripetitori che di poco levati sopra i discepoli bestemmiano quel che
non sanno. Si presentino al professore i giovani alquanto di-
rozzati , imparata almeno l'aritmetica nei ginnasi ; prendano un
bel corso in lingua volgare-, siano assistiti da altri che soglion
essere quei guastamestieri , che mettono sulla croce i poveri
scolari a imprimersi in mente la materialità delle dimostrazioni
e risoluzioni , che non intendono ; e cosi accadere che sveglisi
molto amore verso questa utilissima scienza, e in quel grado
si venga , nel quale possa essere ampliata melle più utili ap-
plicazioni , meccanica , idraulica , e nautica y che tutti conoscono
come sìeno necessarie alla industria , ed al commercio. Non
perchè in istato cosi infelice giaccia questa scienza nella uni-
versità 9 però credasi mancace chi abbiala in pregio , e la pos-
sieda. Senza quelli che furono eruditi nella scuola del genio in
Cagliari da valenti professori , e gli altri pochi che compirono
il corso in Torino , sono alcuni che cont>scono almeno la ele-
mentare in quella estensione che ottiene nelle più celebri uni-
Tersità. Se sotto l'indicazione classe di matematici nel!' alma-
nacco non leggesi alcun nome , questo ti dica solo , che non
piacque notarne , e io non saprei perché.
Fisica, Qual ella sia nelle applicazioni della matematica ra-
gionai\e tu già conscio della condizione di cotale scienza. Rispet-
tivamente alla parte esperimentale essa non dista gran tratto
dal punto , in cui sia nelle celebri scuole d'Italia pervenuta.
Etica, Non si potrebbe questa qual e quanta é solito darsi
spiegare nei ginnasi ? Avrebbesi in tal caso e luoghi e mezzi
ad altra utile scienza, p. e. all'economia.
Esame per la magisterio delle arti, Devesi rispondere su la
rettorica, logica e metafisica, matematica elementare, fisica,
etica. È una mole di cose quasi importabile, e però sarebbe
giovevole se alla fin di ciascun anno fossero i giovani interro-
gati su tutte le varie lezioni udite, e senza dispendio ornati
dei diversi onori accademici i più studiosi. Questo vuoisi esteso
a quegli altri esami, dove è compresa la materia di più anni*
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CAGLIARI 261.
Scienze medico-chirurgiche. Sono e&%e poco giù daiki QQndp-
KÌone, in 6iii versino in paesi , dove esse sono stimate quanto
é merito. I professori con privati mezzi si procurano la neces-
saria cognizione dei progressi che facciano per le osservazioni,
indagini, ed esperienze dei più famosi che consacrano il loro
ingegno e studio all'arte salutare. È molta svegliatezza d'aninir
intomo a questa , e auguro che crescendo gli studi la scuoia
cagliaritana potrà essere con onore nominata.
L'incremento e miglioramento della parte medica si è da ripe-
tere dal principio del corrente secolo. Nel 1800 creavasl un
professore di notomia, e poi si comandavano pubbliche ^ezioDr,
che in seguito, da vano spettacolo che erano , si ordinavano
al profitto degli studiosi -, nel 1822 , commessane la Cuta ad
un dottore, fu migliorato lo stabilimento sussidiario della eli-*
nica , che prima si praticava dai diversi professori in torno. £
sì conùndò a esercitare la anotomia patologica , che 'è certa-
mente un necessario compimento della clinica , e la più bella
dimostrazione delle dottrine mediche. Quanto sareM)e utile se
delle cedolette che si hanno appese ai letti, nelle quali è no-
tato il diario curativo , e le giornaliere variazioni dello slato
dell'ammalato si tenesse miglior conto : vorrei dire , se si for-
masse un registro nosologico ( imposta quest'opera all'assistente
del professore) , si compilassero' dei quadri mensuali nosostati-
stici , e il complessivo annuale. Dai quali lavori pubblicati ver-
rebbe un vero giovamento alla scienza , e si formerebbe un
corso di annali nosocomiali, quasi tante pietre lidie per provare
la verità o falsità delle teorìe , che a brevi intervalli vanno
producendo immaginosi' patologi , o superficiali ossei*vatorì.
Scuole di partito. Da quale si cognomina la scuola cagliari-
tana ? Non si pare una decisa parzialità , e non so se fra i
professori e dottori della facoltà sia chi voglia giurare nella
sentenza di alcuno. Forse Ippocrate e Galeno sono rispettati
come i grandi sapienti che furono , ma non adorati come Id-
di! , e gli infallibili oracoli della medicina. Sarà dunque molto
spesso un'opposizione di parerì ? Quindi non sarà unita nel com-
plesso delle dottrine ? Questi incomodi hanno il lor bene, che
si moltiplicano le idee, e si esercita il ragionamento. Nella ser-
vile adesione e consensione è un debilitamento di mente.
Parte chirurgica. Con ottimo consiglio alla chirurgia sono
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36a CAGLIARI
itati offerti neir Accademia ^li stesti onori , di cui erano de-
gnate l'altre scienze. I chirurghi maggiori per li soliti esami ,
privati e pubblici, arrivano al grado del dottorato. I minori,
dopo due esperimenti privati ed uno pubblico^ conseguono Tonor
del magisterio. £ desiderato a più piena erudÌKÌone degli stu-
diosi sia a tanto cresciuto il numero dei professori ^ quanto
ne vorrebbero le primarie e necessarie parti.
Botanica, È commesso ad uno de' professori , cui incumbe
altro principale insegnamento , dai: gli elementi della fisiologia
vegetale. Manca Torto botanico.
Storia naturale. Venne non ha guari da S. M. creata una
cattedra di storia naturale in questa Regia Università.
Anatomia comparatista? Sarebbe necessaria per preparamento
alla ....
Veltrinaria. Non piccola parte delle ricchezze della Sarde-
gna è nelle greggie e negli armenti. Da ciò il vantaggio di
questa istituzione.
Numero di studiosi deWarU- salutare ? Dalla inspeiione della
proposta tavola è veduto quanto sieno pochi che vi intendan
l'animo. Accadde talvolta non fos&er tanti gli scolari quanti i
professori ; tal'altra si desiderasse uno cui leggere. Donde que-
sto ? credo da ciò y che sia ancora certa opinione poco favo-
revole , e che gli emolumenti che se ne sperano pajano più
costosi, e si stimino minori del lucro dalle esercitazioni
forensi. Si agglugne , che nell' attuale ordinamento delle
cose di questa disciplina , la moltiplicità , la difficoltà , la
grandezza delle materie atterrisce quei che non istudiano
con amore; e' i bei poltroni lodano però gli antichi dot-
tori 9 che ai discepoli non la teoria , in giusto sviluppo ; ma
dessero il sommario della scienza. Possa questa sorgere a mag-
gior onore , ed essere amata da alti ingegni ; possa crescere
ogni di più, e con lode esser esercitata nelle citta , e in tutte
le altre terre a benefizio della popolazione! Mancano persone
necessarie in un comune , se manchi un medico , un chirurgo,
una levatrice , un veterinario. £ questi sono certamente più
utili che quella ciurma di notariuzzi , onde sono appestati i vil-
laggi , gente dappoco che quando per mancanza d'ingegno , o per
dissipazione viziosa non poterono o non seppero far di più , per
non ritornare alla vanga, vollero dalla pennati dritto dei gau-
denti , e di poter vivere a spese altrui.
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CAGLIARI a63
La chimica è una recente istituzione. Il lUo laboratorio è
poco fornito , e però sebbene le teorie' che 8Ì danno siano un
eco di quelle che nella Italia molto si pregiano , gli scolari
( e questi sono i farmacisti , e gli studenti di medicina e chi-
rurgia in primo anno ) non procedono in molta chiarezza , e
però poco speditamente* Dei farmacisti di Cagliari moki sì
esercitano in varie preparazioni , che in addietro domanda va usi
dalla Italia , e ve n'ha cui viene gran lode dalle vaste cogni-
zioni in questa bella scienza , e dai felici esperimenti , per li
quali tuttavolta non saprei dire se stato sia alcun incremento
alla somma delle cose che si aveano per l'operoso ingegno de-
gh oltramarini.
Protomedicaio ? In questo consiglio sono compresi col proto-»
medico due membri nati, due aggiunti fissi col segretario della
Università.
Dritto romano e pontificio. È poco -meno che comune in-
gegno dei grandevi lodare i tempi della pincipiante loro età,
e dannare quelli della cadente. Mentre grande diseguaglianza
é nella cognizione dei due estremi ; che le attuali cose vedon
j^ofondamente in una chiara intelligenza ; per lo contrario ia
una oscura memoria le passate , che conobbero solo nella su-
perficie ; stoltamenie fanno se parlino con asseveranza. Dirai
che le umane cose decadono e scemano -, ma crescon pure , e
ascendono. Grandi ingegni y e profondi pensatori sostengono la
giurisprudenza ia alto grado di onore ; e di ciò sarebbe cer-
tezza a tutti, se essi volessero dar prova dì lor valore* Quanta
gloria perdesi all'ingegno sardo dal difetto delia volontà in chi
ha molta potenza? Oh , se dalla mente divina del Gar&u rima-
nesse ai posteri la sapienza , quanto la Sardegna sarebbe ono-
rata per aver prodotto in lui un prudentissimo , eguale ai più
celebri dei giureconsultir che stati mai sieno!
Dalla semplice istoria de' concorsi può chi è saggio conoscere
come per quell'esperimento possa venire una opinione falsa,
e nella deliberazione lEarsi ingiuria al merito. Le dissertazioni
chi. sa non sieno opera altrui *, dunque non vi si può fondare
. un ^udizio. La memoria , la presenza di spirito , la loquacità,
la sofisticheria , che molto' sogUon valere , in verità che non
sono a^ne , sodezza , profondità di ingegno , non forza di
ragione , non pienezza di sapere. Quanto dev'esser raro che
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i64 CAGLIARI
da uno o da ^rkro affetto non pia in una che ìm altra parte
V si inclinino g|i animi di coloro che seggono giudici, che i loro
cuori non si vincano da riguardi , da corruttele ? Sia (come sono
disposti d'animo i più ) chi voglia giudicare secondo la coscienza.
Ma perciò il suo giudizio sarà pure secondo il merito ? Quant'é
difficile conoscerne le disuguaglianze ? e questo non solo per la
diversa distanza degli atti, che porta una memoria più o meno
oscura; ma più perchè le prove sono tutte in cose e condi-
zioni diverse , onde sarebbe un calcolo imbarazzantissimo da
cui non so quanti potriano espedirsi felicemente ? Veramente
quante volte accadde il giudizio dei molti dotti che vi assiste-
rono senza parzialità riprovlisse quello dei dottori della facoltà?
e quante dimostrasse l'esito esser ei stati ingannati da false
apparenze, quando si videro sorger alla gloria i posposti, e
sprofondarsi nell'obblio gli uomini di dozzina che furon pre-
scelti ? Però è a desiderare , che per via più sicura si vada
alla cognizione del merito dei concorrenti.
Ed un altro ordine vorrebbesi pure istituito perchè nel col-
legio di filosofia a quelli unicamente fosse adito che per un
esperimento quale si pratica nelle aggregazioni agli altri col-
legi fossero riconosciuti abbastanza dotti nelle scienze che sono
in questo dipartimento comprese. Erasi stabilito che dopo letta
una dissertazione sur un dato punto fossero i postulanti rice-
vuti tra li soci. Dove però è a considerare che non in merito
di questa ( che può esser da altri ) , ma delle prove sicure
che suppongonsi offerte al pubblico di loro sapere e ingegno,
della riputazione onesta che ne risultasse erano degnati di tanto
onore. Le quali proye desiderandosi in molti , nasce che non
sia in essi alcun dritto , e Tiene che questo debbasi acquistare
con un esperimento non dubbioso.
Dettatura, Per tre quinti dell'ora scolastica. È da molto che
alcuni saggi han cominciato e non invano a declamare per la
la sua £(bolizione. Lasciando da parte altre considerazioni deve
persuadere il frutto da percepirsi maggiore se il professore nel-
l'anzideterminato spazio che è presente , e non agente , stu-
diasse a far ben intendere ai giovani le sue dottrine. Ma si ri- .
pugna, e perciò che la desiderata pratica sarebbe dannosa nelle
scienze progressive. Dunque almeno in quelle di sistema fisso ,
dove non sì può variare , che il metodo , sia in meglio , o in
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CAGLURI 265
peggio /non ne discorriamo , quella patria senza danno anzi con
vantaggio valere , principalmente nella matematica elementare y
e nella applicata alla fìsica : in che non solo si provvederebbe
alla correzione della materia , che è disperata sotto il dettame*,
ma alla economia , che per le tavole delle figure fatte a mano
spendesi da' discepoli più che importeria l'acquisto d'un'opera.
£ credo poi si possa cessare dalla dettatura anche nelle pro-
gressive. Colali progressi non sono continui -, altrobde essi non
son più che rettificazioni , aggiunte , e non abbandono dei
principii , e dei consettari , che le scienze sono tutt'altro che
ipotesi. Or bene quelle rettificazioni aggiunte ecc. non si pos-
sono o per interfoliamenti inserire a suo luogo', o per appen-
dice porsi in fin del libro ?
. Reale accademia agraria ed economica di Cagliari ^ eretta
e stabilita in detta città a petizione di Carlo Felice duca del
Genevese dal re Vittorio Emanuele, con diploma dato in Gaeta
il t4 luglio i8o4* Componesi d'un presidente, segretario , teso-
riere , coi loro sostituiti , e di 36 membri ordinari. Oltre i
quali è la classe degli onorarii , in cui sono ammessi quanti
siano creduti coru^enienti pel decoro e per Vinteresse della so^
cietà. La elezione degli accademici ai posti vacanti spetta alla
società collegialmente unita. Veramente viene non poco lustro
a questo corpo dai titoli delle persone ascrittevi, i quali sono
o di feudi , o di alte magistrature , o di ufiSci accademici. Vi
si annumerano cherici di alto grado. Sono aggregati a* questa
società alcuni contadini , siccome consultori , e sperimentatori.
Infine è una terza classe dì socii corrispondenti , suddivisa in
ordinarli ed- onorarii, i quali de von esseve disseminati in tutte
le popolazioni del regno : anzi nel disegno organico di cosif-
fatta società era proposto si ecciterebbe da lei il pairiotismo
delle grandi , e specialmente delle città ad erìgersi in società
corrispondenti e figliali della cagliaritana !
In quanto concerne le adunanze eccoti l'art. XXII del Re-
golamento : « Di due classi debbono essere le adunanze della
società : altre pubbliche , altre prìvate.
Le private da ten^irsi periodicamente ogni giovedì sono com-
poste dal presidente, segretaro , e dodici membri eletti per
torno fra gli ordinarli senza esclusione degli altri che volessero
intervenirvi.
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366 CAGLURi
Questi dodici socii eletti si rinDOveranno per metà ogni quin-
dici giorni , dì modo che non sì trovino mai tutti nuovi ; ma
i sei che entrano si uniscano con i sei precedenti , onde tra-
mandandosi dagli uni negli altri lo spirito delle cose si conservi
la unità dei sistemi.
In queste private adunanze si debbono trattare tutti gli af-
fari , dei quali la società deve occuparsi : vi si leggono tutte
le corrispondenze , e si combinano le risposte j che poi esten-
derà il segretaro \ si esaminano in ultimo le memorie che i
socii potranno presentare ; e , dopo approvate per ciò che ri-
guarda rutilila, si rimettono a' censori.
Le pubbliche adunanze saranno quattro e si teiTanno ogni
tre mesi ne^ giorni da destinarsi dalla società nel salone della
R. Università con facoltà al pubblico d'intervenirvi » ecc. ecc.
Vedi il regol. citato che trovasi nel primo fascicolo delle me-
morie della society j dove tutte le minuzie che io non posso
comprendere.
Nel discorso inaugurale ragionandosi de' doveri del novello
istituto si disseco tutti i fini , che erasi proposti l'augusto isti-
tutore, e si presentò una gioconda imagine di quello che av-
verrebbe alla Sardegna da quest'accademia , nientemeno che
la sua prosperità e felicità! Essa già comincia a uscir dalla in-
fanzia 9 e quando crescerà in età , quando uomini periti delle
scienze agronomiche ed economiche, e liberi da vecchi pregiu-
dizi , siano ammessi in questa illustre società , quando una csiU
tedra di economia ed altra di agronomia siano fondate , e sta-
bilite scuole pratiche per l'arti rustiche in tutte le provincie
commesso agli accademici di sopravvederle , quando questi con
generosità studiino a dare ai contadini opportune istruzioni , e
comunichino con essi ì nuovi metodi che altrove si adottino
con risparmio di tempo e di spese , e con aumento di prodotti,
quando si formi un museo tecnologico con ì migliori modelli di
meccanica per utilità degli artefici ecc. , allora si arriverà a
quelle promesse.
Il governo molto favori questo stabilimento. Fin dal princi-
pio gravava in suo benefizio l'azienda generale dei monti di
soccorso d'un' annua somministranza di scudi 3oo. A quest'ora
potriasi avere un totale di otto in novemila scudi.
Sonosi già cominciati a pubblicare i suoi lavori , dei quali
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CAGLIAAl 267
sopra il pregio delle cose e della liogua lascio che quelli giu-
dichino che se ne sappiano!
Chiesa cagliaritana, I suoi principii ripetousi da' tempi apo«
stolici j e si pretende che S. Clemente da questo salisse al pon-
tificato romano. Il primo vescovo che ci nomina la storia è
Quintasio : egli soscrivea agli atti del concilio arelatense ( V. il
baron Manno nel princ. del lib. vi). Dopo lui presentasi il fa-,
moso Lucifero. Benedetto XIY (1. i3 e. i5. de Sjn. Dioeqes.)
riferisce già concesso al vescovo caralense l'uso del pallio prima
del secolo vui , nel declinar del quale l' ebbero ricevuto . tutti
gli arcivescovi* La prerogativa del primato fu dai pontefici ro-
mani riconosciuta nell'arcivescovo di Cagliari prima di tal
epoca. , Intentatasi poscia una lite scandalosa sopra la mede-
sima (consulta il baron Manno nel libr. citato ) ^ fu dalla rota
romana con varie sentenze dichiarato primeggiar questa chiesa
siccome più antica ^ e metropoli delle isole della Sardegna .
che comprendeva questa provincia la Corsica , e le Baleari
(Y. il detto storico all'anno 4^3-84)- Posto fuor di ogni dub^
bio quest'onore , vuoisi sian stati tutti al legittimo possessore
da Alessandro III ( an. 1 1 76 ) i dritti consueti ( né si apporta
per qual e quanta colpa ) a gì atificame all'arcivescovo di Pisa.
In che si scopre , e però rigetta unaT falsa supposizione ( V. il
baron Manno Ikb. vii, all'anno 11 38).
Da quando sia l'ordinamento del clero principale di Cagliari
non è agevol cosa definire *, tuttavolta è qualche fondamento
alle congetture da questo , che vediamo sotto il pontificato di
S. Gregorio Magno già stabilita la dignità dell'arcidiaconato ; e
da quello che sappiamo essere stato il cagliai'itano Eusebio ver
scovo di Vercelli , l'istitutore della vita comune del clero al-
l'esempio della convivenza dei monaci , e Lucifero studiosis-
simo come della purità della fede, così della santità della vita^
Nelle sventure de' tempi seguenti per le invasioni e per la
dominazione de' saraceni le cose religiose di Cagliari furono a
tale ridotte , che quasi mancarono. Pertanto Giacomo arcive-
scovo era comandato da Vittore III di ristaurare li rovinosi
sacri edifizi. Si ristìtuivano allora le sedi vescovili , e si ripri-t
stinava la dignità del dero. Diffiitto trovasi poi nella storia
menzione dei canonici che servivano la chiesa di S. Gilla , che
per avventura .non era la principal chiesa della città, coinec-
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268 CAGLIARI
che questo castello ne fosse in quel tempo la parte più nobi-
le i e notati come ceusuari della chiesa romana nel registro di
Cencio ( an. 1193) venti tra vescovadi e arcivescovadi di
Sardegna.
Qui è da notare , come insìno all'anno 1 080 seguisse il clero
sardo nella consuetudine della chiesa orientale a non rader
la barba.
£ pratica pure derivata dai greci fu Taltra di conferire il
Sacramento della Cresima , come tra quelli usavasi fin dal se-
colo vir. Dalla quale quando abbiano cessato i preti sardi è
ignotcì» Egli è vero che S. Gregorio Magno aveali pi*oibiti dalla
celebrazione di questo rito divino ; ma poi avvisato essersi
molti di siffatta sua volontà assai doluti condiscese nel voto ,
sebbene con questa restrizione, che solamente ove mancas^ro
i ministri ordinari delift confermazione , potessero i preti sem-
plici amministrarla.
Governando gli aragonesi tutte le cose della Sardegna si le
civili che le sacre , siccome precipitarono le prime , caddero
ancora le seconde. Per conto di interessi lasciavansi sprovviste
molte diocesi , aggruppandosene successivamente le amministra-
zioni intorno ad altre maggiori. Cosi avvenne che all'arcivesco-
vado cagliaritano si aggiugnessero i vescovadi j Suellense o Bar-
bariense nel 14^09 Galtellinense nel 1439 e nuovamente nel
1489 dopo una separazione per non più di cinque anni , Do-
liense nel 1482, Sulcitano nel i53i. Poteva mai un uomo reg-
gere a ta^ta mole di negozi ? Poteva l'arcivescovo cagliaritano
invigilare su i singoli pastori che avean commessa la cura delle
anime in tante diocesi? Sarò temerario se stimi da quell'epoca
massimamente aver patito la fede per le superstizioni , la mo-
rale per la ignoranza e viziosità de' parrochi ? Venuti tempi
migliori nel sapientissimo imperio della dinastia Sabauda a to-
gliere tanti mali , si disgiunsero le dette diocesi una eccettuata,
la DoUensc , che nella sua prossimità alla sede principale
meno avea sofferto di detrimento. La Sulcitana separavasi con
bolla de' 18 maggio 1768 , la Galtellinese con bolla i giugno
1778. Alla separazione della Barbariense ( oggidì ^Ogliastriua )
cui si pensava sin dal 1777 , era provveduto con bolla 39
gennajo 1798 , lasciatane l'amministrazione all'arcivescovo fino
a che compensata di una somma eguale a quella da perdersi
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CAGLURI 269
la sua meDsa fosse luogo alla rìstaurazione , che ebbe effetto
nella consecraàone del vescovo d'Ogllastra addi -24 feb*
brajo i8a5.
Difensori della Sardegna. In tempo del più volte lodato
S. Gregorio occorrono certi ministri apostolici coi titoli o di
difensore , o di legato; e vi è bene onde si inferisca ts&exe ei
stati incaricati della procurazione dei principali negozi del clero
sardo. Il Fara li agguaglia a quelli commessali pontificii .che
furono poi e sono tuttora qualificati giudici di appellazioni e
di gravami.
Questa delegazione, di cui fu fatto cenno nel titolo delle am*
ministrazioni generali in seguenza all'artìcolo Cagliari prosnncia^
incominciava dal i4%9 attribuitosi al giudice apostolico che
potesse conoscere e decidere nelle cause di appello dalle sen-
tenze delle cui;ie metropolitane cosi in primo che in secondo
giudizio , e fosse cosi più pronta la riparazione delle ingiurìe ,
che fossero inferite , e si evitasse un dispendio maggiore ne'
più casi. Ma conciossiachè di questa autorità soglia essere ri-
vestito un canonico cagliaritano y parve a molti indecoroso che
da un suo cherico veder dovesse l'Arcivescovo riformate le pro-
prie sentenze , e lui sorgere in più alto grado a esercitare in
se una superiore autorità , e usare il tono della comminazio-
ne , e aver forza a poterla effettuare \ onde si era con ottimo
consiglio proposta la istituzione d'un tribunale collegiale.
E se non valesse quel rispetto a dimostrare la conve-
nienza della riforma, varrebbe assai a provarne la necessità
il considerare che nel nuovo ordine i giudicati avrebbero la
forza di maggior autorità , e sarebbero meno frequenti che
sono le appellazioni dall'attuale tribunale al giudizio del San-
tissimo; lo che principalmente ebbesi in mira.
Parrocchie della diocesi di Cagliari , e unita Doliense.
Delie rurali della diocesi Caralense alcune sono immediata-
mente dipendenti dal vescovo , altre da' canonici , le rimanenti
dai parrochi attuali , che si appellano rettori. .
Della diocesi di Bolia o Bonavoglìa capo-luogo era Dolia o
lolia , la qual terra perduto l'antico nome ora si appella dal
titolare della chiesa principale , S. Pantaleo , la quale di tut-
t'altro ornamento^ spogliata non conserva dell'antica sua dignità,
che il vano nome di cattedrale. Nel suo capitolo era un de-
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270 CAGLURI
Gauo e undici canoaicì^ che si godevano le detìme di 24 par-
rocoh'iQ. Ai canonici furono con vera utilità della religione $q^
stituiti ventiquattro rettori.
Entro la circoscrizione della Doliense era ed è SuelU , che
dicevasi capoluogo della diocesi Barbarieose ! La chiesa cori'-,
serva ancora il titolo di cattedrale j e nuU'altro.
Clero secolare di ambe le diocesi. Numero totale sacerdoti 4^^
da distribuire
Diocesi Caralense. Nella città in officio 14B iensa off. 3o.
Nelle parrocchie rurali no » 4^*
Diocesi Doliense io5 » 30.
In ambe le diocesi , escluso Cagliari , aono in cura pnacipale
d'anime come parrochi 71.
Nella Caralense parrocchie «rbane 4? suburb. i , rustiche SG«
Doliense ' » 35.
Delle chiese di ambe le diocesi nessuna è insignita degli onori
di collegiata ; e le tre comunità delle parrocchie de' quartieri
inferiori della città non sono propriamente tali.
Arcivescovo. Si intitola priore di S. Saturnino , e fregiasi
del titolo di barone di Suelli e di S. Pantaleo. Per la baronia
di Santàdi inclusa nella diocesi di Iglesias è lite tra lui e quel
vescovo , e sono ora le cose in questi termini che egli se ne
onori nel titolano , quegli ne goda i frutti. Nel parlamento
della nazione l'arcivescovo siccome principe del braccio eccle^
siastico y e come suol dirsi primeLvoce gode l'onore del primo
grado, e di iniziar le opinioni.
Canonici. Sono 3o tra i quali sei bordonieri , gli altri con
prebenda o titolo di prebenda. L'origine dei canonici bordonieri è
riferita al secolo xvi quando a sedare una controversia tra ca-
nonici e beneficiati per la gestazione delle aste , o de' bordoni
fu dalla S. Congregazione proposta la soppressione di sei be-
nefizi y e la erezione dei medesimi, in titoli canonicali, con tutti
gli onori. Dei canonicati uno solo e dignità con qualifica dì de-
cano -, di quelli d' ufficio la collazione si fa dopo un concorso,
eccetto il dottorale a cui nomina o il Sovrano, o l'arcivescovo
nei mesi di suo dritto, che sono i due sostiziali , e li due equi-t
noziali. Dopo i canonici sono 35 beneficiati , tra i quali dodici
non dotati. La quantità delle distribuzioni non è definibile; si
p«ò però dire sommando alle ordinarie le straordinarie, che
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CAGLURI 271
quette ie* canonici e beneficiati non siano meno di lire sarde
3o,ooo all'anno»
Su i proventi spettanti alla chiesa fu ordinata una separa-
zione di casse, onde non si confondessero negli appartenenti
alla nassa capitolare quelli che sogliono provdnire dagli spogli
e 'vaeanU , e da altre <»use< ^on essendosi con l'ossequio ,
che conTeniya, curata mai sempre la esecuzione degli appositi
regii provredimenti, gioverebbe se ne inculcasse la osservanza.
Parrocchie urbane* Sono titoli canonicali, e hanno benefi-
ciati per la cura delle anime , e pel coro , la Marina ^4 con
distribuzione 9 e due senza; Stampace ao con distribuzione ^ e
due senza -, Villanova 1^2 de' primi ^ e due degli altri, in cia-
acima sono cinque ai quali è solidariamente commessa la cura
delle anime. Il presidente è primo fra eguali , e sopra ciò
niente più di essi. Nella suburbana é un sol parroco. Questi
per siCfatto ufficio haoAo iZ% scudi sulle decime di Villassor,
Kuramiois e Villamar perpetuamente applicata a dette parroc-
chie con bolla di Pio VII, delle quali quanto sia residuo cresce
«Ila mensa.
. Decime, Furono da tempi antichi us^te in Sardegna due sorta
di decime , una politica al capo dello stato , altra religiosa per
i capi delle diocesi. Della prima è un argomento nella con-
cessione fatta per Costantino giudice del Caralense al monistero
di S. Saturnino della metà della decima , che gli spettasse su
i beni di quello ( v. il baron Manno storia della Sardegna al-
l'anno 1089 )r £ pare questa prestazione non esser tanto lu-
cente, quanto l'istituzione dei Giudici, ma per gli intermedia
governi conservata e presa dall'uso dei romani , ai quali fu
con somma probabilità la Sardegna una provincia de ciunana.
Dell'altra sono due antichi monumenti , che il suUodato ìsto-
riografo della Sardegna accennava (anno 10B9. Vedi poi sulla
fine del libro vni) , uno nella concessione che faceva l'arci-
vescovo Ugone al monistero di S. Saturnino di una metà della
decima della chiesa cagliaritana ; altro nella promessa di Co-
stantino giudice di ofirìre il decimo dei frutti e le primizie da
quel giorno negli anni seguenti. Per lo meno quindi nella dio-
cesi di Cagliari è certissimo il pagamento della decima ^ e pos-
siamo congetturare siasi incominciato a fare sin dal tempo del
iOveroQ imperiale 0 sul esempio della chiesa greca nella quale
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273 CAGLIARI
sin dal secolo vi era conosciuta questa prestazione , perché cosi
comandassero i ministri imperiali -, lo che emmi più probabile,
che una posteriore introduzione sull'esempio delle chiese gal-
licane , nelle quali diconsi le decime messe in uso per autorità
di Carlo Magno consentendo la liberalità dei popoli. Dunque
mal seppe le cose D. Alfonso , quando scrivendo all'arcivescovo
di Cagliari (anno i332) Gundtsalvo affermava la riscossione delle
decime contraria all'antico costume. E pertanto dee tenersi vero
che, come osserva ilbaron Manno, fosse poi questa per cause
a noi ignote soppressa od intermessa ; forse perché il clero fu
dotato con terre e schiavi. Settantasette anni dopo la proibizione
di D. Alfonso ( 1409) il^re D. Martino commosso dalla gran
povertà del clero annuiva alle preghiere dell'arcivescovo Anto-
nio , e annunziando ì concerti presi con la Santa Sede permet-
teva il pagamento della decima nella diocesi cagliaritana , ri-
servatane la terza parte alla Corona. Piel qual modo non fa
praticato nella diocesi d'Alghero , delle cui decime la metà fii
infeudata al marchese Albis ( cosi il cavalière Cossu, notizie di
Cagliari ) concesse due parti dell'altra al vescovo , riservata la
terza al Re. Nel i Son il re Ferdinando comandava si prestasse
la decima intera senza deduzione o compenso alcuno delle spe-
se, e prescrivea certe cautele intorno al modo con cui dovesse
eseguirsi tal prestazione onde non soffrissero alcun danno i de-
ciraatori.
Gran varietà é nei diversi luoghi si rispettivamente ai ge-
neri soggetti a siffatta prestazione , che alla quota della me-
desima ; della qual varietà in altro non può trovarsi la cagio-
t^te e ragione che nelle antiche consuetudini e transazioni , e
nell'autorità dei giudicati profertisi sopra le contestazioni tra li
beneficiati e parrocchiani per qualche nuovo prodotto. Però
non si é potuta stabilire alcuna certa massima rispetto ai ge-
neri decimabili , ed alla quota. Sull'una ed altra cosa furono
frequentissime le contenzioni , ma più spesse sulla prima , e
quante volte si venne in suU'introdurre nuove coltivazioni ,
ond'é stato che si contrariò in tutti i modi a che si stabilissero.
Nel territorio circondario di Cagliari non si paga alcuna de-
cima , e dicesi sia quest' esenzione da una antica convenzione
tra un non so quale arcivescovo e il magistrato civico , che si
addossava le spese della fabbrica , feste , musica , ecc. della
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CAGLURI 273
cattedrale. Ma le prove? . . . Egli è più probabile cLe il so-
vrano mentre concedeva al vescovo di domandare ài suoi dio-
cesani la determinata parte dei frutti significasse , che voleva
immuni i suoi aragonesi della colonia di Cagliari , e i sardi
coabitantivi.
Prebende. Per recenti pontificii rescritti non deve il loro va-
lore eccedere li mille scudi , che sono poco meno che lire
nuove 5ooo , non computatevi le distribuzioni , e gli altri van-
taggi dalla assistenza al coro.
Quantitativo delle decime dell'arcivescovado di Cagliari dal-
l'anno 181 9 al 34* Notisi che si era già cominciata a far grossa
la coscienza dei parrocchiani , e che non più la decima pre-
stavasi , ma appena la ventesima.
Si raccolse di cereali starelli «,o 11 ,380 dalle parziali starelli
di grano 683,967 , d'orzo 165,71 3 , di fave i6i/38o.
Di vino non fu la quantità minore di quartieri 3,200,000.
De^ frutti minori , che sono legumi, lino, capi vivi, cacio,
^cc. non si può fare un preciso calcolo , tuttavia si può credere
che ne provenisse non dispregievol valore.
ftipartimento delle rispettive decime.
Nella diocesi di Cagliari la decima ridotta , come fu accen-
nato, dividesi in cinque parti. Tre sono attribuite al prebenda-
to, una ai laboranti , l'altia alla chiesa rispettiva. Il quarto quinto
. dei laboratori , o del curato , va diviso in parti eguali , e in
prebenda camerale o canonicale il vicario prende per se il 5
per 0{0 di tutto Tasse decimale. L'amministrazione del quinto
della chiesa è presso i prebendati.
Ma a dir vero non é intero il quinto, che per dritto appar-
tenga alle chiese. Nel princìpio del secolo xvii il capitolo di
Cagliari essendo ricorso alla S. Sede dolentesi della tenuità
delle distribuzioni ottenne che del quinto assegnato alle chiese
se ne corrispondesse un terzo alla massa capitolare. Questo che
dicesi terzo quinto in tempi più felici dava una somma annua
adequata dì circa lire sarde 20,000 : sebbene alcune chiese non
portassero tal peso, è ne' prezzi, specialmente del vino, si vo-
lesse gratificare i secolari procuratori delle chiese, perchè con
zelo servissero.
Terzo regio delle decime. Questo , se diasi quella parte di
frutti che abbia il denonainatore , che porta l'appellativo della
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. 18
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274 CAGLIARI
prestazione, e non già un maggiore^ potrebbe ammontare come
è spesso ammontato in tutto il regno a scudi sardi circa 3oo,ooOy
eguale a lire nuove i,44^9^^^* ^^^ questi mezzi quante belle
istituzioni pie si potrebbero fare e mantenere ! Mon sappiamo
se nel governo spagnuolo senza le pensioni ai cadetti, crociati,
antichi funzionari , e altre persone benemerite siasi mai fatto
alcun uso o formalmente o eminentemente pio. Piuttosto po-
tremmo arguire il contrario dell'assoluto difetto di istituzione
di pùbblica beneficenza. Ma cosi saggio impiego ci è ben certo
nel governo dei reali di Savoja , tra le cui operazioni fu questa
Assai studiosa di ridurre tutto alle massime d'una buona eco-
nomia , e di far valere queste rendite agli studi , alla educa-
zione de'cherici (y. tom. i de' pregoni ed editti) ecc. ecc.,
con che furon tronche le antiche querèle dei preti.
E qui nota che sebbene coerentemente al concerto potesse
appartenere al re il terzo su tutte indistintamente le rispettive
decime , non di meno non ha egli usato di tal dritto che su i
redditi spettanti alle mense vescovili.
Sussidio regio. Sono gli ecclesiastici tenuti alla prestazione
annua di scudi quindicimila , che viene per proporzionate quote
da tutte le diocesi del regno. >
Donativo regio. Nell'ultimo parlamento di Montellano , cui
ancora si riguarda, lo sta mento ecclesiastico offeriva scudi set-
temila ; ma in iscatto non ne pagava che ì^^ooq , avendo volato
diffiileare il dritto d'estrazione delle loro granaglie denominato
saca^ fissato a scudi 3,ooo.
Sussidii al monte di riscatto. Oltre il suddetto terzo si e
concesso dal Papa un biennio dei benefiii vacanti ( concessa la
congrua al nuovo provvisto) al monte di riscatto dal 1807 a
a5 anni , e nuovamente ad altrettanto spazio con nuovo breve
de' ^9 luglio 18^3. Allo stesso ottimo fine fu attribuito al detto
monte quanto nelle prebende pingui sopravanzi i mille scudi.
Elezione de' parrochi. Quelli che sono qualificati rettori ven-
gono eletti dopo esperimento fatto dèlia loro idoneità airufiì-
cio. Ma cotiverrebbe in questi importantissimi negozi , onde
dipende gran bene , o nasce funestissimo male , rispettare le
santissime prescrizioni canoniche, e che a titolo di merito mag-
giore non fosse posta come principal cosa la superiorità della
dottrina. Sono in un parroco tante altre cose a desiderarsi cotne
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CAGLIARI 275
esseima]!, nelle quali se sia parità in più concorrenti , può al-
lora un maggior ornamento di dottrina considerarsi per la
preponderanza.
Sinodi. Sono le antiche di Cagliari ignorate. Delle recenti
hannosi stampate quelle di Machin , Sobrecasas , La Cabra ,
Carìnena. Citansi le sinodi de' monsignori Novella , e La8S0*Se-
deno» Della diocesi di Ponavoglia se ne ha solo una stampata ,
e viva nell'osservanza.
Seminario ecclesiastico. Nel j6aa conseguentemente alle pro-
poste della sinodo Tridentioa per cura dell'arcivescovo Esquivel
costruivasi una casa di educazione per li cherici giovani. Era
però poco adatta all'uopo per la forma e per la ristrettezza ,
onde nel declinare del secolo scorso l'arcivescovo D. Agostino
Delbeccfai volle edificato in continuazione col palazzo degli studi
un magnifico convitto.
Si possono tenere circa 60 alunni tra quei ' di grazia e di
pensione. Le piazze gratuite sono ^4, un' altra è di mezza paga.
In esse cinque sono straordinarie ^ perchè quelli che le occu-
pano io soprappiù delle somm'mistranze ordinarie , di cui a certo
tempo godono gli altri, sono forniti di quanto loro abbisogni
senza alcun concorso delle famiglie. Quando trattisi di riempire
alcuna piazza gratuita, i giovani postulanti si soggettano ad un
esperimento , e quelli si scelgono cui sono più pochi mezzi di
«ossifitenza in parità di altre cose , queste sono indole talento
ecc. La pensione fissata per gli altri conrittori è di scudi 70.
Sono tutti raccomandati per la educazione alle cure d'un pre*
side 9 e d' un direttore spirituale ; per la istruzione a vari
maestri, tra' quali uno di capto e di liturgia. I giovani vi pos<-
son rimanere sino a conseguir la laurea.
Questo stabilimento diventò più florido dalla concessione delle
prebende di Samassi e Serrenti^per Clemente XIII , e del terzo
degli spogli, e delle vacanti.
Monachismo antico in Cagliari e sua diocesi. Piace ad aU
cuni essere stato S. Fulgenzio, il primo institutore della vita
monastica. Sarà cosi de' monaci propriamente detti ; ma non
di queir altra specie di uomini religiosi che erano detti eremi*
ti: che tienesi Antero come anacoreta in Sardegna prima di
sedere neUa cattedra di S. Pietro , e avere i ss. Nicolao e
Tiano menato vita solitaria nella Gallura dal secolo iv al v
(Y. il baroQ Manno libro vi agli anni 362*455).
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276 CAGLURI
Del monistero eretto presso la chiesa di S. Saturnino per lo
sunDominato sant'uomo è stato detto nelle note istrriche.
Crederemo ye ne fosse altro , dove fu deposto il corpo di S.
Agostino ?
È menzione di altri due monisteri , cui presiedevano sotto
il pontificato di S. Gregorio gli abbati Urbano , e Giovanni. Un
quinto di S. Giuliano era allo stagno di Quarto, di cui anche
oggidì rimangono vestigia. Ora è titolo canonicale. Nella istessa
epoca troviam ricordati sei monasteri di donne. Erano i tre
primi fonduti dalle matrone Yetulona, Pompejana y Teodosia :
del quarto è ignota la istitutrice ; del quinto fu abbadessa De-
sideria ; del sesto è conosciuto nient'altro che il sito , dove e
oggidì il chiostro delle ckrisse.
Benedittini. Il primo loro stabilimento fu presso la Villanuova
nello, stesso monistero , ove S. Fulgenzio riuniva i suoi mo-
naci. Nello stesso quartiere abitavano poi nella casa ora occu-
pata dai domenicani. Nella Marina era là un lor priorato, dove
oggi sono gli agostiniani , ed altra casa dove sono gli speda -
lieri. Nello Stampace subentravano ai templari nel gran mo-
nistero che occuparono poscia e ancora occupano i conventuali
di S. Francesco ; il sopranotato sesto convitto di donne fu abi-
tazione di vergini sotto la regola di \S. Benedetto. Non venuto
snqno l'oinline degli eremiti , e sappiamo di loro altri essere
stati nel luogo ora denominato di S. Guillem; altri nel monte
a libeccio di Cagliari in S. Barbara -, ai quali puoi aggiugnere
gli anacoreti del colle poi detto di S. Elia nel promontorio.
In poca distanza dalla città eransi fabbricati altri monasteri ,
e si denominavano uno di S. Martino in S. Avendrace , altro sul
colle di S. Michele abitato da certosini fino a che i pisani vi
eressero il castello ancora stante -, e forse cosi detto dalla ti-
tolare della chiesa del monistero : altro di S. Maria de Claro
a pie di detto castello verso greco dove abitavano monaci di
Chiaravalle -, altro di S. Maria delle vigne tra Cagliari e Pirri,
dove erano monaci camaldolesi; finalmente un altro sul collo
del promontorio presso la chiesa di S. Bartolommeo.
In là del contado di Cagliari , era in Quarto due monisteri
«ino dove fu poi la chiesa di S. Elena , altro di S. Agata le cui
rovine raddrizzarono i cappuccini per formarsi un conventino ;
tra Pauli e Sclargius S. Lucifero ; presso Mara-Calagònis due.
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CAGLURI 277
un presso dove fu poi edifìcata la chiesa di S. Pietro , e forse
uo altro , che quello sarebbe che S. Gregorio diceva Agilitauo,
se ivi situandolo non erra l'Alco. Furono dei monaci in Bara-
ci y o Monte-Cresia , nella montagna di Solànas in due diversi
stabilimenti , nell'isoletta di S. Macario presso Capo-Pula, nel
Manso o Maso , e questi dipendevano da Monte-Cristo , in Uta
presso S. Cromazio e S. Maria , in Decimo a S. Nicolao e
a S. Pietro y in Monastir in certo sito tra Siliqua e Villassor,
finalmente in Segariu ( Y. il baron Manno libro viii dove tro-
verai quanto finor leggevi).
Frati e cherici regolari. Francescani. Vennero in Sardegna
nei primi tempi di loro istituzione. Dopo la famosa scissura
tra il ministro generale Francesco Elia , e Antonio di Padova
fu divisione pure in Cagliari , e nel rimanente pure deirisola.
Gli aderenti di Francesco Elia (conventuali] continuarono a
dominare nelle case per Taddictro occupate dai benedittini, gli
altri andaropo ad abitar altrove. Nell'anno 1:274 essi tenevano
seggio nel gran monistero di Stampace , poi si distesero in
Iglesias , in Oristano ( dove subentrarono ai monaci basi]iani)|
in Castelgenov^ese , ora Sardo , mentre ancor vivea S. France-
sco ; nell'Alghero; in Uta. La prima fondazione fu in Gallura,
la seconda in Monteràsu , dove é un ospizio ( Y. Bono ) , 1»
terza iii S. Maria di Porto-Grotte in Bagnara. Ma venuti ben
presto col predominio dei genovesi tempi infelici ai monaci be-
nedittini, che in massima parte possono essere supposti pisani
di nazione , questi involandosi alle vessazioni e forse espulsi
lasciarono le case ai novelli frati. Altri due stabilimenti sopra
ì già enunzìati ebbero essi in Sardegna uno sotto Monteràsu
presso il paese di Bòttldda , altro in S. Barbara , quando ce-
devano da Uta. In tanti secoli , e in quella generositìi che già
fu per ragion di coscienza negli uomini de' secoli tenebrosi que-
ste fraterie accumularono grandi ricchezze, le quali per la am-
ministrazione poco saggia e fedele decrebbero non poco. I loro
predi e censi cumulativamente forse potrebbero avere il valore
di lire sarde 2,000,000. Si numeran religiosi 69.
I frati minori dell'osservanza della provincia di Cagliari de-
nominata di S. Saturnino hanno nella città due conventi. Nel
1458 fondavano alla Maddalena presso Oristano , lo abbando-
navano nel 1472 per istabilirsi in OUolai, e vi ritornarono nel
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^78 CAGLIARI
1490 fuggiti da quella sede {y. Barbagia^ chiesa SarbatienseJ»
Nel i5o8 passavano da S. Maria delle grotte ài nuovo con-
vento di Gésus j donde sulla fine del secolo scorso vennero
dentro la Marina presso la chiesa nazionale del siciliani , S. Ro-
salia. Nel i55o ebbero la chiesa di S. Lucia inS. Gavino Mon-
reale. Nel i558 fondarono in Busachi : nel 16 io ebbero Pi-
tica chiesa parrocchiale di Mandas , la chiesa della Trinità in
Fonni, dell'arcangelo Michele in Yillassor. Nel 1623 si stabi*
lirono in Gadoni. Nel i63o ottennero la chiesa del S. Sepolcro
in Genoni. Nel 1646 fu eretto per abitazione dei Recoletti il
convento di Villanova in Cagliari , poi fu attribuito agli osser-
vanti, che la scelsero a casa di prova. Nel 1660 fondarono den-
tro Oristano un'altra casa; nel 1727 in Lanuséi. Non ha guari
che abbandonavano Busachi , G adóni , e l'ospizio di Oristano.
Sono -religiosi 182 , e li distingui in sacerdoti 49 7 cherici 11,
laici 34 9 terzini 38. Vivono dalla provvidenza , e da qualche
reddito della sagrestia.
Cappuccini. Provincia cagliaritana. Il convento cagliaritano
fonda vasi nel iSgi, l'iglesiense nel iSgS, il sanlurese« l'ori-
stanese e il baruminese nel 1608, il villassorese nel 1628, il
quartese nel i63i, il villanovese (casa di prova in Cagliari )
e il nurrese nel i643, il masullese nel 1648. Il convento di
Barumini è stato abbandonato. Sono religiosi i3o, tra sacer-
doti e chierici 60, laici e terzini 70.
Nelle antiche emulazioni ipunicipali tra cagliaritani e sassaresi
non restarono neutrali i frati ; ma più che altrove entrò feroce
la discordia tra gli osservanti e cappuccini delle due parti ,
operando con tutte forze l'ambizione e l'invidia, e sempre in
furor fremendo la contenzione, la ripugnanza. Grandi passioni
entro angusto cerchio ! Quelli che erano tra i cagliaritani pen-
savano che questo fosse un vero dritto per dominare su i lo-
gudoresi ; questi non si arrendevano a dover servire come iloti*
Il governo spagnuolo con la stessa indifferenza con cui guar-
dava la guerra de' preti , vedeva la più accanita dei frati. Però
per nessun patto essendosi potuti riunire gli animi , e finalmente
convenendo far cessare il gravissimo scandalo d'un odio irre-
conciliabile in persone che predicavano la carità , si venne dal
pontefice i^H'unico rimedio che restava , di separare gli uomini
de' due partiti in piovincìe diverse.
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CAGLURI ^79
Merceda^rL Si stabilivano in Cagliari nella paiTOcchia di Bo-
naria nel i336. Dopo il 1610 fondavano in Sassari; di poi verso
il 1640 in Alghero , in Yillacidro, ec. Sono religiosi ^5 j dei
guali 3o sacerdoti e cherici , i5 laici. Se le loro amministra-
zioni fossero state ben governate , ora ì predi si potrebbero va-
lutare in lire sarde circa 800^000.
Trinitari. CbiarnuYansi , o venivano in Cagliari nel i558y e
si stabilivano nella chiesa oggidì esecrata di s. Bardilio, donde
si trasferivano nello scorso secolo alla chiesa di s. Lucifero.
Dopo il 16 IO ebbero casa in Sassari, e in YiUamar. Guerreg*
giarono'fra di loro per invidia e ambizione-, però il governo
dei Reali di Savoia annientava con essi lo scandalo.
jdgostiniani. Verso il 1400 si stabilivano a quella chiesa, dove
nel vandalismo foron depositate le reliquie del s. Dottore; quindi
in Ilorai, Saflis^ri , Alghero, Sanluri, Samassi, Tortoli, Scolca,
Iglesias , Pozzo maggiore. Ora son già abbandonati i conventi di
Ilorai , Sassari , Sanluri , Scolca , Iglesias , e vanno disertandosi
gli altri, che non restano più di 87 religiosi, dei quali 19
sacerdoti, 4 cherici, 6 laici. Possiedono, e prima che per di-
fetto di buona economia si lasciassero deteriorare i fondi, pos-
sedevano in comune non meno di lire sarde 5oo,ooo.
Carmelitani. Non prima del i5o6 fu introdotto quest'isti-
tuto. Essi succedevano agli anacoreti nel promontorio di Ca-
gliari, e dalla loro chiesa venne al colle la denominazione di
s. Elia. Poscia e perchè troppo esposti agli insulti dei barba-
reschi , e per più comodo di sé e del pubblico passarono nello
Stampace , ritenendo il possesso delle terre che aveansi acqui-
state preJso Monvolpino e il promontorio. Fondavano poi in
Mogoro nel . . . , in Bosa nel 1599, in Oristano nel i636 ,
in Alghero nel 1644 9 ^^ Chiaramonte, in Sassari, in Nura-
minis. Sono religiosi 70 , tra sacerdoti e cherici 4^ » ^^^^^ ^^'
In più luoghi sono cadute le loro amministrazioni. Essi posse-
devano già in comune per lire sarde 800,000.
Paolotti. Ebbero stanza *in Cagliari nel 1625, dove oggidì è
il noviziato delle scuole pie, donde pas^rono in Lapola nel i643.
Si stabilivano pure in Yillanova-franca e in Assemini. Quest'ut
tinìo conventino è da molto abbandonato. Sono religiosi 1 5 tra
sacerdoti e laici, che vìvono in quello di Cagliari , ad eccezione
del religioso ( ma non è un eremita ) , che resta in YiUanova-
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28o CAGLIARI
franca. Possono possedere per un valore di lire sarde 1 5o,ooo.
SpedalierL Hanno quattro case presso gli spedali , in Cagliari
dall'anno . . . , in Sassari dal 1 689 , in Oristano e Algbero dal
i€4o. Quella di Bosa fu abbandonata, e restò soppresso lo
spedale. Sono religiosi 3o. L'amministrazione è diretta da regie
congregazioni.
Monasteri di donne. Nel castello ve ne sono tre, uno di
s. Lucia fondato nel i539 ; altro della Purissima nel i54o*, il
terzo di s. Catterina sotto la regola di s. Domenico, fondato
nel 1641* Dopo la metà del secolo xvii si fondava un moni-
stero di Clarisse nello Stampace, uno dì cappuccine in Lapola.
Cherici regolari,
I gesuiti vennero in Cagliari la prima volta nel i564* Eb-
bero già molte case con ginnasi. Dopo la ristaurazione non se
ne riaprirono che tre , delle quali due in Cagliari, una in Sas-
sari. Sono religiosi circa ^5. La dotazione del collegio di Ca-
gliari può valutarsi in netto all'anno di lire sarde 17,467. 3. 4;
ossiano lire nuove 33,536. 96. Al collegio di Sassari venne sta-
bilita la dotazione di lire saixle 5ooo , con l'obbligo di man-
tenere dieci religiosi. In riguardo allo stabilimento di Cagliari ,
siccome i predi sono di molto migliorati, cosi è da pensare che
maggiore sarà il prodotto. Da questo nulla si detrae per le feste
di s. Michele e s. Teresa, e delle due sagrestie, per cui é te-
nuto corrispondere il monte di riscatto, ec.
Scolopi. Furon dai consoli di Cagliari chiamati verso il i635,
e fondaron ginnasi per la grammatica e belle lettere in Cagliari,
Tempio , Sassari , Oristano , Isili. Hanno un'altra casa in Ca-
gliari per la prova, e sono religiosi 80, dei quali 5o tra sa-
cerdoti e cherici , 3o laici. I loro poderi complessivamente pos-
sono valutarsi in lire sarde 1,000,000.
Inquisizione, Estesasi in Sardegna la delegazione degli inqui-
sitori della eretica pravità, i cagliaritani si contennero in modo,
che non vi si potè stabilire il principal u£Scio ; e l'inquisitore
maggiore , e il fiscale dovettero esser paghi di poter deputare
da Sassari , dove furono tollerati , un commessarìo , il quale
di rado si sceglieva dai domenicani. Accaddero delle conten-
zioni di questa delegata con 1' autorità ordinaria de' vescovi' ,
e sì praticarono delle violenze contro persona» o innocenti, o
erranti per ignoranza, più o meno frequentemente, secondo
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CAGNA 281
clie di mite o feroce ingegno era il capo della suprema spa-
gnaola , ed il maggior inquisitore di Sassari. Il governo de' Reali
di Savoja rimise le cose nel giusto ordine , e sciolse quell'e-
sercito di ufficiali inquisitoriali y che per le solite franchigie
causava il potere dei delegati del Re (V. il barou Manno ,
lib. XI ).
* CAGNA ( Cagna ) , com. nel mand. di Dego , prov. e dioc.
d'Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato di Piedi. ,
intend. prefett. ipot. d'Acqui , insin. di Dego , posta di Cairo.
Non appare il nome dì questa terra innanzi al xii secolo }
ed essa in allora insieme con Lodesio facea parte del marche-
sato di Ponzone posseduto da' discendenti di Aleramo. Passata
a' Carretti de' marchesi di Savona , Ottone nel 1 209 la sotto-
pose al comune d'Asti, che ne investi i figliuoli di lui nel iai3.
Venne poi con Asti sotto i Principi di Savoja nel 1 3 1 3 : ma
nel i322 fii da' Carretti venduta a' marchesi di Saluzzo, nelle
croniche de' quali all'anno 1327 leggesi che Manfredo die' a
Giaime, o Giacomo di Ponzone l'investitura di Lodesio , ideila
metà di Cagna , investendo 'Ottone dell'altra metà di questo
luogo.
Casa de' Boschi, Erche e Soolagrea sono frazioni di questo
comune.
Giace sopra un colle. U suo territorio é simmetricamente di-
viso ai lati di mezzodì e tramontana : la parte meridionale tro-
vasi in dolce pendio ^ e tien coltivata con diligenza.
£ lontano un miglio* da Dego, e quindici da Acqui.
Di sua vetusta fortezza più non esiste che un piccolo tratto
di muraglia.
La vìa comunale , detta della Salita , esce dal confine di Piana
a levante , traversa il territorio per la lunghezza di un mìglio
nella stessa direzione, per un altro miglio ad ostro, e quindi
per ugual tratto a maestrale, accennando a Torre d'Uzzone.
Gli abitanti sperano di godervi fra non molto i vantaggi di
una strada provinciale, che dalla parte di Gorrino attraversi il
comune , e conduca a Piana : già da tre anni se ne fece un
nuovo tracciamento, che emendò le imperfezioni del primo, e
se ne conservano nel territorio i gittati segnali.
Vi scon*ono due rivi: il primo detto di Cagna nasce nella
regione delle Fornaci , e dopo il corso d'un miglio si unisco a
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a83 CAIRO
quello di Lodisio : il secondo , chiamato dell'Erche , scaturisce
alle falde di uua collinetta presso il Villarello , bagna questo
territorio per lo tratto di due miglia , e congiungesi quindi col
Cagna sul confine di Piana.
Sonovi tre chiese: la nuova parrocchia , dedicata a s. Mas-
simo, stata instituita nel 18249 mercé la Regia munificenza,
che somministrò i mezzi di ristorarla ed ampliarla, perchè si
erigesse in parrocchia : una chiesuola, sotto l'invocazione di san
Giovanni Battista , la quale venne donata alla comunità dalla
famiglia Borello : la terza è sotto il titolo di Nostra Donna As-
sunta. L'antica parrocchiale serve di cappella al campo santo.
Il territorio di questo comune comprende mille cinquecento
giornate. La sua valle abbonda di vigneti e di castagneti. Yì
si raccolgono biade e legumi in sufficiente quantità.
Pesi ; misure e monete come nel suo capo di provincia.
Gli abitanti sono di assai robusta complessione, di buona in-
dole e di buone disposizioni intellettuali.
Popolazione 270.
CAIRO ( Carium Laumdiorwn ) , com. nel mand. di Pieve
del Cairo, prov. di Lomellina , dioc. di Vigevano, div. di No-
vara. Dipende dal senato di Piem. , intend. di Mortara , prefett.
ipot. di Vigevano, insin. di Mede , posta di Lomello.
Nel-^A55 seggtàcqTie-*aHe-tre -dV Federigo^ DjiibaiuiB371i»e4^-
4iede al \acco od -alle fiamme | Ki p«ire scopo al furore di Fa-
cino Cane, il quale di ritorno m Alessandria da Brescia, ove
abbattè la fazione Guelfa , passando per la Lomellina , questo
luogo e le vicine castella rovinò dalle fondamenta.
Fu già tenuto in feudo dalla nobile famiglia Isimbardi.
È lontano 3oo metri da Pieve del Cairo, otto miglia da Mor-
tara, uno da Cambiò, uno e mezzo da Gambarana.
Vi corrono due strade : la prima provinciale da levante con-
duce a Pieve del Cairo, quindi a Mortara ; e da ponente, dopo
il tratto di 3oo metri piegando a mezzodì, scorge a Cambiò.
La seconda comunale incomincia , da ponente , presso al-
l'oratorio di s. Rocco, attiguo al paese , e mette a Gambarana.
Al confine del territorio, verso mezzodì, passa il Po, cui
ivi non soprastà né ponte , né porto. Molte volte questo fiume
allagò con gravi danni le campagne di Cairo. Singolarmente l'in-
nondazione del 4 novembre 1755 giunse ad ingombrarne l'abi-
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CAIRO 383
tato per modo che Tacqua vi si elevò fino alla mensa dell'ai-
tar maggiore della parrocchia. Fuvvi pure di gran nocumento
un'ìnnondazione nel 1790, e ne sarebbero stati ancor più ter-
^bili gli effetti senza le pronte ed energiche provvidenze degli
abitanti.
n Po qui abbonda di trote, lucci, tinche, anguille, balbi,
e nell'avanzata primavera vi si pescano storioni del peso da uno
a quattro rubbi*
Le campagne vi sono inaffiate da roggie che provengono da
sorgenti poste fra tramontana e ponente del comune.
Sur un vicino rialto, che sorge al lato occidentale, esistono
le vestigie di un antico castello , e se ne veggono ancora i fossati.
La parrocchiale è dedicata a N. D. della Consolazione , e a
s. Giovanni Battista.
Sonovi due oratorii: uno campestre, sotto l'invocazione di
8. Rocco ; l'altro , sotto il patrocinio di santo Stefano, vedesi
nel sito del sopraccennato castello ; esso è molto antico , di
forma ovale : appartiene alla diocesi di Tortona.
I fanciulli hanno il comodo d'una pubblica scuola , nella
quale imparano a leggere, scrivere, i principii dell'aritmetica ,
ed il catechismo.
II territorio produce frumento , rìso , meliga , avena e fieno.
Yi sono considerabili i prodotti del bovino bestiame. Il molto
butirro, e la gran quantità di stracchini, che vi si fanno, smer-
ciansi particolarmente nelle città d'Alessandria, Valenza, Mor-
tara , e in Pieve del Cairo.
Gli abitanti sono di assai robusta complessione , di buona
ìndole , e di perspicace intelletto. Nell'autunnale stagione vanno
soggetti alle febbri terzane. «
Si usano i pesi e le misure come in Pavia. Oltre le monete
nuove di Piemonte ve ne sono in corso alcune di Milano , la
pezza di Spagna e i suoi spezzati.
In un antico palazzo di Cairo , spettante alla nobile famiglia
Isimbardi di Milano , è osservabile un salone , sulle cui pareti
veggonsi quattro medaglioni , che contengono dipinti di qualche
pregio. Il primo rappresenta la liberazione del cardinale De' Me-
dici -, il secondo un gran consiglio di guerra; il terzo offre allo
sguardo guerreschi movimenti ; il quarto gl'illustri antenati Isim-
bardi.
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284 CAIRO
^^» è fuor di proposito che qui si narrino le rilevanti par-
ticolarità deli' or accennata liberazione del cardinale De' Af edici,
che fu poi quel gran Papa , che diede il nome al suo secolo.
Il sommo ponte6ce Giulio II y per mettere gelosia nel go~
verno di Firenze, faceva legato di Perugia il detto cardinale,
e poco dopo collo stesso titolo e grado lo mandava all' eser-
cito pontificio e spagnuolo , in tempo che il viceré Cardooa
stringeva d'assedio Bologna ribellata alla Chiesa.
Sciolto l'assedio per la sollerzia e il valore di Gastone De-
Pois j segui il fatto di Ravenna , dove il cardinale De' Medici
rimase prigione , e fu dai francesi condotto in Milano. Il drap-
pello di soldati che di là in Francia lo conducevano venne a
pernottare in Pieve di Cairo , ove si soffermò alcuni giorni.
L'abbate Buongallo , segretario dell'illustre prigioniero , bramoso
di liberarlo , discoperse il suo dìvisamento ad un Rinaldo Gatti
già capitano al servizio ora di Spagna , ed ora di Francia. Lo
Zatti , tra per l'odio , cbe nudrìva contro al nome francese ,
tra per l'amore alla rimembranza cui vivissima conservava del
gran Lorenzo Medici padre del porporato prigione , si adoperò
a quanto il Buongallo bramava; fece partecipe del secreto il
marchese Ottaviano Isirabardi , e ad entrambi si ragunò una
moltitudine di abitanti di Pieve del Cairo, di Cairo e di Cam-
biò , i * quali armati , nel giorno che il drappello francese dovea
continuare il cammino , si nascosero nei boschi presso al porto di
Bassìgnana , sul quale dovean passare il Po. Il cardinal pri-
gioniero , che della concertata sua liberazione avea piena con-
tezza y finse di essere assalito da una colica , e chiamò di ar-
restarsi alquanto per riposare: il più dei soldati che lo scor-
gevano , non sospettando di nulla , passò il fiume , e pronta-
mente quella turba d'armati ch'erasi nascosta per poterlo met-
tere in salvo , venne a liberarlo dopo avere uccìso buon nu-
mero di francesi , e costretti gli altri a fuggir su' navigli. Lo
Zatti e l'Isunbardi condussero questo fatto con tale destrezza e
prosperità, che dei loro seguaci ninno mori, e funne appena
alcuno ferito. »
L'Isimbardi posta in dosso al cardinale, allo scopo di meglio
travisarlo, una militare casacca, e fattolo nella seguente notte
trasportare sopra una piccola barca di là del Po , il condusse
egli stesso ad un castello, situato nel dominio Genovese, che
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CAIRO a85
era di Bernardo Malaspina , amico suo e parente. Ivi il Mala-
spina in luogo di accogliere onoratamente cosi nobile fuggitivo,
od almeno di consentirgli , che senza offesa , e timore si . go-
desse il frutto d'una libertà con tanto stento ricuperata , volle
trattenerlo prigione in una meschinissima stanza : allegando in
iscusa di non poter concedere a un tanto personaggio la libertà
se prima dal Triulzi , gran maresciallo dell'armi di Francia ,
della quale si dichiarò partigiano , non ottenevane la permis-
sione. Scrisse pertanto sopra questo affare al detto Triulzi ; il
quale già vedendo cacciati per ogni dove dal distretto del Min-
cio i francesi 9 al Malaspina rispose: volgere allora pe' francesi
tanto sinbtramente le cose , che ben a tutt' altro che non al
Cardinale legato avea mestieri di por mente il Re Cristianis-
simo. Frattanto il Cardinale legato una notte, coU'ajuto di un
suo prete , che fu probabilmente il Buongallo , essendosi col
mezzo di una fune calato a basso dalla stanza , ove stava rin-
chiuso , sali a cavallo ^ e dal prete stesso fedelmente accom-
pagnato, viaggiando a tutta possa per le colline sopra Voghe-
ra, e per isconosciute strade una intiera notte y giunse il giorno
appresso , benché dal timore e dai disagi spossato y felicemente
a Piacenza. Di là recossi a Mantova per condiscendenza di
Francesco Gonzaga , e finalmtnte a Bologna y la quale città
per la partenza de' Bentivogli era tornata sotto l'obbedienza di
S. Chiesa.
Quando egli , nell'anno dopo , fu creato Papa col nome di
Leone X , lo Zatti suo principal liberatore se ne parti dal capo-
luogo di Pieve, andò a Roma, dove il novello Pontefice lo ac-
colse con molta benignità, e credesi, che Io rimunerasse del
feudo detto deUa Genga.
11 luogo di Cairo, a cagione della sua positura, fu molte leolte
soggetto a gravi disagi per lo passaggio di numerose truppe.
Nel 1 794 vi stanziò un grosso coi*po di cavalleria napoletana.
Nel 1795 l'esercito d'Austria -, nel vi 798 un treno d'artiglie-
ria francese; nel 1799 fuvvi il passaggio dell'esercito Auspro-
Russo. Un corpo di 6000 fanti russi capitanato dal generale
Nilaradovizch si accampò allora a ponente del paese intorno al
campestre oratorio attiguo all'abitato. Nel frattempo che al di
là del Po, sul piano fra Bassignana e Pecetto, diedesi a' fran-
cesi una fiera battaglia^ vennero trasportati iù Cairo molti feriti.
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286 CAIRO
Nel 1801 ebbe vi stanza un grosso corpo dì truppe di Fran»
eia. In aprile del i8ai passowi l'esercito Austrìaco diretto ad
Alessandria.
Popolazione 4^0.
CAIRO ( Carium ) , capo di mandamento nella prov. di Sa-
-vona, dioc. d'Acqui, div. di Genova. Dipende dal senato di
Genova, intend. prefett. ipot. di Savona.
Vi sono giudicatura, insinuazione, posta delle lettere, per-
cettoria, banco del sale e magazzino di tabacchi. Vi stanziano
cinque carabinieri reali. Evvi una stazione de' cavalli in posta.
Frazioni di Cairo sono Montenotte superiore ed inferiore, e
il luogo detto Ferrania.
Come a capo di mandamento gli vanno soggetti i comuni di
Altare, Bormida, Brovida, Carcare, Carretto, MaUare, Osiglia,
Fallare, e Rocchetta-Cairo.
Giace sotto l'Appennino lungo la sinistra sponda del Bormida ,
suU'aiiUca via Romana da Tortona a Savona, a pie di una rupe,
su cui sorgeva un antico castello. È cinto di muraglie senza fos-
sati: un viale d'olmi Io cinge all'intorno.
Delle frazioni, che gli sono aggregate, Ferrania è la princi-
pale. Il comune fa seicento fuochi.
Vi passa la strada provincialt che da Savona mette ad Acqui,
seguendo il corso del Bormida da Carcare al Cairo, e a Roc-
chetta-Cairo.
Al Bormida, presso le mura del borgo, soprastà un ponte in
pietra di sette archi.
La maggior parte del terrìtorìo consiste in colline piantate di
vigneti, e in monti coperti di boschi. Vi si trovano frequenti
cave di pietra da calce.
Le campagne vi sono soggette al flagello della grandine. La
molta neve che sovr'esse cade, è facilmente disciolta dai venti
di mare.
Vi si raccolgono grano, meliga, marzuoli, /patate, castagne,
vino e seta-, queste due ultìme produzioni sono assai conside-
rabili; ma«le altre non bastano che per la metà dell'anno al
«ostentamento degli abitatori , costretti a procacciarsi le derrate ,
che loro mancano, dal Piemonte, e dal Genovesato.
Per la scarsezza dei pascoli, e del fieno non vi si manten-
gono che poche mandre.
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CAIRO 287
0 paese ha il vantaggio dì tre ferriere , ciascuna delle quali»
per quattro meji dell'anno , somministra lavoro ad otto operai.
La chiesa parrocchiale sotto il titolo di san Lorenzo martire
fu costrutta dal i63a al 164O) ed ampliata nel 18 16.
Il cimitero sta nella prescritta lontananza dall'abitato.
A prò dei malati poveri del comune havvi un piccolo spe-
dale. Per beneficenza dei signori Scarampi fuvvi già stabilito
un monte di pietà.
Nella scuola pubblica l'istruzione giunge fino alla grammatica
indusivamente.
A poca distanza dal paese , in mezzo alla pianura , vedesi un
nuovo palazzo spettante al marchese Marcello Dura^zo di Ge-
nova, primo possidente in Cairo; un altro palazzo egli vi ha
pure nel centro dell'abitato.
Le vestigie dell'anzidetta romana via scompajono ad un quarto
di miglio, superiormente a Cairo; ma esse di bel nuovo appa*
riscono in sulla manca sponda del Bormida, ove sta un ponte
sopra un torrente, che attraversa la strada provinciale. Poco
lunge trovasi la chiesa di ssà Donato ; ivi sotterra , alla profon-
dità di mezzo metro, sonosi discoperti molti rottami di tegole,
di vasi, ed altri avanzi di vecchie fabbriche, misti a carboni:
onde si credette che vi esistesse un villaggio distrutto dal fuoco.
Ad un miglio circa dal borgo eravi un convento di Minori
Osservanti, fondato da san Francesco, che secondo il Gonzaga,
ed altri autori delle croniche francescane n' ebbe l'acconcio sito
da Ottone del Carretto.
Le truppe repubblicane di Francia nel 1 799 posero in fiamme
quel convento , che poi ristorato in parte , e nuovamente abi-
tato dai detti religiosi , fu al tempo della generale soppressione
venduto dal francese governo.
In Cairo sono giorni' di fiera: il 14 di maggio; il 7 d'agosto;
il i4 settembre; il 3o di novembre. La fiera d'agosto vi dura
due giorni, e ti*e quella di novembre.
In ogni settimana vi si fanno due mercati.
Si usano cosi i pesi e le misure del Piemonte , come quelle
del Genovesato.
Gli abitanti sono robusti , e amanti della quiete.
Popolazione 36oo.
Notizie sibriche. L'antichità di questo borgo si riconosce àalh
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iSS CAIRO
Torientale suo nome, che passò agli occidentali significando
città , o grosso villaggio.
Qualche somiglianza del vocabolo fece che alcuni prendessero
Cairo per Caristo, e ^he il padie Beretti nella sua corografia
italica lo confondesse con Chieri presso Torino , citando a tale
proposito r autorità di Ottone di Frisinga, e del Guntero, che
pure accennano a questa sola città.
Yi si rinvennero , or fa quattro anni, moltissime consolari me-
daglie. Furono esse malamente in varie mani disperse : ciò non
pertanto venne fatto al dottissimo abbate cavaliere Spotorno di
acquistarne un centinaio per lo medagliere, che il marchese
Durazzo vuole donare all'università degli studi di Genova.
Cairo fu già riguardevole per la vastità del suo territorio ,
per cospicue vesdgle di antichi edifizi, e venne anzi conside-
rato alcun tempo siccome capitale delle alte Langhe.
Erat munito di due forti castelli , detti l'uno il Folgorato
verso Ferra nia, e l'altro il Castellazzo verso la marina.
In bolle pontificie anteriori al i5oo la parrocchiale di san
Lorenzo è distinta come, collegiata insigne , la cui prima dignità
era prepositura. Quella collegiata fu soppressa nel i5o6 da
Giulio II perché luttuose vicende ne avevano di molto atte-
nuate le rendite.
Dalla Castellania del Cairo dipendevano le tecre di Buzile ,
Carretto, Yignarolo, Ronco, Mallo, Montecavallìone , ed anche
il Dego.
Sotto i franchi imperatori fece parte dell'albese contado,
finché un diploma del 967 lo assegnò al vescovato savonese ,
a cui due altri diplomi del 998 e del 1014 aggiunsero Pieve
di san Giovanni colla cappella di san Donato.
Aleramo il grande acquistò giurisdizione su Caira, e sul ter-
ritorio di esso : Anselmo secondogenito di lui nel 99 1 ne diede
undici poderi alla badia di s. Quintino , ch'egli fondò nel luogo
di Spigno.
I <:airesi nel 1088 ottenevano da quei di Savona i pascoli
comunali dal giogo infino al mare^ con che per altro il mar-
chese a ciò desse il suo consentimento.
Nel 1097 il marchese Bo|ùfacio fondava la vicina badia di
Ferrania, assegnandole fondi in questo territorio, come si dirà
in appresso.
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CÀIRO 289
Nell'eredità di Bonifacio, l'anno 1143 Cairo cadde al di lui
figliuolo Anigo il Guercio , stipite de' nuovi inarcliesi eli Savona
e del Carretto.
I suoi figli Ottone ed Arrigo per la ristrettezza dello stato
paterno furono poi obbligati a sottometterlo al comune d'Asti
nel 1^09 , ed ai genovesi cinque anni dappoi.
II marchese Ottone considerando la miseria, .in cui, per guer-
resche vicissitudini, erano cadutigli uomini del Cairo, nel 1222
loro condonava i suoi diritti sul foraggio-, ed oltre a ciò, due
anni dopo , ad essi concedeva la facoltà di testare de' propri!
averi , restituendo ad un tempo al monistero di Ferrania una
terra ed un bosco statagli tolto in Montecavallione.
I firatelli Oddone ed Alberto marchesi del Carretto nel 1290
confermano la convenzione fatta l'anno i233 cogli uomini del
Cairo-, e nel 1293 il podestà di Savona ordina l'estratto d'un'
antica convenzione coi cairesi , per cui questi a compenso de'
pascoli loro conceduti, erano obbligati ogni anno a stare in
certo numero per Io spazio di otto giorni in Savona a proprie
spese, tranne il vitto , somministrato da' savonesi.
Nel 1285 i marchesi Oddone, Ugone ed Alberto, convocato
il parlamento degli uomini del Cairo , dichiaravano di non avere
giurisdizione alcuna sopra la badia di Ferrania , e i possedi-
menti di essa. Franceschino figliuolo di Alberto nel !3io ce-
deva al marchese Giacomo figlio «d' Arrigo il quarto del Cairo ,
che da Genova riconoscea.
Conceduta dall'imperatore nel i3i3 la città e il contado
d'Asti^ ai conti di Savoja , quei marchesi loro prestarono omag-
gio, prestandolo poscia nel i322 ai marchesi di Saluzzo.
II feudo di Cairo da Arrigo il Guercio era pl^ssato di padre
in figli ad Ottone I, Ugone, Manfredo , Oddone li, e Man-
fredino: questi, e il suo figliuolo Oddone III, nel 1822 tran^
. qiUUe vivere volenies lo vendettero con altre terre a Manfredo
marchese di Saluzzo : il quale non potendolo difendere , lo alienò
il 7 febbrajo i337 ad Oddone^, Giacomo, Matteo, Giovannone
e Tommasino fratelli Scarampi, figliuoli di Antonio gentiluomo
astese , per la somma di cento dieci mila fiorini d'oro : nella
divisione di costoro l'anno i339 il Cairo spettò a Giovannone.
Da cotali atti scorgesi l'errore del Brizio , che suppone gli
Scarampi signori del Cairo al tempo ^ in cui san Francesco vi
Dizione geogr. ecc. Yol. III. 19
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290 CAIRO
fondò il sopraccennato convento: ciò che, secondo il Pingone,
avvenne ti*a il 12114 ^ ^ 1220. Nella divisione de' feudi tra i
fratelli Scarampi ( iSSg) Giovanni figliuolo d'Antonio ebbe in
sua parte il Cairo colla Rocchetta , e parte dell'Altare , e delle
Carcare: per maggior sicurezza egli nel i36g ne ottenne l'in*
vestitura dall'imperator Carlo IV.
Ne conservavano intanto i genovesi la superiore giurisdizione,
la quale ^ nella pace di Gian Giacomo marchese di Monferrato
coi Ghibellini di quella terra, venne trasferita a Gian Giacomo :
questi per altro non potè goderla che sino alla pace del i435
col duca Amedeo YIII di Savoja, a cui la cedette.
Gli Scarampi stanchi delle lunghe contese tra gli uomini di
Savona , e quei del Cairo per cagione dei pascoli , e della le-
gna che i secondi facevano nei beni dei primi, stabilirono, allo
scopo di terminarle, nel i5ii un compromesso coi savonesi
nella persona di Luigi Dei-Carretto vescovo cantuariense. Ma
non serbando gli Scarampi la promessa fedeltà ai Duchi di Sa*
voja, ed unendosi, secondo le circostanze, or a Genova, orai
marchesi di Monferrato, quando ai Prìncipi di Francia dive-
nuti padroni d'Asti , e quando anche agli Spagnuoli , n'ebbero
soventi volte danni assai gravi.
Cosi Vittorio Amedeo, che per Carlo Emanuele I suo geni-
tore comandava gli eserciti di Francia e di Savoja , portandosi
per la valle di Splgno sopra Savona , liel i6a5 incontrò in
quei del Cairo , che da ducento Spagnuoli presidiato era, una
forte resistenza : perlocché ei fecelo in cinque ore prendere d'as-
salto , ed abbandonollo a un fiero sacco, libera lasciandone
uscire la guarnigione. Il castello dopo i44 colpi di cannone sì
arrese. Questo fatto, e il giorno in cui esso avvenne , che fu
il a di luglio, sono indicati da una iscrizione nella chiesa campe-
stre detta la Madonna del Bosco, sotto il titolo della Visitazione.
Riaccesasi la guerra , mentre le truppe di Spagna tutta scor-
revano la vercellese contrada , il conte di Verrua, generale del
Duca di Savoja , devastava la valle di Spigno , ed atterrava i
castelli delle Carcare, e del Cairo.
Rimasto quindi il Cairo a' Principi Sabaudi , venne da loro ,
nello scorso secolo, infeudato a' marchesi Seyssel d'Aix.
Questo paese ebbe un tempo i proprii statuti in {i5 capi-
toli , che furono stampati a Milano nel i6o4-
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CAIRO 291
Monistero di Ferrania» Presso il Cairo, di là dal Bormida,
è il luogo di Ferrania, che prende il oom^ da un vicino tor-
rente, lyi dal marchese di Savona e del Vasto Bonifacio, figlio
di Tete , o Tetone , venne fondata una nobile Canonica , nel
di 24 febbrajo del 1097, secondo la miglior lezione che ce ne
diede la membrana d'Alba; la qual data citasi pure da un'altra
carta del iioo.
A tal fondazione concorse il nipote di lui Arrigo , figliuolo
del già estinto Manfredo, dichiarandosi in essa entrambi di sa-
lica legge. Confermolla nel iia4 Guglielmo figlio di Bonifacio,
unitamente ad Adele sua consorte , aggiungendovi le decime ,
ed una vigna in Diano.
La chiesa ne fu intitolata a N. D. , ai ss. Pietro e Nicolao ,
ed ascritta alla provincia di Milano. Vennero chiamati ad ufii'*
ziarla i canonici della regola di s. Agostino , come appare da
un atto del iisS dato in Loreto d'Asti. Ingannossi dunque
monsignor Della Chiesa , e dopo lui il Mabillon , che vi ere-*
dettero chiamati da principio i benedittini. Erano sei i canonici
col loro preposto Pier Grossolano , uonào in leggi e nelle gre-
che lettere dottissimo, che fu poi vescovo dì Savona, e quindi
nel 1202 arcivescovo di Milano.
Bonifacio donò alla canonica i suoi beni in Val di Boinia ,
quelli di Rivopiano intomo a Ferrania sino alla casa degli Ari*
maani , luogo or detto la Madonna dell'Eremita , da una parte,
e sino alla rocca di Cingio dall'altra. Le aggiunse nel mi la
terra di Biestro colle sue pertinenze, ed i suoi possessi delle
Carcare, di Croceferrea, Millesimo, Pertiche, e Pice o Pia: le
diede innoltre negli anni 11 12 e iii3.il pascherio, od il di*
ritto de' pascoli , e feccia esente da ogni pedaggio negli Stati suoi.
Il marchese di Savona Arrigo nel 1179 aumentoune la dote
della chiesa di s. Maria De FumeUo , da lui fondata con ospe-
dale per dodici infermi, in onore di s. Lazzaro, mediante beni
in Cairo, Carcare, S. Giulia, Cosserìa , Lavagnola e Savona.
I sommi pontefici Gregorio Vili nel 1 1 87 , Innocenzo III nel
1210 presero sotto la loro protezione questa canonica, venerata
per la regolare osservanza di que' oenobiti ; ed Innocenzo IV
nel 1245, confermando le antiche donazioni , ne accenna le se-
guenti in -suSà bolla del 27 settembre: cioè la VUla di Carretto
colla chiesa di s. Martino , quella di Calizzano con sue tre
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39^ CAIRO
chiese, la metà di Saliceto e di Màllere con una chiesa; due
chiese in Grinzane ; • quelle di 5. Giovanni , di Montemagno , di
BiestrOy di Nocegrossa nel territorio di Cuneo, di Cellanuova
presso S. Albano , di s, Pietro in Grado presso Carrù , di s. Maria
in Gornaletto , di s. Maria di Dogliani, di s. Giovcumi 4} Mon-
forte , di s. Pietro 4'Isola, di ^. Sisto di Calosso, di 5. Stefano
presso Canale , l'anzidetta chiesa DeFurnelliSy la Pieve di 5. Pietro
in Moncalyo, la chiesa di s. Giuliano ^ e lo spedale d'Alba con
tutte le sue rendite, le chiese di s. Maria De Spinetis presso
Cimeo , di & Saturnino in Savona, di s. Michele d'Alpicella
;pr#flfio'*^qucatS*'c^ttìi ; infine le due chiese di s. Maria Madda*
lena j e di s, Maurizio in Alessandria.
Monsignor Brizio vi aggiunse s. Maria del Poggio in Neive,
commendata nello scorso secolo all'ordine de' Ss. Maurizio e
Lazsaro.
Per le frequenti guerre esterne^ , e per le intestine discordie^
di quei tempi fuvvi trascurata ogni coltura dei terreni, e de-
vastato il loco. Ai marchesi di Savona e del Carretto succeduti
erano , come s'è detto superiormente , i marchesi di Saluzzo ,
ed a questi gli astesi gentiluomini Scarampi, fra i quali nel i4oo
Antonio figliuolo di Bonifacio offerse al papa Bonifacio IX di
riparare la chiesa, la canonica ed i beni, con che datone il
governo ad un secolare sacerdote, fossene conferito a lui, e
successori suoi il patronato, e il dritto di presentarne il ret-
tore. U Pontefice , di cui Antonio era scudiero e familiare , ac-
consenti all'offerta , stabilendo che il rettore fosse provvisto di
ufu congruo sostentamento. La chiesa venne dichiarata secolare
col titolo di s. Pietro ; i luoghi dipendenti dalla canonica furono
conceduti ai vescovi di Acqui, di Savona, e di Trento per es-
sere aggregati ai monisteri principali dell'ordine di s. Agostino ;
la chiesa per altro conservò gli antichi privilegi della canonica.
Felice y, come scorgesi da una bolla di Leone X, del i5i5,
confermò siffatta concessione a favore di Bartolommeo , e dei
fratelli di esso.
Durò in questa famiglia il patronato sino al marchese Anton-
Maria, il quale nel 1746 ottenne da Benedetto XIY per sé , e
pe' suoi successori di ridurre il beneficio in commenda dell'or-
dine de' Ss. Maurizio e Lazzaro*, ma nell'ottobre del 1747 ek
mori senza prole, e si estinse in lui questo ramo Scarampi.
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''
CAIRO 393
Passò la detta commenda ai marchesi dlncisa Camerano-,
ed ora il patronato ne spetta al marchese Marcello Durazzo ,
che vi mantiene due cappellani.
Oltre lo splendore dei vetusti privilegi ebbe questa canonica
il Tanto di conservare le ceneri e la memoria di un' antica
Principessa della Casa di Sayoja Agnese di Poitiers, marchesana
d'Italia, moglie del marchese Pietro, primogenito della celebre
Adelaide, e di Oddone conte di Savoja.
Se ne trova Tiscrizione , cui manca intera l'ultima linea. Fu
essa ridotta alla migliore lezione nei termini seguenti :
HAG BECVBÀUT FOSSA ICATRIS VENERABILIS OSSA
CVIVS ERAT PATVtVM VITA BONI SPEGVLVK
nAEC PICTAVORVM COMITVM STIRPS NOBILIORVM
PVLCHRA FVIT SPECIE HVRVS ADALASIAE
DEFVHCTOQVE VIRO HVLTO POST ORDINE MIRO
HVHOVlt DESERVIT HICQVE SEPVLTA FVIT
Il Sansovino la interpretò malamente confondendo questa ma-
trona colla moglie d'Anselmo , figlio del marchese Aleramo :
dopo lui rapportarono l'iscrizione medesima i Della Chiesa , il
£uichenon, il Mabillon, ed il Cartario Ulciense.
La lapide giaceva , sul fine del passato secolo , negletta ed
infranta, quando l'economo dell'ordine suddetto ebbe cura di
riunirne i pezzi , e di farla incastrare nel muro della chiesa ;
cosicché potè essere dottamente spiegata dallo Slavo,
Agnese era figliuola del conte Guglielmo di Poitou, e di
Enn^idrada : ebbe il marchese Pietro da lei due sole figliuole
chiamate Agnese la prima come la madre , e la seconda Adelaide
o Adele, come l'avola.
Le due figlie di Pietro furono innocente cagione di lunghe
i;uerre , e di alti danni ^la Dinastia di Savoja. Perocché la
prima rimasta vedova di Federico di Monbeliardo ^ conte di Lu-
cemborgo e di Monzone (morto nell'anno 1091 , in cui av-
venne pure la morte dell'avola Adelaide): per consiglio della
madre Agnese, aspirando all'eredità di essa Adelaide, sposò, per
sostenere l'acquisto , Burcardo de' conti di Tours , valente uomo
di guerra , venuto allora a visitarla in occasione del suo ritorno
da Roma, ove il papa Urbano II avealo prosciolto dai mona-
stici voti, da esso in età giovanissima fatti per forza. Assunto
questi il titolo di marchese , mosse guerra ad Umberto II di
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294 CAIRO
Sa?oja erede di Adelaide , ed aggiunse alle sue conquiste in
Piemonte quella. di Torino, come appare dall'epitafio di lui ,
rapportato dal Duchesne , in cui si osservano i seguenti versi :
TV TIVRISBHSBS SOLV8 SIC EDOMVISTI ,
VT TE CREDIDERIBT MILLE FVIS8B VIROS
Non si legge che Burcardo marchese avesse figliuoli a man^
tenerne gli acquisti : Pietro di Monbeliardo , figlio di Federico ,
mancò di sufficienti forze a prendervi parte.
La seconda sposò il valoroso marchese di Savona Bonifacio,
fondatone della canonica di Ferrania : s'impadroni questi , a
nome della consorte , quasi di tutto il meridionale Piemonte :
dalla quale conquista , divìsa quindi ne' figliuoli suoi , pigliarono
origine i marchesati di Ceva , di Cortemiglia , di Clavesaua , di
Busca e di Saluxzo.
La comune madre Agnese di Poitiers , dal 1078 vedova del
marchese Pietro , e testimone dolente della guerra , che da oltre
sette anni affliggeva il Piemonte, fece molte pie donazioni, so-
prattutto alla chiesa di Pinerolo, alle badie di Cavorre, e di
S. Benigno , e ritiratasi poscia dal secolo in un chiostro, morì
nel principio del secolo xn. Le spoglie di lei furono in questa
chiesa di patronato di Bonifacio, che &ce?a la sua residenza
nel Cairo, sepolte dalla figliuola.
Agnese , dopo la morte del conte Federico di Monzone suo
consorte, nell'atto di ricevere anch'essa l'abitQ monastico ( 1099)
dall'abbate Almeo de' signori di Barbania, donò all'abbazia di
S. Benigno di Fruttuaria una metà di Yillanova , poi detta de'
Solari, e una metà del luogo di Airasca.
Casato degli ScarampL Si è detto di sopra , che a' discen-
denti di Bonifacio, marchesi di Savona e del Garretto, avanti
la metà del secolo xrv, succeduti erano gli Scarampi nella giu-
risdizione sopra molti loro feudi cisapennini , e specialmente
sopra il Cairo.
Questi Scarampi , venuti di Fiandra in Asti , furono ascritti
air astese nobiltà intorno al mille ducento. Di essi un Guglielmo,
nel 1240 , era podestà di Genova. Da Antonio, figliuolo di Ober-
tone, e nipote di Guglielmo vennero , i.^ Giovanni sopraddetto,
signore del Cairo, della Rocchetta, della metà delle Carcare,
e. di Altare: 2.^ Oddone, signore della metà. di Cortemiglia:
3.^ Giacomo , signore dell'altra metà : 4*^ Matteo , signore
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CAIRO agS
di Roccaverano , di Olmo • e Vincio , di parte di Bubbio
e di Monastero: 5.^ Tommaso, signor di Mombaronee di Mon*
talto. Circa il i35o Giovanni ebbe Ambrogio e Bonifacio, si-»
gnor! ciascuno della metà del Cairo.
Da Apcibrogio nacquero Giovanni li , Antonio II , Giacomo II,
che fu abbate di S. Benigno, e Bartolommeo.
Di Giovanni furono figliuoli Ambrogio II , e Xiazsaro , che fu
vescovo di Como nel i4^*
Di Ambrogio furono Francesco, Bonifacio, cavaliere di Malta,
Ludovico signor di Canelli ^ e stipite dei marchesi di tal titolo,
che passò poi per via di donne ai Crevelli milanesi, coll'ob-
bligo di portare il nome degli Scarampi.
Nel i5o9 Francesco ebbe Bartolommeo II principe di Per-
rania -, Gerolamo prevosto della canonica ferrariese , poi ve-
scovo di Campania. Da Bartolommeo sposato ad una Spinola
neL iSyo nacquero Gian Guglielmo e Giovanni Battista. Di que-
st'ultimo furono figliuoli Pietro e Guglielmo, l'uno e l'altro
abbati di Ferrania.
Del ramo di costoro , che rimase in *A$ti , Filippo, di parte
Ghibellina , nel i3o3 fu nominato al governo della città; e a
rincontro Giovanni ne fu scacciato dai Solari Panno dopo : Lu-
dovico nel 1339 vi venne eletto ad uno dei savi della società
nobile.
Un Rolando sedea patriarca di Costantinopoli nel i348 : le
opere latine di lui si conservarono dapprima nel monistero di
Azzano , e poscia nella libreria del circondario d'Asti , stata
manomessa nel tempo del cessato goyemo francese.
L' inclito beato Enrico Scarampi , figliuolo di Oddonino , si-
gnore di Cortemiglia , ebbe molta parte nei grandi affari del-
l'età sua. Fu direttore di spìrito della B. Margarita di Savoja ,
e vescovo d'Acqui nel 1396. 11 sommo pontefice Gregorio IX
Io elesse a suo consigliere e segretario, promovendolo ad un
tempo alla sedia vescovile di Belluno e Feltre.
A sedare le fazioni che nel 1408 infierivano in Milano , vi
fu egli mandato a governatore della città per li Ghibellini con
Ugolino da Fano , che lo fu per i Guelfi. L'imperatore Sigis-
mondo chiamatolo poscia in Germania, lo fece assistere alla
dieta nel i4i4» ^^ '^^ concilio di Costanza, dal quale fu man-
dato al pontefice Giovanni per averne la rinuncia al papato.
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396 CALAMANDRANA
Sedette pure al concilio come prelato elettore per la nazìqfie
italiana ; e il pontefice eletto Martino V il volle a tesoriere della
camera apostolica , amministratole del patrimonio di s. Pietro ,
governatore dalla towa di Lavoro ^^^loHe^ifraremmet. Ritornato
alla sua sede vi mori colla fama di dotto e di santa nel i44^9
e fu sepolto nella cattedrale.
, Un Antonio nel i563 fu vescovo di Nola.
Un altro ramo venne al servizio de' marchesi di Monferrato
e si stabili in Casale : Tommaso di questo ramo ottenne dal
marchese Teodoro la grossa terra e la rocca di Pontestura per
trentamila fiorini d'oro. Egual favore ebbe sotto i duchi dì Sa-
voja quel casato , di cui Daniele fu per essi governato r di Chi-
vasso nel i534 ? come Antonio lo fu della città di Torino.
I (Untomi di Cairo , verso il fine del secolo passato, furono
il teatro di sanguinosi conflitti: nel giorno 21 di settembre 1794
vi penetrarono i repubblicani di Francia, ma ne vennero discac-
ciati. Addi IO, II e 11 d'aprile del 1796 vi fu combattuta
quell'ostinatissima e memoranda battaglia, che aperse a Buo-
naparte le vie dell'Italia. Vedi Montenotte.
CALAMANDRANA ( Calamundrana ) , com. nel mand. di
Nizza Monferrato, prov. e dioc. d'Acqui, div. d'Alessandria.
Dipende dal senato di Piem., ìntend. prefett. ipot. d'Acqui ,
insin. di Nizza Monferrato, posta di Canelli.
Giace a levante su elevato colle , ove si ha il piacere di
molto belle vedute , e respirasi un'aria sanissima.
È lontano due miglia da Nizza di Monfenato , da Canelli ,
Rocchetta Palafea , Castelvero , San Marzano, e sette da Acqui.
II fiume Belbo è qui valicato da un ponte io legno. Le vie
che di qua mettono agli anzidetti villaggi sono tutte comunali.
La parrocchiale è sotto il titolo di N. D. della Concezione.
Si usano i pesi e le misure del Monferrato \ sono in corso
le monete di Piemonte. .
Il territorio é di 11 53 ettari, di cui lai presentano boschi
cedui, 114 terreni incolti, il rimanente è diviso in campi, vi-
gneti e prati.
Gli abitanti sono robusti, e per lo più addetti all'agricoltura.
Cenni storici, Calamandrana trovasi nominata dal castellano
di essa Guglielmo, figliuol di Amedeo, di legge longobarda , in
una carta del 1129, coii cui egli dona un manxo, ossia podere
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CALAMANDRANA 297
di questo territorio, al monastero di santa Maria presso Acqui.
Le furono un tempo soggette altre vicine terre e castella dello
stesso nome , tenute da signori variamente denominati, ma pro-
venienti forse dalla stessa prosapia. Cosi nel trattato di pace
conchiuso in Milano l'anno iaa7 si fa cenno di una Calaman-
drena degli Ansaldenghi , d'un' altra spettante ai Crosa ed ai
CorbeUari, e di una finalmente che apparteneva al marchese
di Monferrato.
Nel 1216 Galamandrana , di cui qui si parla, era sottomessa
agli Alessandrini y quando loro la presero gli Astesi : questi la
tennero sino all'anno 12 189 in cui furono vinti sotto Valenza
da quei d'Alessandria. Venne quindi tra loro conchiusa la pace ,
che per altro di bel nuovo cessò nel laaS, allorché gli Asti-
giani avendo seco truppe Mon ferratesi e Savoine, vennero in
soccorso de' Genovesi contro l'oste Alessandrina, rafforzata da
truppe di Tortona e di Milano. Si diede nel giorno 7 di set-
tembre di quell'anno una battaglia sotto Calamandrana : gli
Astigiani vi perdettero ottocento dei loro prodi , che fatti pri-
gioni furono condotti in dure carceri d'^essandria sino alla pace
di Milano. Calamandrana fu atterrata dai vincitori, e gli abi-
tanti vennero tradotti a Nizza della Paglia , allora di fresco fab-
bricata.
I signori suoi la riedificarono nel 1^37 , e la vendettero al
comune d'Asti , che nella ridetta pace avea dovuto restituirla
ad Alessandria.
Posteriormente i suoi signori divenneit> vassalli della chiesa
d'Acqui *, e di loro Federico Semplice nel i3o6ne riceveva l'in-
vestitura dal vescovo Ottone Bellingeri : all'incontro il successore
di lui Ottobono Dei-Carretto, de' signori d4' Ponti, nel 1840
privava Franceschino del feudo di Rocca Palafea , e ne inve-
stiva il marchese Giovanni di Moii^rrato per aver preso a quella
chiesa il castello di Roncosenàrio y^ e per avere senza il consen-
timento di essa alienato il castello, e la villa dell'anzidetta Rocca
al marchese Ottonino d'Incisa. Cosi Arrigone dal vescovo Guido
de' marchesi d'Incisa fu nel 1 356 obbligato ad abbattere il mo-
lino da lui costrutto sette anni prima sul rivo Pantano a Pan-
tonazzo, proprio della mensa nel territorio di Terzo.
Ritornò poscia Calamandrana sotto gli Astesi : ma il mar-
chese di Monferrato profittando delle loro intestine discordie ,
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398 CALAN6IAMUS
9e ne impadioni^ e la tenne finché conquistolla Amedeo Vili
di Savojay da cui fu restituita alla pace del i435.
Sotto i marchesi n'erano feudatarìi i signori di Canelli; ma,
ritornata sotto i Duchi Sabaudi, ebbela con titolo comitale la
famiglia GordarsTT^ della quale fu Tabbate Giulio autore della
storia del collegio Ungarico di Roma /e di altre opere letterarie.
Popolazione i6o<&»^ m^KSijSi^ %
GALANGIANUS antic. GALANIANUS, villaggio della Sarde-
gna nella provincia e distretto di Tempio. Si comprendeva nel
dipartimento Gèmini Josso , dell'antico giudicato della Gallura.
Giace a' pie di alcuni colli in esposizione a tramontana e a po-
nente. Il dima è temperato , . non però in mezzo l'inverno ,
quando spira il borea, e il tempo mettesi a neve. Fumavi tal-
volta la nebbia, ma non è causa di male.
Della popolazione una parte è raccolta nel paese , l'altra di-
spersa nelle varie cussorgie del territorio. In quella si nume-
rano anime 1060 in famiglie 3oo; in questa 960 in famiglie a6o.
•Si celebrano nell'anno i5 matrimoni! : nascono, nel paese, 4^;
nella campagna, 3os muojono in quello sS , in questa ita,, e
intendasi quando alla natura non coopera nel furor delle ini-
micizie la vendetta. Le ordinarie malattie sono infiammazioni,
massime di petto , e febbri periodiche. Il loro vitto è frugale,
e si meschia con le carni e coi latticini. Il periodo della vita
è generalmente ai 60 anni.
I calangianesi nel personal portamento sbadato , e notevol-
mente languido , nella pronunciazione oltre il decoro aperta ed
allungata, ofiìrono certo carattere di bonarietÀ, che per ciò che
parca la stessa scempiezza si collocavano tra gli uomini sgan-
igherati; da che in molti fu causata una maliziosa di£Bdenza.
Studiosi di lucro trafficano i loro panni lani e lini nel proprio
e ne' dipartimenti di intorno. Alle stesse lettere per avarizia più
tosto che per amor del sapere e della lode sembrano appli-
carsi : se non che poi è in essi osservato certo costume assurdo,
che dove siansi acconciati per un congruo emolumento , ei non
-si lascierebbero allettare da speranze più belle. Sarà questa in-
solenza da una transazione dell'infingardaggine con l'amor del
denaro. Il malo spìrito dì vendetta influisce con egual violenza
in questi , come negli altri ^alluresi ( V. l'art. Gallura ).
Non pochi dì questi popolani travagliano, comeché con poca
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CALANGUMUS 299
arte, alla fabbricazione di mattoni e tegoli. Le altre persone
meccaniche ( falegnami, ^muratori , fabbri ferrarì e armaroli)
non sono in là di 3o. Le donne lavorano in circa 3oo telai.
Nella scuola di istruzione elementare concorrono 3o fanciulli.
Un buon sacerdote legava una frazion dell'asse allo stipendio
d'un maestro per la grammatica latina e rettorìca.
Comprendesi questo popolo nella giurisdizione del vescovo di
Civita, od Olbia. La chiesa principale appellata da s. Giusta v. e m.
consecravasi nel 1738. La cura delle anime è data ad un vi-
cario perpetuo , nella quale gli assistono altri due sacerdoti.
Sono quattro chiese minori , gU oratorii, uno di s. Croce, altro
della Vergine del Rosario ai fianchi della parrocchiale , un terzo
sotto la invocazione di s. Anna , e finalmente la chiesetta del
piccol convento dei cappuccini , dove sogli on convivere sacer-
doti 5 , e quando facciasi lettura di filosofia o teologia che-
rici IO, in altro caso 4) l^ici 6, terzini 4« Suonavi tuttora la
fama di alcuni religiosi calangianesi , ed é molto onorata la me-
moria di un fr. Antonio, che alle prelature dell'ordine ebbe ag-
giunto il titolo di qualificatore del s. uffizio di Sassari , e di
commessario apostolico , del quale lodato per santità è stato
detto che pronunziasse dal pulpito al popolo di Sassari la sua
morte avvenuta addi 20 marzo 174^»
Le principali feste ritornano per b. Lorenzo da Brindisi , e
per s. Isidoro Agricola. I concorrenti vi godono dei soliti spet-
tacoli. Nel i835 non si era tuttora formato il campo santo, e
la chiesa, massime nella state, era contaminata da si copiosa
espirazione di mefite dalle mal suggellate tombe, che conve-
niva fuggirsi p^r non aver male.
Nella campagna troverai sei chiese rurali : s. Paolo primo
eremita verso ostro a a miglia; s. Leonardo a tramontana mi-
glia 4; <• Antonio abbate a tramontana miglia 6; s. Bacchisio
ad ostro miglia 6; s. Giacomo, e s. Giambattista ambe a tra-
montana miglia i4* Sono tutte di stile antico,^ salvo l'ultima
che fu riformata. Caddero le chiese di s. Margherita e di s. Se-
bastiano non lungi al paese verso ponente, e quella più pros-
sima di 8. Nicolò e s. Maria, di pochi passi distante, dove se-
condo rivelazioni , che asseriva aver avute un frate venerato per
santità, si credono sepolti i corpi di Cesareo e di Usarida, che
fra i tormenti confessaron Cristo sotto la presidenza di Barbaro,
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3oo GALAM6IA1VUS
Agro. Grande é la superficie dei territorio attribuito a questa
comune dopo essersi estinte le altre popolazioni che lo colti-
vavano. L'abitazione è mal situata in una estremità del mede-
simo. Spendousi nella seminagione starelli di grano 35o , d'orzo
Suo, e l'ordinaria fruttificazione è al decuplo; di fave e fa-
giuoliy di tre varietà, tanto che il prodotto sia non più della
sufficienza alle famìglie. Negli orti sono coltivate latuche , di-
polle, rape coi porri citriuoli, ravanelli, cavoli, cardi ec. Il
freddo nuoce al lino , e poco però se ne ottiene. Le vigne pro-
sperano, e da molta copia e varietà di uve cola tanto vino a
poterne somministrare ad alcuni paesi d'intorno, dell' Anglona
pure e del Montacuto; se ne distilla eziandio dell'acquavite, e
questa pure in quantità maggiore del solito consumo intemo.
Le specie dei fruttiferi, con poche varietà, sono castagni, fi-
chi, peri, pomi, susini, ciriegi , pini ec. Il totale non sopra-
.vanza li 4000 individui.
Chiudende. Una piccola porzione superficiaria è chiusa per
pascolo del bestiame domito.
Monti. Sorgono più degli altri i denominati Monti-di«pìnu ,
Macciu-mannu , Sarra-di-monti , Montì-Saùrru ec. *, di roccie sono
generalmente granitiche , e tra queste di altre masse eteroge-
nee , colorate quali in nero^ quali in rosso. In quelle rupi tro-«
vasi molta oricella , che si mette nel commercio con lucro.
Selve ghiandifere. Coprono esse grandi spazi. Le spede do-
minanti sono lecci e so veri. Dalla corteccia di questi or si ha
un vantaggio non tenue.
Strade. Le sperimenterai alpestri, e non potresti carreggiarvi
per molti e lunghi tratti. Nell'inverno sono rotte da' fiumi, e
in . modo , che spesso sìa pericoloso tentarne il guado.
Malviventi. 1 luoghi selvaggi sono opportunissimi a cotal ciup*
maglia. Tra cui passan sicuri i viaggiatori , però che non per
vile spirito di ladroneggiare, ma per diffidenza che abbiano
della giustizia , consci di alcun delitto , che suol essere di ven-
detta, essi si aggirano nelle selve.
Bestiame manso e rude delle persone sedenti nel paese.
Buoi 4^0, vacche 1200, cavalli i5o, cavalle 300 , porci i3oo,
giumenti 100, capre i5oo, pecore 1000.
Pastori. Del numero delle anime .e famiglie stanziate nelle
.cussorgie si è già detto. Gli slazii ( distretti frazionarli delle
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CALANGIANUS 3oi
ciissorgie ) sono a pareggiarsi alle famiglie; Non però in tutti
hannosi greggie ed armenti \ che restano alcuni per la sola abi-
tatone, e per praticarvi un po' di agricoltura, i cui frutti se
siano insufficienti al bisogno, ei vi suppliscono o per la carità
altrùi , o per propria mala industria. Il totale delle bestie che
si educano nelle specie suddette può ascendere a capi i6,ooo.
Sulla pratica benefica d^la punitura , ond'é a' miseri che sof-
friron danno un mezzo di ricostituirsi un capitale (V. articolo
GaUiura),
Tra le malattie che frequentemente attaccano le greggie , e
gli armenti, quella è più micidiale , che dicono abatura , e
che si prende in aspirar da quelle acque ferme, che i pesca-
tori infettarono con la ìjua per attossicare le trote e anguille.
Cosa possono le leggi in questi deserti? Restano i pastori per
tutto Tanno nelle cussorgie dove hanno case e capanne , e sono
ben pochi che vadano nel ^paese a passarvi in ozio il settembre
e ottobre. Fanno un mediocre commercio , e spesso di con-
trabbando , vendendo delle bestie vive o macellate , lardo, for-
maggio , lane , pelli , cuoìe.
Selvaggiume, Yi compren^ cinghiali, lepri, volpi, martore
e istrici in grandissimo numero, e pure a poca distanza dal-
l'abitato. Dove la ìproprìetà del paese estendesi nel Limbara
sono dei mufloni e daini. Grande è la copia dei volatili nelle
specie pernici , colombi , beccaccie , merli , piche , corvi , a-
voltoi. Né mancano specie acquatiche.
Acque. Ne scaturiscono purissime a tutte parti*. Si lodano al-
cune come medicinali a chi patisca le febbri terze , e su l'altre
è celebrata la Sigala ,* a mezzo miglio dall'abitato verso tra-
montana. Quindi molti riozzoli , che congiungonsi in quattro fiu-
micelli. Negli alvei guizzano molte anguille e trote , e se i lu-
rasinch> non vengono a tender reti , e altre insidie , la loro
generazione si moltiplica in grandissimo numero.
Popolazioni antiche. A ponente e a mezzo miglio d'inter-
vallo intorno alla chiesa rovinata di s. Margherita sono osser*
vate vestigio di antiche abitazioni. Nella cussorgia di Scobetu
si riconosce la situazione del villaggio cosi denominato ; pari-
mente in quella di Maciu-mannu sulla eminenza di La Sarra
di-lu puzza a 8 miglia dal paese verso greco. -
Iforachi, Se ne veggono ancora nove comechè in distruzione.
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3o% GALASCA
Presso ai deBominati Agnu, e di Monti di Deu nella tanca
Coxiu sono alcune antichissime sepolture con enormi lapidi.
Spelonche» Ve n*ha gran numero , e in certe stagioni sono
opportuna stanza ai pastori.
Signoria. Questo comune comprendesi nella signorìa della
Gallura. Non sono molti anni che vi si tenea la curia. Delle
prestazioni feudali sarà discorso nell'art. Gallura.
GALASCA ( Calasca ) , com. nel mand. di Bannio , prov. d'Os-
sola, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem., vice-*
intend. prefett. insin. ipot. di Domodossola , posta di Pontegrande.
Appartenne alla signoria di Vogogna. Giace nella valle Anzasca.
Sono frazioni di questo comune Molini, Duzement, Damuele,
Licrosi, Ronchetto, Gretto, Delia-Motta , Vigìno , Case de' Mo-
randoniy Sorretta , Antogna , Pianezza, Calasca di dentro , e
Barzona*
È lontano due miglia da Bannio , e nove da Domodossola.
Una strada comunale, oltrepassato, al confine di Castiglione,
un piccolo ponte in pietra sul ruscello Duorca , e tragittando a
mano destra per Vigìno scorge a Calasca.
Dal sito della parrocchia di questo luogo si dipartono due
vie: la prima, attraversando a Casa Medaja la strada provin-
ciale della valle Anzasca , conduce all'oratorio della Gulva, me-
diante un ponticello in pietra ; e quindi alla valle Strona, che
ha l'imboccatura nelle vicinanze di Omegna: la seconda a pochi
metri di distanza raggiunge la via della presente linea doganale
di controllo segnata dal torrente Val Bianca sino alla valle d'An-
trona. Questa principale strada , lunga metri 4^9^ 9 dirigesi a
ponente : essa é tortuosa , irregolare , sovente rìpida.^ La riu-*
niscono cinque ponti intermedii , due in pietra e tre in legno.
Per l'accennata via della Gulva , in settembre del 1 799 9 vi
giunse un corpo di truppe francesi proveniente dal monte Tarlo,
e pernottò presso il detto oratorio: nel 1800 vi passò, venendo
dalla valle Strona, un corpo di austro-russi, capitanato dal ge-
nerale Laudon.
Vi sorge il monte denominato San Martino, dalla cui cima
furono, non é gran tempo , da topografi eseguite trigonome-
triche operazioni. ^
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Antonio
abate: essa venne in questi ultimi tempi edificata sul disegno
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GALASCA 3o3
'del paroco Carlo Toniettì, personaggio sperto nelle scienze e
nelle belle arti. In questa nuova chiesa si venera con particolar
divozione il corpo di s. Talentino martire.
Nel ridetto oratorio della Gulva si celebra con gran pompa,
e coU'intervento di due mila forestieri la solennità di Nostra
Donna assunta in cielo.
U cimitero trovasi nella prescritta distanza dall'abitato.
Esistevi un monte di pietà diretto da una particolare ammi-
nistrazione sopra vvigilata dal vescovo di Novara. Questo insti-
tuto pio sovviene ai poveri del paese , provvede per evangeli-
che missioni , e per la celebrazione dei divini misteri.
In una scuola comunale aperta per quattro mesi dell'anno ,
e mantenuta col prodotto di pii legati , i fanciulli ricevono la
primaria istruzione.
Un qualche guadagno proviene al paese dal mantenimento
del vario bestiame : le pecore per cinque mesi dell'anno si la-
sciano pascolare sulle vicine alpi senz' alcuna custodia.
Le territoriali produzioni sono segale, legumi, /^atoXe, casta*
gne , noci , pome , ciliegi , e poco ed acerbo vin bianco.
Sui balzi. del comune allignano bene i larici, gli abeti, e le
roveri.
Pesi e misure della valle Anzascd , monete col ragguaglio alle
milanesi.
Nel comune di Gabisca si trovano :
Ferro solforato , aurifero , raramente sparso in una roccia
quarzosa. Della miniera posta nella regione F'albiancay detta dei
Giumalij coltivata da Gaspare Bessero.
— Solforato, aurìfero, raramente sparso in un- quarzo ocra^
ceo cristallizzato, ed amorfo. Della miniera posta al luogo detto il
Croletto o CrotcHo, e coltivata da Giuseppe Guglielmi, da cui si
ricavano circa ^Sooncie d'oro in ogni anno, vi s'impiegano 7 operai
e 12 molinelli. Dalla miniera coltivata dai fratelli Marta, di cui si
parlerà qui sotto, piegando alla sinistra, ed attraversando una boc-
chetta che divide in due l'alta valle Segnara, si arriva in fondo,
ove dicesi al Piano dei Groletti. La bocchetta é formata di un
^eiss scistoso, soprapposto allo scisto talcoso. Gli strati pendono
a ponente con angolo di a3 gradi. In questo Piano trovasi la
miniera suddetta : il minerale é piuttosto scarso , e non molto
ricco: si trovano in diversi siti del Piano indizi di miniera, ed
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3o4 CALASCA
anni sono si trovò un masso di quarzo carìoso , con oro na«
tivo y in vicinanza della cava : altri piccoli massi si trovano vi-
cino alla bocchetta, detta il Pianlago. I lavori cosistono : i.^ in
una galleria colla direzione a un dipresso da greco-levante a
ponente-libeccio : 2.^ in un cammino a destra che sbocca al-
l'apeito : 3.^ una pìccola traversa a sinistra , ed in fondo ad
essa un'altra di ricerca parai ella alla principale, dove pare,
che siavi l'incassatura regolare. L'alto sito di questa miniera
non permette , che vi si lavori più di due mesi all'anno.
Ferro solforato y aurifero ed argentifero col quarzo. Della
miniera già coltivata dai fratelli Marta. Quasi in faccia alla
montagna detta dei Cani , in valle Anzasca , ewi la già ac-
cennata valle Segnara , lunga da cinque in se\ ore di cam-
mino, la quale dipende tutta dal comune di Calasca: all'estre-
mità di questa valle , al Montone della Rossa sul!' alpe del
Cretto vecchio , tiovasi la suddetta miniera. È formata d'un
quarzo con piriti di ferro decomposte , e poca galena ; la più
ricca in piombo è anche più ricca in argento, e meno inoro:
e quella che non contiene piombo è più ricca in oro quasi puro.
11 minerale è sparso in molta matrice , e la posizione della mi-
niera è alta assai come la precedente: era ricchissima in sul
principio: vi si ti'ovava dell'oro nativo, e diede persino, col
lavoro di quattro molinelli , un'oncia d'oro al giorno , ma in
pochi giorni spari questa grande ricchezza , ed è ora in uno
stato quasi passivo : l'unico vantaggio che offre questo mine-
rale 8Ì è, che nell'amalgama poco o nulla consuma il mercurio.,
La miniera pare essere uno strato quarzoso colla direzione da
libeccio a greco , inclinandosi sotto maestro con angolo di 22
gradi circa.
Ferro solforato, aurifero, argentifero ed arsenicale nel quarzo
talcoso. Della miniera denominata dei Cristalli in valle Segnara,
di proprietà dei signori Albasini.
Quarzo jalino in cristalli prismatici, misti, ed in parte im-
brattati dal ferro idrato. Della miniera suddetta.
— Jalino , come il precedente , misto al rame solforato e car-
bonato. Incontrasi nella miniera suddetta.
Ferro solforato aurifero ed af-gentifero , del luogo denomi-
nato Lavezzaro.
Popolazione 995.
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CALA-SETA 5o5
GALA-SETA; terra deirisola Sulcitana, nella provincia di
I^iesias, nel disti'etto di s. Antioco. Giace sull'angolo delle linee
Ijttorali a ponente e a tramontana in fondo a un piccol seno,
contro il maestro nella lat. 89^ 6^ e long, occid. da Cagliari
o^ 4^' 3o^' y in distanza dell'antica Sulci di miglia 5, e di 4
scarse dal porto di Carlo-forte , da Porto-Scuso 6 e tesi 200.
Questa colonia da non gran tempo addietro istituivasi con uo-
mini del Piemonte e di Tabarca ( 2 maggio 1769 ). Le abita-
jùoni sono in un piano sabbioso indinatissimo , e le strade di-
rette a dove è aperto il seno»- Sembrerebbe tal situaiione meno
infausta alla salute , sicconcie quella che è in esposizione ai
venti più sani ^ e rimota dalle più cause comuni dei miasmi,;
e tutta volta essa è infamata come insalubre , e non a torto;
che dominano molte malattie , e la mortalità spesso supera il
numero della rìparazìone. Il che sarà più stupendo se si at-
tenda al carattere di questi popolani, uomini niente infingardi j
sobri y modesti , ilari e tranquilli , e ornati di più altre belle
qualità onde esiste un carattere fisico-morale che suol produrre
robusta salute , e vita longeva.
Sono due strade principali , e le case circa 9Ò; .
Popolazione, I calasetini non sono in maggior numero di 4^0^
e si distribuiscono in famiglie 78. Soglion all'anno celebrarsi
matrimoni 6 , nascere ^5 e morir , quando meno^ i4- La vita
raramente va in là de' 55 anni. Le spesse rapide variazioni
delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni ^
onde i dolori laterali , le angine , i reumi d'ogni genere ec.
ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sareb-
bero un gran preservativo come nelle altre parti della Sarde-
gna, cosi in questa^ Ma temesi di comparire uomini dell'an-
tica barbarie. Gli stolti! Dunque perchè alcuni matti non si ri-
dano della lor maniera di vestire , converrà che si espongano
al pericolo di perder la salìite, e la vita? Quelli che mostransi
pelliti, se son barbari, non lo sono già per questo. Le mode
sono barbare quando o la pubblica onestà, ola individuai sa-
lute puÀ soffirire offesa; sono civilissime quando si provvede ad
una e ad altra cosà ; e gridin pur contro certi materialoni ^
che pongono la civiltà in tali cose che nulla dicono al bene
della società e degli individui.
Gli uouùni di Calaseta sono agricoltori e pescatori , e ?i ha
Dmoru ^eogr. ecc. Yól. IÌL ad
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3o6 CALA-SETA
chi pratica qualche arte meccanica. Le donne si occupano in
lavorare degli stroppi ^ che sono cordicelle di palmizii per le
reti delle tonnare. La nettezza negli abiti ^ neUe case ^ nelle
masserizie è lodi^volissinia , e sarebbe desiderabile in altri paesi
della Sardegna. Alia educazione dei fanciulli é la scuola eie*
mentare dove frequentano i5 e anche più.
Chiese, \à^ parrocchiale piccola e mal fornita è dedicata a
s. Maurizio martire. Ti amministra i sacramenti un solo prete
che ha il titolo di vicario , sotto la giurisdizione del vescovo
di Iglesias. Le principali solennità occorrono nella memoria del
titolare , e della Natività di N. D. In esse non è alcuno dei
soliti pubblici spettacoli che amano i sardi; e tutte le ricrea^
zioni di questi popolani si riducono a qualche balletto privato,
al giuoco delle palle e del gallo , cóntro cui posto a bersaglio
alla distanza di metri ^o studian aggiustar le pietruzzole.
Tbrrilorio di dotazione. La sua superficie è un'arta che po^
tria ricevere starelli 3ooo. Comeché la terra sia sabbiosa , le
biade producon non poco. I fichi vi prosperano meglio che
altra specie*
Le vigne sono i5o, ed in esse sono piantate i,5oo,ooo viti^
che all'anno producono quartieri 200,000 , pari a litri 1^000,000
di viUo eccellente. I zibibbi delicati e l'acquavite spiritosa ot-
terìgonsi dalle uve hiigliori di Spagna e di Francia , che si hanno
in grati copia. I vini gentili, moscatello, girone , monica , can*
nonao ec. , sostèngonsi in paragone con li migliòri' del Cani'*-
pidano.
Poche erbe e piante ortensi, e specie di civaie si coltivano.
Cassi pure poca opera al lino pel sbo tenue prodotto.
Fra le piante selvatiche , di cui i Calasetini si giovano ,
snno da notare i palmizi della patma-scopa , detti da questi e
da' Carolini strufagìi , che sono per l^appunto i teneri germo«-
gli di molta midolla , ed i frutti che sono datteri rotondi e ros'
signi di gusto aspro e forte , nutrimento alla povera gente.
Parlasi di certo the bastardo che nelle forme e fisiche proprietà
vuoisi simile al vero, e lodasi di effetti quasi eguali. Di una
pianta enieto-purgante , che nominano scàla-bàxiu , dalle cui
foglie masticate (e pajon parlar da senno) se strappate all'insù
il vomito , se all'ingiù sia altro effetto ! ! ! finalmente di certo
attrò vegetabile , che i Carolini appellan Minca de tu , li cui
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CALCABÀBBiO ' 307
ilari e frMtta diano u^ bel color di ciriegie al legno che un^
gasi di loi* suco.
Bestiame. Si numerano buoi per TagricoUttra 100 t, vacche
altrettante , alcuni cavalli e giumenti. Le pecore non son più
di ^api 62o.
Acque. Sopo scavati nel paese tre poiù pubblici ; due pro-
pinano im'acqua poco buona, e che si beve per necessità; dal
terzo »e ne attìgue salmastra in alto grado. In campagna han-
nosene altri due d'acqua salubre , uno in distanza di un quarto
di migUo, altro di due miglia nel luogo la Spiaggia grande, delle
cui acque ^i predica una virtù purgativa e febbrifuga. Qualche
osservatore che mancò di fede bevve senza simili esperienze.
Littorale. Approdasi ne' seni Galanga e Spiaggia grande. La
profondità verso jm^estro, tramontana, e greco è tanta che vi
possono mareggiare le fregate ; . verso I^^ccio assai maggiore.
La co^ta di Meruneddu offre molti seni cavernosi»
Pesca. Moltissime speoie di pesa nuotano in queste acque ^
i ton^i anch'ersi mojstransi in tutte Je stagioni. Quando il mo-
vimento tempestoso delle onde noi vieti , i Calasetini fiì pix)-
curwo iM>|i poca copia deBe specie più gisnlìli a ordinario ali-
mento, Essi b^tnnó un buon numero di battelli^ e se nao s'in-
curvino con la vanga, sudano su i remi.
Salintìt Non lungi dal paese sono aperti i vasi salìferì , onde
è un bMono e cppioso prodotto^. Questi popolani vi travaglialo
volentieri.
ff^portanione, l generi , che si estraggono , sqno sale ^ fini ^
cordoQcelli di palma. Vi accorrono genovesi e napoletani , di
rado i corallieri •
Torre di Calaseta, • È convenientemente munita. Frequenti
acca4dero 1^ incursioni dei barbareschi a danno della popola-
zione ; ma sempre infruttviofie per la vigilaaita j e pei* Ifo TJilMre
dei tprrigiani.
* CALCABÀBBIO (Cakababium), com.nel m9nd.d^ &i«^
tisn^ay prov» di Vocerà, dioc. di Tortona^ .div. di A^al»-
dria. Dipende dal senato di Piem,, ioteud. prefetti ipoi* di 'Vo-
ghera, instn. e posta di Casteggio.
È comune, che fu disgiunto da Ai va di Nazzanó» Spettò al
marchesato dei Botta-Adorni di Pavia.
Sta sei miglia da Vc^hera, e ventidue da Alessandria^
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3o8 CALDERARA e CALICE
Il terreno coltivato di Calcababbio è di 666 ettari, 8 de'
quali sono occupati da paludi, e da rivi.
Il territorio produce 190D quintali metrici di fromento , 600
di meliga, 190 di legumi, 160 di fieno, 17 di canapa, i5o
di foglia di gelsi, 20 di varie frutta, e 16 di ghiande. Vi si
fanno ettolitri di vino 2800 , d' olio di noce 14 , di ranz^
zone 5.
Vi si mantengono nS bestie da soma , 90 tra buoi e Tacche,
96 tra montoni e pecore, e 3o majali.
La parrocchiale è sotto il titolo di Nostra Donna Assunta^
Pesi, misure e monete come nel suo capo di provincia.
Gli abitanti sono quasi tutti applicati all' agricoltura.
Popolazione 1400.
* CALDERARA (Calderara), com. nel mand. di Pieve di
Teco , prov. d' Oneg^ , dice, d' Albenga, div. di Nizza. Di-
pende dal senato di Niua , vice-intend. prefett ipot d' One-
glia , insin. e posta di Pieve di Teco*
La vetustà di questo villaggio si riconosce da un' antìchis*-
sima rovinante chiesuola , sotto il titolo di s. Giorgio , posta
sopra un picciolo monte, la quale serviva altre volte di ci<»
mitero agli abitanti dì CaMerara, ed a quelli di paesi anche
distanti sei ore di cammino.
Cartari e Siglioli sono frazioni di questo comune, lontane da
esso un miglio e mezzo circa. Ti scorre il fiume Buxio, che
va a congiungersi coU'Aroscia.
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo dell'Annunziata. S.
Giorgio é il santo protettore ;del villaggio. S. Matteo è il santo
titolare della frazione Cartari. S. Martino lo è del luogo di
Siglioli.
Presso Calderara sorge il monte di Villabella, dalla cui som-
mità si gode di assai deliziosi, prospetti*
Le produzioni del territorio sono in discreta quantità fru-
mento, olive, orzo e castagne; vi si coltivano pochi vigneti;
A mantengono molte bestie bovine, ed alcune pecore e capre.
I terrazzani sono robusti, di buona indole ed applicati al-
l' agricoltura.
Popolazione 470.
* CALICE ( Calix Albingaunum)^ com. nel mand. di Finale-
borgo I prov. d' Albenga , dioc* di Savona , div» di Genova.
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CALICE 3o9
Dipende dal senato di Genova, vice-intend. d' Àlbenga , prefett.
insìn. ipot e posta di Finale.
Trovasi alle fialide , e sul divo di parecchi balzi. È diviso da
due torrenti. Uno di essi ha la sorgente nel luogo di Rialto,
e chiamasi Pora \ V altro è detto Carbuta dal npme del vil-
laggio, donde proviene. Il Pora dopo essersi ingrossato delle
acque di varii rigagnoli, mette foce in mare a ponente della
città di Finale.
A levante confina col territorio di Carbuta , che innanzi al
i465 era parte di Calice, e dopo essersene disgiunto, gli venne
riunito nel i8i5, sebbene formi tuttora da se una separata
parrocchia. Ad ostro confina col territorio di Perti, ad occi-
dente coi comuni di Gorra e Bardino vecchio, a borea con
Rialto e Yene.
Dalla parrocchiale di Calice a Carbuta , Gorra, Perti e Vene
si Ta in tre quarti d'ora di cammino; dallo stesso sito a Rialta
si {kerviene in due ore.
Temperato è il dima di Calice , pura V aria , e fecondo il
terreno* Le acque , onde ne sono bagnate le campagne , di
buoni pesci abbonderebbero, se di quando in quando non vi
fossero gettate sostanze velenose.
Durante il soggiorno di eserciti Francesi in Italia, Calice fu
presso che sempre occupato da soldatesche or di questa, or
di quella nazione.
Le case vi sono per la più parte rustiche e di antica co-
struzione *, ma in ogni quartiere se ne veggono alcune moderne,
di buon gusto e signorili.
Le magioni pubbliche sono tutte assai belle ed eleganti.
La chiesa parrocchiale vi è singolarmente degna di osser*
vazione. Fu eretta dalle fondamenta , e nel corso di dieci
anni condotta al suo termine addi cinque agosto del 1735. La
grandiosa sua pianta rassomiglia ad una cetiti: contiene due
grandi cappelle al centro, e quattro altre minori ai fianchi.
La parte interiore è rabbellita di finissimi marmi, e di begli
stucchi in gran parte dorati : le sedie del coro , il leggile , i
confessionali, l'orchestra sono di elegante lavoro. Di manno
finissimo è i| pulpito ; di marmo sono le balaustre del presbi-
tero e delle due grandi cappelle; di marmo sono tutti gli eli-
tari, ed il pavimento.
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9io CÀLICE
Dodici sacerdoti, un diacono, due chierici formano di pre^
sente il clero di Calice : si specchiano essi nelle predare virtù
dell' abate Pasquale Siccardi zelantissimo prevosto di questo
comune : egli in età d' anni nprantasei è ancora tutto occupato
a prò dei fedeli alle sue pastoi^ali cure commessi. Amante de^
gli studi poetici , or fa tre anni y dettò versi che furono dati alla
luce ; dai quali con piacere si scorge che quel venerando vecchio
Ha la penna che getta ancor faville.
Le due sagrestie, che fiancheggiano il coro, abbondano di
sacri arredi di gran prezzo: questo magnifito tempio è veramente
ricco di sacri vasi, e suppellettili d' argento , cavato dalla mi**
niera esistente nella ròcca di Rialto.
Le principali feste in Calice sono quelle di san Nicolò vescovo
di Mirra suo titolare -, le solennità di Nostra Donna del SS. Rosa^
rio, e del Sacro Cuore di Gesù, a cui concorrono le popolazioni
dei vicini paesi. Accresce il decoro di questo tempio una grande
piazza, a cui si ascende per mezzo di una scala magnifica. A
fianco di esso in linea paralella della sua facciata vedesi la
chiesa dei disciplinanti, sotto l' invocazione di san Carlo Bor-
romeo, la quale è pur meritevole di osservazione per la sua
capacità, e per V eleganza della su^ «irchitettura.
Nei tre quartieri di questo comune si trovano undici oratp-
x\ì pubblici : due di essi stanno nel quartiere di Campo grande,
tre in quello del Monte , sei nel quartiere di £se. A riserva di
tre, che servono piuttosto a private famiglie che al pubblico,
tutti gli altri sono di bella costruttura, ed ornati di stucchi e
dipìnti.
Nella grandiosa piazza dì Calice si puonno eseguire <foinoda- ^
inente militari evoluzioni.
La confraternita del Santo Spirito nel di della Pentecoste vi
distribuisce a ciascuno degli abitanti , e singolarmente alle fa'-
miglie povere una considerabile quantità di pane.
Per r istruzione primaria dei fanciulli evvi una pubblica scuola,
che fu stabilita da un Nicolò Sasso colla somma di mille
colonnati di Spagna , come rilevasi da una lapide ivi esistente.
Le anguste ed irregolarì contrade di Calice non corrispón-
dono all' estensione di esso. Bramerebbesi che in migliore stato
fossero mantenute le strade che corrono pel suo territorio,
frequentatissime pel continuo passaggio dei trafficane.
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CALICE OSSOLÀNO Si i
Nel TÌllaggio , per la vendita delle merci di o^ni n^auiera ,
fi veggono molte botteghe: è però danno che vi uiaDchi una
farmacia.
Nel territorio si contano quattro molini da grano , e molti
da olio : uno di questi è posto in moto dall' acqua : apparten*
gono essi tutti a private persone*
I prodotti territoriali , che si smerciano anche a' forestieri ,
sono vino, olio, agrumi, frutta d'ogni specie, singolarmente
fichi , pere e poma di ottima qualità, non che seta ^ canapa.
È notevole il guadagno che vi si ricava dal mantenimento
del vario bestiame.
Alla distanza d' un quarto d' ora dall' abitato, nella regipne
detta La Costa , rinomatissima pei vini squisiti che vi si fanno,
si vede in collina un ameno palazzo del cavaliere Filippo De'
Raimondi, vice-intendente della provincia d'Ossola, che in-
sieme colla contessa Maddalena Buraggi sua genitrice, è il mag-
gior possidente del comune.
La parte superiore di quel palagio è cospicua pei* nin vago
terrazzo , donde si scuoprono le torri di cinque pajrrpcchie ,
Gorra, Calice, Carbuta, Vene e Rialto, non che i due luoghi
di san Giacomo e di san Pantaleo , notissimi per ^i ava/izi
delle trincee fattevi dai tedeschi, e per essere stati nelle ultime
guerre occupati quando dai francesi , e quando dagli alemanni,
che vi si azzuffarono spesse volte. La deliziosa villa del cava-
liere De' Ray mondi fu sovente abitata dai generali , ^ dallo stato
maggiore de' varii eserciti che ebbero a stanziare- colà.
Attiguo al detto palazzo sta un pudbblico oratorio di buona
architettura, ricco di marmi e di stucchi, ornato di pregevoli
dipinti , e per certo il più considerabile che in que' dintorni si
vegga.
Popolazione iq56.
* CALICE OSSOLÀNO fCalix OscelanoruniJ, /com. nel mand.
e prov. di Domodossola , dioc. e div. di Novara. Dipende dal
senato dì Pieni., vice-intend. prefelt. insin. ipot. e posta di
Dompdossola.
II territorio di questo villaggio è situato parte in luoghi mon-
tuosi , e parte in pianura : le vie che vi passano al piano sono
tutte carreggiabili ; per quelle che serpeggiano sul monte si va
con bestie da soma eziandio nel rigor dell' inverno.
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3i!» CALICE OSSOLANO
Verso la valle detta di Anzona troTasì una specie di pietra
detta lavezzara , che nei passato secolo servi ad abbellire al-
cune cappelle del monte ivi detto Calvario. I lavori intorno a
quella cava or sono quasi abbandonati.
Nella pianura vi scorre il fiume Tece abbondante di trote
squisite; dal monte discendono parecchi ri^, ma poveri dì
acqua. '
Anticamente la parrocchiale di Calice era la chiesa dedicata
a san Quirico e a santa Giulita: di presente gli abitatori di-e
pendono da quelle di Domodossola e di Yagna.
Fuori del comupe, dalla strada che mette a Domodossola,
s' entra in una comoda via , per cui si ascende sul ridetto sa-
cro monte Calvario: Imigo questa via si veggono di tanto in
tanto cappelle elegantemente costrutte , ornate di statue e pit-
ture che rappresentano la passione del Salvatore.
Su quel monte stanno due chiese, una consecrata a Nostra
Donna di Loreto, quivi appellata la Santa Casa ; I^ altra più
vasta ha il nome dal Santo Crocifisso: a questo tempio è an-
nessa un'ampia e comoda abitazione per 1'' amministratore del
monte, il quale è insignito dei titoli di rettore e di canonico.
Evvi pure un casino per gli esercizi spirituali , provvisto di
rendite su£Eioienti a quest' uopo.
Quegli edifizi , e quegli instituti pii furono la maggioir parte
eretti dagli antenati della famìglia Capis, ed uno di essi che
ne fu il principal fondatore fu quivi sepolto.
Nel detto casino, or son quattro anni, fu stabilito un corpa
di religiosi dell' ordine della Carità: ubo di essi ha il carico.
d' insegnare ai fanciulli del coinune i primi rt^iìnienti delta lin-
gua italiana.
In un sito della pianura , occupato da una palude , antica-
mente giaceva un ampio e profondo lago.
Al dissotto della valle, detta Brusamonte, ahre volte esisteva
una popolosa villata; ma essa venne distrutta da un corpo di
truppe francesi che volle crudelmente vendicarsi della resistenza
degli abitatori di essa.
.Nel luogo, che chiamasi tuttora il Castello , sorgeva una for-
tezza chiamata di Mattaralla , ove risiedevano un comandante
militare , e la curia giudiziaria. Quella rocca fu smantellata disi-
gli spagnuoU.
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GÀLIZZÀNO 3i3
' A cagione di varie paludi mabana é V aria di questo co-!>
mune , principalmente nel tempo che si macera la canapa.
I prodotti territoriali sono vino dì buona qualità in' qualche
abbondanza -, poco fieno. , poche castagne y e poco panico.
I terrazzani di Calice sono per lo più di debile complessione,
e tnttochà applicati al lavoro non possono procacciarsi ui^'
agiata sus^stenza.
Popolazione aSe,
CALIZZANO fCaliiianumJj capo di mand. nella prov. d' Al-
benga, dioc« di Mondovi, div. di Genova. Dipende dal senato
di Genova ^ vice-intend. d' Albenga , prefett. Insin. ipot. e po-
sta di Finale. Ha il tribunale di giudicatura.
Calizzano con titolo di Castello — Castrum CdUxani — - nel
1142 venne in potere di Enrico quintogenito di Bonifacio
marchese di Savona e del Vasto : spettarono quivi pure al suo
dominio i pascoli insino al Bormida , tranne le pertinenze di
Ferrania , e quelle della sua Canonica.
Lo ebbero quindi i marchesi del Carretto, del ramo dei si-
gnori di Bagnasco: di fatto nel 1268 Corrado, Arrigo ed An-
tonio figli del marchese Giacomo di questa prosapia, dividen^p
dosi il retaggio paterno , annoverano tra i beni del genitore ;
jwra quae habent in càsiris, villìSy homimbus , MelitatibuSy
- vassallis , et fodris Calissani , VeniLce et Bardineti.
1292. Antonio figliuolo del predetto marchese Giacomo con
documento: Actum in CalisanOy in domo Castri Calisani :
coftituisce suoi procuratori e nunzii a stabilire le convenzioni
«u la navigazione e le dogane tra i finalini e la repubblica di
Genova. *
Nello stesso anno , 19 giugno , il sopraccennato Antonio ra-
tifica le convenzioni qui dianzi riferite , con documento: ^<um
in domo domini Simonis de Maximino in b^rgo Calisani.
i355. Cfrlo IV imperatore con diploma dato in Pisa con-
ferma a' marchesi Emmanuele ed Alerame del Carretto , e ai
loro eredi e spcoessori l'investitura di parecchi feudi, tra i
quali specifica casirum et villam Cali%ani.
1 528. La famiglia di Calissano viene ascritta alle patrizie di
Genova. Il Ganducio ed il Federici attestano che tolse il gen-
tilizio della patria.
La popolazione per altro aggravata di eccessivi carichi dai
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3i4 CALUZANO
signori del Carretto si pose in rivolta , li discacciò dal paese
e non poterono essi mai più rimettervi il piede.
Neir opera intitolata Manuductio ad T^bulas Carretlenses
parlasi d' una gran lite agitata nel iSg6 pei feudi di Garcare
e di Galizzano.
Nel i6i3 questo borgo col suo territorio , e con Osiglia
passò sotto la dominazione de* Genovesi. Facendo esso poi parte
del marchesato di Finale ^ veqne in potere del Re di Spagna,
e ritornò quindi a Genova.
Il cardinale Carlo Domenico ddi Garretto fu quegli che vi
fondò la chiesa ed il convento^ dei dotnenicani.
Appunto colà, dove finiscono gli appennini, e cominciano
pigliar nome di alpi marittime, in distanza di dieci miglia dalla
marina , giace Calizzàno eotro una valle che dilatasi in amena
e lunga pianura , da una corona di montagne altissime circon-
data. Queste montagne non offirono che due aperture , una da
tramontai^a, e l'altra da mezzodì , larghe tanto quanto basta
per imboccarvi il Bormida.
Il comune è diviso in quattordici frazioni ; Borgo capo*Iuogo,
Mereta, Bosco, Godevilla , Frassino, Giaire , Valle, Pasquale,
Caragna, Garagnetta , Gerboraglia, Barbassiria, Yetria, e Ma-,
ritani.
Come capo di mandamento ha soggetti i villaggi di Bardi-*
neto e di Massimino.
Anticamente il borgo di Galizzano era cinto di mura -, ed alte
torri ne fiancheggiavano le porte. Vi sorgeva pure un castello
di qualche momento, che fìi in gran parte atterrato dalle
truppe di Francia nel i^cko.
Da sei lustri solamente questo comune trovasi sotto la giu-
risdizione spirituale della diocesi di Mondovi. Per lo addietro
apparteneva a quella d' Alba*
Quattro sono le principali strade che di qua mettono ai vi-
cini villaggi : una da ostro , passando per Bardineto e Toi-
rauo, accenna al littorale e al capo-luogo di provincia; un'al-
tra da borea scorge al Piemonte ; la terza da levante , at-
traversando Melpgno , guida a Finale ; la quarta conduce a
Garessio.
Galizzano e discosto 12 miglia di Piemonte da Albenga , 2
da Bardineto, io da Finale, 9 da Gcvn, e 6 da Garessio, La
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CALi£2^AIS0 3i5
6ua pianura è irrigata dal Bormida y che scaturisce alla di-
stanza di tre miglia circa nella gola di Castelveccbio tra Roc-r
cabarbena e Montelingo, Esso yieue ingrossato dai toirenti Sin
pegro y Frassino, Valle, Vetria, Siondo, e da parecchi riga<-
gnoU che oasoono in questo territorio, a tal che viene consi-
derato come il principale dei varii fiumi , che vi portano lo
stesso nome. Cosi questo Bormida, come le acque tutte die sp-
irano in esso , abbondano di trote squisite , di anguille , di ec-^
celienti botte , non c|ie di gamberi , di rane , e di altri pesci
d' inferìor qualità.
Lungo le spondo del fiume , e dei torrenti , ond' è ingro»*
sato , verdeggiano bei filarii di ontani , e di pioppi: presso le
loro fouti allignano alti« piante, ed in ispecie i faggi.
A chi dal Piemonte , passando per Ceva , si conduce adla
marina, e muove alla volta di Nizza, le vie di CaUszano e
Bardineto , ultime terre che s' incontrano di qua dai gioghi ,
V una a levante , a mezzodì V altra , sono le più brevi. Più
comoda è la prima, e discende a Finale, Loano, e quindi ad
Albenga ; la seconda è alquanto più breve , ma più dirupata ,
e scorge a Toirano , £rli , Castelveccbio, Zuccarello, Boi^Uetto,
Ceriale , ed Albenga.
Durante il cessato governo francese , la strada che mette a
Finale fu tracciata come imperiale. JXel 1818 ne fu condotto
un tronco di tre miglia a perfetto compimento ; ma per certe
municipali gare funne interrotta V esecuanone.
Veramente pittoresco e romantico è il luogo di Calizzano. La
sinuosa Bormida che s%orre nel mezzo della sua pianura , i
molti rivi, che vi serpeggiano in ogni verso, ne rendono molto
aggradevole P aspetto. Le mimerose 'boscaglie , « le frequenti
scaturìggini fanno si , che il soggiorno vi sia deliziosissimo nel-
V estiva stagione ; ma le stesse cause vi apportano brine e neb-
bie in primavera ed autunno.
L' amenità della pianura vb più cresce por V aspetto di fol-
tissime selve, onde sono rivestite le circostanti montagne; che
mirabilmente vi crescono faggi , roveri, castagni, frassini, aceri,
betulle, agrifogli , ed ezimidio gli avellani , massime in qual-
che sito verso i confini di Garessio. Da questi boschi appunto si
hanno roveri di fibra in siv^olar moclo iles sibilo, cosi che sona
esse ricercatissime , e nelle contrattazioni per la coslruziooc
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3i6 CALIZZANO
delle navi si richiede sempre che la loro ossatura sia coperta
da tavole di roveri di Calizzano. I faggi si riducono pure in
tavole j e queste servono per incassare gli agrumi: se ne ven-
dono annualmente drca sei mila salmate in Mentone ed in Ge^
nova: vi si apprestano pure altri legni per la formazione dei
carri, die si trasportano alV estero. Il più dei Galizzanesi ri-
cava il proprio sostentamento dal traffico del legname.
Due vaste selve assai popolate di piante d' alto fusto vi sono
possedute dal Regio Demanio.
Le produzioni territoriali sono: frumento , meliga, faginoHy
ceci, piselli, lenti , patate, e castagne; quest' ultima è la prin*
cipale: vi si fenno copiose ricolte di fieno, e si mantiene
molto bovino bestiame, che talvolta soggiace ad un morbo con-*
tagioso quivi chiamato y%/!rtfc/!»iio.
Sonovi quattro ferriere, ciascuna deUe quali, durante nove
.mesi dell'anno, impiega otto persone: nella state per altro ne
occupa più di cento pel taglio della legna , e per lo trasporta
dei carboni , dei minerali e del ferro lavorato , che spacciasi
.nel Genovesato ed in Piemonte.
Il minerale, che vi ti trasporta da Porto-Ferrajo , richiede
la Celtica di circa i6o persone durante l'estiva stagione: vero
è però che solamente otto operai sudano intomo al fuoco a
< manipolare il ferro nei mesi che più vi abbondano le acque.
Ciascuna d^lle dette feiriere fondo e raffina da ottanta canr
tara di ferro in. ogni settimana.
È mirabile la facilità, con cui vi si separa il ferro dalla
scoria \ si estrae dalla fucina la massa che é sempre del pesa
da i8 a 20 nibbi, e si voltola con tanaglie che non pesano
meno di 5 rubbi sotto un grosso maglio posto in moto dal-
l' acqua^
Ciò peraltro che havvi di più considerabile è la cosi detta
tromba , meccanismo, che per la sua semplicità può riguar-
. darsi come perfetto nel suo genere. L' acqua irrompendo da un
recipiente ^ corre raccolta per un certo tratto dentro un cana-
letto, per quindi gettarsi nel cavo d' un tubo di diametro più
o meno grande, secondochè maggiore o minore è V altezza da
cui discende: questo tubo, o tromba che dir si voglia, fiaisee
e si allarga in un tino , nel cui fondo sta una pietra di forma
patta. La colonna d' acqua percuotendo con empito sopra essa ^
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GAUZZANO 317
ronipesi in forte spnizzaglia. L' acqua coinè più pesante im-«
bocca il forame fatto nella parte inferiore della botte ; V aria
sprigionata dallo sprazzo dell' acqua y come elemento più leg-«
giero, cercando più in alto una libera uscita, entra con tanta
forza in un cannone raccomandato alla parte superiore, e ri*
spondente in piknta acuminata sudla fucina , v' induce tanta in-
jesione d' ossigeno , che appena sei mantici comuni la potr^>^
bero agguagliare. Tanto è ciò vero, che in una sola coltura
si stempera cosi grande, quantità di minerale mescolato a fèr**
raccia , da ricavarne ao rubbi di ferro purgato nello spazio
'di 4 ore»
Ad avvivare 1' industria di «pesto paese vi sono ancora i^
seghe ad acqua, le quali servono per ridurre in sottili tavole
i faggi, ed altre piante d'alto fusto. Intorno a ciascuna di esse
vengono occupate due persone.
Potrebbe grandemente migliorare la condizione di tanti ófc*
rai, se fosser èglino solerti, affaticanti e sobrii, come il sono
quelli di Bardineto, e se parecchi dei padroni delle ferriere
cessassero dal biasimevol uso di loro fornire nell' inverno' po««>
chi danari ad usura, e commestibili ad un prezzo eccessivo.
Galizzano nei tempi addietro veniva considerato come uno
dei floridi paesi della repubblica Ligure, non tanto per gli an-
zidetti mezzi d' industiià , quanto per lo commercio del sabe e
per le fabbriche de' tabacchi. La sua topografica positura , e
r essere d' un circuito selvoso molto esteso , e confinante col
Piemonte facevano si , che si potessero con facilità trafugare
quelle den-ate. L* agevolesza che aveano gli abitanti di porsi ìà
salvo , il molto guadagno che traevano dai contrabbandi ^ e
r abuso del vino gli rendevano più. baldanzosi del dovere : à
tal che vi accadevano frequenti risse , e talvolta omicidiì t
cotali danni erano cresciuti .dalla presenza d' uomini di mal af«-
fare , e in bando del capo , che quivi rifuggivano non solo dai
confinanti villaggi , ma da varie parti del Piemonte.
Or , cessati quest' inconvenienti » i Calizzanesi , che general-^
mente sono di aperto ingegno, potrebbero assai meglio profit*
tare dei loro naturali mezzi di prosperità ) se fosse tra loro più
promossa una elementare istruzione.
•Le malattie più comuni vi sono le pleuritidi^ le angine » i
reumi acuti-, e nell' estate le febbri terzane e le gastriche. Per
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3i8 CALIZZANO
r abuso smoderato dei vino non poclii giunti ad una t^rU
età vi diventano seniifutui , ed alcuni prendono in odio la pro-
pria TÌta. A malgrado della pubblica vigilanza che se ne ac*
corse y dal 1824 ^' '^^^ ^i accaddero due suicidii colla mag-
gior freddezza di spirito premeditati.
I più elevati monti di questi dintorni sono lo Spinardo e il
Sektepani: il primo a ponente, a levante il secondo. Dalla som-
mità- del Settepani si scorgono ad occhio nudo la pedemontana
pianura , il Monferrato , la riviera di levante , il sottoposto
mediterraneo , le montagne di Corsica e di Sardegna. Sui monti
Spinardo e Zotta stanziarono per qualche tempo alternatamente
le truppe Francesi, e le Austro-Sarde; tra le quali non vi ac-
caddero che semplici scaramuccie : battaglie accanite furono
tiìg^ggiate nelle vicinanze di Calizzano e Bardineto tra ì Fran<-
cesi e i Tedeschi , le quali furono il malaugurato preludio delle
triste vicende ^ a cui per più lustri soggiacque poscia l' Italia.
Sloggiati i Tedeschi dalla forte posizione della Roccabarbtna ,
fugg*u*ono pi*ecipitosi e rotti sulle alture dello Spinardo , e di
Settepani. Si rifecero però dell'onta nel sanguinosissimo coin*-
battimento di Settepani, che accadde sul finire di giugno del
1795.
Principiò V aspra zuffa suU* albeggiare j e fini col tramonto
del sole. Per tre volte i Francesi guidati da Massena , sant' Ilaire
e Cervoni andarono all' assalto , e per altrettante furono riso-
spinti dal vivo fuoco de' cannoni. Alla fine i pertinaci Austriaci
scortati da Argentau rimasero padroni del campo. I morti sooìf^
marono a più di io5o>: 3000 furono i feriti.
Sur un rialto presso il torrente Vetria, non lungi dalla vii-
lata che appellasi Caragaetta ^ si scorgono gli avanzi di una
torricella , in cui vuoisi che si leggesse un' iscrizione avente il
nome del grande Aleramo , siccome fondatore di essa.
Due sono le parrocdiie di Calizzano : una principale sotto
il titolo di S. Maria; e l'altra sotto l'invocazione di S. Lo-
renzo martire. La fondazionje della prima risale a rimotissima
tstà : da un manoscritto litrovato nell' archivio dei certosini di
Toirauo rilevasi , che a' tempi di Carlo Magno era già essa una
parrocchiale diretta dai padri benedittini. Il sacerdote che di
presente la governa, è insignito del titolo di arciprete. Il pa-
tronato e il diritto di nomina ne spetta al marchese Seyssel
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CALIZZANO 3ì9
d' Aix e di Sommama. Questa chiesa in marzo del 1799
servi di ricetto alle truppe di F/ancia , the prima di partir da
quel luogo la pósero in fiamme.
Dal popolo di Caliszano nel 181 1 fu riedificata sopra un dise-^
gno di gusto moderno. In essa vedesi dipinto un quadro di N.
S. e di S.Rosalia, con iscrizione, nella quale sì narra come i
Calizzanesi fossero prodigiosamente liberati dalla peste che im-
perversò in quelle parti nel 161 3.
Le funzioni parrocchiali, tranne quelle in onore di N. S. che
8Ì Jianno nella chiesa principale , sono compiute nella chiesa
di S. Lorenzo, che sorge in capo del borgo. La fondazione
di essa ebbe principio nel secolo xvi , e venne condotta at
suo termine sul cominciare del xvii : ne sono di marmo gU
altari ed il pavimento. Il cimitero sta presso alla parrocchia
matrice, in distanza di 4<>c> metri dall' abitato.
Alle falde del castello evvi xm oratorio de' disciplinanti sotto
ìL patrocinio di S. Giovanni precursore, e di S. Giovanni evan^
gelista. Quivi si vede una ^atua rappresentante S. Giovanni
Battista , opera dell' esimio scultore Maragliano gei^ovese. Que-
st' oratorio servi di chiesa agli antichi marchesi padroni di
questa terrai sedici dipinti che vi si veggono sulle mora late*-
rali portano iscriiioni coi nomi delle principali famiglie di- Ca^
lizzano. '
Nella villata detta Pasquale fuvvi un convento di domeni-^
tani , il quale coir annessa chiesa fa posto in fiamme nel 1799
dai repubb1it!ani di Francia. La chiesa ne vennfe riedificata nei
j6ì% per le largizioni di un Paolo Viola calizzanese. Alla Ver»
gine del Rosario fu dedicato questo novello tempio.
Sul territorio vi sono dodici cappelle manienute^oUa inchie-
sta decenza. ^
A vantaggio delle tre frazioni Vetria, Itfaritant, e Barbassi*
ria é pure affiziata un' altra parrocchia sotto il tìtolo di S. Pie<«
. tro principe degli Apostoli , la tjtxale si separò dalla principale
sul finire del secolo xvi.
Soggette a questa parrocchiale sono tre cappèlle rurali: esi*
stevi pure un oratorio di disciplinanti. La maggiore solennità
di Galiziano si celebra il '2 luglio nella principale pan*occhia
in onore di N. D. delle grazie, intervengono a tale festa più
di mille forestieri. ^
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3!io CALLABIANÀ
Evvi Ilo palazzo spettante ai signori Franchettì, nel quale si
veggono riputati affreschi del Biella*
Si fanno annualmente due fiere: la prima detta di S. Lo*»
remo il io d' agosto ; la seconda della Croce il 14 di settem-
bre : le derrate > che vi si mettono in vendita sono cereali ^
drappi 9 tele d'ogni sorta , chincaglierie^ scarpe , corami, e
molti capi di grosso e minuto bestiame. Intervengono a queste
fiere non pochi trafficanti del Littorale e del Piemonte.
Si usano i pesi e le misure di Genova ^ vale a dire il can-
taro e il rubbo per li pesi^ il palmo per la misura dei drappi
o delle tele ^ lo staro per quella dei cereali : usasi eziandio la
mina di Piemonte : vi é in corso la moneta di Genova y cioè
il franco equivalente a soldi i5.
Evvi una stazione di carabinieri reali comandata da un bri*
gadiere.
Nel territorio di Galiziano si trovano ì Scisto micaceo talcoso^
di tinta bigio-verdastra. In istratificazione confusa presso la fta^
Cina Fraachelli. ^- Terra argillosa, ontuosa al tatto, impastata
con certa quantità di materia carbonosa apparentemente grafite.
Trovasi in piccole masse nel terreno alluviale che riveste il
pendio occidentale della valle Bormida, nel luogo detto la Stu-
dia, presso il casale di Caragna. Potrebbesi for$e usare nella
costruzione dei crogiuoli*
Popolazione ai5o4
* CALLABIANÀ (CaUabiana)j com^ nd mand-cti Andorao»
Cacciorna , prov. e dioc. di Biella , div. di Torino. Dipende dal
ienato di Piem., intend. prefett. ipot e posta di Biella^ ìusìbì
d' Andorno-Cacciorna*
Fu contado de'Nazzarii di Savigliano. La sua positura èagrecoi
Una via comunale nella direzione da levante a ponente con^
duce da questo luogo a S. Giuseppe discosto un miglio, indi
a Biella distante miglia quattro.
La parrocchiale è consecrata a Nostra Donna degli Angeli.
Il protettore del comune è S. Antonio abate.
Sul vicino monte detto Marcone evvi un oratorio sotto 1* in-
vocazione di S. Antonio da Padova; A quell' oratorio non si
perviene che per una strada molto disastrosa.
Le terre di Callabiana sono bagnate dal torrente Strona, fe-
condo di trote squisite.
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/
/
CALUAPfÒ 3:1 i
Ti si habnò * scarsi prodotti del grosso bestiame, il cui com-^
marcio si fa col capo di mandamento.
Vi sono fabbriche di pettini di canne per uso de' telai , te-^
liuti pei migliori che si facciano nella provincia.
Gli abitanti sono di buona indole y ed inclinati alle arti mec-
cauicUe.
Popolazione 735. ^
GALLIANO ( Callianum)^ com. nel malid. di Tonco, prov.
dioc. di Casale, div. d' Alessandria. Dipende dal settato di Pieui. ^
intend. prefett. ipoL di Casale, itisìd. e posta di Moncalvo.
È distante otto miglia da Asti e dodici da Casale.
Da borea conGna colla città di Moncalvo \ da levante con
G razzano , Grana e Castagnole.; da ostro con Scursolengo , e
Portacouiaro ; da ponente con Touco , e Castel Tal fero.
Tutti questi luoghi sono da esso lontani qual due e quale tre
miglia circa.
Il tronco della strada provinciale eli e da Asti mette a Casale
ne attraversa il territorio, estendendosi a diversi angoli e cur*
Te, massime nella direzione da levante a mezzodì.
Le campagne ne sono inufiìate priucipal mente dal rivo Grana,
che nasce in vicinanza di Moncalvo , e percorrendo le terre
di Grana , da cui piglia il nome ^ va a metter capo nel Po
verso il comune di Occimiano: sono anche in paite bagnate dal
rivo appellato Rotta, che ha le fonti in una tallea detta dei
Rivi, e dirigendosi verso ponente ^' discende ad unirsi al tor-*
reo té Versa.
Il territorio e composto di varie colline e di valli mediocre-
mente fruttifere, ed assai ben coltivate. Pioduce grano, vino ,
meliga e fieno.
I villici mantengono molto grosso bestiame , e soprattutto
vitelli, cui véndono sui mercati di Moncalvo a' tiaflScaùti delle
città di Casale , Asti e Vercelh.
U suolo 'é pailicoiarmeute acconcio alla coltura dei gelsi: i
bozzoli, di cui vi si fanno copiose ricolte ^ sono assai ricercati;
Dalla parte di mezzodì estendesì una villatBj frazione di
questo comune, detta di S. Desiderio : essa ha una parrocchia
separata da quella di Galliano.
In capo air abitato della frazione di S. Desiderio sorge tin
monte ^ ove furono già una chiesa , ed un convento di bene-
DizioTU geogr. ecc. Voi. III. ai
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322 GALLIANO
dittli>ì^ che lo a})itaroiio insino al i3oo, tenipcr in cui una ter-
ribile pestilenza spopolò il luogo di Perno , i cui abitatori som*
maro no a più di tre mila.
Si crede che solamente sette persone andassero salve dall'or*
libile flagello , e che da quelle avesse origine la popolazione
che in oggi abita la villata di S. Desiderio.
Un' altra frazione di questo comune é detta la Perrona. Tro-
vasi a ponente del capo-luogo ^ e confina col capo di manda-
mento. Contiene ducento persone.
Parecchie sono le chiese di Galliano : una chiamata di. S»
Felice sta sopra un vicino b^Izo , e credesi la prima che vi
abbia servito di parrocchia, unitamente a quella di S* Pietro^
situata neir opposta parte del paese.
Un antico tempietto , sotto il titolo di Nostra Donna delle
Grazie , vedesi in sulla vecchia strada tendente ad Asti : una
chiesuola, dedicata a S. Rocco, è posta vicino all' abitato dalla
parte di mezzodì; nel di del santo titolare accorrono ad essa
tutti i Callaniesi, Sonovi due confraternite : dell' Annunziata , e
di S. Michele*
Allato del vetusto castello sta la parrocchiale. È a tre na-
vate. Ne circonda il presbitero una balaustrata di fino marmo ;
sono pure costrutti in marmo 1' aitar maggiore , ed uno dei la-
terali dedicato a Nostra Donna del Rosario. Questa chiesa, nella
quale sono eretti, alcuni benefizi, è ben fornita d' ogni maniera
di sacri arredi, e di un organo eccellente; pel $uo manteni-
mento si hanno rendite cospicue; il parroco è provveduto d' una
ricca prebenda.
Esistevi un'opera pia, eh' ebbe incomìncìamento in maggio
1767 ; essa sovviene agi' infermi poveri del paese, e provvede
eziandio a' bisogni di coloro che non puonnp procacciarsi il so-
stentamento. La fondatrice ne fu una Margherita Roetti. Le ren-
dite a questo scopo da essa lasciate vennero, col tempo, ac-
cresciute per largizioni di altri benefattori , la cui mercè sono
dotate alcune povere ed oneste fanciulle.
Finora il spio paroco, senza 1' intervento di alcuna congre-
gazione di carità, amministra i considerevoli proventi di que-
sto instituto di pubblica beneficenza.
Neil' interno del paese veggonsi gli avanzi di un' antica for-
tezza ^ le cui muraglie giungevano un tempo ad unirsi a un
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CALLUMO 3aS
castello già spettante alla prosapia de' mardiesi di Caliiano e
Murìsepgp*
Da dieci anni vi si possono fare un mercato in ogai setti^
mana, ed un' annua fiera: ma per cagione dei mercati fre-
quentatissimi tli Asti e di Moncalvo , il comune di Galliano non
potè ancor profittare di quella Real concessione.
Vi si odUivano con particolare diligenza il grano ^ e la meliga)
ma non egualmente i uiarzuoli e le viti.
Si usano i pesi e le misure del Monferrato.
Gli abitanti sono generalmente di robusta complessione , di
mente svegliata , e non poclù di essi mostrano felici disposi-
zioni alle belle arti. Il celebre pittore Moncalvo è originario
di questo luogo.
Alle occidentali falde di questo cospicuo paese, io una spe-
cie di seno apertosi dalla vicina valle di Oro detta di Fersa^
trovasi rasente la strada , ed io mezzo agli incolti pascoli
del comune , la fontana denominata la PirenkZy oppure il Pro^
fondo di Galliano.
Solleva ella per lo passato tra il paludoso limo A un nero
pantano, del quale non fu mai possibile di misurare il solido
fondo.: la limpidità àeìV acqua lascia però ora travedervi a 70
centimetri i ruvidi e grossi sassi , dhe vi si gettarono ^ onde
eostrurvi una specie di tino..
Il volume deir acqua che perenne sgorga si é di 20 centi*^
metri di diametro quadrato, per cui forma- un ruscello, il
quale accresciuto da piccioli scoli di altre fonti d' acqua co-
mune, zampillanti a 4^ metri superiormente, pone tosto in giro
i molinì pei cereali detti della Pietra o dcWOlla; e diraman-
dosi quindi in varie guise a riempiere grandi fosse , nelle quali
i possidenti di Galliano macerano la loro canape, mette poi
foce nel torrente F'ersa ai limiti del territoiio di Gastell'alfero.
Le ubertose collinette circondanti si compongono di strati
di schisto argilloso-calcareo , e di solfato di calce , ove stabi-
lironsi moke cave di gesso.
L' alveo ove placida scorre V acqua è tutto intonacato dà
belletta bianco* verdastra , con deposito di fanghi nerissimi \
lattiginosa ed impalpabile nubecola galleggia sull'onda, che in
forma di verde spuma si arresta ai margini. In> eeite estive
notti , se mai vi si approssima qualche fiaccola , non di rado
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3a4 CALLIANO
si accende un' azzurra fiamma^ che tremola qua e là risplende^
spandendosi all' intorno , massime in sulla sera , un intenso
odore di uova fracide.
L' egregio medico G. De-Rolandis scrisse, non é guari , un
cenno sopra V acqua sulfurea di Galliano da lui , da suo pa-
dre, e da altri medici riconosciuta utilissima principalmente in
molte alFezioni della cute: per sua cura ne venne fatta un' ac-
curata e completa analisi dall' esimio chimico Antonio Giordano
nel 1834, che fu pubblicata nel repertorio medico- chirurgico.
Si dà qui il complesso di questo esame analitico, da cui ri-
fuliò che cinque libbre di essa contengono le sostanze seguenti
nelle proporzioni di
I. Gaz acido idrosolforico Pollici cub. i3 00
a. Gaz acido carbonico » io i5
3. Gaz azoto » io 60
4* Carbonato di calce Grani 36 00
5. Bi-carbonato di magnesia » t6 00
6. Solfato di calce » 69 00
7. Solfato di allumina » 4 00
8* ' id, di magnesia » 6 00
9. Muriato di magnesia » 1 1 o5
10. id, di ferro » 4 '9
11. Nitrato di potassa » 12 00
la. Silice » 6 00
Materia organica, tracce inestimabili » o 00
Grani i55 00
Cenni storici. Questa terra colP antico suo nome di Castrum
CadeUianum è SLCceanaià in una carta (996) di concambio tra il
▼escovo Pietro d'Asti ed Ermengarda figliuola d'Anselmo, fi-
glio del grande Aleramo, insieme con Amelgauso marito di lei.
Il raccorciato nome di Callianum già vedesi in una carta dì
permuta del io34 tra l' abate di Nonantola ed il conte di
xPombia : e cosi pure in un diploma del 1041 ^ ov' è nominata
la' chiesa di S. Maria dt Grana dal vicino torrente di tale
denominazione.
Federico I con diploma del 1164 confermonne il poMedi--
mento al marcheye Guglielmo lY di Monferrato,
N. ■
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GALLIANO 3a5
O luogo di Galliano è pure nomiiiato in un diploma dello
stesso Federico in favore della chiesa di Torino nel iiSg , ed
in un altro anteriore di Enrico IV del io4i in favore del ve^
scovo d' Asti.
Nel 1 1 94 era signor di Galliano un Arrigo , che col conte
di Biandrate Raniero, e coi magnati del marchese Bonifacio
di Monferrato giurò per esso al parlamento di Pontestura di
accondiscendere al giudicato dei Milanesi , e degli alleati per
la pace sua con Alessandria, Asti e Vercelli.
Nel tempo della prigionia del marchese Guglielmo VII, i
Gallianesi furono indotti dal danaro degli Astigiani a loro ce-
dere il castello e la villa. Il Ventura, ch^militava in quell'oc-
casione nomina nella sua storia i due autori del tradimento ,
che ne ricevettero il prezzò; i quali furono Bonifacino, o Fa-
cino di Cuniberto , e Facino Falzono.
Giovanni figliuolo di quel marchese , collegato col marchese
Manfredo di Saluzzo, ricuperò Galliano nel I2g4* Teodoro I,
Paleologo di lui successore, nel settembre del i3o6 giunto in
questo luogo trattovvi con Filippo principe d' Acaja , e cogli
Astigiani la pace , e la ricuperazione degli stati suoi. La qual
pace fu conchiusa in parlamento al ponte della Jlotta presso
Graziano. i
Nel parlamento di Ghivasso ( iSig) giurarono a Teodoro fe-
deltà Bertolino De FiUa , e Cicalino De Monte^ come signori
di Galliano.
L'imperatore Garlo IV ( iSSS) creando Giovanni Usuo vi-
cario imperiale gliene confermò il possedimento.
Nel i43i questo luogo fu in parte infeudato ad Antonio di
Primeglio , a Giovanni di Gasalborgone , e ad Enrichetto di
Robella: il marchese Giangiacomo lo occupò in occasione di
guerra, e lo restituì alla pace del i455.
Giacomo De FiUa degli antichi signori di questo villaggio,
che in parte ancora lo teneva , fu deputato nel i432 dal mar-
schese al consiglio di Amedeo Vili in Torino per invocarne
soccorso , ed alla vendita de' redditi di Galliano per pagarne
il presidio di Savoja.
Lo ebbero quindi con titolo di marchesato insieme coi cont\
di. Gocconato i Gratella d' Asti venuti al servizio di« que' mar-
chesi , e stabilitisi in Gasale: di essi fu Guidetto consigliere di
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S%6 CALONA
Ciovaniìi II nel i343 ; Alessandro prendente del senato di Ca-^
sale -, i cavalieri di Malta Ardkufto aei i546, 'Giovanni Matteo
nel i5Sg , e Giovanni Battista nel iSgo.
La marchesa Margherita Paleologa duchessa di Mantova lo
fendette poi a Vespasiano Boba , che lo tenne con titolo mar-
chionale: da ultimo lo ebbero gli Scotia,
Galliano 1* anno 1681 fu gravemente danneggiato dalle truppe
{rancóri.
Popolazione 25oo.
* GALOGNA ( Colonia )) com. tiel mand. di Lesa, prov. di
Pallanza, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem.,
vice-intend. prefett. ipot. di Paltànza , insio. di Arona , posta
ili Belgirate.
È situato in montagna. Guarda levante. Lo compongono po^
qbi e meschini abiturì.
Vi seqpeggiano tre vie : una 9 dal lato orientale , conduce a
Belgirate ; un' altra , da mezzodì ^ mette a Comnago ; la terza y
da tramontana^ scorge a Stropino e Magogntno.
Da questi paesi Galogna è discosto un miglio e meteo circa,
e miglia sette da Pallanza.
11 torrente Pianezza fQrniato dalle acque di ruscelli che na-r
scono in questo territorio , dopo averne bagnate le praterie ,
va a metter foce nel Verbano. Non evvi alcun ponte per tra-r
gittarlo.
Una chiesa sotto il titolo di S. Bartolommeo, statavi edificata
nel 1802 , fu eretta in parrocchia nel i83o.
Esistevi un'oratorio campestre sotto l'invocazione di santa
Cristina.
Il piccolo cimiterio è attiguo alla parroechiale. Fu costrutto
nel 181 9.
Vi si fanno scarse ricolte di segale, patate, castagne ed uve.
Si mantiene una considerevole quantità di bestie bovine e
di pecore, alle quali si dà ricovero in capannuccie coperte di
paglia.
Pesi e monete di Milano.
I terrazzani sono per lo più di debile complessione e di
mente poco svegliati».
Popolazione i65.
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CALOSSO 3^7
GALOSSO (Calossum) ^ com. nel inand. di Caoelli, prov. e
dioc d' Asti, div. d' Alessandria. Dipende dal senato di Piem. ,
intend. prefett. ipot. d' Asti y insLn. di Mombercelli , posta di
CanelH.
Giace a scirocco. È discosto due miglia da Candii, e nove
da Asti. La sua via comunale , da maestro , tende a Costigliole,
e indi mette nella strada provinciale d'Acqui.
U ton-ente Tinella vi si tragitta sur un ponte di legno.
La parrocchia é sotto il patrocinio di S. Martino vescovo e
confessore. La principal festa del villaggio si fa in Onore del
beato Alessandro Saoli nella prima domenica dopo l'ondici di
ottobre.
Evvi un' opera pia stata fondata dall' abate Fogliati che fa
paroco di questo luogo. Le rendite di essa valgono a soccorrere
i mendici, e a dotare povere ed oneste fanciulle.
Le produzioni territoriali sono : frumento , meliga , legumi ,
uve nere e bianche in qualche abbondanza.
Pesi, misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti sono robusti ed industriosi.
Cenni sioricL Calossa fa luogo principale dell' antica signo-
ria di Acquosana che dipendeva da' marchesi di Busca. I ^rimi'
castellani, o signori, che detti erano De CaUocio , si divisero
in vani rami, come De' Mantraci, De' Pupini ecc.
Dopo aver eglino sottomesso il castello , e la terra al co-
mune d'Asti nel 1203, associaronsi alla signoria de' gentiluo-
mini di questa città: e siccome gli astigiani feudi er&no pure
femminei , cosi Calosso passò per via di dt>nne a parecchie no-r
bili astesi famiglie. Di queste furono i signori di Castellinaldo ,
i Boschi consignpri di Agliano , i Cedrati nobili albeti , e
quindi i Bertaldi, i Delia-Porta, i Cdisseni, ed i Pelletti cOusi-
gnorì di Burio, investiti tutti da quel comune.
I Bertaldi ebbero un Roberto appellato Rossetto , che con
Ottina moglie di Robaldo nel i!2i7 cedetteio allo stesso co-
mune la loro parte di Calosso: Giovanni che l'anno dopò acqui-
stò dal marchese di Busca il castello della Rocchetta, cui Oberto
di lui figliuolo vendette nel ia8o: Freulo consigliere del co-
mune nel 12649 Roberto, Rosso, Baldracco, e Giacomo con-
siglicri nel 1276.
Ma Roberto e Micolino 1' anno 1^10 furono scacciati da Asti
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3^8 CALOSSO
dai Solari, siccome de' più animosi ghibellini, e diroccate Ten-
nero le loro case, e pigliata gran parte dei loro beni. Anzi
perchè contro i capitoli stabiliti col conte Amedeo di Savoja ,
e co» Filippo principe d'Acaja allora capitaneo d'Asti non vollero
restituire la rocca di Masio, ritenendola per conto de' Castelli,
questo principe venne in tanto sdegno, che li fece dipìngere
capovolti sulle porte della città. ^
Da quel tempo i Bertaldi dicaddero ; ma non cosi che più
feudi ancora non ritenessero; perocché nel i384 possedevano
Bubbio e Monastero nell'Acquese , cui Bonifacio nel suo testa-
inento di quelj' anno permette a Roberti no suo figlio di alie-
nare agli Scarampi dei Cairo. Cosi nel 14^0 si trovano appa-
rentati cogli Asìnari , e con altri gentiluomini astigiani.
De' Cerrati furono Robaldo consigliere d' Alba nel 1198 , il
quale sei anni dopo giurava per questa città la tregua con
A!»ti : Guglielmo , e Fulcone consiglieri nominati nel trattato
di pace del 1228 fra i due comuni, mentre era consignore di
Calosso un Oggeror Guidone eletto arbitro con titolo di Si-
gnore nel i25i tra Savigliano e Lavaldigi: Vernerò accennato
con tltqlo dj consigliere nella lega del 1^40 tra Alba e Cuneo,
mentile di quest' ultimo comune era capitaneo Rinaldo.
Paolo, chiarissimo poeta latino, dettò tre libri in versi De Vir^
giniiatey che furono ammirati per facilità virgiliana, edmiepita-f
lamio per le nozze di Guglieliiio Paleolo^o con Anna d'Aleii^on.
(V. Alba): Giovanni Vincenzo giureconsulto assai chiaro, i cui
consigli vennero stampati in una pregiata raccolta di consigli
legali. Quelito casato mancò nel sepolo xvn,
I nobili Delia-Porta furono consignori di Calosso nel 1^20.
Ebbero innanzi a questo tempo in Asti le prime onoranze. Gir
ribaldo nel 1188 eravi console di giustizia; Alberto nel i.ao4y
e Simbono nel 1221 vi erano consiglieri. Andrea, Bartolom-
meo. Marco ed Odone insieme con Agnese vendette! o Calosso
ad Asti nel 1245. Scapino ne fu consigliere l'anno 1276; Gu-
glielmo e Giacomo lo furono quattordici anni dopo: a costoro
succedettero altri della stessa prosapia , che di questa citta fu-
rono consoli, rettori , decurioni.
Fiorirono in altre parti del Piemonte antichi noblH Delia-Porta,
massime in Vercelli, e nel contado di Casteilainonte, dei quali non
fu comune la provenienza: si farà cenno di loro al proprio luogo.
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CAtTIGNAGA 329
Da questi casati passò Calosso a' Rotarli o Roeri, consignori
di Mpnteacuto o Monteu^ e di Santo Stefano, i quali lo pos-
sedettero dappoi con titolo comitale.
Il beato Alessandro Sauli vescovo di Pavia terminò la sua
mortale carriera in questo villaggio , ov' erasi condotto per vi-
sitare quella parte della sua dioce.si. La cauiera del castello,
•spettante al marchese di Roero-Cortanze , nella quale a' di un<f^
dici di ott bre del i5gi mori il venerabile prelato , venne po^
scia convertita in pubblico oratorio , nel quale si legge la se-
guente iscri?^ione:
T£N . ALEXANDER . SiVLIVS . EPISCOPVS . PP
IN • VISITATIONE . DIOECESANA . ELABOBAHS
AB • HAC . AVLA .AD.. COELVM . EVOLA VlT
ARNO • 1592 . DIE . H.* . OCTODRIS
GVIVS • BEI . MBMOBIAM . EXPBIMENDAM . CVRAVIT
LAVEEirriVa . TBOTTVS . ABCHlEPiSCOf VS . EPISCOPVS . PP
IR . ACTV . SVAE . VISITATIORIS . ARNO . l683 . DIE. . P.* . 7.BBIS
YT . VARpEW . ATtAM . A . D . MARCHIORE . DE . ROTABllS
BVIVS . OPPIDI . COMITE . . DECOBATAM
HOC . MORVMERTO . QVOQVE . REDOEBET
VERERABIUSM
Popolazione 2173.
* CALTIGNAGA (Cahiniaca) , com. nel mand. di Momo,prov.
dloc. div. di Novara. Dipende dal senato di Plein, j intend.
■ gen. prefett. ipot. di Novara, insin. d'Oleggio, posta di Momo.
Fu ima delle terre da Galeazzo Visconti signor di Milano
lirsa e distrutta per allontanare da quel paese le feroci ma-i
snade inglesi al servìzio del marchese di Monferrato.
Lo ebbero in feudo insieme con Isarno, Codemonte , e So-
lagna i conti Bertrami di Milano.
Sta sulla via provinciale, che da Novara mette a Borgomanero ,.
in distanza di tre miglia di Piemonte da Novara e da Momo.
Da levante vi passa il torrente Terdoppio, e da ponente il
fiume Agogna.
Evvi una pubblica scuola elementare di lettura, scrittura, ^
ed aritmetica.
11 vecchio castello di questo luogo già munito di torri , e
circondato di fosse é di presente ridotto ad usp di magazzini,
f di private abitazioni*
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33o CALUSO
La parrocchiale, sotto l'invocazione di N. D. Assunta in cielo,
é governata da un sacerdote , che vi ha il titolo di prefetto; è
matrice di tutto il vicariato , che estendesi sino a M<mio in-
clusiva mente.
I prodotti del territorio sono : fromento , riso , meliga , se-
gale , uve j noci , canapa , lino , e poco bestiame : vi abbonda
la legna da bruciare : i cacciatori vi trovano molte anitre sel-
vatiche, beccaccie, pernici e lepri.
Pesi, misure, e monete novaresi.
Gli abitanti sono mezzanamente robusti.
Attendono pressoché tutti all'agricoltura.
Popolazione 5io.
CALUSO {Calusiuin)f capo-luogo di mandamento nella prov,
e dioc. d'Ivrea , div. di Torino. Dipende dal senato di Piem.,
intend. prefelt. ipot. d' Ivrea , insin . di Strambino. Ha la
giudicatura, l'ufficio di posta delle lettere, ed una stazione di
cavalli in posta.
Gli sono unite le frazioni di Rodallo , Vallo, Are, e Ca-
rolina.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti villaggi : Baro-*
ne ^ Candìa , Mazze, Montalenghe, ed Orio.
La parrocchiale è arcipretura sotto il titolo de' s$. martiri
Calocero , e Andrea apostolo. £ssa é antica , ed ha un cam-^
panile molto elevato.
Sulla cima d'un vicino balso eravi anticamente una fortez-
sa , dì cui stanno ancora in pi^ due alte muraglie a ponente
e settentrione ; le quali sono di tanta spessita , che sovr'esse
camminar potrebbero comodamente due cavalli di fronte.
Vi sorge a tramontana una collina feracissima di viti.
II paese è intersecato dalla via provinciale che da Torino
conduce ad Ivrea. È distante otto miglia dal suo capo di pro-
vincia , e quindici dalla capitale.
Nel i54o ebbe vi stanza un corpo di truppe francesi sotto il
comando del maresciallo Brissac , il quale vi fece derivare dal-
l'Orco l'esistente canale , che attraversa Caluso ed il suo ter-
ritorio.
Vi esistono anche due confraiernitc e quattro piccole
chiese.
Non evvi villaggio in Piemonte ^ in cui facciasi con tanta
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CALUSO 33 1
pompa come in Caluso la processione del Corpus Domiu): cbé
quivi le coDti^ade, per ov'essa dee passare, sono tutte coperte
di ampie tele , e coperte si veggono di ricchi tappeti e dì be-
gli arazzi le pareti esterne di tutte le case.
Yi sono degni di riguardo Hr palazzo e gli attigui , giar£i&i
spettanti al conte della Trinità.
£tvì un collegio , nel quale s'insegna fino alla reltorìca ^
cento alunni. Bellissima è la sua positnra. Gli è unito un vasto
giardino.
Frequentissima di, gente è sempre la fiera detta di S. tVico<'
lao , che si fa in questo capo di mandamento : essa dura Ut
giorni ; e se il tempo lo acconsente j anche tutta una set-*
timana.
I prodotti del territorio sodo : ftomento , segale , meliga ,
uve , e frutta di ogni qualità.
Un bosco di 5oo e più giornate é proprio della comunità,
S'v mantengono molte bestie bovine , e molti tavatti.
Caluso è rinomato per la copia e la squisita bontà de' suoi
vini, che , massime i bianchi , ti si fanno con particolarissima
cura.
Quivi passa la diligenza che du Torìtio mette ad Ivrea e vi- .
ce versa.
Gli abitanti sono 'robusti , e quasi tutti applicati ai lavori
della campagna.
Popolazione 56o.
Cenni storicL Caluso fu nobile e fòrte borgo de' signori del
Canavese , discendenti da quel f^ido rfc' CanayisiOj che tedesl
sottoscritto al diploma di Arrigo IV del mi in favor di To-
rino in un con Raniero marchese di Monferrato , con Alberto
}I di Biatidrate , e con Manfredo di Romagnanò.
Dacché sì divisero que' signori in due rami principali di YaU
perga e di S. Martino , rimase Caluso sotto la giurisdiziotie
dei primi.
Venne quindi per via di maritaggi a' conti di Blahdrate, sottu
i quali eranvi castellani , di cui in un contratto del 1124 tra
Federico II imperatore y e Guglielmo di Monferrato si legge -.
9 ut tenent castellwn de Calugine* Di costoro fu Contado Lungo
eziandio signore di Settimo Torinese y del quale si fa cenno
nel trattato di alleanza conchiuso nel 1229 tra il comune
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33» CALUSO
dlvrea da una parte, e dall'altra il marchese di Monferrato,
Goffredo di Biandrate , ed i conti del Canavese coi loro ca-
stellani.
Intanto i vescovi d'Ivrea , die dopo Testinzione di quegli
ultimi inaicliesi ebbero da^li iinj.eratori la teui|.orule (-iuri-
sdiz'.one sopra il contado, per coiiservaruela, suii'euduto aveano
nel 1337 6**^" parte di quo! le terre al marchese di Monfer-
rato, di cui M ha il vassallaggio alla chiesa d'Ivrea rei ia44*
Era il territorio suo in quel tempo per coltura cosi ferace,
che le biade raccoltevi in una sola annata bastavano , al dir
dell' Azario, per dieci anni al bisogno degli abitanti.
li tragico 6ae del marchese Guglielmo di Monferrato che
gli Alessandrini fecero morir di stento nella loro città Tanno
1390, die luogo a' gravi moti de' Guelfi nella Lombardia, nel
Monferrato , in Piemonte , e nel Canavese ; perocché era egU
grande capo della parte ghibellina nelle dette contrade : onde
avvennero quelle lu ighe , e feroci guerre, delle quali cantòi
rAli^hieri nel 7.^ del Purgatorio :
Quel che più basso tra costor s'atterra
Guardando in suso e Guglielmo marchese ,
Per cui Alessandria e la sua guerra
fa. pianger Monferrato e '1 Canavese.
F'. Alessandria , Acqui , Asti.
Nel Piemonte capo di Guelfi era il principe d'Acaja , it
quale eccitato d^ai Guelfi del Canavese occupò la gro>sa terra
di Caluso per cambio di altre terre in Piemonte fattone col
signore di essa che era un conte di Biandrate.
In Caluso non esisteva in allora un solo Guelfo ; ma con
tanta benignità si adoperò il principe verso i Calusini, ch'eglino
^utti divennero Guelfi, e lo ajutarono a circondate di forti
muraglie l'occupato hor^o. Lo ricuperarono i liiarchesi di Mon-
ferrato , e d.tf.ttto nel iSao un Uberto signore di Caluso in-
terviene al parlamento di Chivasso come vassallo di quelli.
Sottrattosi di bel nuovo questo luo^o dall'ubbidienza loro, il
marchese Giovanni profittando delle discordie insoite fra i conti
di Valperga Ghibellini, e qu^' di S. Martino Guelfi, Io riacquistò
(1339) ^^^ ^'^^^ ^^''^^ > ^^ ottenne che Cai lo lY imperatore
con diploma del i355 gliene confermasse il possedimento. Per-
dutolo di nuovo, in giugno del i363 porto^si ad invadere il
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CALUSO 333
Canavese con trecento Barbute , o cavalieri coperti il capo d'el-
metti y e venne sopra Caluso con animo risoluto di averlo ad
ogni costo-, loccbè non avendo egli potuto conseguire, fé' re-^
cidere le biade, ed atterrare tutti i vigneti del territorio. Tor-
natovi un'altra volta, perché i Calusini , suoi infensi nemici^
recavano molti danni a Chivasso ed alle vicine terre , vi trovò
già fatte all'intorno le seconde ricolte , e seppe , che dentro il
paese erasi raccolto il fiore della parte Guelfa venutovi da
Ivrea, e da tutto il Canavese»
Ivi stavano Martino de' S. Martini il più potente \ Bar-'
tolommeo signore di Strambino , e insieme con Pietro della
Strìa molti de' nobili Tacitanti d' Ivrea. £«^lino tutti ebbero
tale fidanza nel proprio valore , che , calato il ponte le-
vatojo , aprirono le porte al marchese , provocandolo ad
entrarvi. Punto egli per questo in sul vivo , e confortati in
nome di Dio e di S. Giorgio i suoi militi , entrovvi con im-»
peto grande ; ma pervenuto in sulla piazza posta nel sito più
elevato della via , che direttamente ad essa conduce , da
quella superiorità di; luogo , e dulie contrade laterali , fu
cosi gagliardamente a.<:salito che dovette retrocedere con molta
perdita de' suoi. Irritato per tale rotta , con fresche genti ar-^
mate di pavese , gettossi con gran tumulto un'altra volta nella
terra , ma funne cacciato con più danno dì prima. Pensò al^
lora di aggiunger l'arte al valore ; ed in un terzo assalto cosi
dispose i suoi , che i primi occupassero la porta col sovrap-
posto torrione, entrassero ì secondi per le vie laterali, appiC'^
cando il fuoco alle case, e i più prodi movendo per la diritta
contrada assaltassero la piazza. Accorsi di fatto in gran parte
i difensori al riparo degl'incendi , si trovarono in minor nu-
mero sulla piazza incontro all'assalto dell'ultima squadra , che
tramezzo a quelli urtando, ne li sconfisse per modo, che pochi
a mala pena ripararono nella rocca y la quale fu tostamente
circondata.
Mancando la rocca di munizioni , i più risoluti fra coloro j
ch'erano rifuggiti in essa, apertasi nella notte una muraglia,
si salvarono nella campagna , mentre le genti dell'aggressore
nel sonno immerse per la passata gozzoviglia , ne guardavano
le sole porte. 1 Guelfi^ che la fuga degli altri ignoravano , al
marchese Pindomane arresero la fortezza.
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334 CALUSO
Questo prospero avvenimento gli accrebbe nel Canavese ade-
Tifati e rinouianza ; 4 tal che vepnegli fatto di aprirsi la strada
ad occupare albr« terse lungo le Alpi, e dentro le valli insino
alla Dora Ripa rìa. , Dopo tale epoca i marchesi eressero Caluso
a capo dulia coi^tea di questo nouie.
Già dal principio di quel secolo i Conti di Savoja erano pa-
droni della città d'Ivrea , e dal suo contado , allorché Amedeo
YIII nel 1393 venuto d'oltrementi con grosso esercito, tentò,
col favor di un borghese per nome Giacomo Cossato , d'inipa-
dronirsene ; ma per quella volta gli andò a vuoto l'impresa.
L' ebbe' finalmente per trattato dal marchese Gian Giacomo
nel 1435.
Sotto i Duchi di Savoja Caluso dai conti di Valperga passò
per contratto di noóe a Gherardo Scaglia di Biella conte di
Terrua , e signore di altri feudi , il quale ebbelo con titolo di
marchesato ver^o il fine di quel secolo.
Sul principio del ivu , Alessandro de' signori D' Orio , Can-^
dia e Castiglione, niinor conventuale, avendo voluto fondare in
Casale patria de' suoi un convento del suo ordine, vi trovò in
que' cittadini una forte opposizione ; ma gli prestarono favore
in Caluso il marchese Scaglia e la comunità. La scelta del
luogo ritardò l'opera , che dopo la morte di lui fu eseguita dal
padre Carri casalasco col concorso delia marchesa Scaglia , del
vescovo Ceva d'Ivrea e del paroco Demorra.
Questo insigne borgo ritornò in fine al easatQ Yalperga della
linea di Masinp.
La famiglia de' MQri;a di Caluso vantò eccellenti giurecon-
sulti. /^. Chinasse.
Il casato de' Valperga ebbe a' di nostri il celeberrimo abate
di Caluso , della cui vita riferiremo le principali notizie rica-
vate dai cenni storici che ne scrisse Tabate Lodovico Aiborìo
Gattina ra di Breme.
Tommaso Valpergaiigdi Caluso, dei conti Valperga di Masino^
nacque io Torino nel 1787. Nella sua più giovanile età fu
mandato paggio del gran maestro Gerosolimitano in Malta f
d'onde passò nel collegio Naztarejio di Roma. Venutagli quivi
per sorte tra le mani una storia di Maurizio , maresciallo di
Sassonia, sentissi, egli stimolar forte da quella lettura alla glo«
ria dell'armi.
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CALUSO 335
A coDipiacere pertanto in qualche maniera cotesto iippulso,
sali nel 1754 sulle galee del re di Sardegna.
A Nizza , ove l'equipaggio avea stazione , alcuni padri ge<*>
suiti f addoccbiato un si beli' ingegno , lo riscaldarono cosi
d'amore della vita loro, da ridurlo in forse , se non avrebbe
abbracciato quell'istituto ; ma recatosi in su quelle a Toriuo ,
lo scorgervi, che già vi si era voluto dare un aspetto di feimo
proposito a una poco più che velleità , cospirò colle dissuasioni
d'un suo fratello abate nel fargli voltar consiglio: del tutto poi
fuori di quel pensiero lo portò alcuna prova felicemente su-
scitagli in quei giorni per applicare da se quel tanto > che
aveva imparato di matematica in Malta, alle scienze astro*
noniiche.
Da quello studio attinse brama d'impratichirsi delle dottrine
nautiche, e ravvisando nella impresa delle carovane una op«
portunità d impiegarsi nel servizio di mare,, si ricondusse in
Malta a darvi principio.
Si stava svernando nelle acque di Palenno , quando in sul
finire d'un assai g^jo carnevale ivi goduto, conobbe un. egregio
prete filippino , di cui Io colpirono altamente la dottrina , la
modestia, e le soavi maniere. Il tornare in patria, deportile
insegne cavalleresche , ricondursi a Napoli , e professarvi nel*
l'età sua di a4 anni il sacerdozio tra i cherici-secolari filippini ^
fu tutt'una serie di cose.
Recava egli già seco fin d'allora una dovizia di dottrine.
Quei preti lo ' destinarono ben tosto a bibliotecario , e poscia
a professore di teologia ; cessando cosi, ad onor suo, l'uso di
chiamar un estraneo a quest'ufizio.
£i venne impiegando qu^li anni nell'accumulfire un iqcre^
dibile corredp di ecclesiastica , e d'ogni propinqua erudizione,
facendo del pari procedere l'esame dei due testamenti con
quello delle cristiane tiadizioni.. Costumò ad un tempo inge->
nuamente la sua vita sull'idea della claustrale austerità., e fu
oltre ogni dire osservante del più rigoroso contegno.
Un politico accorgimento di quel governo , escludendo nel
1 768 i forastieri dalle congregazioni religiose , egli rimpatriò
nel seguente anno.
Fu veramente ammirabile il tesoro delle sue cognizioni.
Versò nelle sublimi matematiche astratte ed applicate all'astro^
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336 CALUSO
noinia , alla dottrina del tempi , ed alla navigazione. Toccò
il fondo di ogni più i^condita erudizione poliglotta , e dettò
in ispecie di coptica e di ebraica , tutte le a£Eni lingue chia-
mando in sussidio di quelle \ impareggiabile nel rintracciare là
più astrusa genesi delle voci orientali , e in ricondurlé alle
materne radici. Sparse grandi lumi di filologia greca e latina,
fecondi d'ogni più arcana erudizione. Raccolse molte preziose
osservazioni , e pratici avvedimenti sfuggiti ai tanti precettori
di poetica italiana, e ne formò tre sugosi, giovevolissimi libri.
Fu modello di critica nel narrare di storia letteraria. Scherzò
con classica festività colla musa epico-comica \ e destò frequenti
suoni dalla lira e dalla tibia latina e toscana : il suo cai me
italiano è maestro talvolta di profonda sapienza ; e ovidiane
sono veramente quelle lagrime , onde Turna cosparse di tal
donna , che , sebben destinata a molti omaggi dalla regal sua
fortuna , sembrò , che tutti se li attraesse cogli squisit-ssimi
pregi suoi. Dei versi greci di Tommaso di Cai uso , ^li stam-
pati sono i più pochi. Le lettere francesi , spagnuole ed inglesi
niun carattere vantano coi»i indigeno , niuna cosi propria loro
bellezza, di cui non avesse un pieno discernimento. Serbò per
l'ultimo stadio di sua carriera , e come a corona di tanti par-
ticolari lavori ed insegnamenti , un'opera di razionale filosofia,
in lingua francese , monumento della più rigorosa e robusta
metafisica.
Fluirono i giorni suoi nella dolcezza della più schietta ami-
cizia. Oltre alia compagnia de' suoi cari, che la comune patria
adunava , egli andò, sino all'ultimo, quegli altri ricercando
che vivevano in terra straniera. Più di tiitto lo allettò in ogni
teuipo a frequenti viaggi quello strettissimo suo e celebre af-
fetto per Alfieri , che ebbe i suoi princtpii nell'anno 1772 iti
Lisbona. « Epoca sempre memorab.le e caia , dice ti ^ran tra-
gico , per avervi io imparalo a conoscere l'abate Tommaso
di Caluso «.
Dolce a chi legge la vita del Sofocle nostro, è quel frequentò
trovarvi il nome del Caluso non mai disgiunto dagli epiteti di
carissimo , d* uom unico , d'ottimo degli uomini , d' incom-
parabile.
L'abate di Caluso volontieri associò la propria fama a quella
dell'accademia delle scienze 5 della cui gloria fu intrepido prcM
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CALVIGNANO 33^
pugnatore ne' inen prosperi destìni di lei. Associoìla non mcDO
air università di Torino , e mostrò quanto affetto avesse per lei ,
chiamandola erede di tulta la esimia suppellettile di libri e mano-
scritti orientali, ch'era parto della doviziosissima sua bibfìoteca.
La copia delle idee che gli si affollavano in sul principio del
discòrso , e ad un tempo la precauzione di tutte ordinarle nel
modo il più efficace , ne ritardavano dapprima la fluidezza ;
ma tosto succedevansi con luminoso incatenamento le sentenze,
e questo aveva di fruttuoso e di mirabile la parola di lui, che
uno si credeva in udirlo poco mén che sollevato ad uguale
intelligenza.
Equanime , temperantissinio godè sempre di tutto il suo vi-
gore ) e non fu veduta mai una p!:ù- fiorente vecchiezza , e che
promettesse più felice longevità oltre gli anni ; in cui cadde
mortalmente infermo. Appena ebbe riconosciuta l'insistenza
della febbre in questa gagliarda malattia di soli sette giorni ,
che fu la seconda in tutta la sua vita , volle esset munito di
tutti i conforti della religionei Ringraziò Iddio del lungo, tran-
quillo , ed onorato corso concedutogli^ trasparendogli dal Volto
la letizia della dignitosa e netta coscienza.
Mori in Torino il primo d'^aprile dell'anno j8i5, nell'età
d'anni 77, giorni io. *
Fu presideate della classe di scienze nell'àccaden^ia :di scienze
e lettere di Torino, professoi^e di lingue orientali, direttore
dell'osservatorio astronomico e membro del gran consiglio iii
questa università ; fu della società italiana , dell'accademia
tiberina, pastor arcade, corrispondente «all'istituto dH Francia,
e membro della legion d'onore, t
Per le pubbliche esequie di lui vennero dal celebre Vernazta
dettate iscrizioni belìissirnij , e piene di' verità *, una delle quali
giova qui riportare, affinchè meglio si sappia qual fosse Tanimo
dell'immortale Cai uso.
lENITATIS . ET MISEàlCOBDlAB . PARTSS . ÈGIt . LlBENTBB
. . OMNIA . ET . LEPOS . ET . HVXANrrAS
ET . INNOGENTIA . ET . VITAE . OIGNITAS . DECÒBABAT
. * CÀLVIGISANO (Calnnianum)^ com. nd mand; di MohtattOj
prov. di Voghera , dioc^ di Tortmia , dit. di Alessandria. Di-^
pende dal senato di ^icm» ,1 intenda prefett. ipot; di Voghe-<
ra , insin. e posta di Gasteggio.
Dizioru s^ogr. ecc. Voi. III.- a:*
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338 CALVISIO
Fu contado posseduto dal Faatonì di Pavia , e dai Masio di
Possano.
Due vie attraversano questo codiane ^ una nella direzfone da
levante a ponente divide il territorio quasi per metà y e conduce
sul dosso della sua collina: l'altra da meszodi a tramontana scorge
al monte Geresino , o Cesarino. La prima via mette a Montalto
discosto un miglia e mezzo , ed a Gasteggio lontano tre miglia.
Vi passa , dirigendosi da levante a ponente, il torrente Chiara
che ha foce nel Po.
U monte Cesarino é tutto coperto di roveri, dì altre piante
d'alto fusto , e soprattutto di castagni.
Sulla sua cima esisteva nei tempi andati una chiesa con at-
tiguo romitorio , di cui 9Ì scopersero le regolari fondamenta in
occasione che il conte Fantoni di Pavia fece costrurre m quel
luogo una deliziosa villuccia.
La parrocchia é consecrata a s. Martino* Il paroco gode un
supplemento di congrua di lire 239.
I prodotti territoriali sono fromento, meliga , legumi , uve/
fieno, canapa, castagne, foglia di gelsi, buone frutta di varie
specie , e legna iM da costruzione.
II terreno coltivata è di ettari 4^1 , quello sterile ed incolto
di ettari 5a , le foreste particolari occupano lo spazio di ettari
aoo , le pi^ludi , gli itagni ed i torrenti quello di 1^.
Dalla legna d^ costruzione ricavavasi ogni anno la somma'
di lire 3oo, da quella da bruciare i33o.' Si fanno 'jSo etto-*
lltii di vino. Gli abitanti traggono pure un guadagno d!ai
tartufi e dai funghi, di che abbonda il territorio.
Mantengono da 64 buoi , e «n plccio) nùmero di vacche ,
montoni, pecore e mapli.
Sono eglino robusti^ e quasi tutti aq[>plicati ai lavora campestii.
Popolazione 3oo.
* CALVISIO {Calvisìum)^ com. nel raand.di Finale, prov^
d' Albenga , dioc. di Savona , div. di Genova. Dipende dal se-
nato di Genova, vice-intend. d' Albenga , prefett. insin. ipot. e
po*sta di Finale.
È situato parte in collina e parte in pianura, alla distenza
di un mìglio dal mare, verso Giovo, e di 16 miglia da Al-
benga. Sono frazioni , o quartieri di questo comune Verzi ,
Bricco, Costa, Cremata vecchia, Fiumara , Buonviaggio.
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CALVISIO 33^
Vi passa la strada corouDale^ che da Giovo conduce a Scrìal-
pta e Final^mariiui.
Il torrente Sciusa ne attraversa il territorio: esso ba le
fonti verso .il luogo di Perti, non gli soprastà che un solo
ponte: le sue acque non sono feconde di pesci: mette foce nel
mare.
La vìa che guida ai monti denominati di S. Bernardino,
Tolla Vareginà, Bricco della Croce, Legnerìo, Connei e Punei,
si può praticare col carri fino alle loro sommità : ina quella i
che mette a Rocca di Corno , Bricco degli Uccelli , e Rocca
Stisera, non é che un sentiero molto disastroso.
Ti esìstono due fornaci da calce: una nel sito detto Bricco,
«la quale è da gran tempo negletta-, 1' altra è posta nel luogo
denominato Punei: in questa si lavora due volte nelPanno.
Il quartiere di Versi prima del i8o5 era separato dal co-
inune di Calvisid.
Vi sono due chiese parrocchiali ; una sotto V invòcatione di
S. Cipriano; l'altra sotto quella di S. Gennaro.
La prima e antica, ed abbisogna di non poche riparazioni :
nella seconda di forma ovale , adorna di marmi , e ben prov-
vista di arredi sacri, nel i8lg vennero costrutti T aitar mag-
giore ed il coro.
Il nome di Càlvisio proviene dal inonté Calvo. ì primi abi^
tatori di esso cominciarono a fabbricare le loro case verso la
metà di quel monte , ò colle , chiamandolo Cremata, d' oifie
gli venne il sopranome di Lacrimata.
Dalla parte che tende a Giovo sorge la collina detta la Punei,
parie coltivata a campi, e parte coperta di elei e di pini.
La strada che Tattraversa é. della grandezza d'un metro circa*
èssa , dipartendosi da Giovo , conduce al comune dì Magnone,
ed alle Tagliate: indi passando alle Mallate métte in Piemonte,
Questa via che anticamente appellavaisi Ponti, corre kingo ìì
territorio di Calvìsio in quella parte, ove incoiitrasi il torrente
Ponei, valicato da due antichissimi ponti di pietre quadrate,
distanti mezz'ora di cammino 1' uno dall' altro : sono essi an-
cora ai di nostri degni di osservazione pel* la loro struttura e
solidità.
Questo torrente non trovasi mai privo d' acqua , èssendo di con-
tinuo àlimenftalo da due i^vi che sc*tu#iscòno dai Aionli vìéiin:
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34o CAMAGNA
Sotto il primo dei detti ponti vedasi una iscrizione già cosi
corrosa dal tempo , che appena vi si conosce essere stata ivi
posta dopo il mille.
Sonovi tre cartiere: nella prima, durante otto mesi dell'anbo,
si fa carta 6na , mezzana , e straccia : nelle altre due non fiissi
che carta straccia durante quattro mesi dell' anno. In ciascuna
di queste fabbriche non vengono occupate che 4 ^ ^ persone.
Si veggono in Calvisio due palazzi : uno adorno di belle pit^
ture e di marmi appartiene al conte Oe-Ferrari di Final-ma-
rina : r altro eziandio pregevole per la vastità delle sue ca-
mere , e pei comodi che offre , spetta al commendalore Borea
Ricci d' Albenga.
Nel territorio di Calvisio si mantengono pochissime bestie .
bovine.
^La ricchezza più considerevole di questo comune proviene
dall' olio e dal vino. L' annuale prodotto dell' olio é appros-
simativamente di 600 barili, e di 3ooo quello del vino. ^
Le altre territoriali produzioni non bastano che per due terzi
dell' anno ai bisogni dei terrazzani.
La quarta parte delle terre di Calvisio è copèrta di selve.
I pesi e le misure vi sono ragguagliate a quelle di Genova.
Popolazione 52i.
* CAMAGNA {Camfigna ù Camania Monferratenfium) ^ com.
nel mand. di Vignale, prov. e dioc. di Casale, div. di Alessan-'
dria. Dipende dal senato di Piem. , intend. prefett ipot po-
sta di Casale , insin. di Occimiano.
G^rlo Magno diede questo luogo col suo territorio ed altri
molti nel Monferrato ai canoniti di S. Martino di Tours : e
Carlo il Grosso con diploma dell' 887 loro confermò quelle
donazioni.
Federico I donavalo a Guglielmo di Monferrato nel 1 164 ;
e quella donazione era da Carlo IV <ionferniata nel ^65.
Fra i primi castellani o signori di Camagna trovasi un No*
r^ndo Sannazario nel 1220 , cosi appellato dal luogo di S* Naz-
zario nel Pavese, di cui era anche padrone: questi lo ven-
dette poscia ai signori di Lignano suoi nipoti. *
Dal parlamento che il marchese Teodoro I tenne in Chivassa
l'hanno iSig.si rileva, che i signori e gli uomini di Camagna
vi vennero obbligati a fornire uh milite all' esercito.
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CAMAGNA 341
Francesco dì Cotignola , cajpitano del daca Filippo Visconti ,
mentre fra questo Duca e il marchese Gian Giacomo di Mon-
ferrato ardeva la guerra nel 1431, pigliò e diede al sacco Ca-
magna ed altre vicine terre : essa per altro venne restituita
quattr' anni dopo nella pace di Torino a mediazione del co-
gnato di lui Amedeo YIII Duca di Savoja. Dopo questo trat-
tato fu di bel nuovo e meglio fortificata da Ludovico di Sa-
lu2zo.
Questa terra appartenne ai conti di Yalperga, poscia ai Boba ,
quindi con titolo di marchesato ai Sannazzari ed ai Grisella.
L' unica via comunale di Gamagna è situata a ponente , e
mette a Gasale, da cui è-7 miglia discosto.
Yi corrono due torrenti chiamati uno il Grana, e 1' altro il
Rotaldo: le loro acque danno moto a parecchi molini.
La parrocchiale è sotto V invocazione di S. Eusebio.
Un' opera pia , chiamata Debemardi dal nome del suo fon^
datore , vi ha rendite destinate a dotare povere ed oneste fi-
glie del paese.
Il principate prodotto del territorio è queHo dell' uve : che
1200 giornate feraci di bei vigneti forniscono in ogni anno
approssimativamente 5ooo brente di vino, cui gli abitanti ven-
dono in Casale, Yercelli e Torino,
Pesi e misure del Monferrato.
Popolazione i65o.
* CAMAGNA {Camagnay o Ctanania Canapitientium) ^ com.
nel mand. di Rivara , prov. dioc. e div. di Torino. Dipende dal
senato di Pieln. , intend. gen. prefett. ipot. di Torino , insin.
di Rivara, posta di Rivarolo.
I primi signori dell' antico castello di Camagna , che si co-
noscano, eran di gente Lombarda, e tenevano pure i castelli
di Azeglio, di Corio, della Rocca e di Barbania.
Di costoro un Yiberto, o Guiberto , figliuolo di Corrado, fu
abate di S. Benigno di Frutluaria: ad esso il sommo ponte-
fice Urbano 11 , trovandosi in Asti nell' anno 1089, confermò
gli antichi privilegi, e gliene concesse molti altri estesissimi.
Queir abbate di S. Benigno fu 1' anno dopo - creato vescovo
d' Ivrea.
Corrado figliuolo di Guidone, fratello di Guiberto, gli succedette
dapprima nell'abbazia, e quindi nel vescovado Tanno 1097.
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34a CAMAGNA
Furon eglino vassalli de' primi conti del Canavese ; mancati
i quali i conti di Valperga che n'erano il primo ramo, riu-
piroQo al diretto anche l'utile dominio di Camagna.
Questo piccolo villaggio è discosto un quinto di miglio dal
suo capo di mandamento; piacevole è la sua giacitura. Lo cir-
condano fecondi vigneti.
Quattro ne sono le comunali' vie; una, da levante, conduce
a Pertusio , quindi a Yalperga , ed al borgo di Cuorgné ; un'
altra , da mezzodì , mette a Rivara ; la terza , da ponente ,
scorge a Forno ; la quarta , da tramontana , guida a Pra-
scorsoi no.
Sui confini dei territorii di Camagna e Rivara passa il tor-
rente Yiana. Per agevolare le comunicazioni fii'a gli abitanti di
queste due comunità, si sta ricostruendo su quel torrente, a
comuni spese , un nuovo ponte di cotto , di cui diede il di-
segno il cavaliere Mosca ingegnere in capo.
Ottimi ed assai piacevoli al gusto sono i vini cui fornisconq
i feraci colli che vi stanno da levante e me«i»di.
Di poco rilievo vi sono i prodotti del beswme.
Si fanno assai buone ricolte di uve , grano, segale , meliga,
patate, castagne, noci, e di altre frutta.
La chiesa parrocchiale ^ sotto V invocazione di S. Barto-
lommeo. Nella soglia di questa chiesa vedesi una lapide stata
rinvenuta dal vivente prevosto Francesco Perino tra le ruine
del vecchio castello di Camagna. Essa è lunga ^5 oncie, larga
IO: presenta una figura umana rozzamente scolpita, in basso
rilievo, dalla testa sino al petto, sotto cui